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 La Fiera dei Pioppi  a Mesiano

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La Fiera dei Pioppi

Tratto dal libro "Mesiano" di Don Salvatore Sangeniti

II Fiore "Calabria festiva Libro III", a proposito delle Fiere e mercati che si celebravano in Calabria in occasione della Festa del "glorioso nascimento di S. Giovanni Battista" scrive (e siamo alla fine del 1600):

"Accrescono l'allegrezza del giorno le molte fiere frequentate in molti luoghi, come in Simari, in Castrovillare, nei Pioppi di Mestano, sotto Seminara"

Antico carro agricolo

La fiera del Pioppo o la fiera dei Pioppi: una istituzione la cui memoria si perde nella... notte dei tempi; gli anziani a cui ho chiesto notizie hanno sempre e solo ripetuto: "e chi sa quando fu fondata, a noi i nostri nonni ne parlavano come di una istituzione antichissima"... la testimonianza del Fiore conferma

Personalmente me la ricordo perché da bambino (anni cinquanta!) anch'io ci andavo per... vendere l'acqua che insieme con i miei compagni portavamo in una brocca dalla fontana di Pernocari e... vendevamo a cinque lire il bicchiere.... ricavandoci i soldi per comprare poi " 'na gelata !" o "i mostaccioli"... Anche di questa fiera ho cercato notizie dallo zio Francesco Barletta come l'ho chiesto ad altri "massari". Ecco cosa mi hanno raccontato:

La fiera si svolgeva ogni anno in due date diverse: la prima il 21-22 giugno la seconda il 14 luglio.

Tra l'una e l'altra negli ultimi anni si era "piazzata" la "fiera del Convento" che si svolgeva appunto nei pressi del Convento di Rombiolo il 6 luglio e pare fosse stata "inventata" da qualcuno dei Prestia di Rombiolo arrabbiato perché ai Pioppi gli avevano fatto pagare la tassa !

I "partecipanti" si piazzavano sotto i pioppi intorno alla chiesetta o lungo la provinciale da un lato e dall'altro: nelle "annate buone" si estendeva per tutto il tratto di rettifilo che va da dopo il bivio di Filandari (venendo da Vibo) fino alle curve del "Quarto" da quest'altra parte verso Tropea; le poche carrozze o - negli ultimi anni - le macchine che percorrevano la "Strada Regia" impiegavano anche un'ora per districarsi tra carri, tende, bancarelle ecc. ecc.

La fiera dei Pioppi era l'avvenimento più importante per tutta l'agricoltura della zona. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e i miei nonni me ne parlavano di cosa che si svolgeva già quando loro erano bambini. Venivano commercianti da Reggio Calabria, da Napoli e di recente ho saputo da parenti acquisiti che ora ho a Bergamo che anche dal bergamasco arrivavano compratori di bestiame. Alla fiera si vendeva dì tutto: soprattutto il bestiame: mucche, vitelli pecore e agnelli, maiali, cavalli e asini (questo era attività specifica degli zingari).

Quelli di noi che potevano comprare vacche buone da lavoro compravamo mucche che venivano dal "marchesato" nel crotonese, o le compravano da altri contadini della zona e perciò conosciuti a scanso di imbrogli; i compratori napoletani prendevano per lo più le vacche più vecchie da macellare, i compratori "rriggitani" prendevano quelle più giovani. Si contrattava a lungo, spesso c'era il 'mezzano* che si prendeva poi la sua percentuale sulla vendita: una volta raggiunto l'accordo il compratore "bollava", con un timbro che portava in tasca, l'animale comprato e dava una "caparra": alla fine della fiera o la mattina seguente passava con un camion e raccoglieva gli animali comprati pagando il resto della cifra pattuita.

Si trovava tutto ciò che serviva a noi contadini e che non sapevamo fare da noi: tutto il "corredo" per il carro o il carrozzino o "dduroti": perciò "pàira (strisce di cuoio che servivano per legare le mucche o  i buoi sotto il giogo), paricchiàri (corde di iuta con cui sì legavano le mucche o i buoi), corde di vario genere, finimenti" per attaccare i cavalli o gli asini alle carrozze o ai carrozzini, briglie e quant'altro di cuoio serviva; e questa era tutta roba che vendevano i "coriari" o cuoiai che in genere venivano dalle Serre. Come da Serra venivano i venditori di legname:... tavole, ciarvoni, filere e poi casse, cassapanche, bauli, sedie, cucchiare... Negli ultimi anni portavano anche le botti per il vino.

