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Il Bicentenario del Comune di Zambrone
Anniversario dei Comuni Duecento anni di municipalità per Zambrone Arretratezza, sviluppo e memoria persa Zambrone - «Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco !». Sono le ultime parole all’indirizzo dei fucilieri pronunciate da Gioacchino Murat, il re francese che col decreto 922 del 4 maggio 1811 istituì, fra le altre, anche la municipalità di Zambrone. C’è da presumere che gli zambronesi dell’epoca ignorarono gli eventi che li vide indiretti protagonisti. Morto un re, ne giunse un altro. A dire il vero, non si trattò di un nuovo volto, piuttosto di un ritorno. Ferdinando II di Borbone restaurò quanto possibile. E così Zambrone ritornò sotto il controllo della limitrofa Tropea. I Borbone ignorarono esigenze, bisogni e necessità degli zambronesi. Di tanto in tanto qualche funzionario giungeva ad acquisire dati e informazioni che mai furono da preludio a iniziative di rilievo. Con l’unità d’Italia le cose peggiorarono. Zambrone riebbe la sua autonomia municipale. Magra consolazione. La produzione del cotone scomparve e così la coltura del baco da seta. Non si registrò alcun episodio di brigantaggio e la rassegnazione ebbe, come di consueto, il sopravvento. La gente continuò a pregare San Carlo Borromeo, la Madonna Immacolata e a sperare in tempi migliori. Poi la Prima guerra mondiale. Gli zambronesi acquisirono, nella circostanza, coscienza del loro status di cittadini. A seguire il fascismo. Le condizioni socioeconomiche non migliorarono, qualche opera pubblica venne però definita. In particolare, la realizzazione di una strada che permise al capoluogo di uscire dal suo cronico stato di isolamento. Il fascismo non ebbe grandi oppositori. I pochi “dissidenti” furono isolati, anche se... caduto il regime, il primo sindaco fu proprio un comunista, tale Cono Grillo. Il Comune di Zambrone fu uno dei sei comuni della Calabria a esprimere un primo cittadino comunista. Ma per “Il sol dell’avvenir”, tempi e contesto non erano propizi e l’esperienza durò pochi mesi. Tuttavia, grazie all’abile regia di un fine conoscitore dell’animo degli zambronesi, il sindaco successivo difese il territorio dal tentativo di egemonia (come si direbbe con terminologia contemporanea) dei vecchi rappresentanti del potere economico tropeano. Nino Collia divenne così il sindaco dell’identità e dell’autonomia zambronese. Dopo di lui: Deodato Vallone, Egidio Sergi, Vincenzo De Ferrante, sindaci che seppero in qualche modo cementificare il senso dell’appartenenza a una comunità dotata di una sua identità. Nell’aprile del 1967 giunse a Zambrone un ministro (prima e unica volta). Giacomo Mancini, titolare del dicastero per i Lavori pubblici dopo avere constatato le condizioni di arretratezza del paese, in pratica una vera e propria baraccopoli… gettò le premesse per la definitiva sua trasformazione. Furono così stanziati i fondi che permisero la realizzazione di varie strutture e servizi. Nel 1969 il piccolo Comune tirrenico elesse poi il primo cittadino più giovane d’Italia (di appena 25 anni). Dal 1983 al 1990, l’azione dell’amministrazione locale trasformò il paese, completando l’opera di modernizzazione avviata con la visita del ministro. Il resto, è cronaca. Il ruolo dell’agricoltura, quello del turismo, la funzione di partiti, l’associazionismo sindacale e ricreativo, la devozione religiosa, l’emigrazione, gli echi della cultura greca, bizantina e aramonese dispersi nel tempo, sono i poli di riferimento per un approfondimento della storia di questi due secoli di autonomia comunale. A proposito di Zambrone, un poeta locale ha scritto: “Sei la radice e il giaciglio. Sei la speranza”. Lirismo o traccia per la municipalità del terzo millennio ? Corrado L’Andolina - Pubblicato su Calabria Ora il 4 maggio 2011, p. 36 |
Aprile 1967 - Giacomo Mancini inaugura la costruzione degli alloggi popolari a Zambrone |
Zambrone - Fiera istituita dal Comune per l'uno di settembre a fine anni Cinquanta |
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