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31° Sagra d'a Sujaca - Caria 2009
Caria: Il Borgo dei Fagioli (bianchi) - "31° Sagra da Sujaca"
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Festa grande per i fagioli tipici del luogo dal 1978 "A CARIA LA SAGRA SA SUJACA" Una delle più longeve del vibonese Trentunesima edizione della Sagra della Sujaca giovedì 6 agosto a Caria, frazione del comune di Drapia, in provincia di Vibo Valentia, a pochissimi chilometri da Tropea. La Sujaca non è altro che il fagiolo coltivato nella parte a sud del Poro, cucinato secondo una ricetta tipica del villaggio cariese. La prima edizione della manifestazione culturale enogastronomica risale al 1978. Ogni anno da allora, e senza interruzioni -come ci tengono a precisare i giovani rappresentanti del comitato organizzativo - la Sagra della Sujaca è stata una delle più rinomate e partecipate del circondario di Tropea-Capo Vaticano. I proventi realizzati durante l’evento, specie negli ultimi anni, sono stati utilizzati per varie iniziative di interesse collettivo. In tal senso, ci preme segnalare che buona parte del ricavato dell’edizione 2006 è stato destinato alla popolazione del territorio vibonese colpita dal tremendo alluvione dei primi di luglio dello stesso anno. La scelta della data del 6 agosto non è casuale. Infatti, Caria festeggia quel giorno anche San Salvatore, protettore della parrocchia della Trasfigurazione (patrona di Caria è invece, anche se da poco tempo, la Madonna del Carmelo omaggiata dai cariesi con una grande festa a metà luglio di ogni anno). L’apertura degli stand, allestiti per questa edizione non più nel centro storico ma, per motivi di sicurezza, in prossimità del parcheggio comunale in piazza Mazzitelli, è prevista per le ore 20. Gli ospiti potranno degustare numerose specialità locali tra cui: i peperoni arrosto, la cipolla (sia cotta che cruda), la nduja, olive, pannocchie, pane casereccio, panini con salsiccia, anguria e vino locale. Alle ore 22, e fino a mezzanotte passata, la serata della sagra sarà ulteriormente ravvivata da uno spettacolo di musica popolare con i "Zonabriganti" di Rogliano Calabro. Prevista, inoltre, l’esibizione dei Giganti dalle sei del pomeriggio in poi per le vie del paese e tra gli stand. Chiuderà l’iniziativa enogastronomica e culturale, il tradizionale ballo del "Camejuzzu i focu", sempre in piazza Mazzitelli. Come dicevamo, il prodotto al centro della serata è un legume dalle caratteristiche particolari. Tali peculiarità sono acquisite grazie al terreno del Poro dove viene coltivato (la famosa "pia") e ai contadini cariesi, i quali tramandano, di generazione in generazione, i segreti della cura riservata alla pianta. Più precisamente, riguardo la pietanza vera e propria distribuita il 6 di agosto, essa viene preparata a fuoco lento proprio dalle famiglie di Caria, servendosi della cosiddetta “pignata”, un recipiente di terracotta con due manici. La ricetta non è particolarmente elaborata, ma il risultato è unico e inimitabile. Solo i cariesi riescono a rendere quel tipo di fagiolo così squisito donando ad esso un gusto particolare. Questo risultato è appunto il frutto, in tutti i sensi, di un’antica usanza nota solo a loro, ai loro antenati e, in futuro, ci si augura, ai loro figli. Mario Vallone - Il Quotidiano della Calabria del 4 agosto 2009 |
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Sagra 2009 - 'a Sujaca, la carne dei poveri |
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'a Sujaca 'nta pignata |
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La coltivazione sul Poro dei prelibati fagioli di Caria |
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Un campo di fagioli sul Poro di Caria |
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Cartello di Benvenuto |
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La Cassa |
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La Cassa |
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Le casse e vendita di gadget |
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Vendita delle magliette della sagra |
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In fila per la Sujaca |
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La distribuzione del vino |
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La distribuzione della Sujaca |
