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Riti e Tradizioni Pasquali a Zungri
RITI E TRADIZIONI PASQUALI A ZUNGRI di Neve Fiamingo La ritualità legata alla Pasqua, come in altri comuni della Calabria, è molto sentita anche a Zungri, diverse, infatti, sono le manifestazioni che accompagnano questa festività. Il Mercoledì delle Ceneri segna l’inizio della quaresima, tempo di penitenza e di conversione; durante la celebrazione della Messa il sacerdote, per sottolineare la nullità dell’uomo, impone sulla fronte dei fedeli un pò delle ceneri dei rami d’olivo benedetti l’anno prima. Seguono le “Quaranta ore Eucaristiche”. Ogni venerdì, nella chiesa parrocchiale, si leggono gli episodi della Via Crucis, il sacerdote accompagnato dai chierichetti, si ferma davanti ad ogni singola scultura rappresentante la storia della passione e morte di Cristo ed intona canti e preghiere. La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme, giorno in cui si ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Tutti i fedeli del paese, con palme e ramoscelli di ulivo, raggiungono il parroco al Calvario e di lì si prosegue verso il Santuario della Madonna della Neve dove avviene la benedizione. Il percorso vede la partecipazione di molti bambini che, con entusiasmo, gareggiano ad alzare i loro ramoscelli.
Le tradizioni locali ci riportano indietro negli anni quando, la Domenica delle Palme, i contadini del luogo portavano a benedire interi fasci di ramoscelli di ulivo che, nella stessa giornata, venivano fissati nei campi coltivati a cereali come auspicio di abbondante raccolta. Dopo la mietitura i ramoscelli venivano sistemati sull’aia in cima alle bighe dei covoni. Altra comune consuetudine era quella di regalare alla propria fidanzata una particolare confezione di palme magistralmente intrecciata, definita “cunocchia”. La stessa veniva portata in chiesa, in bella vista, dalle ragazze in età da marito, per la benedizione. Le poche palme rimaste si trasformavano in vere opere d’arte realizzate con abilità e pazienza da mani laboriose che, intrecciando i filamenti, ricavavano oggetti vari come, crocette o ciondoli a forma di cestino “panaru”, da mettere in vista sul vestito del giorno o regalarli ai bambini.
Alla benedizione delle palme, fa seguito una breve processione, dal Santuario verso la Chiesa parrocchiale dove viene celebrata la Santa Messa. In questa Domenica il sacerdote, al contrario di tutte le altre domeniche di quaresima, è vestito di rosso; durante la celebrazione il racconto della Passione di Gesù viene letto da tre persone che rivestono la parte di: Cristo, letta dal sacerdote - dello storico e del popolo. Il Mercoledì Santo è il giorno della Via Crucis. La sera davanti alle abitazioni degli ammalati vengono stesi dei teli bianchi con sopra il numero delle varie Stazioni. Il corteo partendo dalla chiesa parrocchiale si ferma davanti ad ognuna di esse e qui viene letto l’episodio della Via Crucis in corrispondenza al numero indicato sul telo e cantati i versi della Passione. Giunti al Calvario il parroco si sofferma anche sul significato della Croce e sulla necessità di passare dalla cultura dell’egoismo a quella dell’amore e del perdono, lavorando per costruire un mondo migliore per tutti a partire, dai poveri, dagli ultimi, da chi ha bisogno di tutto il nostro aiuto. Il Giovedì Santo, nel Santuario della Madonna della Neve, nella cappella del Sacro Cuore, viene allestito il Santo Sepolcro. I fedeli lo adornano con vasi di germogli, giallognoli, di grano fatti maturare al buio per qualche mese. Durante la celebrazione della S. Messa, in ricordo dell’Ultima Cena, i componenti del comitato festa “Madonna della Neve” assumono il ruolo dei dodici Apostoli nella funzione della lavanda dei piedi e distribuzione del pane benedetto ai fedeli.
Il Venerdì Santo commemora la crocifissione di Cristo. Nel pomeriggio si rivive la passione di Gesù attraverso un percorso in chiesa, che conduce simbolicamente dal luogo del giudizio a quello del supplizio; in silenzioso raccoglimento si ricordano le ultime ore che hanno preceduto la morte di Gesù. Le campane smettono di suonare in segno di lutto. (In passato il suono delle campane veniva sostituito da antichi strumenti manuali definiti “troccole”).
Il sacerdote, posizionato davanti all’altare, tiene in mano il Crocifisso mentre i fedeli in mesto silenzio si avvicinano a baciare le ferite del Cristo Morto. In tarda serata suscita grande commozione la predica definita “Du Vennerì e Santu”. Il predicatore dopo aver esposto, con toccanti parole, il significato della Passione e Morte di Gesù Cristo chiama la Croce, la statua dell ”Acciomu”, (Gesù flagellato e incoronato di spine) e infine quella dell’Addolorata, nelle cui mani depone il Cristo Morto, levato dalla Croce, in questo momento sono molti quelli che non riescono a trattenere le lacrime per la commozione.
