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Giuseppe Berto Scrittore
Omaggio a Giuseppe Berto - "Un uomo vissuto sul Poro" Nato a Mogliano Veneto il 27 dicembre 1914, è morto a Roma il 1 novembre 1978 é sepolto a Capo Vaticano di Ricadi (VV) |
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In collaborazione esclusiva per il nostro sito da parte della moglie e della figlia dello scrittore, pubblichiamo una ricerca dettagliata e profonda della storia professionale di Giuseppe Berto. Su nostra richiesta e dopo approfondite meditazioni i familiari si sono resi disponibili a collaborare per la ricostruzione della storia umana e professionale dello scrittore, principalmente sugli aspetti che caratterizzano la sua passione per le terre del Poro e di Calabria. La Pagina è in costruzione La Redazione - Ottobre 2007 |
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Indice e Struttura della Ricerca: Clicca sugli Argomenti Assemblare dati e fatti di una ricerca su Giuseppe Berto non è cosa semplice, anche per chi ha già accumulato esperienza sulla comunicazione via Web. Dall'esame della documentazione da egli prodotta e su di lui prodotta, emerge una personalità che ci appassiona e ci incuriosisce. Realizzare una ricerca veramente completa su Berto servirebbero tempi più lunghi e forse professionalità particolari. Noi intendiamo esplorare la sua esistenza e tentiamo di approfondire quel lato della sua personalità identificabile con le caratteristiche della cultura della gente del Poro e di Calabria. La ricerca, agevolata soprattutto per la preziosa collaborazione dei familiari che, fornendoci ricca documentazione e collaborazione fattiva, permetteranno un'esplorazione puntuale del suo carattere e della sua personalità.
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Inserire immagini, discorsi, commemorazioni ed altro relativamente al "Premio Berto" che si svolge a Ricadi e Mogliano Veneto ogni anno in costruzione |
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Berto nel Ricordo della Moglie - in Esclusiva x Poro.it - in costruzione |
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Berto nel Ricordo della figlia - in Esclusiva per Poro.it - in costruzione |
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Laureatosi in tutta fretta per potersi arruolare all’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto, venne scartato alla leva e dovette ripiegare sulla meno selettiva Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e fu inviato a combattere nuovamente in Africa. Fu fatto prigioniero dagli Alleati, internato in un campo di prigionia statunitense a Hereford, in Texas. Durante la prigionia ebbe l'occasione di conoscere personaggi quali Gaetano Tumiati e Alberto Burri. Iniziò a scrivere, e al suo ritorno in Italia le bozze dei suoi primi lavori confluirono nel suo romanzo Il cielo è rosso, edito da Longanesi nel 1946. Il romanzo si rivelò un enorme successo, anche all’estero, e oltre ai riconoscimenti nazionali (Premio Firenze 1948), ricevette anche il plauso di scrittori stranieri del calibro di Errnest Hemingway. Le opere successive Il brigante (1948) e Le opere di Dio (1951) non ottennero lo stesso successo. Unitamente a questo, l’ostracismo di cui verrà fatto oggetto dall’establishment culturale dell’epoca, che lo marchiò con l’appellativo di “fascista”, acuirono in lui una forte depressione (probabilmente latente), cui contribuivano anche le insoddisfazioni personali nella sua professione di sceneggiatore cinematografico. L’ingresso in analisi, resosi necessario a tale punto della sua esistenza, divenne il nucleo e il motore de Il male oscuro (1964), la sua opera più nota. In questo romanzo, iniziato su consiglio del suo analista, Berto affrontò molte tematiche strettamente autobiografiche, riguardanti in particolar modo il rapporto con il padre, vissuto in modo estremamente conflittuale. Da allora la critica gli riconobbe spesso dei debiti con la poetica dello stream of consciousness joyciano, benché questo sia un paragone che rischia di ridurre la peculiarità di questo testo, considerato tra i capolavori italiani e mondiali di questo secolo. Negli anni seguenti, Berto continuò la sua attività di sceneggiatore anche per la RAI, senza trascurare la letteratura: le opere successive, tra cui citiamo La fantarca (1965), La cosa buffa (1966) e Anonimo veneziano (1971), resa celebre dal film che ne venne tratto, non ebbero la stessa incisività de Il male oscuro, e non riuscirono a spezzare l’isolamento dello scrittore dalla vita culturale italiana. Morì, nell’indifferenza (ma solo in Italia), a Roma, nel 1978. ______________________________________________________
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e-mail: Piapia@Poro.it |
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