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Rosaria Ruffa - Una Storia di Caria
Pubblichiamo la storia straordinaria di Rosaria Ruffa, donna di grandi valori e grande fede cristiana. Rosaria Ruffa nacque a Caria il 6 Agosto 1914 sicuramente la figura di questa donna verrà tramandata in eterno nella comunità cariese quale modello esemplare di vita cristiana. dono gratuito; impegno disinteressato nella vigna del Signore... esempio di rassegnazione alla volontà Divina, esempio d’umanità umiltà e dolcezza. |
Rosaria Ruffa "Cummari Rusaria i Caria" di Francesco Pugliese che la ricorda con affetto. Rosaria ancora giovanissima, sposò Giuseppe Piccolo molto più grande d’età. Il dolore segnò da subito la vita di Rosaria. A pochi mesi dalla nascita, a causa di una malattia respiratoria, perde la sua primogenita Mariarosa, bambina che lei e suo marito avevano ardentemente desiderato. Dopo aver saputo di aspettare un altro figlio, perdette il marito. Rosaria si ritrovò dunque da sola, con un bambino in arrivo. Al suo figliolo nato il 13 Gennaio 1951 mise il nome di Rocco. Cresce il suo bambino tra mille difficoltà. Per questioni economiche Rocco iniziò gli studi presso i padri Cappuccini a Tropea, dove purtroppo oltre allo studio, successivamente troverà la morte. Rocco trascorreva a Tropea tutto l’anno presso il convento dei cappuccini facendo ritorno a Caria soltanto nei giorni di festa, nelle vacanze estive o nel periodo natalizio. Rosaria tutte le settimane scendeva a piedi da Caria a Tropea (7km) per trovare il suo bambino. Il resto della settimana andava a lavorare nei campi accudendo gli animali e il pagliaio di suo proprietà. Quando andava a trovare il figlio Rosaria scendeva da Caria ogni ben di Dio, olio, uova, verdura, Fagioli, pane che lei da sola impastava e cucinava. Ma un terribile dolore attendeva Rosaria… Rocco, dopo lo studio amava andare a passeggiare sulla spiaggia dalla sabbia d’orata di Tropea a guardare il mare. Un giorno mentre passeggiava trovò sulla spiaggia un oggetto misterioso che attirò la sua attenzione, incuriosito da quel misterioso oggetto lo raccolse e lo portò con se. Senza dire nulla a nessuno si chiuse nella sua stanza ed iniziò ad esaminare quell’oggetto ritrovato in un caldo pomeriggio d’estate sulla spiaggia di Tropea. "Gli scoppiò in mano" era un residuo bellico della seconda guerra mondiale, una bomba che esplose nelle sue giovani mani spezzando la sua giovane vita era il 9 Luglio 1961 Rocco aveva solo dieci anni. Rosaria non fu informata subito della morte dell’amato figlio, ma fu invitata dai frati Cappuccini a recarsi immediatamente presso il convento perché avevano da comunicargli qualcosa d’importante invitandola a non andare da sola, perciò fu accompagnata da alcune Comari di Caria. All’oscuro di tutto Rosaria si precipitò a Tropea. Arrivata in convento domandò immediatamente del figlio. Nessuno aveva il coraggio di comunicargli quello che era successo al piccolo Rocco. Intuendo che qualcosa era successo, insistentemente continuava a chiedere notizie del suo Bambino e i Padri furono costretti a spiegargli il vero motivo della sua convocazione presso il convento. E’ inutile raccontare nei minimi particolari la reazione di Rosaria, ma si può benissimo immaginare, perché si sa la morte di un figlio è la casa più grave che possa succedere ad una madre. La forza per superare questo suo grandissimo dolore, dopo un periodo iniziale assolutamente di sconforto e tragico, Rosaria la trovò grazie alla sua fede. Quel dolore per quanto immenso fosse, si convinse che rientrava nella volontà di Dio come la morte della piccola Mariarosa e per tale motivo doveva essere accettata con rassegnazione. Senza più nessuno, Rosaria riuscì a trovare la forza di lottare avvicinandosi sempre più