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 La Reliquia di San Francesco a Zambrone

 Zambrone 

La Comunità locale accoglie la reliquia di San Francesco

Zambrone - «In occasione del cinquantesimo anniversario della proclamazione di San Francesco di Paola a patrono della Calabria (1962-2012) vogliamo vivere una settimana di missione popolare predicata dai padri Minimi con la presenza in mezzo a noi di una preziosa reliquia di San Francesco di Paola: il suo mantello. La missione popolare, che ci prepara anche al Congresso Eucaristico Diocesano del prossimo giugno è un momento di grazia che siamo chiamati a vivere con entusiasmo e slancio interiore affinché porti frutti di vera conversione e perfezionamento spirituale».

Con queste parole è stata introdotta la missione francescana che coinvolgerà le parrocchie zambronesi e quella di Potenzoni di Briatico. Il via è stato dato la scorsa domenica con l’arrivo del mantello appartenuto al taumaturgo paolano. Con l’occasione, il vescovo della diocesi di Mileto, monsignor Luigi Renzo ha celebrato messa e, con un’efficace parallelismo ha paragonato l’arrivo del mantello a quello della parola di Dio.

Presenti nella circostanza varie autorità pubbliche, fra cui Dario Randazzo comandante della stazione dei carabinieri di Zungri, vari amministratori locali e i rappresentanti di alcune congreghe dell’area. La funzione religiosa è stata preceduta da un saluto del parroco don Luigi Scordamaglia. Da registrare anche l’intervento del sindaco Pasquale Landro.

Il programma della missione risulta particolarmente articolato.

  • Il 6 febbraio la sacra reliquia è stata accolta nella Cappella della Madonna di Fatima sita in Madama, piccolo rione antistante il capoluogo.

  • Il giorno successivo è toccato alla parrocchia Santa Marina Vergine, retta da don Pasquale Sposaro, ospitare il mantello.

  • Oggi, il rituale si trasferirà presso la chiesa dedicata a San Nicodemo, nella frazione Daffinà  retta da don Nicola Berardi; prevista per le ore 21 una Via Crucis penitenziale da Daffinà a Daffinacello.

  • Il 9 febbraio, il mantello sosterà nella chiesa parrocchiale di San Nicola e si trasferirà nella serata presso la chiesa Maria Santissima Assunta di Potenzoni.

  • Giorno 10 la sacra reliquia tornerà nella chiesa di San Carlo Borromeo del centro di Zambrone retta da don Luigi Scordamaglia; prevista dopo le 21:30 una veglia mariana.

  • Sabato 11 febbraio, il saluto dei fedeli alla reliquia francescana. Durante la missione popolare sono previsti incontri con la popolazione e le famiglie.

La missione dà l’avvio anche alla raccolta dell’olio votivo, coordinata dall’amministrazione comunale e che sarà poi donata ai padri Minimi come da consolidata tradizione.

Corrado L’Andolina - Pubblicato su Calabria Ora l’8 febbraio 2012, p. 30

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 Vicende Religiose di Zambrone  1725-1912

 Libro di Corrado L'Andolina     I Libri del Poro

 Zambrone

Tra Fede e Vicende Religiose Corrado L’Andolina presenta la sua opera

ZAMBRONE C’era tanta gente, domenica sera, alla presentazione del libro dell’avvocato L’Andolina dal titolo "Vicende religiose di Zambrone – 1725-1912 esegesi degli atti sulle visite pastorali". La palestra della scuola media, concessa per l’occasione dall’Istituto comprensivo di Briatico e trasformata in sala conferenze dai membri del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, era gremita in ogni ordine di posto. Al centro del dibattito, animato anche dalla partecipazione di attenti uditori presenti in sala, il nuovo volumetto scritto da Corrado Antonio L’Andolina edito dall’associazione culturale aramonese.

Nel grazioso centro collinare della Costa degli dei non si ricorda a memoria d’uomo una serata come questa. Sarà forse perché il libro in questione è praticamente la prima pubblicazione, realizzata con metodo scientifico, a trattare questioni inerenti la storia di Zambrone. Anche per questo, molti amanti di studi storico-religiosi sono accorsi dai paesi limitrofi e da altre zone del vibonese per l’occasione.

