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Festa della Madonna della Neve 2010
Altare Santuario SS Madonna della Neve |
L'Uscita dal Santuario della Madonna e San Domenico per la Processione |
L'Uscita dal Santuario della Madonna e San Domenico per la Processione |
L'Uscita dal Santuario della Madonna e San Domenico per la Processione |
La Madonna e San Domenico in Processione |
La Madonna e San Domenico in Processione |
La Madonna e San Domenico in Processione |
Il Palco e le luminarie della festa |
Il Concerto di
Musica Operistica della Banda di Bracigliano |
Il Concerto di Musica Operistica della Banda di Bracigliano |
Il Santuario illuminato a festa |
Cartellone del Programma 2010 |
Canto Dialettale Zungrese in onore della Madonna della Neve (Viene cantato nei giorni della novena) Salve del Ciel Regina
Foto coro parrocchiale con il parroco Don Felice La Rosa
4 Agosto – immagini Processione S. Domenico
4 Agosto- Immagini concerto di Giusy Ferreri |
Festa della Madonna della Neve Zungri 2010 Comitato Civico organizzatore dei festeggiamenti religiosi in onore di Maria S.S. della Neve per l'anno 2010 a Zungri Raffa Paolo Presidente delegato Gaudioso Salvatore Cassiere Cimadoro Francesco Responsabile cassa Licastro Pietro “ “ Fiamingo Domenico Componente comitato Limardo Giuseppe “ “ Fiamingo Vittorio “ “ Raffa Francesco “ “ Russo Francesco “ “ Crudo Giuseppe “ “ Fiamingo Massimo “ “ Muzzupappa Gerardo “ “ |
Il cartellone della Banda |
“ 'a fera da Madonna” Zungri anni 50 Tratto dalla raccolta "Quadretti Zungresi" La presenza degli zingari nelle campagne limitrofe, in cerca di foraggi per i propri animali ed il loro girovagare per le vie del paese, precede di qualche giorno la fiera della "Madonna da Nivi" che si svolge il 3 Agosto in occasione dei solenni festeggiamenti in suo onore. Risulta nella tradizione locale un appuntamento commerciale, soprattutto, per le attività agricole, artigianali e zootecniche della zona. La dislocazione logistica risulta sempre di stabile ubicazione nell’oliveto della famiglia Fiamingo, sottostante l’attuale Via Adua, località al tempo indicata come "subbra a cruci", dove la frescura degli olivi secolari, consente ai contadini di disporre al meglio gli animali ed i loro carri. Una parte del territorio è occupata dalla comunità degli zingari ed intorno ad essa viene svolto il mercato degli equini (asini, cavalli, muli ), a fianco sono disposti i suini e gli ovini, il resto dell’area è occupato dai bovini. I contadini più esperti sono arrivati durante la notte, alla luce del lume a petrolio ed hanno occupato le migliori posizioni, per evidenziare al meglio le qualità dei propri animali e trovarsi in una zona centrale di passaggio dei commercianti. Alcuni, provenienti da paesi distanti, sono partiti nel pomeriggio del giorno precedente e hanno sostato, durante la notte, intorno alle masserie limitrofe. L’accesso alla fiera non è libero, ogni contadino deve pagare una quota in funzione al numero dei suoi animali; la somma ricavata è utilizzata per i festeggiamenti religiosi e civili. Intorno alle ore otto, quando ormai tutti hanno preso posizione, gli spari di fuochi pirotecnici, indicano nel detto locale che la fiera " trasi " in altre parole sono aperte le trattative. La presenza, sulle strade limitrofe, di camion vuoti sono di buon auspicio, ciò significa la presenza di grossi commercianti, di solito "napoletani o riggitani", oltre ai normali compratori locali e ai macellai della zona. All’interno della fiera prestano continuo servizio i carabinieri, spesso scompaiono portafogli, si creano liti nelle contrattazioni, soprattutto, dove sono in azione gruppi di zingari. La giornata di solito è calda, all’interno della fiera non vi sono fontane; alcuni ragazzi del posto, con una brocca di terracotta ed un bicchiere distribuiscono, ai richiedenti, una bevuta d’acqua fresca al prezzo di 