|
|
Motta Filocastro Comune di Limbadi
Convegno sulle Memorie Normanne nel Territorio del Poro 01.08.2011 |
|||
Il " Convegno sul Brigantaggio " a Motta Filocastro del 04.08.2010 |
|||
Motta Filocastro Oggi è una importante frazione del comune di Limbadi, ma fino a 173 anni indietro fù la sede storica dell'attuale Comune ed ha avuto un ruolo importante nella geografia politica feudale fino agli inizi dell'Ottocento; precisamente nel lontano 20 marzo 1829, un decreto a firma di Francesco I re del Regno delle due Sicilie, stabiliva che la sede municipale doveva essere trasferita a Limbadi, che ne divenne capoluogo il primo gennaio 1830. Ne conseguì che negli anni successivi si formò un movimento separatista da parte dei mottesi sostenuto anche dagli abitanti delle frazioni di San Nicola de Legistis e Mandaradoni per il ripristino della situazione precedente, che comunque non raggiunse l'obiettivo prefissato. Come atto di sensibilità e di doverosa attenzione verso la comunità di Motta ormai ridottasi a poche centinaia di abitanti, il sindaco Pantaleone Sergi, anche in rappresentanza dell'amministrazione comunale, ha convocato per il 15.07.2002 il Consiglio Comunale nella storica frazione per la prima volta dopo 173 anni. Il Consiglio si è svolto nella sala dell'Istituto della Suore Missionarie del Verbo Incarnato, uno dei principali punti all'ordine del giorno riguarda il recupero e la valorizzazione della storia e della cultura di Motta Filocastro, che negli ultimi tempi ha conosciuto lo spopolamento e l'abbandono. - Scopo del recupero di questo patrimonio storico-monumetale è quello di attivare iniziative produttive (turistiche) che possano attrarre anche una nuova popolazione residente; avendo già da parte dell'amministrazione di Limbadi individuato i primi interventi di riqualificazione come la pavimentazione e un adeguato arredo urbano, nella prospettiva immediata di una progettazione complessiva. |
Motta Filocastro di Maria Francesca Barone Il paese di Motta Filocastro, nel complesso urbano rappresenta, quasi integre le caratteristiche medievali che rappresentano in Calabria un’interessante rarità. Il paesino è arroccato su una collina a 362 m sul livello del mare, secondo lo storico nicoterese Adilardi, il nome di questo paese è composto da Motta, Filos e castrum che significa piccolo ma delizioso paese eretto su un monte e adatto alla difesa. Le sue origini, come risulta da varie scoperte archeologiche si possono collocare tra il VII e il V secolo a.C. ad opera dei greci di Locri. Il villaggio assume l’aspetto di agglomerato urbano vero e proprio alla fine del 500 divenendo popolato fra il 946 e il 953, epoca in cui gli abitanti di Nicotera si trasferiscono in massa nei paesi dell’entroterra a causa di incursioni dei pirati saraceni. Il centro era circondato da mura che ne garantivano la difesa. Tre grandi porte, la più grande si chiamava porta dell’Olmo, la sera puntualmente venivano chiuse per evitare ai signori e ai cittadini spiacevoli sorprese. Le case, di stile antico, sono addossate le une alle altre, secondo una tecnica consueta nel medioevo. Molte abitazioni non hanno fondamenta e poggiano le strutture di base su una dura e compatta roccia di colore rossastro: "pirrera". Nei vicoli interni sono ubicati case cadenti e antiche, danneggiate dal tempo e dall’incuria, che conservano ancora i piccoli balconi in ferro battuto, i portali in granito e le scalette esterne. Il paese visse il momento di massimo splendore sotto la dominazione normanna, quando il conte Ruggero d’Altavilla fece costruire un castello con dodici torri e fece cingere la città con alte mura, di cui ormai rimangono pochi resti (oggi esiste un pezzo delle mura e qualche pietra). Oggi esistono i nomi di alcune strade e contrade che ricordano luoghi ed eventi del passato di Motta:
Fra i luoghi da visitare abbiamo la Chiesa di Maria SS. Della Romania, costruita tra il 1628 e il 1748 in stile barocco, edificata sul luogo dove tante volte era stata vista in sogno la Madonna di Romania, a sinistra della facciata abbiamo una torre campanaria con orologio, mentre l’interno a due navate è abbellito da fregi e stucchi, sull’altare, inserita in un elaborato complesso marmoreo, trova posto la statua della Madonna di Romania, raro esempio di Vergine nera. All’interno della chiesa troviamo un antico fonte battesimale. Dal punto di vista storico abbiamo la testimonianza del Tocco un bellissimo balcone con vista mozzafiato sulla piana di Gioia Tauro. Tocco significa "sedile di nobiltà" e riflette gli echi di un’epoca caratterizzata da grande crescita civile, fu edificato all’inizio del XIII sec. In coincidenza con la rinascita economica del paese. sul cancello del Tocco c’è una corona sormontato da