Il compito di introdurre e coordinare gli interventi dei relatori è stato affidato al giornalista e saggista Salvatore Berlingieri. Dopo aver introdotto gli ospiti e raccolto il ringraziamento dell’Amministrazione comunale, portato dall’assessore Pasquale Purita, il moderatore ha dato la parola al preside Rocco Carmelo Cantafio, che ha aperto la serie di interventi focalizzando l’attenzione dei presenti su di uno degli argomenti chiave trattati lungo le pagine del libro: «il pathos che permea, oggi come allora, i cittadini di Zambrone nel loro rapporto con la vita, il lavoro, la fede». L’argomento introdotto da Cantafio è stato più volte ripreso da altri relatori. Lo stesso L’Andolina, nel raccontare ai suoi concittadini le tappe affrontate per realizzare questo suo lavoro, ha voluto sottolineare quanto fossero importanti nelle comunità religiose di Zambrone e delle sue frazioni sentimenti quali la passione, il logos e il pathos, e quanto lo siano ancor oggi. E sarà stata certo una gran soddisfazione, per l’autore aramonese, vedere la sua comunità riunita attorno a lui per «riscoprire se stessi attraverso la storia», un’esigenza questa dello spirito che si trasforma in un «primo passo utile a superare l'impedimento rappresentato dall’aridità dei cuori, dilagante nella nostra società» e che spesso ne minaccia la crescita.

L’Andolina ha ricordato le persone scomparse nel mese di febbraio, come l’amico Aldo Ferraro, 32enne morto per un tragico incidente sul lavoro e ha preso spunto da tale ricordo per sottolineare come l’immagine dell’amico fosse collegata, in alcuni suoi frammenti, alla festività patronale in devozione di San Carlo Borromeo: esempio di come le “Vicende religiose” incrociano quelle umane, le intersecano e, in qualche modo, incidono sulle dinamiche sociali e culturali di una comunità.

Padre Trifone Labellarte, parroco di Zambrone, ha posto l’accento sulla profondità con cui i nostri avi vivevano il momento religioso. Congreghe, altari, devozioni, erano occasioni di incontro tra la gente ed espressione di un vissuto della fede religiosa quanto mai intensa. Il parroco di Daffinà e Daffinacello Don Nicola Beraradi ha sottolineato l’importanza dei culti, rilevando che il recupero di almeno uno di essi, come ad esempio quello di Sant’Antonio, sarebbe un modo originale per rendere omaggio alla nostra storia religiosa. Il sacerdote di San Giovanni Don Pasquale Sposaro ha ampiamente trattato il ruolo delle congreghe nel tempo, elencando quelle esistenti in loco e nella diocesi di Tropea.

Del libro ha fornito un’analisi attenta Don Giuseppe Blasi, il quale ha contribuito alla sua realizzazione traducendo per l’autore le fonti latine e gli atti relativi alle visite pastorali presenti negli archivi della chiesa. Il sacerdote pargheliese ha da un lato esplicitato le sue sensazioni nel tradurre i documenti ecclesiastici, che lo hanno indotto a riflettere su una chiesa che aveva una visione organica della vita e della fede; dall’altro ha sottolineato l’importanza dei documenti, testimonianza di una fede vissuta senza banalizzazioni. Riprendendo poi alcune parole dello studioso locale Salvatore L’Andolina, presenti nella postfazione del libro, ha sottolineato come «il testo non rappresenti il prodotto di un semplice orgoglio campanilistico, ma voglia essere una testimonianza storica capace di offrire al pubblico una serie di elementi che aiutano a comprendere l'anima del popolo e recuperarne l’identità». Tali considerazioni, in estrema sintesi, sono state sottolineate anche nell'intervento del direttore del Museo diocesano di Tropea don Ignazio Toraldo di Francia, che ha il merito di aver spalancato a L’Andolina le porte degli archivi ecclesiastici.

