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 Papaglionti   Comune di Zungri

>>=====> Zungri

 Francesco Pugliese - Scrittore

Ci ha lasciato Don Giuseppe Pagnotta l'Accipreviti di Chiuppi

Il sito abbandonato di Papaglionti

Don Giuseppe Pagnotta,

" Accipreviti di Chiuppi "

di F. Fiamingo

Giovedì 11-11-2010 all’età di 104 anni è morto a Vena Superiore, dove viveva, il sacerdote Don Giuseppe Pagnotta, assistito dai famigliari dal 1984, quando aveva lasciato la missione pastorale di sacerdote nelle due piccole comunità di Papaglionti e Mesiano.

Don Giuseppe divenne sacerdote nel 1936 e subentrò nella parrocchia di San Pantaleone nel 1938, al defunto Don Giuseppe Antonio Fiamingo di Zungri, fratello maggiore dell’Arc. Nicola Fiamingo, tanto amato dagli zungresi.

Tra i due sacerdoti, negli anni si era stabilito un rapporto di collaborazione; Don Giuseppe lo si incontrava spesso nella parrocchia di Zungri per le funzioni religiose più importanti come Pasqua, la festa della Madonna della Neve, Comunioni, il Corpus Domini.

La Sua presenza in paese si avvertiva anche per altre motivazioni. Il Venerdì per Zungri è sempre stato il giorno del mercato, che Don Giuseppe frequentava spesso; arrivava a piedi lungo un viottolo scorciatoia che collegava il Comune di Zungri con la frazione Papaglionti, attraversando lungo il percorso, ben tre fiumare. Sbucava, dalla strada adiacente il Santuario della Madonna della Neve, con stivali di cuoio e fucile da caccia a spalla.

Si recava subito in Municipio, dove aveva mandato dei suoi parrocchiani a sbrigare delle documentazioni, ed esternare le rivendicazioni della Sua comunità all’amministrazione comunale, per poi dedicarsi alla visita del mercato e a quello degli animali in particolare.

Alla fine degli anni 50, Don Giuseppe dice addio all’antico viottolo  giungeva, anche per lui, l’era della motorizzazione. Arrivava con una vecchia topolino di colore grigio, all’interno della quale caricava di tutto, passeggeri e quanto gli poteva essere utile.

Negli anni sessanta insegnava religione presso l’istituto tecnico industriale di Vibo Valentia.

Don Pagnotta, è stato sicuramente un sacerdote molto popolare su questo territorio; c’è chi lo definisce il prete cacciatore, chi il prete contadino, ma per tutti rimane "l’accipreviti di chiuppi".

Un prete d’altri tempi, che nel giorno del suo funerale (13-11-2010), prima della funzione religiosa celebrata nella Cattedrale di Mileto, ritorna nei luoghi della Sua missione pastorale, per una veglia di preghiera.

Ad accogliere la bara, nella chiesa della Madonna della Neve di Mesiano e in quella nuova di San Pantaleone di Papaglionti, inaugurata proprio dallo stesso sacerdote nel 1984, tanti fedeli e il nuovo parroco Don Felice La Rosa.

La salma del religioso estinto è sepolta, nella tomba di famiglia, nel cimitero di Scaliti di Filandari

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In merito alla figura di questo sacerdote, alleghiamo un articolo scritto dal Prof. Franco Pagnotta, in occasione della festa del suo centesimo anno.

Tratto  da: "Il Quotidiano i Calabria" – 18 Gennaio 2007

Don Pagnotta, prete d'altri tempi

Filandari - E' nato a Scaliti, piccola frazione di Filandari, il 17 gennaio 1907. Da ieri don Giuseppe Pagnotta ha varcato, dunque, la soglia del secolo di vita. Cento anni vissuti con la consapevolezza e la gioia di una scelta, quella sacerdotale, della quale è andato sempre fiero. A festeggiare l'anziano prete, da un mese costretto a letto per via di una frattura al femore, molti ex parrocchiani, amici, confratelli che nella giornata di ieri gli hanno fatto visita nella casa di Vena Superiore, dove, da quando (nel 1984) si è ritirato dalla pastorale attiva, vive amorevolmente assistito dai nipoti.

