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 Raf Vallone   Italiano

I 100 anni dalla nascita

Casa del Cinema Roma

 Serata commemorativa organizzata da Arabella e Eleonora

 

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Omaggio a Raf Vallone  -  " Un Uomo del Poro"

Nato a Tropea il 17 febbraio 1916, è morto a Roma il 31 ottobre 2002

La vita di una persona

non è quello che è accaduto,

ma quello che si ricorda e come lo si ricorda  - Garcìa Marquez                                            Vai all'Indice

In collaborazione esclusiva per il nostro sito da parte dei figli e dalla moglie dell'attore, pubblichiamo una ricerca dettagliata e profonda della storia umana e professionale di Raf Vallone.

Su nostra richiesta e dopo approfondite meditazioni i familiari si sono resi disponibili a collaborare per la ricostruzione di quella parte di storia umana e professionale che caratterizzano l'attore come uomo dalle radici nella cultura del Poro. Cultura che si configura anche oggi con quelle famiglie veramente nobili della cittadina di Tropea, dove lui è nato e alle quali apparteneva la mamma. Da lei prevalentemente ha assorbito l'educazione e la formazione che ne hanno forgiato il carattere e che lo hanno seguito ininterrottamente per la sua intera esistenza.

I figli Eleonora, Saverio, Arabella e la moglie Elena Varzi, dopo aver apprezzato lo spirito del nostro sito, hanno collaborato per rendere noti i valori e i principi a cui Vallone ha creduto e si è imposto con rigore, e per percorrere e individuare con noi i tratti caratterizzanti della sua vita, anche nel ruolo di capofamiglia e padre, confidandoci momenti inediti di vita familiare. Anche grazie ai documenti fotografici e audiovisivi messi a disposizione dalla famiglia è stato possibile eseguire e concludere una ricerca tanto preziosa.

Confidiamo di essere rimasti benevolmente sorpresi dell'ampia e cortese disponibilità di tutti i familiari che doverosamente ringraziamo.

La Redazione - Maggio 2006

Per la Ricerca (durata 11 mesi) su tutti i temi che hanno attraversato la sua esistenza, hanno collaborato e ringraziamo: Elena Varzi, Eleonora, Saverio e Arabella Vallone.  Alda Grimaldi. Orsolina Campisi. Sibilla Lauri, Josephin Caporetto, Serena Tatti e anonimi.

Indice e Struttura della Ricerca:

Clicca sugli Argomenti

 1. L'Infanzia

 2. La Mamma e il Padre

 3. Raf Padre: Origini, Principi e Valori

 4. Gli Studi, Torino e il Torino

 5. Il Calcio e L'Onestà

 6. Il Militare e la Vita Partigiana

 7. Il Giornalismo

 8. L'Attore e la carriera cinematografica

 9. G. De Santis - il suo primo regista

10. Il Matrimonio e La Vita Sentimentale

11. Raf  nel Ricordo della Moglie

12. La  Donna  e  l'Amore

13. Le "Lacrime Silenziose"

14. L'America: Hollywood e New York

15. La sua carriera teatrale

16. Gli Amici del cuore a Torino

17. Gli Amici del cuore a Tropea e il Mare

18. La Madonna di Romania

19. La Cattedrale Normanna

20. La Vecchiaia

21. La Fine

22. Il suo Libro: "Alfabeto della Memoria"

23. La Memoria

24. Raf  nel Ricordo di Eleonora

25. Raf  nel Ricordo di Arabella

26. Raf  nel Ricordo di Saverio

27. Vita Familiare Sperlonga e il Mare

28. Parti significative di sue interviste

29. La sua  Filmografia

30. Il suo Teatro (come Attore)

31. Regia  Operistica

32. I 100 Anni dalla nascita di Raf

Assemblare dati e fatti di una ricerca su Raf Vallone non è cosa semplice, anche per chi ha già accumulato esperienza sulla comunicazione via Web. Dall'esame della documentazione su di lui prodotta, emerge una personalità complessa, ma, completa e positiva, che ci ha appassionato, e, nello stesso tempo, incuriosito.

Realizzare una ricerca veramente completa su Vallone richiederebbe tempi più lunghi e forse professionalità particolari. Noi abbiamo esplorato la sua esistenza e abbiamo scelto e tentato di approfondire quel lato della sua personalità identificabile come caratteristica della cultura della gente del Poro. La ricerca è stata agevolata soprattutto per la preziosa collaborazione dei familiari che, fornendo confidenze  inedite e stati d'animo, hanno permesso un'esplorazione profonda del suo carattere e della sua personalità.

