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Nicotera Gemma del Tirreno Comune del Poro
Stampe del Pacichelli 1703 - Il Regno di Napoli in prospettiva - Editori Mutio NA 1703 Collezione On. Carratelli, per gentile concessione |
Sergio Floccari: Campione del Poro Il Borgo Medievale di Nicotera Teatro San Nicola di Comerconi |
Nicotera di Orsolina Campisi
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Nicotera di Orsolina Campisi Lungo il litorale tirrenico della Calabria, dove i colori delle acque limpide si mescolano con il cielo azzurro popolato da gabbiani che maestosi spiccano il volo vagando sulle belle scogliere, su una collina, ecco apparire: Nicotera, paese semplice, ma bello. Le affascinanti caratteristiche di questa località sono come un "bagliore fulmineo" per tutti i visitatori. Esplorare questa cittadina, ricca di storia, di avvenenze naturali, suscita emozioni ed ispirazioni indescrivibili. Essa è situata tra il fiume Mesima e l’attuale Marina, tra le città di Tropea e Scilla, in una bellissima ed invidiabile posizione panoramica, proprio su di un promontorio a 210 m.s.l. dal mare, su di un terrazzo che declina verso il golfo di Gioia Tauro. In cima al colle, detto della "Madonna della Scala", domina uno degli scenari più belli del mondo, offrendo un magico panorama: "l’immensa distesa del mare, dai cangianti colori, a seconda del tempo, la lunghissima spiaggia, la verde e rigogliosa piana circostante e poi, la meravigliosa visione delle isole Eolie, lo stretto di Messina, l’Etna e l’Aspromonte". La sua Storia: Cittadina dalla storia “fascinosa come la sua immutabile bellezza”, sta in faccia alla Piana, dominandola tutta “come aquila pronta a spiccare il volo” - il Mommsen Nicotera, edificata dai Locresi intorno al 521 a.c., sorgeva tra il fiume Metauro (oggi Petrace) ed il porto di Ercole (odierna Tropea). Era situata a nord di Medama (così chiamata dallo scrittore Strabone) o Medma (così chiamata dallo storico latino Plinio). Secondo lo storico Fausto Vincenzo Sorace (1769-1831), la città era proprio l’emporion (porto) di questa colonia greca e rimase tale anche in età romana adottandone, successivamente, anche il nome. Nel 389 a.c., in seguito alla distruzione di Messina ad opera di Dionisio I, tiranno di Siracusa, Medma raggiunse i 200.000 abitanti, solo 4.000 provenienti dalla distrutta città siciliana. Minacciata dai Saraceni e dai Turchi, si alleò con Reggio, Crotone, Locri ed Hipponion, l’odierna Vibo Valentia, per difendersi l’un l’altra. Ma, dopo vari secoli, nonostante l’alleanza, Medma fu ugualmente distrutta da Annibale ed il suo esercito; la popolazione sopravvissuta fu decimata dalla peste. Pochissime sono le notizie che ci sono pervenute di Medma in età romana ma, in questo periodo cambiò il nome che divenne "Nicotera". Secondo lo studioso Sorace il cambiamento del nome avvenne per motivi religiosi in quanto il popolo Medameo si convertì, grazie a S. Stefano Niceno, vescovo di Reggio, alla religione cattolica. Ma, è forse più reale la teoria che il nome le fu conferito da una flotta romana la quale, dopo una vittoriosa battaglia avvenuta nelle acque antistanti, sbarcò lasciando qui i suoi soldati. Trovatala vuota o quasi di popolazione, le sostituirono il nome. Nicotera vorrebbe significare, in un misto di greco e di latino, "Astro della Vittoria". Nell’XI sec., la città venne rasa al suolo dai Saraceni e gli abitanti si dispersero nelle montagne circostanti. La ricostruzione della città odierna fu voluta da Roberto il Guiscardo che, essendosi stabilito a Mileto, cercava un porto che permettesse al suo esercito, impegnato in una guerra contro gli Arabi in Sicilia, di raggiungere rapidamente l’isola. Così, nel 1065, fece ricostruire la città, più a nord della precedente posizione, la fortificò e la ripopolò. Per la costruzione di Nicotera furono seguiti gli schemi delle tipiche città normanne: al centro la Cattedrale e il Castello, da qui si diramano le varie stradine a formare cinque quartieri circondati da mura. Agli angoli furono costruite quattro torri e per acceder alla città sette porte d’ingresso. Esse erano così divise: Porta Grande, situata tra Baglio e il Barbacane, era