Un tempo mattina del Venerdì Santo, si svolgeva la processione con il Cristo Morto. Tutti i ragazzi del paese sulla testa portavano una corona fatta di spine lunghe e aguzze “spina santa“. Canto popolare Zungrese (Si cantava nella processione del Venerdì Santo) “Matina di Venneri e Santu, Madri Maria si misi lu mantu, si lu misi cu grandi doluri, ca moriu nostru nostru Signori. Nostru Signori è avanti o Carvariu, cu na santa Cruci ‘ncoijiu, chira Cruci no potia, sangu russu ci curria, ci curia a cannali a cannali, funtanejia i San Pascali, ci curria a pocu a pocu, funtanejia dogni locu, ci curria a stizza a stizza, funtanejia d’allegrizza. Perdono pietà, perdono pietà, alla casa di Pilatu, ‘nc’è Gesù flaggellatu, flagellatu di giudei, pe amuri di peccati mei.” Ai giorni nostri la processione si svolge la mattina del Sabato Santo. La gente si raduna davanti al Santuario per seguire le immagini sacre del Cristo Morto, dell’Addolorata e di S. Giovanni. Il corteo percorre tutto il paese, persino le vie più strette. Lungo il mesto tragitto il sacerdote, insieme ai fedeli, recita il rosario ed intona tristi canti per rinnovare il pianto e il dolore di Maria. In merito riportiamo un testo antico in dialetto zungrese, cantato tuttora dalle donne anziane vestite di nero.
“E si partiu Maria L’Addolurata” E si partiu Maria L’Addolurata, Ma pe trovari a lu su caru figghiu. “O Tu Giuvanni, chi nova mi porti ?” “Vidisti a lu mio figghiu o vivo o mortu ? Se vivu o mortu mi lu fai sapiri Prima piangeremo e ‘ppoi partiri.. Piangeri mio figghiu e poi partiri Vaiu e lu trovu e pedi da colonna. Curuna Sua di spini e suda sangu E ‘nta lu pettu Soi ‘nc’era na fossa. Lu sangu curri e la carni si dassa.” “O cara madri mo chi ‘ssi venuta, nu sorsu d’acqua mavissi a portari..” “Figghiu chimmu ti viu benedittu, l’acqua criasti e no la poi assaggiari, u feli cu l’acito la, fu lestu.” O tutti donni cu sti niri panni, accumpagnamu a Maria l’Addolorata, Cavìa nu figghiu di trentatrì anni Curuna dunu di la testa Sua. Alla fine della processione, si disfa il S. Sepolcro; i germogli di grano si distribuiscono tra i fedeli presenti.
- La Veglia Pasquale La sera del Sabato Santo, anche se l’ora è tarda o il tempo è minaccioso, la Chiesa Parrocchiale è gremita di fedeli per la “Veglia Pasquale”. Fuori si accende un grande fuoco simbolo della “luce” che illuminerà il mondo, è tradizione bruciare le figurine sacre che si tengono in casa. Si procede, poi alla benedizione dell’acqua che dovrà servire per la somministrazione del Sacramento del Battesimo. E’ molto suggestiva la scena della Resurrezione. Nel buio dell’Altare viene riprodotta l’immagine di un Sepolcro che si apre, tra un intenso frastuono di lampi e tuoni, facendo apparire sotto un velo di nebbia un’immensa luce che avvolge il Cristo Risorto. La Domenica di Pasqua si festeggia la Resurrezione di Cristo. A mezzogiorno dopo la S. Messa, in un clima festoso, si assiste “all’Affruntata”. Le statue di Gesù Risorto, Maria e Giovanni, portate a spalla dai fedeli, raggiungono dei punti prestabiliti, restando nascoste le une alle altre. Con vari movimenti, Giovanni cerca la Vergine e le annuncia la Resurrezione; Maria è incredula, allora Giovanni deve andare avanti e indietro più di una volta. Alla fine Gesù lo segue, a questo punto avviene l’incontro con la Madre. Segue un battimani generale, il manto nero della Madonna scompare come d’incanto, scoprendo la meravigliosa veste azzurra. La banda musicale in tripudio accompagna le tre Statue che tornano in chiesa in un unico corteo. L’evento si ripete ogni anno, folklore e religione si mescolano, dando come risultato il vero significato della Pasqua che è amore, lo stesso che, se pur per poco, traspare sui volti sorridenti dei partecipanti.
Il ritorno a casa è allietato con la degustazione dei tipici dolci pasquali.
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