Nel tardo pomeriggio di ieri don Giuseppe ha potuto partecipare alla santa messa presieduta da monsignor Vincenzo Rimedio e concelebrata da don Filippo Ramondino, da don Felice La Rosa e da don Giuseppe Ferrari, da sempre vicini a questo sacerdote che ha saputo farsi volere bene per quel modo concreto, essenziale, convinto di fare il prete, in anni in cui, oltre che per il radicamento della vita religiosa, il parroco era chiamato anche a lavorare per l'elevazione sociale e la promozione umana delle anime a lui affidate. Alla festa di ieri sera ha partecipato anche il sindaco di Filandari Domenico Talotta che ha portato i saluti e gli auguri dell'intera comunità.

Dopo l'ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1936, don Giuseppe venne nominato parroco di Papaglionti di Zungri e di Mesiano di Filandari. In queste due parrocchie rimase per cinquant'anni, distinguendosi per l'impegno a favore dei più deboli, in pratica di tutti i parrocchiani, perché in quegli anni la miseria era di casa in quasi tutte le famiglie. Poi la seconda guerra mondiale e il periodo, difficile ma ricco di speranza, della ricostruzione. Lui, questo prete che per antonomasia è diventato il "prete dei Pioppi", è stato sempre in prima linea a combattere per i diritti della sua gente. Diritti all'istruzione (fu lui a creare il primo asilo infantile a Mesiano), ad una dignitosa abitazione (tra i protagonisti per il trasferimento a monte della vecchia Papaglionti dopo l'alluvione), ad avere servizi importanti come l'acqua, la corrente elettrica, la linea del telefono. Commovente la sua predilezione per i bambini, per i quali ha lasciato un appezzamento di terreno a Mesiano dove costruire, tramite la Curia, una struttura a loro destinata.

«Don Giuseppe - ha ricordato don Filippo Ramondino - è stato un prete d'altri tempi, costantemente vicino ai bisogni dei suoi parrocchiani e con una spiritualità fondata su principi molto fermi. Un esempio per tutti noi». E una rappresentanza del clero, guidata dal vescovo Cortese, andrà a trovarlo, domenica sera, per una celebrazione eucaristica che sarà un grazie a Colui che cento anni fa gli diede la vita e lo chiamo nella sua messe.

Con i suoi cento anni, il vecchio parroco di Mesiano è anche l'unico allievo ancora in vita del pontificio seminario diocesano "San Pio X" di Catanzaro che venne distrutto da un incendio qualche tempo dopo la sua ordinazione sacerdotale. Tanti altri primati, sicuramente, e tanti ricordi che si fanno leggero rimpianto, forse, per un'età, quella da lui vissuta accanto alla gente di Mesiano e Papaglionti, fatta di passione per la vocazione di prete e di impegno quotidiano per la persona in quanto tale, intesa nella sua globalità. La sua voce un po' impastata e i suoi occhi che sanno sorridere daranno ancora fiducia, ne siamo certi, a chi gli si avvicinerà per un saluto, un consiglio, un conforto.

Franco Pagnotta

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Il nome della frazione Papaglionti

(secondo alcuni deriva da Paleontos) è di origine greco-bizantina: una corruzione di Papas Leontius, personaggio ecclesiastico ritenuto possessore originario di un casale dal quale ebbe inizio l’omonimo villaggio durante il primo medioevo.

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Carissima redazione di Poro.it, con molto piacere ho visionato le "novità" ed in particolare le iniziative su Papaglionti.

Da quando ero bambino (anni 50 !) ero affascinato dai racconti di mio padre (di Pizzinni), devotissimo di San Pantaleone e quindi assiduo frequentatore della chiesa di Papaglionti per le festività principali.

Mi è rimasta impressa nella memoria una strofa della novena di Natale (che riporto in calce alla presente).... cantata con tanta devozione durante tale funzione.

Fate una piccola indagine presso gli anziani del paese; chissà se è possibile recuperare altre strofe! ?

Mi dispiace non poter trasmettere anche il ritornello musicale; ... purtroppo non mi intendo di musica ! Tuttavia, potrò farlo a voce se avremo la possibilità di incontrarci in agosto (al raduno del 13/8/2003 a Monte Poro).

Potreste inserirla in apposita sezione dedicata a Papaglionti; anche questa è memoria storica !