la Porta più importante di Nicotera, fu distrutta dal terremoto del 1783; Porta Prisca o da basso, la più antica, forse del periodo normanno, situata nella piazza da Basso (oggi del Popolo) era attraversata dai contadini che si recavano alle loro campagne; Porta Palmentieri, l’unica porta ancora visibile, ricordava l’ingresso di S. Stefano Niceno e collegava la città al porto; Porta Piccola, si accedeva ai mulini; Porta di Joppolo, vicina alla Cattedrale, attraverso una stradina si accedeva alla collina dei Calamaci; Porta Santa Caterina, vicina al Convento dei Padri Celestini e al Castello; Porta Foschea, che ebbe varie denominazioni nel corso dei secoli: Olearia, Falsa, ... Nicotera subì, successivamente, ulteriori distruzioni: nel 1074 sempre ad opera dei Saraceni; nel 1085 dalle truppe di Benevento. Fu saccheggiata e rasa al suolo nel 1122 e ricostruita nel XIII secolo. In seguito fu soggetta a varie scorrerie dei turchi (l’ultima delle quali nel 1625) e subì il disastroso terremoto del 1783. Con Federico II, Nicotera visse un periodo di grande splendore tanto che il suo porto fu paragonato a quello di Amalfi e Brindisi. Qui si eseguiva la costruzione e la riparazione della flotta imperiale. Tante erano le attività economiche che si svolgevano all’interno della città che Federico II fu costretto a chiamare, per gestirle, gli Ebrei, abili economisti che si occuparono delle attività creditizie del luogo. Però, considerato che gli Ebrei non erano ben visti dalla popolazione locale perché non cattolici e perché gestivano le attività finanziarie del luogo, Federico II fece costruire, proprio vicino alla Cattedrale, un luogo dove essi potevano vivere liberamente, la Giudecca. Successivamente, nel XIII secolo, Nicotera fu occupata dagli Angioini i quali fortificarono le mura con la costruzione di due torri, "Lo Agnone" e "Sant’Antonio", erette per difendersi da eventuali attacchi di Saraceni e Turchi. La prima torre era posta a sud-est e aveva lo scopo “di controllare i movimenti che avvenivano nel sottostante porto e nelle strade d’accesso provenienti da Reggio e dall’entroterra”; la seconda, quella di "Sant’Antonio", a sud-ovest, era stata costruita per sorvegliare "il mare e le colline vicine". Ma, nonostante questo, Nicotera subì ugualmente un attacco Saraceno che la distrusse completamente nel 1638. Gli Angioini lasciarono, così, Nicotera al governo dei Ruffo di Catanzaro. Ricostruita dal principe Ruffo nel 1700, non raggiunse più l’antico splendore di un tempo. Nel XIX secolo, fu divisa in vari quartieri ognuno dei quali era abitato da una classe sociale: “a sud-est il Borgo abitato da "cavallai, asinai, mulattieri"; il Retoborgo abitato da agricoltori; tra sud e sud-ovest i quartieri Palmentieri e Santa Chiara abitati da marinai e agricoltori; al centro il quartiere Giudecca, già menzionato, abitato da pescivendoli e agricoltori; i quartieri Santa Chiara, Castello, Porta Grande e Baglio abitati da artigiani e "galantuomini"; il quartiere San Nicola, vicino la fontana della Porta Grande, abitato dai "vetturali". Oggi Nicotera è un centro economico, di cultura, di arte e di turismo grazie oltre alle sue bellezze panoramiche, al suo centro storico, alle attività agricole (agrumeti, uliveti, vigneti) ed ai suoi villaggi turistici. Come raggiungere Nicotera: Nicotera è raggiungibile percorrendo l’A3 fino all’uscita di Rosarno e imboccando poi la S.S. 536 in direzione del mare per circa 14 chilometri. Vi si giunge anche con il treno, a mezzo della ferrovia Napoli - Reggio Calabria. In Aereo, nell’aeroporto di Reggio Calabria o Lamezia Terme. Ricerca a cura di Orsolina Campisi (Prof.ssa in Lettere) |
Vista aerea di Nicotera e Nicotera Marina Foto Pinuccio Naso |
