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33° Sagra d'a Sujaca - Caria 2011
Caria: Il Borgo dei Fagioli (bianchi) - "Sagra da Sujaca" Caria di Drapia 6 Agosto 2011 - Edizione record per la SAGRA da SUJACA 33° Edizione.... e il Successo continua La Sagra da Sujaca continua a mantenere alto il suo prestigio, infatti un recente sondaggio lanciato dal sito www.Vibonesiamo .it - La manifestazione cariese si è piazzata al primo posto tra le sagre del Vibonese. - Grazie a Tutti !! La Sagra da Sujaca (prelibati ed originali fagioli di Carìa) è una delle sagre più longeve della provincia vibonese. Nata da un'idea di un gruppo di giovani cariesi nell'estate del 1978, con il tempo per la sua qualità, si è imposta tra le sagre più apprezzate del vibonese, una tra le più conosciute e frequentate. Un appuntamento imperdibile per chi ama la gastronomia e il folklore della cultura calabrese. Gestita da un apposito comitato è dedicata al prodotto tipico cariese i fagioli (sujaca) che vengono coltivati da diversi secoli sull'altopiano del Monte Poro e cucinati poi secondo un originale ricetta cariese che rende tale prodotto unico ed inimitabile. Essa si svolge da più di 30 anni senza nessuna interruzione, nella serata del 6 agosto. La sujaca preparata nelle diverse salse e cucinata tradizionalmente per tutto il pomeriggio in recipienti di terracotta - a "pignata -, viene servita durante la sagra con altri prodotti tipici della gastronomia locale. Gastronomia e folklore si fondono, per dare origine ad una grande manifestazione popolare in cui non possono mancare tradizioni portanti della cultura calabrese : Il Ballo dei giganti Mata e Grifone e a conclusione della manifestazione il tradizionale e caratteristico ballu du "camejuzzu i focu". Una grande manifestazione che si mantiene tale, grazie all'appoggio delle famiglie di Caria che cucinano nel pomeriggio del 6 agosto tante pignate di sujaca e grazie al grande lavoro ed impegno del comitato spontaneo Sagra da Sujaca Caria.
Attrezzi e Ingredienti |
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Sagra 2011 - 'a Sujaca, la carne dei poveri |
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'a Sujaca 'nta pignata |
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'a Sujaca 'nta pignata |
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La coltivazione sul Poro dei prelibati fagioli di Caria |
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Un campo di fagioli sul Poro di Caria |
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Cartello di Benvenuto |
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I Ragazzi che ritirano dalle case di Caria le pignate contenenti la sujaca cotta e pronta per essere distribuita agli Stand della Sagra. I fagioli sono cucinati nella pignata, con abile cura dalle contadine e massaie di Caria. Tutto viene preparato su fuochi di legna con sapienza ed esperienza. |
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La cottura delle Zeppole |
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La cottura delle Zeppole |
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La cottura delle Zeppole |
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La cottura delle Zeppole |
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Distribuzione delle Zeppole |
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Fresche fresche e Calde calde |
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Preparazione dei Peperoni arrostiti |
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I nostri Eroi |
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Stand di distribuzione |
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Stand di distribuzione |
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Stand di distribuzione |
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Stand di distribuzione |
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Stand di distribuzione |
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I veterani della Sagra |
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I veterani della Sagra |
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I veterani della Sagra |
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Le pannocchie |
Gli organizzatori |
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Le musiche e il ballo |
Le musiche e il ballo |
Le musiche e il ballo |
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I Giganti |
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Il Sapone di casa di Caria |
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Il ballo del cameju i focu |