La riflessione sul pathos che ha aperto la serata è stata ripresa anche da don Toraldo di Francia, che ha riconosciuto come dalle pagine del libro emerga «un elemento lungo l’arco di quasi due secoli, e non è la fede, ma il grande sentimento religioso che accomuna la gente di Zambrone». Il direttore del diocesano ha terminato il suo intervento auspicando «che attraverso lo studio in archivio tante altre storie locali come questa possano essere riscoperte», poiché, purtroppo, «molto spesso non è attraverso questo tipo di indagine che si arriva a formulare ipotesi storiche e trattare argomenti riguardanti luoghi e personaggi».

Prima di invitare i convenuti a rifocillarsi con un ricco buffet offerto dall'associazione, Salvatore Berlingieri ha affidato le conclusioni a don Filippo Ramondino, cancelliere del Vescovo, il quale, oltre ad aver riconosciuto come centrale «il ruolo del Santissimo Sacramento nell’ambito delle visite pastorali», dopo aver tessuto le lodi di questa importante iniziativa culturale ed aver ribadito come essa sia «la prima in assoluto per il territorio di Zambrone, condotta con passione, puntualità metodologica, effettuata con rigore storico e piglio giornalistico», ha invitato la platea a riappropriarsi di quel «sentimento di identità culturale che è l’anima della comunità». Il valore di questo lavoro, minuzioso e paziente, non è certo dovuto agli innumerevoli dati in esso riportati, o al semplice fatto di esser stato realizzato da un uomo per puro atto d’amore verso la propria terra. No, il valore insito in “Vicende religiose di Zambrone” sta nel fatto che una piccola parte del patrimonio culturale di una comunità è stato reso fruibile a tutti, volutamente scritto con una lingua semplice e diretta. Grazie a questo lavoro ogni cittadino di Zambrone potrà infatti portare a casa un pezzetto della storia del proprio paese.

La speranza è che quel pathos di cui si è tanto discusso e che ha fatto un pò da fil rouge lungo le pagine del libro, e che si è davvero respirato in mezzo alla gente presente domenica, sia recepito e fatto proprio anche da chi avrà l'opportunità di incentivare altre dieci, cento iniziative del Centro studi Aramoni.

Francesco Barritta

Pubblicato su Calabria Ora il 3 marzo 2010, p. 36

Corrado Antonio L'Andolina, mentre parla.