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Il comune di Nicotera è situato a 27 km a sud-ovest da Vibo Valentia, sul versante meridionale di Monte Poro a 212 m. sul livello del mare. E’ una delle più belle, artistiche e suggestive città della provincia di Vibo Valentia ricca di storia e di arte. Ha una superficie di 32,77 km2 ed una popolazione di 7.249 abitanti. Sorta sulle rovine di quella metropoli della Magna Grecia che fu chiamata “MEDAMA”, fra il fiume Mesima e l’attuale Nicotera Marina, fu saccheggiata numerose volte, subì anche le incursioni dei Saraceni. Nel centro della cittadina si innalza l’antico e prezioso Castello che appartenne ai Normanni prima, agli Svevi e agli Angioini poi. Particolarmente suggestivo e magico è il centro storico risalente al XVII - XVIII secolo che culmina, proprio, con il Castello dei Ruffo. All’interno di questo, da visitare il Museo Civico archeologico e il Centro per lo studio della civiltà contadina del Poro. Nel Museo Civico sono conservati pezzi archeologici dell'età paleolitica, neolitica, dell'età del bronzo e del ferro e di epoca greca e romana. Di particolare rilievo i reperti del villaggio neolitico di Sovereto. Sono altresì conservate alcune maioliche locali databili intorno al XVI secolo. Attiguo al Museo civico si trova il Centro per lo studio e conservazione della civiltà contadina del Poro. Questo centro è un museo del folklore con ben 400 reperti relativi alla civiltà contadina di valenza etnografica: del lavoro contadino, della lavorazione del legno, del lino, dell’argilla. Vi sono, anche, alcuni costumi tipici della zona. A destra della Cattedrale ha sede il Museo diocesano di arte sacra che in sette sale accoglie varie collezioni provenienti dalla cattedrale e dalle altre chiese della zona. Esso conserva lapidi marmoree databili dal XVII al XX secolo, frammenti di stipiti, colonne e architravi, paramenti sacri dei secoli XVII e XVIII e una tela del XVI secolo raffigurante S. Pietro, dipinta dal Neuroni. Vi è inoltre una sezione etnografica con collezioni numismatiche e costumi tipici calabresi. L'Archivio storico Vescovile ha sede nel Palazzo del Seminario (XVII secolo). Contiene 14.378 documenti relativi alla storia della Diocesi di Nicotera. La maggior parte del materiale conservato consiste in documenti giuridici, religiosi e di storia locale a partire dal 1513. Pubblica "Archivio", rivista a periodicità irregolare. La Biblioteca comunale "Raffaele Corso" contiene 10.000 volumi. E’ stata istituita il 29 Ottobre del 1976 ed è dedicata al prof. Raffaele Corso, illustre etnografo nicoterese. E’ allocata in 5 locali. La superficie utilizzabile è di circa 135 mq. Il patrimonio librario è sistemato in circa 214 ml. di scaffalatura metallica e ammonta (riviste comprese) a n. 6.589 volumi inventariati, più di 1.672 provenienti dalla Biblioteca Pubblica istituita dalla Pro-Loco. Esiste il registro inventario cronologico, il catalogo per autore mediante schede, e due cataloghi speciali: quello degli scritti su Nicotera ed opere nicoteresi, che si trovano in Biblioteca, e quello per località calabresi. L’attività predominante della Biblioteca è quella dei prestiti dei libri per un periodo di 25 giorni e ciò per una concomitanza di causa tra cui la mancanza di adeguate sale di lettura; la qual cosa comporta una certa dispersione annuale di libri. Per conto della biblioteca sono state edite diverse pubblicazioni di archeologia e storia locale. Ci sono due sezioni speciali: la sezione locale e la sezione ragazzi. La Biblioteca diocesana è una biblioteca religiosa. E’ ospitata nel Palazzo del Seminario (XVII secolo) e contiene 10.000 volumi. Ha due sezioni speciali: fondo antico e sezione locale. I suddetti locali sono aperti al pubblico tutti i giorni, festivi e prefestivi esclusi. Di particolare interesse è la Cattedrale, di origini medioevale, fu ricostruita, su progetto del Sintes, dopo il terremoto del 1783 e più volte restaurata in epoche successive.. Presenta una facciata a tre ordini baroccheggianti e una torre campanaria, a pianta quadrata di epoca settecentesca, sul cui portale si trova uno stemma marmoreo del vescovo Franco (sec. XVII). L’interno, che ha un impianto a croce latina con due navate laterali, conserva importanti opere d’arte fra cui bassorilievi sepolcrali del ‘500 e un altare di marmo policromo settecentesco, un’opera a tutto tondo in marmo di Antonello Gagini: la Vergine delle Grazie (1400) e un Crocifisso ligneo di Angelo Laudano del 1593. Altri importanti riferimenti culturali sono le zone archeologiche in contrada La Timpa e Badia, gli scavi in località Comerconi, gli acquari dell'antico