alla Chiesa impegnando il suo tempo nella cura e nel servizio della parrocchia di Caria. Da quel momento la sua “casa” divenne la Chiesa e i suoi grandi amori Gesù e Maria; ed è proprio alla Madonna che lei si rivolgeva in ogni momento pregando continuamente affinché si prendesse cura dei suoi bambini, che Dio aveva chiamato a se. Rosaria riponeva una fiducia grandissima nel pregare la Madonna, si sentiva compresa, perché secondo lei lo stesso dolore provata dalla Madonna alla morte di Gesù, lei lo provò alla morte dei suoi figli, quindi in quanto madre,la Madonna poteva più di chiunque altro comprendere il suo dolore. Il suo impegno nella Parrocchia di Caria fu costante, il suo amore a Gesù sconfinato, la sua devozione alla Madonna del Carmelo immenso. Rosaria in chiesa si occupava di tutto e per molti anni riusci da sola a portare avanti e a servire la Parrocchia amministrandola anche economicamente, naturalmente con il consenso del Parroco la Chiesa sempre in ordine, all’altare fiori sempre freschi, tovaglie lavate a mano bianchissime, i paramenti sacri perfettamente puliti e in ordine, pulizia e ordine in ogni angolo della chiesa, in sacrestia un ordine quasi maniacale, perché lei affermava che il tempio in quanto casa del Signore doveva essere sempre pulito in ogni sua parte e profumato come un giardino. Recitava il Rosario, la visita al SS. Sacramento e partecipava ad ogni celebrazione o funzione che si svolgeva in Chiesa. Tutti i giorni partecipava alla celebrazione della Santa, Messa mattina e sera, si comunicava tutti i giorni, apriva e chiudeva la chiesa custodendone gelosamente le chiavi. In chiesa praticamente in ordine di responsabilità veniva prima lei e poi il sacerdote, a cui Rosaria portava in quanto ministro di Dio un rispetto impressionante. Grande cura e rispetto aveva dell’altare, del tabernacolo e delle immagini sacre, osservanza fiscale della liturgia e dei tempi liturgici. Piantava fiori e piante in ogni tempo solo ed esclusivamente per l’ornamento floreale della chiesa, l’altare era sempre parato a festa pieno di fiori, lo puliva in ogni sua parte e si arrampicava anche negli ultimi anni fino alla scena della Trasfigurazione per pulirlo dalla polvere. Addirittura si arrampicava fin sopra i cornicioni della navata centrale, raggiungendo l’enorme statua del Padre Eterno che domina dall’alto il Bellissimo Altare maggiore della chiesa. Ora per chi conosce la chiesa Parrocchiale di Caria si può rendere conto dell’altezza pericolosa che Rosaria raggiungeva salendo sull’Altare, ma lei non si preoccupava. Quello che le interessava era la pulizia e il decoro dell’altare ignorando pericolo e altezza. Molte volte veniva sgridata dai parrocchiani e dal parroco, ma lei rispondeva sempre con la stessa frase che lasciava di stucco parrocchiani e Parroco compreso. A chi gli diceva "Rusaria non nchianati subra a l’artari ca è pericolosu" (Rosaria non salite sull’altare è pericoloso) lei rispondeva “ stacitivi queti e non vi preoccupati, io non cadu ca nce’ Rocchiceju a destra du tabernaculu chi mi guarda statevi zitti e non vi preoccupate, io non cado perché c’è il mio piccolo Rocco a destra del tabernacolo che mi guarda). Questa frase la ripeteva spesso e addirittura lei sosteneva di vedere il suo Piccolo Rocco sull’altare per questo non aveva paura di cadere perché Rocco secondo lei la proteggeva. Ricordo che questa frase la disse anche a me un giorno. Era un Sabato Santo di pomeriggio e lei era sull’altare (per altare, intendo non la mensa dove si celebra L’Eucaristia ma l’altare maggiore dove è collocato il quadro della Trasfigurazione) a pulire e a prepararlo per la solenne veglia Pasquale. Io ero andato in chiesa perché allora facevo il chierichetto e ci dovevamo incontrare con gli altri ragazzi