Memorie Normanne nel Poro a Motta Filocastro
Il Convegno
SULLE TRACCE DEI NORMANNI NEL COMPRENSORIO DEL PORO
Limbadi - Nel suggestivo scenario di Motta Filocastro la sera del primo agosto si è tenuto il convegno “Memorie normanne nel territorio del Poro” promosso dall’associazione culturale mottese "Il Tocco". Come ha sottolineato il presidente del sodalizio Graziano Ciancio, il convegno è incluso in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio storico e culturale del territorio.
Il seminario ha dato spazio a illustri relatori che hanno ricostruito il periodo della dominazione normanna nel Meridione d’Italia, periodo che va dal secolo XI al secolo XV e, in particolare, delle tracce non solo materiali, ma anche culturali e tradizionali di questo loro passaggio.
Complesso è il ritratto che è emerso di questi conquistatori, di cui i fratelli Ruggero e Roberto D’Altavilla costituiscono i rappresentanti più appassionanti: conquistatori talvolta «crudeli», come li ha definiti il professor Ulderico Nisticò, dotati di «intelligenza politica», in grado di «capire il territorio e adattarvisi» per valorizzarne le potenzialità, ma anche uomini, poiché «la storia è fatta di uomini», mossi dalla sete di conquista, passionali e scaltri, «barbari», poiché uomini d'azione che seppero sfruttare la grande frammentazione politica del territorio, travagliato da sempre nuove contese e costruire nuovi equilibri in loro favore.
Furono condottieri, prima di tutto, ma anche statisti: il giornalista Giuseppe Currà, avvalendosi anche di supporti visivi, ha tracciato una breve ma densa storia della dominazione normanna e, in particolare, del ruolo di Mileto come centro della corte di Ruggero I e capitale fino alla morte di questi e lo spostamento della capitale a Palermo.
Nell’analisi dello studioso, Mileto ha riacquistato la dignità di capitale di cui la dimenticanza l’aveva privata: centro del potere politico, sede del palazzo e della zecca, splendido centro catalizzatore della cultura dell’epoca. Con Ruggero, che l’amava, Mileto era anche prima diocesi del Meridione d’Italia.
La religione, in particolare, e l’azione unificatrice che la latinizzazione del Meridione ha svolto nel Medioevo sono state oggetto dell’analisi di don Giuseppe Blasi, che ha illustrato i modi in cui ragioni politiche e sentire religioso si sono intrecciati nella storia dei Normanni e nel travagliato rapporto con il papato: la latinizzazione si è rivelata, quindi, una parte fondamentale non solo di un progetto di stabilizzazione del regno e di conquista di nuove forme di legittimità per il potere temporale, ma anche di purificazione della fede.
Infine, il giornalista Mirko Tassone ha tratteggiato la figura di San Bruno e il suo rapporto con Ruggero, collocando il loro legame nel più ampio contesto delle "lotte per le investiture" dei secoli XI e XII e di spinte verso la stabilizzazione e trasformazioni sul piano religioso e culturale.
Con la moderazione del presidente del Centro "Aramoni", Corrado L’Andolina, il convegno ha svolto un pregevole compito educativo.
Alle istituzioni il compito di puntare sulla valorizzazione dell’archeologia e dello studio storico e antropologico della dominazione normanna, così come delle altre grandi pagine della storia della Calabria.
Eleonora Lorenzo - Pubblicato su Calabria Ora il 5 agosto 2011, p. 43
L' Intervento del Moderatore del convegno Corrado L'Andolina
Il Convegno sui Normanni a Motta Filocastro
l’appuntamento
Presenze Normanne nella zone del Poro
Limbadi - Ruggero d’Altavilla detto "il Bosso", conquistatore normanno, nel secolo XI, assieme al fratello Roberto il Guiscardo conquistò la Calabria e da Reggio e Scilla partì alla conquista della Sicilia.
Con i Normanni in Calabria iniziò un periodo di particolare fioritura sociale e culturale: essi fondarono cattedrali e monasteri, fecero fondare la diocesi di Mileto, introdussero il cristianesimo di rito latino e resero le loro corti centri pulsanti di cultura e sapere.
Fortificarono castelli e presidi, crearono colture di viti e ulivi, incoraggiarono la pesca e la pastorizia e l’estrazione dal sottosuolo di metalli preziosi. La Calabria normanna fu centro ricco e importante, in particolare amata dai due fratelli d’Altavilla.
Ben presto, quindi, essi entrarono nell’immaginario collettivo e le leggende crebbero intorno alle loro figure quasi mitiche. Narra una leggenda, ad esempio, che quando San Bruno rinunciò all’arcivescovato di Reggio Calabria per vivere in solitudine, si ritirò presso il golfo di Squillace dove lo incontrò Ruggero d'Altavilla guidato al santo dai suoi cani. Ancora anni dopo, quando Ruggero fu vittima di una congiura, fu un’apparizione di San Bruno a salvargli la vita, consolidando in tal modo la loro già profonda amicizia.
Religione e politiche di sviluppo, quindi, architetture, ma anche miti e racconti che poi si riflettono nei canti popolari e ancora arte e cultura sono ancora oggi tracce del passaggio normanno in Calabria.
Recuperare la conoscenza di questo frammento di storia significa anche recuperare un nuovo frammento della complessa ontogenesi della “cultura calabrese”, multietnica e variegata. Per chi volesse ampliare il proprio orizzonte culturale, quindi, l’appuntamento è fissato per domani a Motta Filocastro: l’associazione culturale "Il Tocco" organizzerà, infatti, un convegno sulle "Memorie normanne nel territorio del Poro".
Aprirà i lavori il professor Ulderico Nisticò, consigliere nazionale del Sindacato libero scrittori italiani, con un intervento sui "Normanni come statisti e avventurieri".
Seguiranno gli interventi di Giuseppe Currà (assiduo collaboratore di Calabria Ora) sulla "Provincia miliatana" e di Don Giuseppe Blasi sul processo di rilatinizzazione, con particolare attenzione sugli effetti prodotti su Nicotera e Tropea.
Chiuderà i lavori Mirko Tassone con un intervento sulla Certosa di Serra San Bruno.
Moderatore del convegno sarà il presidente del Centro studi “Aramoni” Corrado L’Andolina.
Presiederà l’ingegner Graziano Ciancio, presidente dell’associazione culturale "Il Tocco".
Eleonora Lorenzo - Pubblicato su Calabria Ora il 31 luglio 2011, p. 42
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