Raf Vallone ci appare, da queste “confidenze” come un uomo di grandi capacità intellettive e di grande equilibrio tali da permettergli, con il passare degli anni, di mantenersi ai vertici mondiali dello spettacolo, della cultura, della politica e delle relazioni umane. Per la sincerità, a volte sconcertante, e per l'aggressività, tipica del suo carattere, Raf  Vallone è stato spesso definito un personaggio “difficile”, nell’ambiente di lavoro è rimasto a tutti il ricordo del suo rigore professionale e della sua serietà.

L'attore si è sposato nel 1952 con Elena Varzi, che gli ha dato tre figli: Eleonora, Saverio e Arabella; di seguito troveremo le loro testimonianze e i loro ricordi sul proprio padre.

Per la  ricerca sui temi che hanno attraversato la sua esistenza, sono stati utilizzati frammenti dei suoi  libri,  come "Alfabeto della Memoria", e alcune parti della sua ultima intervista video  "Uno sguardo dal mare" di Donatella Baglivo.

1. L'Infanzia

I suoi ricordi. Da Tropea, quando ero ancora bambino, ci siamo trasferiti tutta la famiglia a Torino, città natale di mio padre Giovanni dove vi esercitava la professione di avvocato.

Fin da bambino ho continuato ad avvertire un tenero sentimento di nostalgia per la Calabria, in particolare per Tropea dove tornavo d'estate con la mia famiglia, e per paesi e spiagge del promontorio del Poro e di Capo Vaticano che considero tuttora fra le località naturali più belle e suggestive del mondo.

Spesso a Torino sentivo che mi mancava l'odore dell'uva pestata a piedi scalzi dai contadini, ho ancora dentro di me quell'odore del mosto inebriante. Quando ero a Torino mi mancava il contatto col mare o la sua vista dall'alto della rupe sulla quale si alza Tropea.

Tropea è una cittadina dal passato ricco di storia: quel mare sonante di voci e di vite che risalgono agli albori della civiltà mediterranea. Ma, a fine estate dovevo tornare a Torino dove mio padre faceva l'avvocato e ritornare alla severità degli studi.                 Ritorno all'indice

Raf Vallone bambino

2. La Mamma e il Padre di Raf

Mia madre apparteneva a una famiglia nobile di Tropea (i Mottola) che aveva quattro quarti di nobiltà. Con mio padre, venuto giù per una causa a Reggio Calabria, si erano conosciuti in quel di Tropea ed era nato subito l'amore. Ma quando si trattò di sposarsi, ci fu un "congresso" di famiglia da parte dei fratelli di mia madre. Per cui furono delle nozze abbastanza burrascose. Mio padre era un ottimo avvocato, aveva tutti i requisiti per essere, come si suol dire, un "buon partito", in quanto aveva ricevuto l'eredità di uno zio che lo rendeva assolutamente indipendente dal punto di vista finanziario. E' vero che lui buttò a mare tutto il suo patrimonio prestando soldi a destra e a sinistra, tuttavia il matrimonio con mia madre fu un matrimonio felice.

Nessuno dei quattro fratelli di mia madre ebbe figli. Allora ci fu un'altra riunione di famiglia con cui si stabilì che io potevo essere l'erede del titolo di marchese. Vennero a Torino con la decisione di adottarmi, dovevo cambiare nome, avrei dovuto chiamarmi Raffaele Mottola D'Amato. Mia madre invece, con un atto d'amore nei riguardi di mio padre, rifiutò decisamente questo cambiamento di nome, per cui non ebbi mai quel titolo di marchese, cui non tenevo affatto.

Mia madre era una donna ambiziosa di origine normanna. Per lei gli studi erano di enorme importanza , una fatto sul quale era abbastanza intransigente.  Era una donna di una enorme sensibiltà e intelligenza e di un enorme orgoglio ereditato dalla famiglia. Fu di mia madre la decisione che io studiassi giurisprudenza, e mio padre, dal canto suo, era d'accordo che anch'io abbracciassi la professione di avvocato.

Il figlio Saverio ci aggiunge che il nonno paterno di Raf era di Tropea e si chiamava Raffaele Vallone, poi sposato a Torino con una signora... faceva il notaio...

Raf aveva solo una sorella che come lui si è trasferita e ha vissuto anche lei a Roma.