per organizzare il servizio per le celebrazioni Pasquali. In chiesa non c’era nessuno soltanto lei sull’altare. Entrando in chiesa e vedendola lassù mi ritornò alla mente un episodio che avevo vissuto pochi anni prima nella Chiesa della Madonna del Carmelo di Caria dove proprio sotto ai miei occhi cadde dall’altare una Signora che sì Prendeva Cura della Chiesa del Carmine "Cummari Maria" era novembre, avevo all’incirca 12-13 anni, e ritornavo da scuola. La fermata dello scuolabus era (ed è ancora oggi) davanti la Chiesa della Madonna. Scendendo dallo scuolabus vidi che la porta della Chiesa era aperta e decisi di entrare. Entrando in chiesa vidi che sull’altare proprio sotto la nicchia ai piedi della statua della Madonna c’era Cummari Maria (Maria Di Bella) che stava cambiando i fiori alla Madonna, erano crisantemi bianchi li ricordo perfettamente, vedendomi mi salutò. Mi disse Francesco mi aiuti a cambiare i fiori alla Madonna mi prendi il bidone dell’acqua ? Io contento di rendermi utile togliendomi lo zaino dalle spalle, presi il bidone dell’acqua e lo portai sull’altare. Lei mi diede in mano due portafiori, dicendomi di portarli in sacrestia. Io li presi e m’incamminai verso la Sacrestia, non arrivai in sacrestia che udì un rumore, un tonfo. Mi voltai di scatto e non vidi più Cummari Maria sull’altare, ma atterra ai piedi dell’altere priva di sensi. Spaventato e terrorizzato fuggii dalla chiesa e andai di corsa a chiamare mia madre a casa. Insieme a mia madre accorsero in chiesa anche dei vicini e inseguito anche numerosi passanti. Arrivati in chiesa trovammo Cummari Maria in un lago di sangue aveva sbattuto con la testa contro lo spigolo dell’altare. Portata in ambulanza all’ospedale civile di Vibo Valentia fu ricoverata in terapia intensiva dove rimase in coma per circa 15 giorni, poi mori. Per più di un anno, quando passavo davanti alla chiesa della, Madonna mi giravo dall’altra parte, avevo paura di guardare verso la chiesa. Per molto tempo non entrai in quella chiesa. Neanche il giorno in cui si accompagnò la statua della Madonna nella chiesa parrocchiale per i festeggiamenti del mese di Luglio. Ritornai a mettere piede in quella chiesa molto tempo dopo a seguito di un mio sogno... Ho sognato la stessa Cummari Maria che mi invitava a non avere paura di entrare nella chiesa della madonna. Inseguito tornai nella chiesa anche se mi guardavo continuamente intorno, oggi entro tranquillamente anche se a distanza di anni come rivedo l’altare mi ritorna in mente quella scena. Ritornando a cummari Rusaria, vedendola sull’altare quel Sabato Santo mi tornò alla mente la scena nella chiesa della madonna. Andando verso l’altare la salutai e gli dissi: stacitivi attenta Cummari Rusaria non è ca caditi i jocu ( state attenta Comare Rosaria non è che cadete da la ) lei mi guardo e sorridendo mi disse: “non t’abbastò u vidi a Cummari Maria” (non ti è bastato vedere la comare Maria) riferendosi all’episodio da me vissuto. Poi mi disse: tu no sai ca io non cadu ca Roccu mi teni a mani (tu non lo sai che io non posso cadere, perché Rocco mi tiene la mano) quella frase mi colpì molto, perché lei sembrava convintissima di quello che diceva, io senza dire nulla mi misi a sedere e aspettai che arrivassero gli altri chierichetti per le prove. Come ho accennato prima grande fiducia e devozione Rosaria nutriva per la Vergine S.S. soprattutto una grande devozione (come tutti i Cariesi) la nutriva per la Madonna del Carmelo, verso quella Statua nutriva una devozione intensa e profonda. Teneva tantissimo al decoro della statua soprattutto nel periodo dei festeggiamenti. Da quando la statua veniva portata in chiesa prima dei festeggiamenti a quando veniva riaccompagnata nella sua chiesa la prima domenica dopo la Solennità dell’Assunzione