Le donne trovavano ciò che serviva per arredare la casa o per la dote della figlia da sposare: delle casse e bauli (che alla fine della fiera si portavano a casa in equilibrio sulla testa), abbiamo detto; poi,... giare per l'olio, " crivi e ciarnigghia " che servivano per ripulire il grano o il granone o l'orzo dopo la trebbiatura (allora si... trebbiava in altro modo che oggi... !) e anche tegami vari di terracotta, "grastame" (vasi per piante), pignatte, brocche per l'acqua di tutte le dimensioni: dalla "cortàra" (grande brocca con bocca larga) al "birrone" brocca più piccola con due bocche una più piccola dell'altra) o al "birroncino" per i bambini o ai "frìsculijia" sempre di terracotta che costituivano il regalo più comune che dalla fiera portavamo ai bambini, se erano rimasti a casa; questa robba veniva di solito da Mileto dove c'era una buona quantità di "bumbulari".

Per quanto riguarda i "generi alimentari" la facevano da padroni "mastozzolari di Soriano" e poi c'erano i "Rosarnesi" che portavano i carri caricati di meloni e angurie (volgarmente detti meloni di pane o di acqua); c'erano poi coloro che vendevano "gassose" fatte sul posto alle volte e c'era anche chi si organizzava per cucinare in loco e far da mangiare per i forestieri (i locali si portavano qualcosa da mangiare da casa !).

Negli anni cinquanta io ricordo che c'erano tre tende, una delle quali era dei fratelli Restuccia (che avevano anche una Osteria a Rombiolo), dove si faceva da mangiare ! Gli "Osti" usavano scavare delle fosse per terra dove si accendeva il fuoco riparato dal vento e si mettevano dei grandi tegami con carne dentro a cuocere; o una grande caldaia con acqua per preparare una "cartata" (cinque chili) di pasta (non di rado... il vento o gli animali che ci passavano vicino aggiungevano un po' di polvere per condimento !).

Poi si distribuiva il tutto agli "avventori" che mangiavano o in piedi o seduti per terra o su delle panche che lo stesso oste poneva nella tenda. Il tutto veniva annaffiato con un buon bicchiere di vino.

Uno dei problemi della fiera era... l'acqua: non c'erano fontane e allora chi poteva si portava l'acqua da casa, chi no... la comprava dai ragazzini che la portavano da Pernocari o da qualcuno dei grandi che sì era organizzato anche per questo; io ricordo in particolare un signore di Pernocari (un certo Meligrana) che veniva alla fiera con una asina che portava due grandi barili d'acqua: vendeva l'acqua in un recipiente di latta (detto "gottu"!) e vi assicuro che.... si faceva la giornata; a volte tornava giù a fare rifornimento anche due o tre volte in un giorno.

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Chi era Don Salvatore Sangeniti ?

Note biografiche

Don Salvatore Sangeniti, nasce a Garavati di Rombiolo (VV) il 21-12-1945 da Antonio e Caterina Barletta.

Segue gli studi di Scuola Media e Ginnasio nel Seminario Diocesano di Mileto e il Liceo in quello di S. Giorgio di Reggio Calabria.

Diviene sacerdote nel 1969 dopo aver conseguito la licenza in Teologia “maxima con laude” presso la Facoltà Teologica S. Luigi a Posillipo – Napoli.

Inizia la sua missione pastorale nella Diocesi di Mileto, presso la Parrocchia di Casino Mutari, frazione del Comune di Francica; successivamente parroco per nove anni della comunità di Paravati, Pernocari di Rombiolo, Rettore del Seminario Vescovile di Mileto, parroco della comunità di S. Calogero e infine delle Parrocchie di Mesiano di Filandari e Papaglionti di Zungri.

Nel 1994 festeggia il XXV anno di sacerdozio nella Chiesa della Madonna della Neve di Mesiano.

Il 4 Agosto 1997, è inaugurata la nuova Chiesa di Mesiano, per la quale si era tanto prodigato negli anni precedenti.

Ha insegnato Religione in vari Istituti Superiori di Vibo Valentia quali, Istituto Magistrale e Liceo Classico, Storia della Chiesa e Patrologia presso l’Istituto di Scienze Religiose S. Giuseppe Moscati di Vibo Valentia.

Canonico della Grotta e dei Santuari di Lourdes, si è occupato di Pellegrinaggi e Mezzi di Comunicazione Sociale.

Poeta, musicologo, scrittore, collaboratore di varie riviste, conduttore del noto Premio di Poesia Dialettale di Pernocari, ha pubblicato vari libri, quali: il romanzo "Le ragioni di Perpetua" - "Mesiano" documento storico sulla Chiesa di S. Maria della Neve, e S. Nicola in Mesiano di Filandari, "LA MIA MESSA NEL BOSCO" poesie e prose, "Canta ca ti passa" raccolta dei testi di canzoni in dialetto regionale, napoletane e le più belle della canzone italiana, "Piccole Cose" raccolta di poesie in Vernacolo.

Don Salvatore Sangeniti, muore nella città di L’Aquila il 26-11-2008 in una clinica per sacerdoti dove si trovava ricoverato.

Copertine dei libri pubblicati da Don Salvatore

Il libro: "Mesiano"

Testo di Don Salvatore, tratto dal suo libro

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