Distinti saluti e a sentirci presto

Carlo Cirianni - Roma

Novena di Natale

La gruppi avi la tana

e lu surici lu pertusu

e vvui Patri amurusu

non aviti né tana e nò pertusu.!"

note

gruppi = volpe

avi = ha

surici = topo

pertusu = buco, tana

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Chiediamo gentilmente a tutti coloro che sono a conoscenza del contenuto completo delle strofe, di comunicarcelo  per la successiva pubblicazione completa del "Canto di Natale di Papaglionti"

Si ringrazia Carlo Cirianni per questo prezioso contributo.   La Redazione

RECUPERO E MEMORIA - Zungri

Grazie a uno studio di fattibilità realizzato dagli studenti di alcune scuole della provincia di Trento

- L'antico centro di Papaglionti tornerà a vivere - Articolo di Nicola Rombolà

 Vibo Valentia – Chi ha memoria storica ricorderà la travagliata vicenda che hanno vissuto gli abitanti di Papaglionti (frazione di Zungri) dopo l'alluvione del 1952. Questo borgo di origine bizantina (Papaleontis) in seguito al completo abbandono (dai primi anni Ottanta) è stato lasciato in balia delle intemperie e della natura che lo ha ricoperto di una vegetazione selvaggia. Ma ora questo destino può avere una svolta. Infatti, alla sua storia si sono interessati alcuni istituti scolastici della provincia di Trento che hanno messo in campo uno studio di fattibilità per il recupero ed il rilancio ecosostenibile.

Un fatto di assoluto rilievo non solo per la Calabria. Oltre al suo straordinario significato, il “Progetto Papaglionti” investe contenuti di carattere socio-culturali, turistico e umane. Coinvolge classi di istituti diversi: il Liceo scientifico-tecnologico e l'istituto per il Turismo (Ipsct) di Cavalese e l'Istituto alberghiero di Tesero.

Si tratta di un progetto complesso che mette insieme istruzione e formazione professionale nel quale ogni classe, sotto la guida di insegnanti e professionisti, curerà la ricostruzione del borgo in base alle proprie competenze specifiche. Oltre quindi ad un livello interdisciplinare, si mette in atto un rapporto interscolastico, attraverso un percorso formativo comune: conoscenza del territorio dell'altopiano del Poro; analisi del Piano integrato territoriale; elementi di marketing turistico e analisi di promozione turistica; ma anche percorsi formativi per ogni singola classe articolati su 90 ore di attività nel corso dell'anno scolastico e due stage, (di cui uno si è concluso proprio ieri, mentre l'altro si effettuerà ad aprile 2003), dedicati ad interventi di ricerca-azione diversificata per singoli indirizzi di studio.

Il progetto è stato finanziato dal Fondo sociale europeo, dalla Provincia autonoma di Trento, dal ministero del Lavoro con il contributo organizzativo del comune di Zungri, dell'azienda agrituristica “Torre Galli”; anche la Banca del Credito cooperativo di San Calogero si è mostrata sensibile all'iniziativa. Il progetto per far rinascere il vecchio borgo di Papaglionti ha entusiasmato i ragazzi trentini, come ha sottolineato il dirigente scolastico dell'Istituto tecnologico di Cavalese, Giandomenico Magalotti, che ha guidato questo primo stage. Grande merito per questa importante esperienza va dato a Francesco Pugliese, (originario di Zungri e insegnante in un istituto di Cavalese) che ha lanciato l'idea e autore tra l'altro di una guida turistica, “Viaggio sul Poro” (con presentazione di Fulco Pratesi), e di una ricerca storico-documentaria su Zungri e sul Poro.

Dopo l'alluvione, ha rammentato Pugliese, negli anni sessanta, è stata fatta una scelta politica discutibile, ed invece di recuperare il borgo, è stato deciso di ricostruire completamente il paese in un diverso sito. Questo fatto ha determinato l'abbandono progressivo del vecchio abitato e la perdita della memoria storica dell'antica comunità: «Per impedire la morte definitiva del borgo – ha spiegato – docenti e alunni hanno accolto con grande entusiasmo questo progetto. C'è in loro una voglia di dare un reale contributo non soltanto da un punto di vista scolastico».

N.B.-In fondo, dopo le immagini, è pubblicato il progetto in dettaglio

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Il Paese Nuovo di Papaglionti ricostruito su un altipiano non franoso

Chiesa Nuova

San Panteleone Medico e Martire

Protettore di Papaglionti

a cura di T.so Prestia

L'Abitato del vecchio paese

 e           

il Monumento ai Caduti

Chiesa e Calvario del paese abbandonato

Progetto Calabria dell'Istituto di Istruzione di Cavalese

 PER LA RINASCITA DI PAPAGLIONTI VECCHIO

 Studio di fattibilità per la tutela e la valorizzazione di un borgo abbandonato di Calabria

Si tratta di un progetto promosso dall'Istituto di Istruzione Superiore di Cavalese da realizzarsi in collaborazione con l'Istituto Alberghiero di Tesero, entrambi in Vai di Fiemme, Trentino.

Finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE) - di cui per la scuola è responsabile il prof. Pasquale Catalisano che coordina un'apposita équipe di docenti - vede impegnati gli studenti delle classi IV Liceo tecnologico, III Istituto professionale turistico e III Istituto alberghiero e si svolge nell'area di integrazione del curricolo.

Con attività d'aula e lavoro sul campo il progetto si propone la realizzazione di uno studio di fattibilità finalizzato alla tutela e alla valorizzazione ecosostenibile di un piccolo borgo abbandonato della Calabria centrale in provincia di Vibo Valentia: per la rinascita di Papaglionti vecchio. 

Papaglionti vecchio

Antico borgo, oggi frazione del Comune di Zungri, è sito sul versante tirrenico della Calabria centrale (Pizzo, Tropea, Capo Vaticano); si trova sul fianco esposto ad est di una graziosa conca coperta da ulivi e orti intervallati da macchia mediterranea, sul lato nord dell'altopiano del Poro e a due passi dal litorale (Costa degli Dei). Vi si giunge o dalla Vibo-Tropea, bivio all'altezza di Mesiano nuovo (2 km) oppure dal litorale, da

Briatico attraverso San Costantino, Porenzoni, e San Marco (6/7 km).

Vicenda emblematica del Mezzogiorno d'Italia quella di Papaglionti vecchio, ma ancora tutta da scrivere; laddove sono presenti e ancora visibili malgrado tutto segni, sementi e frutti di civiltà antiche ma anche di degrado, oppressioni ed emarginazioni di ieri e di oggi.

Nel suo territorio si registrano frequentazioni umane già nel neolitico, Mesiano e soprattutto Torre Galli individuata dal grande archeologo roveretano Paolo Orsi.

Il toponimo Papaglionti deriva dal Greco-Bizantino Papas Leontios, personaggio ecclesiastico originario possessore del fondo, ed è ipotizzabile collocare l'origine dell'insediamento umano nella Calabria Bizantina, ultimi secoli del primo millennio.

Menzione del toponimo è stata ritrovata in vari documenti scritti dell'epoca medievale; Casale di Mesiano, un tempo il centro più importante dell'altopiano del Poro, fu feudo dei Duchi di Monteleone (oggi Vibo Valentia) Pignatelli Aragona Cortès fino al termine del feudaIesimo nel Regno delle Due Sicilie con Murat e le leggi eversive della feudalità (1806) e dal 1811 frazione del Comune di Zungri.

Sito in una zona altamente sismica fu sicuramente colpito dai vari disastrosissimi terremoti che hanno sconvolto la regione: 1638, 1783, 1905, 1908. Quello del 1905 fece tra l'altro crollare la facciata della Chiesa di San Pantaleone, il patrono, ricostruita poi a spese degli emigranti come ricorda una scritta posta sull'altare.

La popolazione non ha mai superato i 200 abitanti.

Alla fine del 1800 anche qui inizia l'emigrazione, di massa, verso le Americhe e prosegue ancora nel secolo appena passato, e tuttora, verso il nostro triangolo industriale soprattutto.

E' stata l'alluvione del 1952, dopo il terremoto del 1905, a rendere urgenti gli interventi pubblici su Papaglionti: miglioramento delle abitazioni e messa in sicurezza con lo spostamento dell'abitato? Prevale la seconda ipotesi, ma la riedificazione del paese, in piano, a poche centinaia di metri dal vecchio borgo procede con incredibile lentezza e solo negli, anni '80 del secolo scorso è stata completata e gli abitanti trasferiti.

Gli anziani i più restii a lasciare le vecchie pietre delle loro povere case che custodivano la loro memoria: con esse lasciarono anche un po' della loro anima e tanto del loro passato.

Da allora il vecchio borgo, compresa la Chiesa, è preda dei rovi e delle sterpaglie, dell'incuria dell'uomo e dell'opera del tempo, seppur l'ostinata tenacia di qualcuno dei vecchi abitatori ha continuato a curare (e si vede) l'antico focolare e tuttora il viaggiatore sensibile avverte le suggestioni dell'antica comunità rurale e di una umanità ricca di laboriosità e spiritualità. 

