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PANAIA    LA   GINESTRA
               ONLUS                         CHI  SIAMO

L'Associazione <Panaia La Ginestra  onlus>, sita nel Comune di Spilinga, si è costituita il 6 Agosto 2007.

I pilastri su cui s'intende costruire l'Associazione, con finalità esclusivamente sociali  sono: democrazia, trasparenza,  condivisione,

  F   Dotarsi di una sede quale luogo di ritrovo per la piccola comunità al fine di ritrovare  l'antico spirito dello "stare assieme".

 E   Costituire  un gruppo di volontari con lo scopo di:

§          promuovere azioni di sostegno agli  anziani

§          accogliere gli emigrati 

§          favorire scambi culturali e attività ricreative e sociali

§         adoperarsi per la programmazione e l'organizzazione delle manifestazioni festive, religiose e civili.

Atto di Costituzione

L’anno 2007, il giorno 06 di agosto, alle ore 21:30, presso i locali della parrocchia di Maria S.S. dei Cento Ferri , si sono riuniti in Assemblea i seguenti signori:

Cognome

Nome

Nato / a

Il

Residenza

Codice Fiscale

Marturano

Salvatore

Vibo Valentia

26/04/60

Ricadi

MRTSVT60D26F537R

Cuppari

Domenico

Spilinga

14/12/45

Spilinga

CPPDNC45T04I905X

Cuppari

Michele

Spilinga

22/04/41

Spilinga

CPPMHL41D22I905Z

Caputo

Paolo

Spilinga

10/03/65

Ricadi

CPTPLA65C10I905S

Pugliese

Cosimo

Spilinga

15/11/43

Spilinga

PGLCSM43S15I905P

Putruele

Annunziata

Spilinga

08/04/41

Spilinga

PTRNNZ41D48I905O

Pugliese

Maria

Vibo Valentia

29/04/80

Spilinga

PGLMRA80D69F537U

Baldo

Michele

Vibo Valentia

20/07/76

Spilinga

BLDMHL76L20F537W

Zanai

Roberto

Vibo Valentia

03/06/74

Spilinga

ZNARRT74H03F537I

Pugliese

Michele

Vibo Valentia

26/08/70

Spilinga

PGLMHL70M26F537N

Cuppari

Domenica

Vibo Valentia

11/09/83

Spilinga

CPPDNC83P51F537M

Cuppari

Giuseppe

Vibo Valentia

21/09/72

Spilinga

CPPGPP72P21F537F

Pugliese

Agostino

Spilinga

11/03/42

Senigallia (AN)

PGLGTN42C11I905B

Detti comparenti, con il presente atto, convengono e stipulano quanto segue:

1. I Signori qui presenti costituiscono l’Associazione denominata “Panaia – La Ginestra -  Associazione non lucrativa di utilità sociale“.

2.  L’Associazione ha sede in Panai di Spilinga (VV), in Via XX Settembre.

3.  L’Associazione ha durata illimitata, non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, e pertanto potrà svolgere, a mero titolo esemplificativo, le seguenti attività:

a)    favorire lo sviluppo sociale, culturale ed economico della comunità di Panaia e del Vibonese;

b)    creare momenti di incontro e di collaborazione fra tutte le organizzazioni del settore, e favorire il reciproco arricchimento di idee, proposte ed esperienze;

c)    valorizzare i prodotti tipici locali e promuoverli attraverso manifestazioni e sagre;

d)    realizzare progetti e corsi di formazione con enti pubblici e privati.

L’Associazione non può svolgere attività diverse da quelle sopra indicate ad eccezione di quelle ad esse direttamente connesse o di quelle accessorie per natura a quelle statutarie, in quanto integrative delle stesse.

L’Associazione può inoltre aderire, con delibera da adottarsi dall’Assemblea ordinaria dei soci, ad altre associazioni od enti quando ciò torni utile al conseguimento dei propri fini sociali.

4. L’Associazione è retta dalle norme del presente atto e dello statuto che letto, approvato e sottoscritto dai signori convenuti, si allega al presente atto quale parte integrante e sostanziale.

5. L’Associazione è amministrata da un Consiglio direttivo composto da un minimo di 3 ad un massimo di 7 membri, eletti per la prima volta in sede di costituzione ed in seguito dall’Assemblea dei soci; i membri del Consiglio direttivo durano in carica tre anni e sono rieleggibili.

6. A comporre il primo Consiglio direttivo, che si determina per ora composto da 7 membri, vengono all’unanimità designati ed eletti i qui comparsi signori: Marturano Salvatore, Baldo Michele, Cuppari Domenica, Pugliese Michele, Caputo Paolo, Pugliese Cosimo, Zanai Roberto.

Tra di essi vengono nominati

Presidente: Sig. Marturano Salvatore.