della B.V., Rosaria dedicava tutte le sue attenzioni, l’abbelliva con un arco ricoperto di rose e lampadine che venivano accese per tutte le sere della novena e nel giorno della festa. La Madonna sembrava essere circondata da un arco di luce . Davanti alla Madonna una sorta di scala a tre gradoni ricoperta interamente da un drappo di lino bianco. Sulla scala numerosissimi portafiori di gladioli variopinti coltivati da Rosaria e da Maria (a cui prima ho accennato) proprio ed esclusivamente per la Madonna del Carmelo, nei terreni in località “chiana”. Davanti alla “scala” dodici candele che ardevano davanti alla Madonna fino al giorno della festa. Il giorno 16 di Luglio (così come giorno di Natale e Pasqua) la chiesa la parava a festa. Sull’altare maggiore tovaglie bianchissime intagliate, gli altari dei santi adornati con fiori tovaglie e candele, la chiesa risplendeva in ogni sua parte .La notte del 15 luglio (vigilia della Festa) Rosaria la passava in sacrestia a preparare i paramenti più solenni per il giorno della Madonna. Molte volte non mangiava perché passava tutto il tempo a stirare lavare e preparare tutto ciò che serviva per le solennità. Molte volte il sacerdote al mattino nel riaprire la chiesa, trovava Rosaria che dormiva appoggiata sul tavolo della sacrestia o sui banchi della chiesa. Si chiudeva di Notte in chiesa, si metteva a lavorare e poi si addormentava per la stanchezza. Lavorava anche nelle serate fredde invernali, ad esempio la notte di Natale dell’Immacolata, di Pasqua, e per tutta la notte del giovedì Santo rimaneva a custodire la chiesa che restava aperta per l’adorazione dei fedeli, al sepolcro del Signore che lei stesa Solennemente preparava nella cappella laterale della Chiesa.(ancora oggi la chiesa rimane aperta per tutta la notte del giovedì santo per l’adorazione all’altare della reposizione) da sola in chiesa lavorava e pregava diceva che così, si sentiva più vicina ai suoi figli, la chiesa era la sua casa. Per tutto l’inverno (incurante della pioggia, del freddo, o del gelo) ogni sera si riuniva con Maria Di Bella nella casa di quest’ultima in località Casalvecchio e insieme lavoravano per la preparazione degli abitini (Scapolari) per la festa della Madonna. Recitando preghiere alla Madonna Rigorosamente cucivano a mano (adesso vengono comprati) ceste enormi di abitini che venivano poi portati in chiesa e distribuiti ai fedeli nel giorno della Madonna. Guardando al volto della statua della Madonna del Carmelo diceva spesso: ”io ndai vistu madonni, ma bella comu a chista noscia i Caria mai a nuja vanada” (io ne ho viste madonne ma bella come questa di Caria mai da nessuna parte). C’è da aggiungere una cosa, la devozione la fiducia e l’attaccamento che Rosaria nutriva verso la Madonna del Carmelo è anche da ricondurre in qualche modo alla perdita di suo Figlio. Ricordiamoci che Rocco morì il 9 Luglio 1961 durante i giorni della novena della Madonna (la novena ha inizio il 7 di Luglio e si conclude il 15 di Luglio) a pochi giorni dalla festa del 16 luglio, in quei giorni che per Rosaria furono giorni di disperazione e dolore, tantissimi furono i pianti davanti alla statua della Madonna, tantissime le preghiere affinché la madonna si prendesse cura di Rocco, numerose le lacrime per quel dolore straziante, tanto lo sconforto ai piedi della madonna, ma come recita un famoso proverbio “Dio affligi ma non abbanduna” (Dio afflige ma non abbandona.) E fu proprio così Dio e la Vergine Maria non hanno abbandonato Rosaria ma l’hanno chiamata a lavorare nella vigna del Signore. Rosaria, più che pregare, con la statua della Madonna, Dialogava, come se avesse davanti agli occhi non una statua di gesso ma una persona in carne ed ossa. Era sicura che quella statua ascoltasse tutto quello che