una croce, l’ingresso invece è reso importante dalla presenza di due belle colonne granitiche, dette "colonne infami" perché ad esse venivano legati i malfattori perché subissero punizione stabilita. Il luogo venne abbellito con sedili di marmo fatti venire appositamente da Napoli. Secondo la tradizione, ai tempi della Repubblica, la vita civile e la giustizia venivano amministrate dai gentiluomini e da 24 cavalieri di cappa e spada che qui si riunivano ogni domenica. Il tocco ha conosciuto secoli di abbandono e dio incuria. Solo nel 1912, dietro le continue proteste degli intellettuali del paese, si fecero dei lavori di restauro, che però rovinarono l’architettura originale, classicheggiante ed austera. Chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, costruita nel 1647. l’interno ha un’unica navata semplice, sull’altare maggiore abbiamo una splendida tela dell’artista Russo. Sul soffitto in legno, spicca un dipinto del Montagnose. Nella chiesa è custodita la statua dei santi Cosma e Damiano, opera seicentesca in legno di scuola napoletana. Nelle campagne a nord est del paese, in località Braghò immersi in una fitta vegetazione vi sono i resti del Monastero di San Giovanni edificato dai monaci brasiliani intorno al IX sec., nelle vicinanze si trova una grotta scavata nella pietra che probabilmente è stata l’abitazione del primo monaco vissuto da eremita due secoli prima, le rovine dell’impianto del convento evidenziano grosse e fortificate mura realizzate con pezzi di pietra calcarea e mattoni d’argilla, materiale assai abbondante in zona. Il Convento Francescano – S. Maria della Neve fu edificato nel 1535 a cura di P. Ludovico Cumì da Reggio Calabria, ideatore della riforma Cappuccina in tutta la Calabria il quale fece diversi miracoli e predisse avvenimenti drammatici che puntualmente si verificarono. Il Convento fu abbandonato nel 1780 per mancanza di sicurezza dai fabbricati e i monaci furono trasferiti nel convento di Rombiolo. Il Convento fu distrutto completamente dal terremoto del 1783, ma rimangono molti ruderi che sono meta di pellegrinaggio il 2 Agosto, in occasione del perdono di Assisi. Santuario della S. Croce. La chiesa di monte di S. Croce prende il nome dal colle sul quale sorge e dove anticamente vennero reperiti una croce e dei ruderi sacri. La facciata della chiesa è semplicissima con portale inserito in una struttura muraria leggermente aggettante. Sull’altare è stato sistemato un crocefisso portato intorno alla metà del XX sec. Da Madre Giovanna F.sca Ferrari, fondatrice dell’ordine francescane del verbo incarnato. Motta possiede una croce d’argento del XVI sec. Finemente lavorata, alta 50 cm ed ancora molto bene conservata nonostante le vicissitudini. Essa fu regalata alla chiesa dai Pignateli, i feudatari che possedevano a quell’epoca gran parte del sud-Italia, in occasione del matrimonio di un figlio del duca. Per molti anni è stato ignorato il suo valore e veniva conservata in sacrestia. Quando fu consegnata al vescovo di Mileto che la fece esaminare, si è scoperto trattasi di uno dei soli tre esemplari esistenti al mondo; da allora la croce è stata portata in varie città d’Europa per essere esposta insieme alle altre due simili che si trovano in Spagna. Motta Filocastro l’ha potuta avere in occasione della festa della S. Croce il 3 Maggio. La croce d’argento è scolpita su tutte e due le facciate dal maestro di Longobucco. Su una facciata si trova al centro l’agnello simbolo di cristo, alle estremità dei bracci i simboli dei quattro evangelisti: in alto l’aquila, simbolo di S. Giovanni, a sinistra il leone, simbolo di S. Marco, alla base l’angelo simbolo di S. Matteo e a destra il toro simbolo di San Luca. Sull’altra facciata si nota la mancanza di Gesù Crocifisso, smarrito in circostanze sconosciute… Ai lati ci sono la Madonna e San Giovanni , ai piedi un teschio, simbolo della morte e in cima un angelo con le braccia protese in atto di accogliere Gesù. Attualmente non si conosce il luogo dove la croce è custodita. Da una Ricerca svolta dalla Prof.ssa Maria Francesca Barone |
- Il Borgo Medievale di Motta - Vista da Limbadi |
|
La Postazione militare del Tocco Qui i Cavalieri facevano la conta (battevano il Tocco con le dita) per determinare l'ordine dei turni di guardia. Da notare la visione panoramica su Limbadi e su Nicotera |
|
- Il Tocco - Targa a ricordo |
|
Resti della muraglia dell'antico Castello |
|
Scorcio panoramico su Limbadi |
|
Chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria - Chiesa di Maria SS. di Romania |
|
- Il Tabernacolo - Scultura monolitica |
|
Aquasantaru:Nuovo e Vecchio |
|
Importanti Portali a testimonianza degli antichi splendori |
|
e-mail: Piapia@Poro.it |
|
Di Bella ©CopyRight 2000 |