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Federico al vino |
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La distribuzione della Sujaca |
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Domenico alla Birra |
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Stand 2009 |
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Allegria tra gli stand |
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Lo stand dei ragazzi |
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La fila per entrare nella zona sagra |
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Griglia Panini |
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Grigliata |
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La salsicciata presagra |
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Luca ed Elena |
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Domenico festeggia a su modo |
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Festa dietro le griglie |
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Lo Stand del vijozzo |
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Prodotti del Poro: La Cipolla rossa di Tropea |
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Lo stand delle bibite: Elda e Peppe |
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Donne cariesi al lavoro dietro gli stand |
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I Peperoni arrostiti |
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Le mitiche signore delle sagra |
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Zona Briganti in Concerto in occasione della 31° edizione della sagra di Caria |
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Zona Briganti in Concerto |
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Zona Briganti in Concerto |
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Il ballo dei giganti |
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Il ballo del camejuzzu i focu |
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Il ballo del camejuzzu i focu |
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Le signore della sagra al concerto |
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Il pane casereccio |
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La cipolla rossa di Tropea |
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La 'nduja e le olive |
La topolina |
Cartello della distribuzione del menù completo |
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Cartello della cassa |
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Cartello prezzi |
Cartello menù |
Il Prodotto La produzione del fagiolo nella tradizione cariese e' frutto delle coltivazioni fatte con grandi sacrifici nel terreno particolare (la Pija terra marrone finissima e fertile) sull'altipiano del Poro dai contadini del posto. La Cottura Questa procedura rappresenta il modo tradizionale di cucinare la Sujaca (- SUJACA 'NTA PIGNATA ) che si gusta nella sagra. La PIGNATA è un recipiente particolare di terra cotta con manici nella quale si cucina questo il legume. Per cuocere la Sujaca alla "cariota" bisogna riempire di fagioli secchi la pignata fino a circa metà della sua capienza, poi si riempie d'acqua la pignata fino al suo collo e si fa bollire a fuoco lento (legna o carbone), cercando di evitare che l' acqua fuoriesca dal recipiente. Il tempo di cottura è di circa 3 ore, man mano che l'acqua si asciuga per conseguenza della bollitura, bisogna aggiungere della acqua calda che, solitamente, si trova in una pignata piu' piccola posta a fianco, a metà cottura aggiungere il sale; si serve calda e condita al piatto con olio extravergine di oliva degli oliveti della zona, a proprio gusto si può spolverare del peperoncino seccato in forno. Questa procedura in uso ancora oggi, per millenni e fino a pochi anni addietro ha consentito agli abitanti del Poro il principale approvvigionamento di proteine dal mondo vegetale in carenza di quelle animali, in modo naturale e genuino; garantendo la sopravvivenza in salute di intere generazioni di uomini. La bontà di questo tipo di alimentazione è in uso ancora anche se con meno frequenza, ma con lo stesso rito, che poi viene riproposto a popolazioni di altri posti, appunto la sera del 6 Agosto di ogni anno. La Festa La sagra viene organizzata da i giovani di Caria che ogni