lei chiedeva. Molte volte guardando il volto della madonna del Carmelo sussurrava “si a guardu nta facci marrusighhianu i carni tantu che è bella” ( se la guardo in faccia (la statua) mi viene la pelle d’oca quanto è bella). Continuamente pregava la Madonna di prendersi cura dei suoi figli Mariarosa e Rocco e nel guardare la statua aggiungeva” sta madonna è di gissu ed è bellissima, figuramundi com’è bella ‘nto celu in carni e ossa (questa madonna è di gesso ed è bellissima, immaginiamoci com’è bella in cielo in carne ed ossa)e piangendo aggiungeva” “Mamma Maria, Mamma Du Carminu aiutami Tu”(Mamma Maria, Mamma del Carmelo Aiutami tu) Ai vari comitati festa Rosaria offriva tavoli, sedie, panche e tutto ciò che serviva e che lei possedeva mettendoli disposizione della festa e della chiesa. Oltre alla pulizia e all’ordine della chiesa Rosaria contribuiva anche economicamente allo sviluppo della parrocchia e dell’istituto Salesiano F.M.A. di Caria, che fù lievito fecondo per la Parrocchia di Caria e che ancora ne raccoglie oggi i preziosi frutti. In Parrocchia molte le opere e i lavori da lei finanziate. Molti suppellettili sono stati acquistati con il suo contributo economico. Il più significativo è l’acquisto di un altare in legno su cui è scolpita l’ultima cena di Gesù, che prima della costruzione dello splendido altare che si vede oggi, era posto al centro della chiesa, su cui si celebrava l’eucaristia e che oggi viene conservato nella sacrestia. E bene, quell’altare è stato acquistato da lei e da altre due devote Cariesi. Su di esso è inciso una targhetta che porta il nome non di Rosaria, ma di suo figlio. La Targhetta recita: in suffragio di Piccolo Rocco. Rosaria sul luogo più importante della chiesa, “l’altare”, su cui Gesù si fa realmente presente con il suo corpo ed il suo sangue, accanto a quel Gesù a cui ha dedicato la sua esistenza, ha voluto che comparisse in qualche modo il nome e il ricordo del suo bambino. Rosaria non ha avuto nessun affetto familiare nella sua vita, ma è stata amata e benvoluta dall’intera comunità Cariese, tutti nutrivano rispetto, amore, ammirazione, verso quella nonnina dagli occhi grandi e azzurri come il cielo al quale ha elevato lo sguardo in ogni momento della sua vita, che provata dal dolore ha dedicato la sua vita a quel Dio che ha riconosciuto nella fede e che si è impegnata con fede e sacrificio per la crescita e lo sviluppo di una intera Parrocchia. Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati dal dolore fisico ma questo non gli impediva di partecipare alle funzioni e ai momenti di preghiera della parrocchia ogni volta che sentiva suonare la campana accorreva immediatamente in chiesa senza badare al freddo o alla pioggia. Quando ultimamente veniva in Chiesa e vedeva noi giovani che ci davano da fare, per sistemare l’altare o per pulire la chiesa diceva sorridendo "e’ tempu u vosciu" (è il vostro tempo) a me diceva: ”ciccareju è tempu u toi" e poi aggingeva "u passionista chi dici ? (riferendosi ad un mio zio Sacerdote Passionista) Mu saluti tantu, io pregu pi iju" (me lo saluti tanto, io prego sempre per lui) questo me lo diceva ogni volta che m’incontrava. L’ultimo anno della sua vita è stato segnato da una grande sofferenza, gli ultimi mesi Rosaria li ha Trascorsi a letto con il corpo piagato, alternando momenti di lucidità a momenti di amnesia totale ma ha sempre affrontato il dolore con profonda fede, devozione e rassegnazione Cristiana. Assistita giorno e notte da alcune persone che negli ultimi anni della sua vita gli sono state sempre vicine ha chiuso i suoi occhioni azzurri a questa Vita all’età di 91 anni il 16 Giugno 2005 (un mese prima della Festa della sua amata Madonna) stringendo in mano la corona del Santo Rosario e l’abitino della “Madonna del