Un patrimonio prezioso

Il borgo abbandonato è di per sé patrimonio storico e culturale (e perché no anche economico) prezioso; e non appartiene solo agli antichi abitatori,

Ma, ancora, lì si possono evidenziare architetture povere e semplici ma non prive di senso estetico, una notevole struttura d'epoca romana ("sito donde la vista è incantevole" scriveva nel 1800 il francese Lenormant), una inesplorata necropoli, la graziosa chiesetta di San Pantaleone, due Calvari (uno del 1600) che delimitavano lo spazio urbano, un tipico palazzo signorile, significative architetture rurali, un rilevante opificio per l'olio, una umanità custode e testimone di una millenaria e sapiente civiltà contadina e artigiana con i suoi usi,e costumi, le sue tradizioni, la sua saporita cucina e ancora, bellezze naturalistiche e ambientali (anche le orchidee spontanee) e seducenti scorci panoramici e paesaggistici.

Gli obiettivi del progetto

L'attivazione di un progetto del genere è per l'Istituto di Cavalese (e non solo crediamo) una novità: insieme un modello e una sfida. Un nuovo orizzonte. Un progetto impegnativo e complesso che ha già incontrato l'adesione non priva di entusiasmo da parte degli studenti.

Il Dirigente scolastico Giandomenico Magalotti e il Direttore dell'Alberghiero Gadotti, i docenti impegnati nel progetto, Caputo, Catalisano, Gabrielli, Pugliese, Zeni, Borghi e gli studenti mirano a sensibilizzare coscienze, a pubblicizzare un patrimonio, ad attivare collaborazioni con le istituzioni locali e sinergie Nord-Sud: tenendo ben presente l'esperienza feconda del vescovo trentino Bregantini nella stessa Calabria in collaborazione con la Federazione Trentina delle Cooperative.

Il percorso verso la sua realizzazione consente di mirare a molteplici obiettivi didattici, educativi e formativi, culturali. Consentirà agli studenti di attivare competenZe già acquisite e di costruirne di altre nella consapevolezza della loro necessità.

Si mira perciò, dicono i docenti, a far maturare una cultura dell'integrazione dei saperi, a valorizzare il sapere non formale, a sostenere la socializzazione e l'integrazione dei singoli in un gruppo, ad acquisire capacità di documentazione, di elaborazione e sintesi attraverso attività progettuale, alla formazione di capacità progettuali, a sensibilizzare sull'impegno civile e sulle problematiche relative alla conoscenza, valorizzazione e tutela del patrimonio storico e culturale, dei rapporti nord-sud, dei problemi del Sud Italia, del territorio, della società civile, ad affrontare problematiche complesse. 

Svolgimento del progetto

Il progetto si realizzerà nella sua prima fase nel corso dell'anno scolastico 2002/03 nell'ambito dell'area di integrazione del curricolo. Prevede un impegno di 112 ore per classe di cui 20 in plenaria (le tre classi insieme) e 92 ore per le singole classi in cui si porterà avanti il segmento della relativa specializzazione.

A ciò si aggiunge la fase di stage, 68 ore di lavoro sul campo a Papaglionti; una settimana a fine novembre 2002 e un’altra nell'aprile 2003; stage in aziende locali, rilievi 'tecnici, incontri e raccolta di testimonianze orali e dati; ricerca, documentazione, indagini sul territorio.

Nel mese di giugno poi è prevista una esposizione dei lavori prodotti in Val di Fiemme e a Papaglionti.

Per la realizzazione del progetto si ricorrerà al personale docente della scuola e ad esperti esterni all'Istituto. 

Prodotti finali

I prodotti finali del progetto saranno per la classe IV Liceo tecnologico i rilievi del sito, la mappatura e la cartografia, un plastico del borgo, una relazione tecnica sullo stato di conservazione delle varie unità edilizie, pagine di un sito Internet da realizzarsi con la III dell'Istituto professionale che a sua volta produrrà un'analisi di marketing sui punti forti e sui punti deboli per la conoscenza e la valorizzazione del borgo verso il mercato del turismo culturale, rurale e naturalistico e un depliant-guida attraverso un'opera di scavo nel microcosmo della storia della comunità di Papaglionti; in italiano, inglese e tedesco. La classe III dell'Istituto alberghiero produrrà una relazione sulla cucina e i prodotti tipici locali e la elaborazione di alcuni piatti secondo la sensibilità e la tradizione trentina e quindi un "banchetto" con tali elaborazioni.

Su queste basi si elaboreranno le ipotesi per il proseguimento del progetto e per la rinascita di Papaglionti vecchio; coltiveranno una speranza che comunque veicolerà sapere e vitalità.

Francesco Pugliese

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