Relatori, Don Toraldo Ignazio

Relatori, Don Filippo Ramondino

Il Pubblico in sala

Relatori, don Pasquale che interviene

Don Giuseppe Blasi

Relatori, parla Corrado L'Andolina

In libreria

 LE "VICENDE RELIGIOSE" DI CORRADO L’ANDOLINA

Oggi la presentazione dell’ultima fatica letteraria dello studioso zambronese

ZAMBRONE Sono solo cinquanta pagine ma sono vere e proprie “pagine-tesoro” per il paese di Zambrone e per le sue frazioni, un contenitore di tante memorie che erano, ormai da anni, rimaste sepolte in polverosi manoscritti ecclesiastici. Corrado Antonio L'Andolina ha risolcato l'antico tratto della scrittura, aiutato da Don Giuseppe Blasi (nella traduzione), da Teresa Blasi (nella trascrizione) e da Francesco Alleva per i complessi rilievi fotografici, per recuperare racconti e informazioni tramandate ai posteri attraverso altro segno sulla carta. Carte vecchie, ingiallite dal tempo, scrittura indecifrabile ai più, dati e cose da dire che all'apparenza sembrano poco interessanti ma che, in effetti, sono sempre trasmissione nel futuro di un “qualcosa da dire”. L’Andolina legge, ricerca, trascrive, confronta ed ecco che escono fuori inedite storie del passato religioso del suo paese, della sua antica comunità, un luogo che affrontava la vita di tutti i giorni con “la zappa e con la preghiera”. Il padre dell’autore, Salvatore L’Andolina, studioso da sempre, nella postfazione scrive, nelle prime righe del testo, la vera chiave di lettura di questo breve lunghissimo scritto: «A scavare tra le vestigia della storia si possono trovare tesori anche laddove la storia, apparentemente, sembra non essersi fermata». Una chiave che apre su un mondo lontano e sconosciuto, sempre intriso di vita religiosa in quella Zambrone che, in alcuni periodi, arrivò ad avere ben cinque chiese solo nel paese capoluogo. Dalla Visita Pastorale del novembre del 1725 inizia il racconto della ricognizione sullo stato delle parrocchie, da quella di Daffinà Minore (oggi Daffinacello) a quella di Daffinà, San Giovanni, e Zambrone. Segue poi la “Visita” del novembre del 1766, e successivamente del maggio del 1789, sei anni dopo il catastrofico terremoto del 1783 che sconvolse molti luoghi delle Calabrie. Nelle lavoro di L’Andolina seguono poi le elencazioni delle visite pastorali del 1794, del 1795 e del 1797. In pieno Ottocento ecco poi la visita (un poco superficiale) del 1849 e del ‘50. Nel secolo scorso, il vicino '900, la visita pastorale del 1910 si presenta invece particolarmente ricca di dati e informazioni dettagliate, per la prima volta la scrittura delle risultanze è in italiano (in quelle precedenti erano in latino).  Ancora oggi i segni religiosi sono componenti molto presenti nel tessuto urbano ma anche nelle campagne di Zambrone. Oltre le chiese vi sono infatti tante edicole sacre, calvari, nicchie con santi e madonne, croci e altri numerosi contenitori di simboli della religiosità popolare. In questo volume, dalla bella copertina ideata e curata dall'architetto Stefano Simoncini, ci sono davvero molte storie da leggere. Storia grande e storie piccole di eventi remoti, lontani, che emergono attraverso le meticolose elencazioni di oggetti ed obblighi, ordini e proclami, richiami ed elogi diretti agli abitanti del luogo Zambrone, padri e madri, figli e nonni un tempo. Persone del passato, oggi scomparse, che rivivono nella lettura di vecchi documenti e nella memoria dei discendenti che oggi abitano, forse con lo stesso spirito religioso, la Zambrone del presente. Domenica 28 febbraio, alle ore 17, presso i locali della palestra scolastica di Zambrone, in piazza Otto Marzo, il volume verrà presentato al pubblico. A moderare i lavori il giornalista Salvatore Berlingieri, ad introdurre don Giuseppe Blasi e don Ignazio Toraldo, direttore dell’Archivio diocesano di Tropea. Relazioneranno don Nicola Berardi, padre Trifone Labellarte e don Pasquale Sposaro con interventi del sindaco del paese, Pasquale Landro e del dirigente scolastico, Rocco Cantafio. Le conclusioni sono state affidate al Cancelliere della Diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea, don Filippo Ramondino.

Franco Vallone

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Nel libro si traccia un percorso di approfondimento delle tradizioni e degli usi del territorio