Vicepresidente e Tesoriere: Sig.na Domenica Cuppari.

Segretario: Sig. Zanai Roberto

Il Presidente del Consiglio direttivo rappresenta l’Associazione davanti a terzi.

7. Il Collegio dei Revisori dei conti è composto dai seguenti membri:

Sig.    Cuppari Giuseppe.

Sig.    Pugliese Agostino.

Sig.ra Putruele Annunziata.

Atto costitutivo onlus

 La nostra Storia

Le origini cristiane della Calabria

Le origini cristiane della Calabria sono legate al passaggio di San Paolo nella città di Reggio dove soggiornò una sola giornata nel suo viaggio da Cesarea a Roma verso la fine di febbraio del 61. “Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni e di qui, costeggiando giungemmo a Reggio”.  - Atti degli Apostoli (XXVIII, 13 )- Una tradizione che trova origini precise, come nel Sanissario di Santo Stefano di Nicea, vuole che l’apostolo abbia mandato o lasciato nel 64 - 65,  questo suo discepolo Stefano a evangelizzare Reggio. Stefano finì martirizzato nel 93, al tempo della persecuzione dell’imperatore Domiziano. E'  probabile che la penetrazione del Cristianesimo avviene lungo le coste meridionali da contatti anche commerciali con l’Oriente, mentre nella Calabria settentrionale l’evangelizzazione avviene da Nord.

Una prima presenza di una  gerarchia ecclesiastica, e quindi di una certa organizzazione della Chiesa nella regione, è testimoniata  dal rescritto dell’Imperatore Costantino dell’ottobre del 319, dal Concilio di Sardica del 343, ove presero parte condannando l’arianesimo anche i Vescovi del Bruzio. Prima della  caduta dell’Impero romano, nel 485, si erano costituite in Calabria numerose Chiese, tra cui quella di Reggio, la più antica e la più importante. Quale Vibona, Squillace,  Tropea, Nicotera ebbero Vescovi documentati tra la fine del V secolo e il VI, di cui è accertata la partecipazione a numerosi Sinodi indetti da diversi papi.

Le vicende storiche , invasioni barbariche (Visigoti, Vandali, Ostrogoti ) e scorrerie degli arabi (Tropea, Nicotera e Reggio rimasero sotto il dominio arabo dall’840  fino all’866) spiegano lo sviluppo dell’elemento greco in Calabria; nel concilio romano di Papa Sant’Agatone, 679, questi elementi greci, dichiaratesi appartenenti all’Eparchia di Calabria erano predominanti su quelli latini.

Quando il papato cadde sotto l’influenza dei Franchi la Chiesa calabrese fu obbligata a interrompere i suoi rapporti con Roma, come conferma la sola presenza dei vescovi di Cosenza, Bisognano, Pelagio ed Anteramo al Sinodo Romano di Papa Zaccaria nel 744.

La separazione tra la Chiesa calabrese e Roma, e la sua sottomissione al patriarcato di Costantinopoli, provocò il radicale mutamento della fisionomia religiosa della regione, che assunse la lingua greca,  il rito e il diritto bizantini; i suoi vescovi non vennero più consacrati dal Papa ma, all’inizio, direttamente da Costantinopoli e in seguito, dal Metropolita di Reggio; tuttavia data la lontananza da Costantinopoli, i vescovi mantennero una certa indipendenza.

Padre Francesco Russo nella sua Storia della Chiesa in Calabria, a proposito delle vicende delle diocesi e l’epoca della loro fondazione, ricorda che alla fine dell’VIII secolo erano attive quelle di Vibona e di Nicotera.

In questi primi tempi della lunga dominazione bizantina è comparso nella regione il monachesimo con caratteri diversi della monastica comune; i monaci erano profughi siri, egiziani, in fuga dall’Oriente sotto l’incalzare dell’avanzata degli Arabi (636 – 638 ) o spinti dalle lotte iconoclaste.

Questi penitenti, asceti, profondamente individualisti e spirituali, si stanziarono principalmente nella parte meridionale della regione e in quella costiera ionica. Gli insediamenti più antichi riguardano le grotte della zona dell’Aspromonte, altre grotte sono state rinvenute nella zona di Monte Poro e di Capo Vaticano. Ben presto l’eremitismo subì un processo evolutivo, e i monaci si aggregarono in  colonie di anacoreti – le laure – e poi in  cenobi, sotto la guida di un superiore o di una regola.

I numerosissimi monasteri disseminati in tutta la regione, anche se non associati a un’organizzazione centrale, ebbero una parte attiva nello sviluppo agricolo ed economico della comunità; i monaci portarono con sé dall’Oriente l’arte raffinata della miniatura e della trascrizione dei codici. Ma fu soprattutto l’architettura a costituire un modello particolare, con le absidi rivolte ad oriente, le tipiche cupole e l’interno raccolto e severo.