Saverio ci ricorda con allegria i momenti quando il padre, che scherzava spesso, lo faceva in dialetto Tropeano, gli succedeva anche quando si arrabbiava e imprecava nello stesso dialetto.  Aggiungere Antenati

Raf con il Padre

Raf con la mamma e la moglie

Raf Vallone a Tropea

con il Vescovo, la moglie e il Padre

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3. Raf Padre:

Origini, Principi e Valori

Raf si è rivelato un Padre rigorosamente ancorato a valori e principi che si è imposto e che sono stati i punti di riferimento della sua intera vita, principi assorbiti, in parte, dal contesto natio. Pur distratto dai suoi impegni professionali non ha mai trascurato la famiglia e i figli alla cui educazione si è dedicato con costanza e continuità.

Ai figli ha voluto infondere questi valori, pur non riuscendovi fino in fondo, come spesso avviene fra un padre dalla grande personalità e i propri figli. Certamente è riuscito ad inculcare quella parte di educazione di base determinante in ogni individuo per la formazione del proprio carattere. Forse è proprio questo che ha cercato e raggiunto con successo.

Da padre rigoroso, si è dimostrato Uomo Risoluto, (persona "determinata"  che non ha il diritto di avvilirsi). "Jamu avanti" dicono ancora le genti del Poro e della Calabria in genere, "andiamo avanti" senza tentennamenti e debolezze. Questa tipologia di comportamento serve ancora oggi a trasmettere e dare forza ai propri simili di fronte alle sofferenze, avversità e disgrazie della vita. Bisogna comunque andare avanti.... come per dire lo spettacolo deve continuare e continua a prescindere !!

Questo "modus vivendi", Raf lo aveva scolpito nel suo pensiero e lo ha applicato per tutta la vita in maniera rigida, proprio perché ereditato dalla madre forte e orgogliosa.

Raf Vallone al mare di

Tropea e Capo Vaticano

Raf Vallone con il suo amato cane Lupo

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4. Gli Studi, Torino e il Torino

Ho avuto una grande fortuna nella vita: al liceo Cavour studiavo letteratura italiana con Mario Fubini, quando passò all’università, al suo posto arrivò Leone Ginzburg. Fu lui a istillarmi l'amore per la poesia e il teatro e farmi recitare in pubblico i primi versi, amore che ho conservato e che conservo tuttora nonostante la mia rispettabile età (84 anni). Il professor Crescini di matematica, invece, mi dava 2: uno per il disturbo di essere venuto alla lavagna, uno per il disturbo di tornare al posto.

Studiavo all’università, giurisprudenza, ma il mio professore di scienze delle finanze, Luigi Einaudi, non era entusiasta di me. "La preferisco come calciatore che come economista" mi diceva.

Dopo la laurea, mio padre che era avvocato e voleva a tutti i costi che facessi l'avvocato, mi mise alla prova e mi mandò a Ciriè in pretura, dove cominciai la mia carriera con un fiasco madornale, perché la parte avversa aveva ragione e io non potevo fare a meno di dargliela. Per cui tornai a casa e dissi: "Ho perso la causa"; mio padre capì subito che non ero nato per fare l'avvocato.

Durante il periodo della scuola io giocavo a calcio nei prati vicino a casa, mi notò un dirigente del Torino e mi mandò a far parte di una squadra che era mitica, la squadra dei Bullons Boys (ragazzi del Torino) 5 volte Campione d'Italia (foto del campionato 1930/31).

Ho giocato nella prima squadra nel 1938/39.

Torino è una città che mi ha dato molto, è una città fattuale dove le parole erano solite essere concretate dai fatti, una lezione che dura ed è durata tutta la mia vita. Vivevo a Torino dov'era dominante l'aristocrazia della classe operaia. Era una città chiusa e non si apriva con facilità, dovevi entrarci guadagnandoti la stima degli altri. Era vera, dura, concreta: mi ha insegnato che il fare viene prima del dire. lo ci stavo bene anche perché ero innamorato del mio lavoro. E quando si amano le cose, di colpo si aprono vie impreviste, che non si possono lasciar perdere. Fu un periodo bellissimo, l’Italia attraversava un momento eccezionale, anni intelligenti, di grandi possibilità critiche, del dubbio elevato a sistema di indagine.

La classe operaia torinese era un mito. Noi dell’Unità andavamo nelle fabbriche a parlare con gli operai del problema del linguaggio: quello dei giornali era classista: come fare per farci capire da tutti ? Ricordo un pomeriggio alla Fiat Ferriere, tra gli altiforni enormi, con tre giganti in tuta che mi ricordavano mezz’ala al Toro e mi dicevano: "Qui dentro i tedeschi non sono mai venuti a trovarci".