acquedotto e la Necropoli del Colle di San Faustino. Bellissimi i resti di alcune delle porte d’entrata della città, come Porta Palmentieri. Oltre ad essere un centro turistico di notevole importanza, l’economia di Nicotera attinge le sue risorse dalla pesca, dalla pastorizia, dalla produzione di agrumi di qualità, di cereali, di vini meritevoli per la loro forza e qualità come il vino rosso di Comerconi, noto per la sua robustezza e gradazione. Questi vini si accostano perfettamente alla gastronomia locale che mette in tavola piatti tipici come le minestre a base di legumi e pasta: pasta e suriaca, pasta e ciciari, pasta e vroccula, tutte con peperoncino rosso piccante e condite con olio di oliva, inoltre pesce fresco, formaggio pecorino, uva e dolci caratteristici. Riguardo alle carni, il maiale occupa un posto d’onore nella cucina nicoterese e trova gran considerazione la “frittula”, cioè le cotenne e la “ndujia”, salame molto piccante, la soppressata e il capicollo. Tra le carni bianche è importante ricordare i galletti al forno con patate. Tra i piatti di mare, tipici sono i “surici fritti”, “u pisci in salamorigghiu” che, arrostito sui carboni ardenti, viene irrorato con un condimento di olio di oliva, prezzemolo, origano e peperoncino piccante, il tonno alla marinara, i gamberetti al sugo di pomodoro oppure fritti, la famosa “ninnata” che si può fare in frittelle o in bagno maria e per concludere le alici e le sarde. Per quanto riguarda i dolci, il panorama nicoterese è vasto. I dolci sono strettamente legati alle feste religiose. A Natale si preparano “i zippuli”, pasta lievitata, fritta nell’olio d’oliva con dentro uva passa. A Carnevale la “pignolata”, dolce costituito da piccole palline di pasta dolce, fritte in olio di oliva ed unite tra di loro da miele. A Pasqua i “taraji” e i “nacatuli”. Nel mese dei defunti, novembre, caratteristici sono “i crucetti”, preparati con fichi secchi ripieni di mandorle, noci e noccioline. Feste: a Nicotera, ogni anno, il quindici Agosto si festeggia la Madonna SS. dell’Assunta. La festa è molto sentita dalla popolazione nicoterese. E’ un momento importante, in quanto coincide con la tradizionale festa di ferragosto. Altre feste importante sono quelle della Madonna del Rosario e di San Francesco. Per queste due feste si allestiscono le fiere, un tempo grandiose. Ogni anno, l’otto Dicembre, a Nicotera Marina si svolge la festa dell’Immacolata Concezione patrona del paese. Alcuni paesani portano la statua sulle spalle per le vie e i fedeli vanno dietro per osannarla. Prima di entrare in spiaggia, i marinai prendono la statua per portarla in mare. La serata si conclude con i fuochi d’artificio e il “ciuccio”, attrazione tipica del paese. Un altro momento religioso da segnalare è la processione del Venerdì Santo, che, pur avendo perduto la spettacolarità di un tempo, è sempre suggestiva, perché si svolge di sera al lume delle fiaccole per le caratteristiche vie del Borgo medievale o della Giudecca. Fiere: dal 13 al 15 Agosto, il primo venerdì e la prima domenica di Ottobre. Manifestazioni: durante tutte le feste di cui abbiamo parlato si svolgono interessantissime sagre: il 15 agosto a Nicotera la sagra paesana, basata su vari tipi di piatti caserecci; la sagra del dolce, durante la quale si possono assaggiare vari dolci fatti in casa; a Preitoni si svolge la sagra del vino; a Comerconi quella dell’olio; a Badia, verso la metà di Dicembre, per festeggiare san Nicola e santa Lucia è tradizione che i giovani, in piazza, preparino le zeppole; infine, la sagra del pesce a Nicotera Marina, durante la quale si possono gustare delle ottime specialità marinare. Orsolina Campisi |
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Panorama su Nicotera Foto Carlo Pontorieri |
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La Chiesa della Santa Croce di Orsolina Campisi Una delle Chiese più piccole e particolari di Nicotera è sicuramente quella dedicata alla Santa Croce a cui la sottoscritta è particolarmente legata per motivi di vicinanza (faccio parte del Rione Santa Croce fin dalla nascita), nonché per motivi di amicizia nei confronti dell’attuale sacerdote Don Sisto De Leo.