La conquista normanna e la rilatinizzazione della Calabria

I normanni erano guerrieri provenienti dalla Normandia; dei mercenari al servizio di vari signori e principi longobardi, forti e coraggiosi ben presto si sostituirono ai principi per i quali combattevano. Roberto il Guiscardo di Altavilla avviò la conquista della Calabria, impadronendosi nel 1050 di alcune roccaforti in Val di Crati. Da qui la graduale conquista di tutta la regione e nel 1060, grazie all’intervento di Ruggiero, fratello del Guiscardo, fu conquistata Reggio, sede dell’antico ducato bizantino. Con la nuova conquista, la Calabria conobbe la novità del sistema feudale e la rilatinizzazione delle sue strutture ecclesiastiche, per cementare così il rapporto con Roma, a scapito dei monaci orientali e della cultura greco-bizantina. Furono concessi beni e privilegi a diversi vescovi, come quelli di Squillace e Tropea, riorganizzate varie diocesi e create di nuove, come quella di Mileto che divenne sede della sontuosa corte di Ruggiero I, dove nel 1101 si spense. Durante la dominazione normanna la vita culturale e religiosa conobbe una certa ripresa dovuta ad una sapiente distribuzione sul territorio, a grandiose costruzioni a testimonianza della riunificazione con la Chiesa di Roma, oltre a una serie di castelli e fortificazioni, elementi di una nuova cultura architettonica. In questo contesto di un nuovo fermento religioso e di un ruolo preminente, anche politico si collocano le visite di alcuni papi. Il primo papa che giunse a Reggio fu Urbano II nel 1090 e nel 1092 una seconda volta per cercare di fare applicare la riforma gregoriana. In Calabria venne anche Pasquale II, nel 1101, dopo la morte del Gran Conte Ruggiero, per discutere con la corte questioni religiose, oltre che la riforma perorata dal suo predecessore.

Nel 1121 è la volta di Papa Callisto II, che giunse in Calabria per cercare una mediazione tra i dissidi in atto fra il Duca Guglielmo e il Conte Ruggiero II. Missioni spirituali e politiche, dunque, che testimoniano del nuovo ruolo assunto dal Papato.

 La Storia della Madonna dei Cento Ferri

Panaja è una parola di origine greca e significa sacrosanta ossia tutta santa, è un toponimo riferito ad un tempietto  ben conservato fino al 1783, quando il terremoto del 5 febbraio, con epicentro ad Oppido Mamertina, lo distrusse completamente. Tale tempio sorgeva a ridosso dell'antico villaggio, nella zona circostante l'attuale cimitero e si può pensare  risalente all'epoca bizantina, stando al manoscritto del parroco don Emanuela La Torre (1920 - 1943) che testimonia l'esistenza di una  epigrafe non più leggibile ma che a memoria recitava :

Numinis timore

Plurale protrae casum

Et sedulo corde fixum nomen have

Monito di adorare, con timore santo, un solo Dio e tenere sempre fisso nel proprio cuore il di lui nome.

Ripercorrendo queste sintetiche vicende risulta chiaro come storia, fede ed arte si intrecciano indissolubilmente rivelando le diverse sfaccettature di una realtà e di antiche tradizioni. Non a caso Corrado Alvaro amava definire la Calabria << una terra dove i miti si amalgamano e le religioni si integrano in un solo tessuto, che è poi quello della storia della stessa civiltà della regione>>.

In questo contesto, tra i luoghi calabresi della fede, della devozione popolare, dove spesso leggende e realtà si mescolano con le radici più profonde dello spirito cristiano, si sviluppa la storia e tradizioni della SS. Vergine Maria  dei Cento Ferri.

 Le nostre ricerche, ad oggi, non hanno trovato notizie documentate su quale papa ha nomato la Vergine del tempietto SS. Maria dei Cento Ferri, sicuramente il nome è riferito ai cento alabardieri che accompagnavano il papa. A proposito possiamo solo riportare quanto scritto da don Emanuele La Torre:

"... probabilmente dallo stesso terremoto del 5 febbraio sarà stata distrutta la memoranda chiesa di S. Maria dei Cento Ferri visitata dal Pontefice Callisto (n. d. II) costruita ad ordine corintio, con colonne a marmo come rilevasi da un artistico capitello, che il parroco La Torre a ricordo adibì quale acquasantino nella nuova chiesa (n.d. all'inerno del paese) Detto tempio di S. Maria dei Cento Ferri dovea essere ben grande e in sito piano e che poi i fedeli in memoria edificarono su una solida roccia a circa 200 metri distante dal paese ..."