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5. Il Calcio e l'Onestà

Il calcio è stato il mio divertimento anche se mi piaceva tanto recitare, non ero un grande giocatore, ma avevo tanto fiato. Il mio non era Il "Grande Torino", anche se eravamo forti, un anno fummo campioni d’inverno, vincendo il derby al Filadelfia con la Juve e battendo lAmbrosiana. Le due mezz’ale dell’Ambrosiana erano Meazza e Ferrari. L’allenatore, mister Erbstein, mi aveva detto di giocare in mezzo a loro, per cercare di spezzarne il fraseggio, ci riuscii abbastanza bene e abbiamo vinto soffrendo 1 a 0.

Smisi con il calcio dopo la finale dei campionati mondiali goliardici, a Vienna, una delusione terribile. Convocato nella nazionale studentesca, andammo in finale con la Germania, al Prater. Era l’indomani dell’Anschluss: l’Austria non esisteva più, giocammo di fatto contro i padroni di casa. L’arbitro ungherese non ci lasciava toccar palla: appena ci avvicinavamo all’area era fallo o fuorigioco inesistente. Perdemmo, alla fine gli sputammo addosso. Ho avuto tanta rabbia per quella grave ingiustizia, che ho abbandonato il calcio e ho deciso di accontentare mio padre, che mi voleva avvocato, mi sono messo sotto con gli esami.

Sono rimasto sempre tifoso del Torino.           Ritorno all'indice

6. Il Militare e la Vita Partigiana

Dopo l’8 settembre entro in contatto con "Giustizia e Libertà" tramite uno dei comandanti, Vincenzo Ciaffi, latinista appassionato di filosofia e di teatro, colto, coraggioso, forte, un uomo eccezionale. Ero militare a Tortona, e Ciaffi mi incarica di individuare e mettermi in contatto con altri antifascisti. Divento amico del soldato Bernieri, che dopo la guerra sarà eletto in parlamento nelle liste PCI. In segno d’intesa gli passo un libro, Nuova York di Dos Passos, con una frase in codice: “Abbiamo gli stessi interessi, credo che questo romanzo ti piacerà”. Ci scoprono. Mi convocano e mi sbattono in faccia il libro con il messaggio. Pochi mesi dopo vengo arrestato e portato a Como. In una palestra adibita a carcere entra un repubblichino a interrogarmi. Scelgo di dire la verità: confesserò di essere antifascista: tacerò i nomi del compagni. Tra me e il repubblichino si crea uno strano rapporto di complicità. "Domani verranno a prenderla" mi avverte. "La devono portare in Germania, in un campo di concentramento. Con lei ci sarà un solo agente. La sua rivoltella non sarà carica. Veda lei".

Riesco a scappare, gettandomi vestito nel lago di Como. Era marzo, e l’acqua era molto fredda. Ho poi tentato di rintracciare quel repubblichino, senza riuscirci. Molti anni dopo, facevo già l’attore, stavo sciando a Sestrière con mia moglie e i miei tre figli, quando, sulle piste del Banchetta, un gruppo di turisti mi riconosce e si avvicina. Credevo fossero ammiratori che avevano visto Riso amaro. E in effetti si congratularono, ma non per il film, per la mia fuga di Como. "Noi la conosciamo, l’abbiamo vista gettarsi nel lago, con le SS che sparavano dalla riva...". Da allora i miei figli non hanno più potuto prendermi in giro per i miei racconti.

Dopo la fuga torno a Torino, e Ciaffi mi affida un altro incarico delicato: fare propaganda, in vista dell’occupazione partigiana della Rai, tra i tecnici della radio repubblichina, alla Mole Antonelliana, dove andavo a leggere poesie. Riesco a contattarne qualcuno, nonostante la prudenza e la paura che li frenava. Allora Ciaffi mi dice di leggere alla radio poesie di Montale, per diffondere un segnale culturale e politico che la stagione nazifascista sta per finire.