 LE VICENDE RELIGIOSE DI ZAMBRONE

 Presentato l’ultimo volume di studi curato da Corrado Antonio L’Andolina

di Mariastella Ferrazzo

 ZAMBRONE - “Vicende religiose di Zambrone” è il titolo del nuovo libro di  Corrado Antonio L’Andolina. Il testo è stato presentato al pubblico durante un convegno tenutosi domenica pomeriggio presso i locali della palestra scolastica, alla presenza di numerosi relatori e di un folto pubblico di uditori, giunti anche dai paesi limitrofi. Risultato di una lunga esperienza didattica e di ricerca, il testo offre un contributo alla comprensione dei fenomeni religiosi in un importante periodo storico, disegnando un  viaggio nella storia religiosa di Zambrone. “L’elemento religioso, infatti,- scrive l’autore- nella realtà locale occupa da secoli una prioritaria importanza fino a costituire il fulcro della sua civiltà”. “Un’opera d’intelletto che scaturisce da un’accurata ricerca e da un proficuo studio nell’archivio diocesano di Tropea- si legge nella prefazione- Essa ci offre la possibilità di rivivere la nostra storia e di immergerci nell’atmosfera di quei tempi e di quei luoghi che non sono più e, pur tuttavia, ci appartengono e li sentiamo nostri e attuali, li percepiamo come nostre radici e retaggio culturale”. L’incontro si è aperto con l’intervento di Padre Trifone Labellarte, sacerdote presso la parrocchia San Carlo Borromeo di Zambrone, il quale ha voluto ringraziare L’Andolina per aver scritto un libro che offre alla gente la possibilità di scoprire le radici del nostro passato. Un testo intriso di “pathos” per il dirigente scolastico dell’Istituto di Briatico, Rocco Cantafio- “ l’opera ha la capacità di sfiorare la corda dell’anima- ha affermato-  lancia un messaggio di fede che va a registrarsi nel profondo del nostro cuore. Il significato intrinseco del testo, va al di là delle date storiche e ci guida ad una lettura in chiave sacra”. Lo scrittore ha definito la sua opera “una ricerca che nasce dall’esigenza di definire l’identità della gente di Zambrone svelando la storia”. Il punto di partenza è la cultura -scrive l’autore nella sua nota-, intesa come elemento trainante di un potenziale processo umano che punti sul rinnovamento e sulla rigenerazione dello spirito e delle coscienze”.  Ha moderato l’incontro il giornalista Salvatore Berlingeri. Tra i relatori anche Don Nicola Berardi, Sacerdote presso le parrocchie San Nicodemo di Daffinà e San Nicola di Daffinacello, il quale è intervenuto alla conferenza proferendo parole intrise di vero significato: “Riscoprendo le nostre radici riscopriamo noi stessi- ha esordito il sacerdote- e lo scrittore L’Andolina con questa sua opera ci ha fatto riscoprire il senso di appartenenza, il testo deve servirci a crescere sulla base delle fondamenta, poiché recuperando le nostre fondamenta recuperiamo le nostre radici”. Successivamente è intervenuto Don Pasquale Sposaro, Sacerdote presso la parrocchia Santa Marina di San Giovanni che ha voluto sottolineare “l’importante ruolo che ha la storia permettendoci di entrare in un passato nobile. Ha riportato alla memoria dei presenti, inoltre, il ruolo sociale che rivestivano le confraternite in passato mettendo in risalto la nostra cultura strettamente connessa alla chiesa che nello stesso tempo si adoperava a portare avanti il bene del popolo”. Ecco intervenire di seguito Don Ignazio Toraldo, direttore dell’archivio diocesano di Tropea che ha spostato il discorso sulla religiosità dell’uomo come movente di un’opera di ricostruzione. “Ciò che rende l’uomo forte è la religiosità- ha affermato- ovvero la percezione di sé come appartenente ad un mistero ancora più grande. Da qui la necessità di recuperare gli elementi del territorio e ricostruire”. Ha concluso l’incontro il Sacerdote Filippo Ramondino, Cancelliere della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea che ha posto in primo piano il ruolo della chiesa in quanto costruttrice di una civiltà recuperando un’identità nella tradizione. Infine si è congratulato con l’autore, Corrado L’Andolina per avere sfornato un’opera davvero degna di lode, con l’augurio che il testo possa illuminare i giovani ad innamorarsi e ad avvicinarsi alla cultura riappropriandosi della vera saggezza. C’è da dire inoltre, che l’iniziativa è stata curata ed organizzata dal centro studi umanistici e scientifici Aramoni. Al termine della manifestazione è stato offerto un rinfresco a tutti i partecipi. Presenti tra il pubblico anche l’Amministrazione comunale nella persona dell’assessore Pasquale Purita e il presidente dell’associazione cultuale il “Tocco” di Motta Filocastro, Graziano Ciancio.

di Mariastella Ferrazzo

Pubblicato su Il Quotidiano il 3 marzo 2010, p. 24

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Zambrone. Il testo di L’Andolina riscuote consensi