La storia di questa Chiesa insieme alla vicenda della scelta del luogo risale a qualche secolo fa. Proprio la zona dove essa sorge era luogo, dal lontano 1700, di devozione e preghiera da parte degli abitanti di Nicotera e non solo. Infatti, proprio lì era posto un Calvario che era rappresentato da tre alte croci, ma prima ancora, come da tradizione ebraica (non dimentichiamo che a Nicotera fra il 1224 e il 1536 c’era il quartiere ebraico "Giudecca") era stata posta una croce costruita con alcune pietre. Furono i Padri Passionisti a sostituire la croce di pietre con una in legno, rimpiazzata, successivamente, con una croce in ferro battuto, che oggi svetta sull’attuale chiesa. In questo luogo, specialmente durante il periodo della Quaresima, i nicoteresi e tanta altra gente proveniente dai paesi vicini, si radunavano per pregare. Il fatto che tutta questa gente si riunisse senza una vero e proprio luogo di culto, spinse la Curia Vescovile ad avviare un processo di riconoscimento di questo evento cristiano dando il via all’opera di costruzione di una piccola Chiesa. Il luogo esatto scelto per la costruzione era “all’incrocio della via di Nicotera con quella provinciale” come attesta il Bollettino diocesano Ignis Ardens dell’Archivio Storico Vescovile. Oggi questo luogo divide in due assi viari la strada principale di Nicotera (Via Foschea), da una parte si giunge a Badia, dall’altra a Comerconi. La prima pietra fu posta il 14 Settembre del 1922 alla fine della Santa Messa celebrata da mons. Felice Cribellati, da quel momento tanti volontari si diedero da fare per dare vita al sogno di moltissimi fedeli. E’ una struttura, quella della Chiesa della Santa Croce, che ricorda quella della Madonna del Carmine di Monte Poro anche se più piccola. Proprio perché costruita da volontari, la chiesetta è stata edificata utilizzando materiale "povero". Fu, infatti, eretta con i "cantoni" che vennero portati dalla cava di Caroni e che, ancora oggi, sono presenti in molte costruzioni e abitazioni nicoteresi. Le campane sono due, una grande e una più piccola, la Marticana, offerta dal Penitenziere della Cattedrale, Canonico Saverio Di Giorgio, campana, questa, utilizzata dalla famiglia del suddetto. Sull’unica cupola ricoperta in cemento e rame e che completa il campanile è posta un’altra croce, sempre in ferro battuto. All’interno è presente un’unica navata divisa in due vani: "il presbiterio e la sala dell’assemblea, delimitati da due corpi laterali, addossati alle pareti laterali esterne, di finte colonne su cui si stagliano delle paraste, il tutto coronato da un grande cornicione con cimasa aggettante". Il tetto è piatto e spoglio, è stata posta, infatti, l’immagine di una colomba sempre in ferro battuto. Ai lati sono presenti quattro finestre. Di grande interesse è la tela di Cosma Russo che raffigura la Santa Croce in presenza degli Apostoli, tela offerta dal Canonico Saverio Di Giorgio. Il 3 Maggio del 1924 la Chiesa fu, finalmente, aperta al culto dal Delegato Vescovile, Don Michele Gallo. Da quella data la Chiesa della Santa Croce, al di fuori di qualche lavoretto, non fu mai restaurata. Nel 1999, grazie all’opera dell’attuale canonico, Don Sisto De Leo, e alle offerte di moltissimi fedeli, la chiesetta fu restaurata, per quanto possibile, ampliata e ridata ai fedeli rinnovata. Da "La Chiesa della Santa Croce" di Natale Pagano – Comune di Nicotera e Biblioteca Comunale "R. Corso" di Nicotera; 1999. |
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Nicotera: Piazza Garibaldi Foto Orsolina Campisi |
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Il Corso di Nicotera Foto Orsolina Campisi |
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Fontana granitica del XVII Secolo - Foto Orsolina Campisi - detta "dei Monaci" perchè era collocata nel giardino di un Convento. |
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La "Fontana dei Monaci" di notte Foto Orsolina Campisi |
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Il Borgo Piazza del Popolo
Foto Orsolina Campisi |
La Torre di Joppolo Foto Orsolina Campisi |
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e-mail: Piapia@Poro.it |
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