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 Il canto del pettirosso. Morti bianche a Zambrone

 Zambrone 

Zambrone 25.03.2012

Presentazione del libro di Corrado Antonio Landolina

IL CANTO DEL PETTIROSSO "Morti bianche" a Zambrone

di Francesco Fiamingo

Il primo articolo della Costituzione Italiana recita così: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Eppure dal lavoro, fonte di benessere, possono derivare  momenti di sofferenza per gli stessi lavoratori e le loro famiglie. E’ il caso drammatico che accade in Italia, paese europeo a maggiore rischio infortuni e morti sul lavoro, nonostante la legiferazione, in merito, sia di uno stato molto avanzato. Il non rispetto delle norme di sicurezza, i ritmi di lavoro, sempre più tendenti al consolidamento del profitto e della concorrenza, porta a delle considerazioni fortemente inquietanti: il volume del lavoro, a causa della crisi economica diminuisce, mentre gli incidenti mortali aumentano. Questo indica che in molti settori del lavoro, per mantenere in funzione alcune attività,  si ignorano le misure di sicurezza, si eliminano dai bilanci tali voci, tutto a danno, degli addetti, relegati a un ruolo di vittime immolate al contenimento dei costi, nell’era della globalizzazione dei mercati. Gli appelli, le denunce, dopo ogni disgrazia,ci sono sempre; quelli che mancano sono i controlli, le ispezioni preventive,  effettuate periodicamente solo in attività produttive ben consolidate, mentre in altre migliaia di casi, ciò si verifica  solo dopo il drammatico incidente. Morti sul lavoro sono presenti in tutte le comunità, come i deceduti in eventi bellici,  ma mentre per quest’ultimi è sempre presente un simbolo , una lapide,  a ricordo del loro sacrificio per la Patria, altrettanto doveroso sarebbe ricordare i morti sul lavoro . Corrado Landolina, giornalista e scrittore,  attento studioso dei valori della sua comunità, con la pubblicazione del libro IL CANTO DEL PETTIROSSO “Morti bianche” a Zambrone,  ha inteso regalare attraverso la sua funzione culturale, un servizio alla comunità ricordando,  come li definisce nel libro “   sedici apostoli” i morti sul lavoro di Zambrone  dal 1932 ai giorni nostri. Ciò,  avviene, attraverso le testimonianze e i racconti dei famigliari. Nasce così, un documento di vita realmente vissuta, testimonianze lavorative di un territorio, lontane e recenti, momenti di sconforto attutiti nella speranza e nella fede, sempre presente.  Dal testo, abbiamo estratto uno dei passaggi più significativi.

“Tutte le storie raccontate insieme al lato tragico,inevitabile quando si tratta di questa materia, recano un tratto di partecipazione, di umanità profonda, in cui rimpianto e dolore sono equilibrati dalla potenza,dall’integrità dell’affetto e dalla tenerezza della rievocazione. Nessuno maledice, nessuno impreca, nessuno distribuisce colpe. Tutti si affidano alla speranza portata in dono da una fede antica mai sopita e sempre vigile e pronta ad intervenire per addolcire,attutire, lenire. Ed è proprio questo atteggiamento che corona quella nobiltà tutta mediterranea e tutta calabrese in cui l’umanità diventa partecipazione al sentimento degli altri e interviene per consolare, rassicurare, aiutare.

All’evento culturale organizzato dal “centro studi umanistici e scientifici ARAMONI”,

svoltosi a Zambrone,  all’interno della palestra scolastica, ha visto gli interventi di:

  • Salvatore Berlingeri – giornalista della redazione di Calabria Ora, nelle vesti di moderatore.

  • I famigliari di alcuni caduti sul lavoro; Paolo Caia, Gabriella Tedesco, Domenico Varrà.

  • Del Sindaco di Zambrone  Pasquale Landro

  • Il vice sindaco di Tropea dott. Massimo Landolina

  • Mario Ambrosi - presidente dell’Associazione “Amici di Aldo Ferraro”

  • La sindacalista  della CISL Donatella Bruni.

  • Francesco Lesce, ricercatore all’Unical, presente nel libro con una sua postfazione.

  • Ha concluso gli interventi l’autore del libro, Corrado Landolina

Nel corso della serata, tra i vari interventi segnalati, l’attore Gianni Colorusso, ha recitato alcuni brani del testo relativi ai sedici deceduti, accompagnato in sottofondo dalla violinista Greta Medini. Il silenzio e un’ atmosfera di toccante commozione ha coinvolto tutti i presenti. A conclusione degli interventi è stato consegnato ai famigliari dei deceduti un omaggio floreale. Tra il numeroso pubblico convenuto, erano presenti:

Il comandante Randazzo, della Stazione dei Carabinieri di Zungri, il Sindaco di Zaccanopoli Pasquale Caparra,  L’Assessore alla Cultura del Comune di Parghelia Anna Sambiase, Prestia, segretario provinciale della UIL Vibo Valentia, Mario Vallone e Annarita Castellani giornalisti del Quotidiano di Calabria.

Immagini dell’evento culturale

Il tavolo dei relatori

Il giornalista Salvatore Berlingeri

Gabriella Tedesco

Domenico Varrà

Paolo Caia

Il Sindaco di Zambrone Pasquale Landro

Il vice –sindaco di Tropea- Massimo Landolina

Mario Ambrosi presidente Associazione "Amici di Aldo Ferraro"

Francesco Lesce, ricercatore Unical

L’autore del libro Corrado Antonio Landolina

Il duo Gianni Colarusso e Greta Medini

L’omaggio floreale per i famigliari dei deceduti

Il pubblico della serata

Francesco Fiamingo

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Un dolore condiviso. Zambrone ricorda le vittime sul lavoro

Memorie nel libro di Corrado L’Andolina

Zambrone. È stato presentato domenica scorsa nei locali della palestra scolastica il libro di Corrado L’Andolina: "Il canto del pettirosso. Morti bianche a Zambrone. Le testimonianze dei familiari".