anno si impegnano molto per la realizzazione di questa manifestazione. La Sujaca che si gusta in questa festa viene cucinata tradizionalmente dalle famiglie cariesi nella giornata del 6 agosto, a sua guarnizione si possono gustare altre specialità tipo: melanzane alla griglia , pane fatto in casa, olive, 'nduja, pipirej, anguria, vijozzu panino e salsiccia curuji, tutto accompagnato da un bel bicchiere di vino, tutti prodotti localmente, insomma una bella abbuffata, la serata viene allietata dal ballo dei giganti e da un gruppo folk con i tipici costumi calabresi, infine si chiude con la tradizionale " ballata du camejuzzu i focu ", insomma se volete trascorrere una serata diversa dalla solita routine estiva vi aspettiamo il 6 agosto a Caria nella cornice del castello del filosofo Pasquale Galluppi, per la Sagra da Sujaca. BUON APPETITO DA CARIA IL PAESE DA SUJACA VI ASPETTIAMO COME SEMPRE OGNI 6 di AGOSTO. Caria Agosto 2009 Francesco Pugliese |
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Informazioni sulla sujaca - prodotto tipico del Poro, regina delle tavole cariesi, origine e coltivazioni caratteristiche generali del prodotto La sujaca non è altro che il legume che, in italiano è noto con il nome di fagiolo; è una specie vegetale coltivata, poiché i suoi semi sono destinati all'alimentazione umana. La pianta si ritiene essere oriunda delle zone calde e la sua coltivazione, in Italia è limitata soltanto ad una piccola parte della superficie coltivata. La pianta del fagiolo si presenta come una leguminose a fusto pieno eretto, oppure volubile dato che alcune specie di fagiolo sono addirittura delle rampicanti. Il fiore del fagiolo si presenta generalmente di colore bianco giallo e la foglia è di solito lungamente peduncolata, poco pelosa e composta da tre foglioline pennate. Il frutto che poi è anche il seme della leguminose, è liscio, diritto ed assume colori forme diverse a seconda della diversa varietà di appartenenza. Il frutto stesso può essere consumato fresco, sia che ancora si trovi nel baccello ed unitamente ad esso (la c.s. fagiolina) sia separato da esso; oppure essiccato, coltivazione del prodotto con particolare attenzione alla tradizione cariese. Il fagiolo, viene generalmente coltivato nella stagione primaverile-estiva e la semina avviene per file distanti 25-30 cm fra loro con individui a distanza di 6-10 cm. Nella tradizione cariese la semina del fagiolo è fatta perlopiù nei terreni che i contadini del posto posseggono sulle colline del Monte Poro, e anticamente era fatta a mano, ma oggi avviene automaticamente con le seminatrici, che sono delle macchine agricole adibite proprio alla semina ed impianto delle colture, era per ciò particolarmente laboriosa l'operazione di semina, e richiedeva, spesso, la presenza di tutta la famiglia del contadino, nonché di ulteriori persone chiamate a collaborare, ed un lasso di tempo che spesso si prolungava oltre la giornata. In merito alla coltivazione v'e' da dire che generalmente il fagiolo, come operazione preliminari, richiede opere di sarchiatura e disserbazione in genere; nella tradizione locale i lavori di preparazione del terreno vengono fatti a mano, tramite zappe e le concimazioni consistono solo in letamazioni. Dopo della semina del fagiolo si attende la germogliazione che, in genere, avviene dopo poco tempo dalla semina (1 settimana , 10 gg) con la nascita delle piantine, che in seguito poi daranno il proprio frutto, da questo momento però, inizia una costante opera di assistenza che costituisce il fulcro della lavorazione del fagiolo nella agricoltura cariese. Tale assistenza è in genere costituita da ulteriore sarchiatura del terreno, fatta esclusivamente a mano. Il contadino estirpa l'erbacce da terreno tale operazione viene detta in dialetto cariese "fijiatura", non è necessaria l'irrigazione in quanto il terreno presente sulle colline del Poro ha delle caratteristiche particolari e rare nei comuni terreni agricoli, questo terreno è noto con il nome di Pija e, secondo quotati studi di settore, ha particolarità non comuni ai terreni agricoli in genere: è un terreno farinoso il quale riesce a trattare bene l'umidità dato che, dopo lavorato (arato o zapapto) alla superficie forma un piccolo strato altamente coinbentante che impedisce all'umidità sottostante di evaporare con facilità e in poco