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Il Prodotto La produzione del fagiolo nella tradizione cariese e' frutto delle coltivazioni fatte con grandi sacrifici nel terreno particolare (la Pija terra marrone finissima e fertile) sull'altipiano del Poro dai contadini del posto. La Cottura Questa procedura rappresenta il modo tradizionale di cucinare la Sujaca (- SUJACA 'NTA PIGNATA ) che si gusta nella sagra. La PIGNATA è un recipiente particolare di terra cotta con manici nella quale si cucina questo il legume. Per cuocere la Sujaca alla "cariota" bisogna riempire di fagioli secchi la pignata fino a circa metà della sua capienza, poi si riempie d'acqua la pignata fino al suo collo e si fa bollire a fuoco lento (legna o carbone), cercando di evitare che l' acqua fuoriesca dal recipiente. Il tempo di cottura è di circa 3 ore, man mano che l'acqua si asciuga per conseguenza della bollitura, bisogna aggiungere della acqua calda che, solitamente, si trova in una pignata piu' piccola posta a fianco, a metà cottura aggiungere il sale; si serve calda e condita al piatto con olio extravergine di oliva degli oliveti della zona, a proprio gusto si può spolverare del peperoncino seccato in forno. Questa procedura in uso ancora oggi, per millenni e fino a pochi anni addietro ha consentito agli abitanti del Poro il principale approvvigionamento di proteine dal mondo vegetale in carenza di quelle animali, in modo naturale e genuino; garantendo la sopravvivenza in salute di intere generazioni di uomini. La bontà di questo tipo di alimentazione è in uso ancora anche se con meno frequenza, ma con lo stesso rito, che poi viene riproposto a popolazioni di altri posti, appunto la sera del 6 Agosto di ogni anno. La Festa La sagra viene organizzata da i giovani di Caria che ogni anno si impegnano molto per la realizzazione di questa manifestazione. La Sujaca che si gusta in questa festa viene cucinata tradizionalmente dalle famiglie cariesi nella giornata del 6 agosto, a sua guarnizione si possono gustare altre specialità tipo: melanzane alla griglia , pane fatto in casa, olive, 'nduja, pipirej, anguria, vijozzu panino e salsiccia curuji, tutto accompagnato da un bel bicchiere di vino, tutti prodotti localmente, insomma una bella abbuffata, la serata viene allietata dal ballo dei giganti e da un gruppo folk con i tipici costumi calabresi, infine si chiude con la tradizionale " ballata du camejuzzu i focu ", insomma se volete trascorrere una serata diversa dalla solita routine estiva vi aspettiamo il 6 agosto a Caria nella cornice del castello del filosofo Pasquale Galluppi, per la Sagra da Sujaca. BUON APPETITO DA CARIA IL PAESE DA SUJACA VI ASPETTIAMO COME SEMPRE OGNI 6 di AGOSTO. Caria Agosto 2009 Francesco Pugliese |
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Informazioni sulla sujaca - prodotto tipico del Poro, regina delle tavole cariesi, origine e coltivazioni caratteristiche generali del prodotto La sujaca non è altro che il legume che, in italiano è noto con il nome di fagiolo; è una specie vegetale coltivata, poiché i suoi semi sono destinati all'alimentazione umana. La pianta si ritiene essere oriunda delle zone calde e la sua coltivazione, in Italia è limitata soltanto ad una piccola parte della superficie coltivata. La pianta del fagiolo si presenta come una leguminose a fusto pieno eretto, oppure volubile dato che alcune specie di fagiolo sono addirittura delle rampicanti. Il fiore del fagiolo si presenta generalmente di colore bianco giallo e la foglia è di solito lungamente peduncolata, poco pelosa e composta da tre foglioline pennate. Il frutto che poi è anche il seme della leguminose, è liscio, diritto ed assume colori forme diverse a seconda della diversa varietà di appartenenza. Il frutto stesso può essere consumato fresco, sia che ancora si trovi nel baccello ed unitamente ad esso (la c.s. fagiolina) sia separato da esso; oppure essiccato, coltivazione del prodotto con particolare attenzione alla tradizione cariese. Il fagiolo, viene generalmente coltivato nella stagione primaverile-estiva e la semina avviene per file distanti 25-30 cm fra loro con individui a distanza di 6-10 cm. Nella tradizione cariese la semina del fagiolo è fatta perlopiù nei terreni che i contadini del posto posseggono sulle colline del Monte Poro, e anticamente era fatta a mano, ma oggi avviene automaticamente con le seminatrici, che sono delle macchine agricole adibite proprio alla semina ed impianto delle colture, era per ciò particolarmente laboriosa l'operazione di semina, e richiedeva, spesso, la presenza di tutta la famiglia del contadino, nonché di ulteriori persone chiamate a collaborare, ed un lasso di tempo che spesso si prolungava oltre la giornata. In merito alla coltivazione v'e' da dire che generalmente il fagiolo, come operazione preliminari, richiede opere di sarchiatura e disserbazione in genere; nella tradizione locale i lavori di preparazione del terreno vengono fatti a mano, tramite zappe e le concimazioni consistono solo in letamazioni. Dopo della semina del fagiolo si attende la germogliazione che, in genere, avviene dopo poco tempo dalla semina (1 settimana , 10 gg) con la nascita delle piantine, che in seguito poi daranno il proprio frutto, da questo momento però, inizia una costante opera di assistenza che costituisce il fulcro della lavorazione del fagiolo nella agricoltura cariese. Tale assistenza è in genere costituita da