Carmelo” Che sicuramente ora sta contemplando nel regno della pace assieme ai suoi Amati figli. Il suo Funerale, solenne a cui ha preso parte l’intera comunità Cariese in segno di gratitudine, è stato celebrato nella Chiesa Parrocchiale che lei per tantissimi anni ha curato, da Don Giuseppe Furchì, Don Sergio Meligrana, Don Domenico Pugliese, Don Francesco Muscia e da due frati Cappucini venuti da Tropea dal Convento dove il piccolo Rocco trovò la morte. Ed è proprio a quel convento che Rosaria decise di lasciare prima della sua morte i suoi beni, le sue terre e la sua casa sita in via Duomo a due passi dalla Chiesa parrocchiale. Rosaria riposa nella Cappella del Santissimo Sacramento e delle Anime del Purgatorio di Caria - Nel Cimitero Comunale di Drapia. Nel raccogliere notizie su “Cummari Rusaria” sono stato colpito da alcune coincidenze che mi hanno fatto riflettere. Innanzi tutto: 1) la sua data di nascita: Rosaria è nata il 6 Agosto 1914; proprio il 6 Agosto Caria festeggia il suo santo Patrono il S.S. Salvatore. La chiesa Cattolica, il 6 Agosto Festeggia la Trasfigurazione di Gesù sul Tabor; La chiesa Parrocchiale e la Parrocchia di Caria in cui Rosaria ha Lavorato, è intitolata proprio alla Trasfigurazione di Gesù. 2) la sua data di morte: Rosaria è Morta Giorno 16 giugno 2005; proprio giorno 16 (ma di luglio) a Caria Si festeggia la Madonna sotto il titolo del Monte Carmelo. 3) La data di morte del Figlio: 9 Luglio 1961 – Durante la novena della Madonna del Carmelo. Sembra quasi che la sua Vita sia cominciata e si sia conclusa sotto lo sguardo di coloro a cui ha dedicato, con amore dedizione e sacrifici la sua vita e il suo lavoro: Gesù e Maria. 06 – Agosto S.S. Salvatore – GESU’ 16 – Madonna del Carmelo – MARIA Sicuramente coincidenze (strane coincidenze)... che forse ci dovrebbero far riflettere... A QUESTA STRAORDINARIA DONNA, MODELLO DI VERA FEDE CRISTIANA, VA IL GRAZIE DELL’INTERA COMUNITA’ CARIESE, SICURI CHE “CUMMARI RUSARIA” CONTINUERA’ DAL CIELO A LAVORARE NELLA SUA PARROCCHIA, NELLA SUA CHIESA, TRA LA SUA GENTE. "Grazie di Cuore Cummari Rusaria" ! |
Questa foto è stata scattata il 16 luglio 2004, sul lato sinistro della stessa con la mano quasi ad accarezzare la statua della Madonna, si nota Rusaria Ruffa, conosciuta come Cummari Rusaria. Rosaria dopo la morte dei suoi figli, Rocco morto in età adolescenziale a Tropea a causa dello scoppio di un residuo bellico e Mariarosa morta dopo pochi mesi di vita e dopo la morte del marito ha dedicato tutta la sua vita alla parrocchia di Caria. Ecco il saluto che la comunità cariese ha recitato nel giorno dei suoi funerali: Eccoti ancora una volta in questa chiesa, ai piedi di questa altare dal quale risplende in una luce sfolgorante il volto trasfigurato di Cristo Salvatore, verso il quale tu hai elevato lo sguardo e le preghiere in ogni momento della tua vita. In questa chiesa e in questa parrocchia in cui tu hai impegnato l'esistenza oggi ti diamo l'estremo saluto. Siamo certi che per la tua fede in Gesù cristo e nella sua S.S. Madre, per la tua fedeltà e il tuo servizio nella vigna del signore, Dio Padre ti ricompenserà di tutte le tue fatiche e oggi dopo un'intera vita ti concederà l'incontro con i tuoi amati figli che ha chiamato a se in giovane età. Tutti noi grati per tutto quello che hai fatto in questa chiesa e per la nostra parrocchia t'accompagniamo con le nostre preghiere, affidandoti alla beata Vergine Maria regina e splendore del Carmelo, verso cui tu nutrivi una grandissima devozione, sicuri che la Vergine S.S. prendendoti per mano ti guiderà e intercederà presso il trono celeste affinché Dio Padre t'accolga nel suo regno di pace e d'amore. Grazie Cummari Rusaria Caria 17 Giugno 2005 |
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