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  Storie del Poro:  "a tassa bestiame"

  >>====> Zungri 

Quando si pagava "a tassa bestiame"

Racconto inedito, tratto dalla raccolta "Quadretti Zungresi" di Francesco Fiamingo

Quel giorno di Settembre, era mattino inoltrato quando la guardia comunale, accompagnato dal becchino del cimitero, giunse al casolare del giovane contadino Antonio.

I due giravano per le campagne del territorio di Zungri, di casolare in casolare, per mettere a ruolo gli animali presenti sul territorio con il pagamento della tassa comunale sul bestiame.

Il giovane Antonio comprese subito le motivazioni della visita in atto e invitò la guardia per la verifica, aprendo lo sportello piccolo sulla porta principale del suo casolare: "Accomodatevi, osservate voi stessi, quì non ci sono segreti", dichiarò Antonio.

La guardia vi ci infilò dentro la testa e all’interno della stalla, notò la presenza di un maile e una vitella: "Solo questi animali possedete ?" chiese la guardia rivolgendosi al contadino. "Quelli che avete visto voi" rispose lui.

La guardia, un uomo anziano dal fisico minuto leggermente rivolto in avanti, non era uno sprovveduto, girò gli occhi verso il mucchio di letame davanti la stalla e si convinse che nella dichiarazione del contadino c’era qualche omissione. Provò a sollecitarlo a dichiarare integralmente il numero degli animali in possesso, ma questi tirò fuori dal suo repertorio tanti giuramenti e tanti esempi: "Se fossi in possesso del cane, con la vostra presenza sarebbe subito uscito fuori ad abbaiare, invece c’è il silenzio; quando un animale c’è, in qualche modo si fa sempre sentire, o verso il padrone o verso l’estraneo".

La guardia registrò i due animali e con il suo accompagnatore, decise di allontanarsi e proseguire per altre masserie, soprassedendo per il momento ai suoi dubbi. Quella mattina, di buon’ora il contadino aveva portato l’asino sotto il fresco di una quercia, non visibile dal casolare ed era quasi raggiante nell’essere riuscito, a farla franca con la guardia comunale.

Qualche giorno più tardi, però, la guardia e il suo assistente si trovarono a passare sulla strada davanti il casolare di Antonio e vedendolo arrivare decisero di aspettarlo. Appena Antonio si avvicinò disinvolto e con il sorriso salutò: "Buongiorno capo, siete già al lavoro ? Da me, siete già passati ed avete visto tutto". La guardia rispose al saluto e al cenno d’intesa con il becchino, aprì la libretta fingendo una verifica, "a volte mi dimentico di scrivere, vediamo, vediamo, disse la guardia, risultano dichiarati un maile e una vitella".

"La verità ! " incalzo Antonio, "avete visto, avete visto ch’è tutto a posto". "Avete ragione, da com è scritto, ma...", intervenne il becchino, "siete sicuro di aver dichiarato tutti i vostri animali ? Lo sapete che si può andare incontro anche a una multa ?"

Antonio si affrettò di essere il più convincente possibile e non esitò ad alzare la voce per giurare che quella era verità. Sicuramente, questo è stato un errore madornale poiché l’asino, all’interno del casolare, riconoscendo la voce del suo padrone, si mise subito a ragliare “ia..., ia..., ia...".

Il becchino scoppiò a ridere; la guardia con voce sorniona, rivolgendo l’indice della mano sul volto di Antonio gli imputò: "L’hai sentito, l’hai sentito anche tu, hai anche l’asino, hai anche l’asino"; ciò era la conferma dell’analisi visiva del letame e del dubbio di qualche giorno prima.

Antonio, rosso in volto, non potè più nascondere la verità e, con la sua dialettica, cercò almeno di evitare la multa. Quella stessa mattina, quando il vicino limitante del terreno si accorse che Antonio inveiva con gesti ad alta voce contro il suo asino, non potè evitare di domandargli cosa gli era successo e questi sconsolato rispose:

"Quandu 'u patruni avi nu ciucciu chi 'ddici a verità, non 'nci resta autru che pagà". 

Francesco Fiamingo

L'Asinello del Poro

Il maiale nero del Poro

La Stalla del Poro

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