UN VOLUME CHE RIPERCORRE LE VICENDE ARAMONESI

di EDUARDO MELIGRANA

ZAMBRONE -  Il cristianesimo ha costituito la più grande rivoluzione mai compiuta dall’umanità. Un processo non solo spirituale che ha permesso all’Uomo di acquisire una nuova “virtù” della quale l’umanità era sprovvista, ma anche storico attraverso cui si è dipanata, costruita ed intrecciata, la vita concreta delle comunità di uomini ed i suoi cammini di libertà, eguaglianza, idealità ed impegno solidale. “Vicende Religiose di Zambrone”, 1725 – 1912, Esegesi degli atti sulle visite pastorali, scritto da Corrado Antonio L’Andolina, è espressione della coscienza e della consapevolezza di tale percorso ultramillenario, che riporta alla luce un segmento fondamentale della storia di Zambrone. Lo stesso autore, attento studioso di storia, sottolinea come “l’elemento religioso abbia anche nella realtà locale una prioritaria importanza fino a costruirne il fulcro». La scelta di compiere un’esegesi delle visite pastorali risponde, da un lato, all’esigenza spirituale e morale di analizzare - nella realtà aramonese - «la presenza del Signore che visita il suo popolo nella pace» (Pastores gregis), dall’altro, a quella di far riemergere nella loro straordinaria bellezza e nitidezza storica i segni del rapporto tra il Vescovo, il suo clero ed i membri del popolo di Dio. L’Andolina rende visibile così il principio ed il fondamento della Chiesa diocesana e, con esso, quello della realtà sociale che intorno ad esso si costruiva. Il testo ripercorre le visite pastorali dei Vescovi collocandole secondo peculiari prospettive: quella dell’incontro tra le persone componenti la comunità - la comunità, dunque, come valore in sé, reciproco riconoscimento “spirituale” e sociale - e quella dell’incontro tra i gruppi e le istituzioni che prendono parte all’apostolato. Non secondario è l’aspetto di carattere amministrativo, l’attenzione minuziosa, cioè, alle cose ed ai luoghi, sintomatica della volontà di non escludere nessuno dalla comunità diocesana. Il Concilio Vaticano II ha ricordato come “Gesù Cristo, Pastore eterno, ha edificato la Santa Chiesa e ha mandato gli Apostoli, come egli stesso era stato mandato dal Padre (Gv. 20, 21) ed ha voluto che i loro successori, cioè i Vescovi, fossero fino alla fine dei tempi pastori della sua Chiesa» (Lumen Gentium). Lo stesso autore, infatti, riprende, come suggestione di fondo, un brano tratto dall’Apocalisse “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Significative frasi queste che racchiudono tre grandi temi del cristianesimo: la grazia, la libertà umana e la comunione. Il bussare è la grazia, la libertà umana consiste nell’accettare o meno tale grazia, la comunione è rappresentata dalla cena: una condivisione che equivale a felicità e gioia. Un altro profilo culturale evidenziato dal libro di L’Andolina è quello del recupero della cosiddetta “piccola storia”, la storia minuta che, però, è fondamentale per disegnare il cammino del popolo di Cristo, il suo tessuto connettivo, l’orizzonte sociale delle comunità, con la finalità della ricostruzione storica e della consacrazione della storia di un popolo e dei suoi riferimenti culturali ed identitari. Corrado L’Andolina riscopre il senso di ogni pur piccola reliquia del passato, raccogliendo, per dirla con il Vangelo, anche le briciole, i frammenti (Gv., 6, 12). Nel volume di L’Andolina, la riflessione storica si fa attualità, si fa sociologia, diventa antropologia, andando ad indagare sui cambiamenti del rapporto Chiesa popolo di Dio, sulla presenza della Chiesa nella società di oggi e con essa sulla complessiva organizzazione e tenuta delle attuali comunità. A parere dell’autore, catturare l’animus lungo il quale si sono realizzate le comunità nella loro dimensione spirituale e storica permette di stimolare le coscienze, riequilibrando gli elementi della vita umana alla luce di un neoumanesimo che consideri la cultura come priorità assoluta, la libertà principio irrinunciabile e la sacralità della vita, valore non negoziabile. “Da tale eventuale processo -osserva l’autore- dipenderanno le sorti dei credenti e dei non credenti, dei laici e dei religiosi».

Eduardo Meligrana

Il Quotidiano della Calabria 28 maggio 2010 pag. 28

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