ulteriore sarchiatura del terreno, fatta esclusivamente a mano. Il contadino estirpa l'erbacce da terreno tale operazione viene detta in dialetto cariese "fijiatura", non è necessaria l'irrigazione in quanto il terreno presente sulle colline del Poro ha delle caratteristiche particolari e rare nei comuni terreni agricoli, questo terreno è noto con il nome di Pija e, secondo quotati studi di settore, ha particolarità non comuni ai terreni agricoli in genere: è un terreno farinoso il quale riesce a trattare bene l'umidità dato che, dopo lavorato (arato o zapapto) alla superficie forma un piccolo strato altamente coinbentante che impedisce all'umidità sottostante di evaporare con facilità e in poco tempo; inoltre essendo la zona ricca di acqua, si presenta fresco di natura Queste particolarità fanno della sujaca locale un prodotto particolarissimo, anche perchè si è provato, le stesse varietà del Poro cariese coltivate in terreni diversi, non danno la stesso frutto in termini di qualità che caratterizza la sujaca del Poro. La semina del fagiolo sulle colline del poro risale verso il 1925. prima di questi anni la coltivazione del fagiolo era limitata ad una sola specie, nota all'epoca come "murisca" e non avveniva su Poro ma bensì alle sue pendici. Essa tuttavia veniva piantata soprattutto per rendere più distanti le piantine del mais, che insieme ad essa, venivano impiantati anche dei ceci. il nome murisca, sembra essere di origini ignote; si sa soltanto che è un fagiolo molto secco, che rimane tale anche dopo cotta. Quando prima degli anni ' 20 si iniziò a provarne l'impianto sul Poro, si constatò che essa non si adattava alla Pija terreno umido, tanto che fu abbandonata la sua coltivazione. Intorno al 1925 che arrivò ai coltivatori cariesi il seme di una delle due varietà oggi principali fagioli del Poro: la c.d "cannellina" così denominata in quanto i suoi semi si presentavano simili ai confetti di zucchero e cannella denominati proprio cannellina, la sua provenienza non è chiara è però sicuro che essi arrivano da zone colturali adibite ad orto. In seguito, poi, intorno al 1936-1937 tale Calla Francesco, originario di Rosarno (RC) ma sposato a Caria con Laria Marianna, importò il seme d'altra varietà principale di fagiolo del Poro, il "buriotto" o usando il termine dialettale, sujaca a burru, il cui seme si presenta non più allungato, ma piuttosto arrotondato; entrambe le varietà hanno trovato sul c.d. Poro cariese, che va da dopo Torre Galli, precisamente dal fondo denominato ponti i gajiuppi, lungo la provinciale Tropea-Vibo Valentia, fino alla zona denominata ponti u ciucciu. Inoltre la frescura dell'aria, ricordiamo che le zone citate sono a circa 700 m s.l.m.) rende il prodotto difficilmente attaccabile da un germe che si annida nel fiore e distrugge le gemme, tutto ciò sommato alla citata umidità del terreno consente di avere due semine e due raccolti l'anno. Sull'altipiano del Monte Poro sono coltivate altre due varietà di fagiolo la c.d. "sujaca paisana" che si presenta con semi allungati e la c.d. "sujaca a luppinu" che è diversa dalle altre nel colore, rossastro e il seme si presenta arrotondata. oggi le due specie principali coltivate sul poro cariese rimangono la " sujaca cannellina " e la "sujaca a "burru". Le principali ricette con la sujaca di caria, sujaca ‘nta pignata, questa ricetta rappresenta il modo tradizionale di cucinare la sujaca alla cariota, ed è il metodo in cui viene cucinata per la famosissima sagra da sujaca che si svolge a Caria ogni anno il 6 agosto. Riempire la pignata (recipiente in terra cotta) di fagioli fino a circa metà della sua capienza, poi riempire d'acqua la pignata fino al suo collo e bollire a fuoco lento per circa 3 ore e man mano che l'acqua si asciuga per via dell'evaporazione si aggiunge acqua calda, molto importante è di non girare la sujaca con cucchiai, ma occorre girarla manualmente agitando la pignata facendo si che la sujaca all'interno si rimescoli; a metà cottura, aggiungere sale, peperoncino servirla calda e condire al piatto con olio d'oliva extravergine degli oliveti del Poro. Pasta e sujaca - ingredienti: pasta mista, sujaca già cotta, sugo di pomodoro, mettere a cuocere la pasta , a metà cottura eliminare un pò d'acqua ed aggiungere i fagioli, il sugo, sale e pepe, completare la cottura facendola addensare. Sujaca con pomodoro - ingredienti: sujaca già cotta, cipolla rossa di Tropea, pomodoro fresco, soffriggere la cipolla in olio d'oliva , senza farla indorare ed aggiungere il pomodoro e la sujaca quindi lasciare restringere. Se si preferisce piccante, aggiungere a piacere peperoncino o un pò di ‘nduja di Spilinga e/o Brattirò. Da non dimenticare che i fagioli così descritti si mangiano assieme al nutriente pane casereccio del Poro di sapore unico... E' un'esperienza da non perdere assolutamente, non rimane che di augurarVi un buon appetito con la famosa sujaca di Caria, e darvi appuntamento alla sua sagra il 6 agosto di ogni Anno |
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