Il saggio, edito dal Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, racconta le storie di sedici caduti sul lavoro del piccolo centro tirrenico, in un arco temporale incluso dal 1932 al 2010. E lo fa mediante le testimonianze dei familiari. Proprio per questa ragione, i primi a prendere la parola sono stati i parenti dei caduti.

Paolo Caia, nipote di Saverio Cortese, deceduto nel 1981, ha tratteggiato la condizione familiare dopo la perdita del proprio congiunto: «Non ho conosciuto mio zio Saverio. Sono venuto al mondo quando lui se n’era già andato da qualche anno. Ma sono cresciuto nella sua memoria perché mia madre, i miei zii Totò ed Eleonora e i suoi amici di Zambrone e di Parghelia me ne hanno parlato spesso».

È stata poi la volta di Domenico Varrà (figlio di Antonio, deceduto nel 1950) il quale ha messo in risalto «la vicenda di un pettirosso quasi angosciato dal suo cinguettio stridulo. Il pettirosso ammirava l’allodola e l’usignolo, ma non riusciva ad emettere lo stesso melodioso canto. E ciò fin quando vide Gesù in croce. E allora per alleviare il dolore si lanciò, nel suo ultimo volo, nel rovo di spine che cingeva il capo di Gesù e lì trovò la morte. Ma anche, il canto più bello che fosse mai stato udito in natura».

La terza a prendere la parola è stata Gabriella Tedesco, moglie di Aldo Ferraro che ha ripercorso la sua esperienza sottolineando come la sua condizione, al pari di chi conosce una simile tragedia «sia quella di chi convive con un dolore lancinante che non offre alcuna tregua, né morale, né materiale».

Di seguito, i saluti del sindaco, Pasquale Landro, che a memoria dei caduti ha citato Leon Nicolaevic Tolstoj: «Noi moriamo solo quando non riusciamo a mettere radici in altri».

Mario Ambrosi, presidente dell’associazione “Amici di Aldo Ferraro”, invece, ha sottolineato l’opera di sensibilizzazione svolta intorno al triste fenomeno delle “Morti bianche”: «Una volta -ha affermato- quando sentivo la notizia di una morte sul lavoro, quasi non prestavo attenzione, ora, confesso, sento sempre un brivido lungo la schiena».

La prima relatrice a prendere la parola è poi stata Donatella Bruni. La sindacalista ha sottolineato le tre fasi successive alla tragedia connaturata a una “morte bianca”: il lutto, la sua elaborazione e il ritorno a una quotidianità che non sarà mai più la stessa. Per ogni caduto sul lavoro ha poi annotato «sentimenti e circostanze che rendono uniche le loro sorti, tragiche e intense allo stesso tempo».

Di seguito è intervenuto Massimo L’Andolina, vicesindaco del Comune di Tropea, il quale, con un’immagine dai connotati simbolici ha messo in luce come «il distacco di un sasso dalla montagna, fa soffrire non solo la montagna, ma tutta la collina circostante».

L’ultimo dei relatori, Francesco Lesce, ricercatore all’Unical e autore della postfazione del libro ha toccato in profondità i punti salienti del testo: amore, vita, morte, individuo, lavoro, famiglia. Il ricercatore ha messo in relazione fra loro questi elementi ed ha esaltato «il senso di compassione presente che caratterizza queste tragiche vicende. Una compartecipazione al dolore che rappresenta la sottile linea di unione tra la vita e la morte. E tutto ciò in controtendenza rispetto a una società che ha rimosso l’idea della morte».

Infine, la parola è passata all’autore, il quale ha spiegato le ragioni di fondo dell’opera ed ha risposto ai vari quesiti morali (e non solo) impliciti in una tale operazione di recupero della memoria storica locale. Corrado L’Andolina ha poi proposto l’istituzione, presso tutti i Comuni, di un’anagrafe dei caduti sul lavoro con l’annotazione di almeno una testimonianza di un familiare.

Al termine della cerimonia, lo stesso autore ha consegnato ai parenti dei caduti una pianta, simbolo di un’iniziativa tesa ad esaltare le ragioni della vita, sorrette, anche nelle prove più dure, dall’eternità dell’amore.

A moderare i lavori, il rigore e l’equilibrio del giornalista Salvatore Berlingieri.

Le relazioni sono state intervallate da Gianni Colarusso che ha letto alcuni brani dell’opera, mentre, la talentuosa Greta Medini ha accompagnato la lettura con le note struggenti del violino.

Un pomeriggio indimenticabile che ha unito la comunità nel dolore, nella cultura e in una chiara esigenza di recupero partecipato della propria dimensione storica ed emozionale che costituisce il suo nucleo fondante.

Eleonora Lorenzo - Pubblicato su Calabria Ora il 28 marzo 2012, p. 32

Il tavolo dei Relatori

Il Moderatore

Salvatore Berlingieri

Giornalista

L'intervento di Donatella Bruni

L'intervento di Paolo Caia

Annunziata Piccolo ritira la pianta

L'intervento di Corrado

L'intervento del Sindaco Pasquale Landro

Greta Medini al violino

 

 

 

Gianni Colarusso in recitazione

La Violinista e la voce recitante

Il Pubblico

Il Pubblico

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