 Visite Pastorali

 La visita pastorale più antica riportata nell’Archivio Diocesano di Tropea è quella del

-         1725 di Monsignor Ibannez  che visita << l’antica Chiesa parrocchiale fuori del detto Casale (Panaja ) sotto il titolo di S. Maria dei Cento Ferri, dopo il Vescovo visita la Chiesa parrocchiale edificata dentro il  Casale sotto il titolo del  SS. Sacramento.>>

-          1767  - Visita pastorale di  M. Felice Paù << visita la Chiesa nella quale si venera l’immagine della Madonna dei Cento Ferri e nella quale si celebra soltanto una volta alla settimana a spese di Domenico e Gioacchino Mottola Barone di S. Calogero. Il procuratore è Antonio Puntoriero.>>

-         1795 – Visita pastorale di M Manforte << della Chiesa Antica senza porte che ora serve come cimitero.>>

 Registro Parrocchiale

 Il registro dei morti e dei rinati più antico che si conserva risale al 26 aprile1767, quello antecedente forse è stato disperso nei grandi rivolgimenti del terremoto del 5 febbraio 1783, pertanto solo da questo periodo si conosce l'elenco dei parroci rettori della Chiesa e in data anteriore, 16 ottobre 1759, da un rogito emesso da Notare Campesi,  redatto in Tropea, risulta rettore della parrocchia don Giacinto Roberto. Dal 1767 si possono elencare i seguenti parroci:

 D.  Pasquale Giuliano

1767 - 1797

 Forse indigeno di Brivadi.

 D.  Antonio Cuppari

1797 - 1840

 Sotto il suo regime si nota una lunga serie di economi curati.

 D.  Agostino Pantano

1841 - 1850

 Oriundo da San Nicolò

 D.  Giuseppe Purita

1850 - 1872

 Oriundo di Carciadi, dotto e virtuoso.

 D.  Vincenzo Derito

1872 - 1904

 Oriundo da Drapia

 D.  Giacomo Petracca

1904 - 1920

 Oriundo da Spilinga.

 D. Emanuele La Torre

1920 - 1943

 Oriundo da Carciadi, autore di un manoscritto.

  D. Miceli Michele

 1943 - 1997

 Oriundo da Spilinga.

IL   P A E S E

 Al centro del Paese si erge la Chiesa e al cui  interno si trovano le sacre immagini che i fedeli nel tempo hanno collocato e venerato 

 

Madonna dei Cento Ferri che viene onorata nella terza settimana del mese di ottobre.

Volta dipinta dal pittore Grillo che raffigura la consacrazione fatta dal Papa Urbano II nel 1095.

Quadro eseguito dall'artista Petracca di Ricadi sotto commissione di Pugliese Agostino 1850.

Acquario - battistero che la tradizione vuole proveniente da una colonna di marmo del tempio distrutto nel terremoto del 1783.

IL TERRITORIO

Il territorio di Panaia comprende la "pettata"  di Monte Poro, che con duro lavoro i contadini hanno reso coltivabile sottraendola alle infestazioni delle ginestre, arbusti che crescono in terreni aridi e scoscesi inebriando la collina con il loro intenso profumo e "mantandola" tutta di giallo nel mese della Madonna, mentre nella pianura che va ad incunearsi tra due fiumare si sono intensificati culture di oliveti, vigne e vigneti di uva da tavola "olivella", scomparsa con l'arrivo dell'uva "italia". Sulla strada verso Spilinga si trova un campo chiamato "monaci" dove i primi lavori da scasso hanno portato alla luce diverse tombe e ceramiche, a seguire si erge un ripiano  "a Pirara" dove ricerche archeologiche, condotte da Paolo Orsi in diverse campagne di scavi archeologici a partire dal 1922,  hanno localizzato reperti di ceramiche del VI secolo a.C. simili a quelle di Torre Galli. Sempre su questo altopiano, gli anziani dell'inizio secolo  ricordano un campo frammisto a ruderi e mattoni denominato "ospedaletto".

Come si esce dal Paese,  verso Ricadi, all'inizio della discesa che porta al Cimitero, si trova un  antico caseggiato chiamato "a cruce". La presenza di un  "palmento" può essere indice di una vecchia e ricca fattoria. E' forse la località dove sorgeva l'antica fattoria che avrebbe ospitato il papa nel suo passaggio verso Mileto e che ha consacrato la Vergine del tempietto? Non abbiamo trovato documentazione.

Conservazione della memoria

Vecchio calvario di Panaia che i fedeli raggiungevano in processione la Domenica delle Palme.

Immagine tratta dalla copertina di "L'architettura in Italia" - Calabria -

di Francesco Faeta,

Edizioni Laterza

 

Immagini della Processione della Madonna del 1947

Le foto pubblicate provengono dalla collezione fotografica dei coniugi:

Beatrice Cuppari - Francesco Pugliese che ringraziamo

 

Immagine della Processione della Madonna del 1961

La festa dei fiori della Ginestra: Corpus Domini 1955

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