5 lire. Le trattative di vendita tra il contadino ed il potenziale acquirente, seguono un rituale fatto di gesti e parole ben definito, al quale bisogna attenersi. Alla domanda del prezzo di vendita, il contadino risponde con un prezzo più alto del reale valore; l’acquirente, in modo sornione inizia a scrutare meglio la bestia, gli gira intorno, gli da qualche colpetto con il suo nervo o il bastone, evidenzia qualche particolare negativo dell’animale e sollecitato dal venditore, effettua a sua volta un’offerta che risulta assai inferiore alla prima richiesta. Inizia così quel dialogo di maestria di parole che non completano e non interrompono la trattativa. A questo punto, entrano in gioco alcune persone che, fino a quel momento hanno fatto gli spettatori interessati, sono i cosiddetti "senzali o zaraffi" i quali, sotto la promessa di un premio con il buon esito dell’affare, svolgono il ruolo d’intermediari nella trattativa. Il commerciante, dalla tasca interna del suo gilet, estrae un portafoglio a mantice pieno di banconote rosse di diecimila, una di queste è data allo "zaraffo" nel tentativo di farla accettare al contadino come caparra, ma questi, non soddisfatto del prezzo, rifiuta la banconota e si precipita a bloccare il commerciante che si accinge ad imprimere il suo timbro d’acquisto sulle natiche della bestia. Seguono altri litigi, in aiuto delle ragioni del contadino intervengono altri suoi amici, il commerciante alza il prezzo ed egli con aspetto sempre di insoddisfazione, accetta la caparra. La bestia è timbrata ed alla fine della giornata, il commerciante provvederà al ritiro ed al pagamento della restante somma. La maggior parte delle vendite avviene durante la mattinata quando, come si suol dire, commercianti e macellai hanno fatto la loro "passata", in altre parole hanno fatto i loro maggiori acquisti. Rimangono ancora altre trattative a livello locale tra gli stessi contadini e, in questo caso, si va per le lunghe, perché il contadino acquirente ha bisogno di garanzie sull’animale che sta acquistando quali: i litri di latte al giorno, l’età o il numero "di figghiate" (parti), l’abitudine ai lavori di traino, il modo in cui è alimentata; si controllano anche i denti. Alla fine della trattativa il venditore, sornione e dispiaciuto, si rammarica di aver ceduto la sua bestia solo per necessità impellenti al prezzo di "una mangiata di pipi"; l’acquirente spera e si consola solo con le garanzie verbali avute, altrimenti va dicendo, "u fici accattitu, ca spendivi nu patrimoniu", ma dietro l’apparente farsa , entrambi sono soddisfatti dell’affare concluso. Nelle ore pomeridiane, la fiera finisce le ultime contrattazioni, qualcuno non ha venduto ed esce dalla fiera sconsolato e con una frase esprime tutto il suo rammarico "non ‘ndi jhavuraru i nenti" come dire non ha avuto nessuna domanda per i suoi animali. La fiera comunque è finita i "feraioli" ritornano nelle loro campagne o nei paesi limitrofi; rimangono ancora, nella la loro postazione, gli zingari i quali, nei giorni successivi alla festa, cercheranno di vendere o barattare i loro attrezzi, per le case del paese. All’uscita della fiera, i contadini colgono l’occasione di acquistare, sulle bancarelle disposte sulla strada, le attrezzature necessarie per i loro lavori, corde, selle per gli asini, zappe, accette, falci ecc. ll venditore di "mastazzoli" sempre presente cerca di vendere, a tutti, i suoi biscotti, il venditore di angurie si fa avanti offrendo una fetta del suo prodotto. Il presente racconto, a sua volta, espone un ricordo della " fera della Madonna ". Francesco Fiamingo |
L’attuale ia Adua, nel giorno della Fiera "Madonna della Neve" Foto di Latino Fiamingo - Si noti l'abbigliamento: tutti con la camicia della festa, allora bianca - |
Contadini di Arzona (Filandari) in viaggio verso la fiera |
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