tempo; inoltre essendo la zona ricca di acqua, si presenta fresco di natura Queste particolarità fanno della sujaca locale un prodotto particolarissimo, anche perchè si è provato, le stesse varietà del Poro cariese coltivate in terreni diversi, non danno la stesso frutto in termini di qualità che caratterizza la sujaca del Poro. La semina del fagiolo sulle colline del poro risale verso il 1925. prima di questi anni la coltivazione del fagiolo era limitata ad una sola specie, nota all'epoca come "murisca" e non avveniva su Poro ma bensì alle sue pendici. Essa tuttavia veniva piantata soprattutto per rendere più distanti le piantine del mais, che insieme ad essa, venivano impiantati anche dei ceci. il nome murisca, sembra essere di origini ignote; si sa soltanto che è un fagiolo molto secco, che rimane tale anche dopo cotta. Quando prima degli anni ' 20 si iniziò a provarne l'impianto sul Poro, si constatò che essa non si adattava alla Pija terreno umido, tanto che fu abbandonata la sua coltivazione. Intorno al 1925 che arrivò ai coltivatori cariesi il seme di una delle due varietà oggi principali fagioli del Poro: la c.d "cannellina" così denominata in quanto i suoi semi si presentavano simili ai confetti di zucchero e cannella denominati proprio cannellina, la sua provenienza non è chiara è però sicuro che essi arrivano da zone colturali adibite ad orto. In seguito, poi, intorno al 1936-1937 tale Calla Francesco, originario di Rosarno (RC) ma sposato a Caria con Laria Marianna, importò il seme d'altra varietà principale di fagiolo del Poro, il "buriotto" o usando il termine dialettale, sujaca a burru, il cui seme si presenta non più allungato, ma piuttosto arrotondato; entrambe le varietà hanno trovato sul c.d. Poro cariese, che va da dopo Torre Galli, precisamente dal fondo denominato ponti i gajiuppi, lungo la provinciale Tropea-Vibo Valentia, fino alla zona denominata ponti u ciucciu. Inoltre la frescura dell'aria, ricordiamo che le zone citate sono a circa 700 m s.l.m.) rende il prodotto difficilmente attaccabile da un germe che si annida nel fiore e distrugge le gemme, tutto ciò sommato alla citata umidità del terreno consente di avere due semine e due raccolti l'anno. Sull'altipiano del Monte Poro sono coltivate altre due varietà di fagiolo la c.d. "sujaca paisana" che si presenta con semi allungati e la c.d. "sujaca a luppinu" che è diversa dalle altre nel colore, rossastro e il seme si presenta arrotondata. oggi le due specie principali coltivate sul poro cariese rimangono la " sujaca cannellina " e la "sujaca a "burru". Le principali ricette con la sujaca di caria, sujaca ‘nta pignata, questa ricetta rappresenta il modo tradizionale di cucinare la sujaca alla cariota, ed è il metodo in cui viene cucinata per la famosissima sagra da sujaca che si svolge a Caria ogni anno il 6 agosto. Riempire la pignata (recipiente in terra cotta) di fagioli fino a circa metà della sua capienza, poi riempire d'acqua la pignata fino al suo collo e bollire a fuoco lento per circa 3 ore e man mano che l'acqua si asciuga per via dell'evaporazione si aggiunge acqua calda, molto importante è di non girare la sujaca con cucchiai, ma occorre girarla manualmente agitando la pignata facendo si che la sujaca all'interno si rimescoli; a metà cottura, aggiungere sale, peperoncino servirla calda e condire al piatto con olio d'oliva extravergine degli oliveti del Poro. Pasta e sujaca - ingredienti: pasta mista, sujaca già cotta, sugo di pomodoro, mettere a cuocere la pasta , a metà cottura eliminare un pò d'acqua ed aggiungere i fagioli, il sugo, sale e pepe, completare la cottura facendola addensare. Sujaca con pomodoro - ingredienti: sujaca già cotta, cipolla rossa di Tropea, pomodoro fresco, soffriggere la cipolla in olio d'oliva , senza farla indorare ed aggiungere il pomodoro e la sujaca quindi lasciare restringere. Se si preferisce piccante, aggiungere a piacere peperoncino o un pò di ‘nduja di Spilinga e/o Brattirò. Da non dimenticare che i fagioli così descritti si mangiano assieme al nutriente pane casereccio del Poro di sapore unico... E' un'esperienza da non perdere assolutamente, non rimane che di augurarVi un buon appetito con la famosa sujaca di Caria, e darvi appuntamento alla sua sagra il 6 agosto di ogni Anno |
e-mail: Piapia@Poro.it |
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