Fu un amico che aveva letto le mie critiche teatrali a presentarmi a Davide Lajolo, che chiamavamo con il nome da partigiano, Ulisse. Così io, azionista, cominciai a lavorare per il giornale dei comunisti. Ulisse era unico per simpatia e carattere. Godeva di grande prestigio tra i partigiani, e me ne accorsi quando sulle Langhe ripresero le armi. Lajolo partì per Alba, su incarico di Nenni, che era ministro degli Esteri. Io vado con lui, su una vecchia Balilla. Appena arrivati ci tirano fuori dalla macchina, ci prendono a calci in culo e fanno per metterci al muro. Ulisse comincia a spiegarsi, con le mani in alto, e più parla più li convince. Ci lasciano andare e corriamo a Torino, in tempo per titolare l’edizione straordinaria dell’Unità: I partigiani depongono le armi.               Ritorno all'indice

7. Il Giornalismo

Scrivevo sulla terza pagina dell'Unità affidatami da Davide Lajolo insieme a firme straordinarie, a questa 3° pagina ho dato tutta la passione possibile e immaginabile, le mie relazioni con il resto della redazione, nonostante il fatto che io non fossi comunista, erano fraterne; componevo la 3° pagina con gli operai della FIAT, e fu un'esperienza umana e politica che non dimenticherò mai. Ero molto amico di Mila: purezza, integrità, intelligenza, cultura. Pavese veniva spesso a trovarmi, andavamo a pranzo a Porta Palazzo, alle Tre Galline. Mangiavamo in silenzio: lui non parlava molto, io neppure. Credo gli piacessi per quello: assecondavo il suo silenzio. "Sei come un fiume che trascina pepite nascoste" gli dicevo. Anche Calvino non era un chiacchierone, ma con lui non legavo. Come con Geymonat: troppo noioso, un mattone.

Della morte di Cesare mi sentii un po' responsabile. Quando dall’America arrivò Connie Dowling con la sorella Doris, due donne straordinarie, attrici che erano cresciute nel mondo dei radical-chic americani e di Billy Wilder, Tennessee Williams, Arthur Miller, una mia amica, la regista Dada Grimaldi, che lavorava con loro alla Rai, mi invitò a cena. lo le suggerii di dirlo anche a Cesare, che era affascinato dalle donne e dall’America. Finì che lui se ne andò con Connie, e insieme partirono per Cervinia. Ma non credo proprio che Cesare si sia ucciso per la Dowling, anche se quella poesia bellissima e terribile, - Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -, l’ha scritta per lei. Penso che al suo suicidio non siano estranei motivi politici. Pavese soffriva per le chiusure che vedeva prevalere nel partito, non ne approvava il rigore ideologico, ironizzava sulla miopia di certi personaggi, che gli parevano "inchiodati alla linea". Farla finita era anche un modo di chiamarsi fuori.

Togliatti, però, non era miope, veniva spesso alle riunioni di redazione, una mente superiore. lo dirigevo la terza pagina senza essere iscritto al partito. Il motivo era semplice: possedevo l’edizione italiana della storia del partito bolscevico, centinaia di pagine in cui il nome di Trotzky non appariva neppure una volta. Per me, che venivo dal Partito d’azione, la politica era innanzitutto rigore morale. Come potevo entrare in un partito che si basava su una menzogna così grossolana? Cosi, quando Togliatti chiese se eravamo tutti iscritti, qualcuno disse: "No, Vallone no". Lui mi squadrò e sorrise: "Però fai una bella terza pagina".

In effetti ci lavoravo dodici ore al giorno. Pubblicavamo versi dei classici e dei poeti di sinistra: Catullo e Aragon, Orazio ed Eluard. La rete dei collaboratori era vastissima. Ogni tanto anche Hemingway mi mandava qualcosa. Pubblicavo disegni dei pittori torinesi: Casorati, Menzio, Moreni, Spazzapan, un uomo simpaticissimo, che passava spesso in redazione. Eravamo molto attenti alla grafica, all’impaginazione, anche perché avevamo tipografi meravigliosi. Dopo la chiusura restavo fino alle tre di notte, con Lajolo, Luraghi, Rocca, che era un ragazzino, per ribattere le ultime notizie. Ci tenevamo svegli facendo scherzi telefonici. Poi andavo a casa a piedi, verso corso Francia, con Ulisse. II direttore era Ottavio Pastore. Il più indipendente dei dirigenti comunisti torinesi. Se ne infischiava della linea del partito: portava avanti la sua, con allegria. Aveva passato anni in carcere, e quando cenavamo insieme lo guardavo con un nodo alla gola: mangiava voracemente, litigava con il cibo, come per rifarsi della fame patita in galera. Una volta rischiai di fargli venire un infarto. Ci era stata affidata una parte degli scritti di Gramsci, che il partito passava all’Einaudi per la pubblicazione. Quando restarono solo poche pagine, mi venne la tentazione di tenermele. Così dissi a Pastore: "Guarda che non le ho più, le ho dato a te". Ottavio era un vecchio bianco e pallido, ma in un attimo divenne tutto rosso. Gli ho detto che stavo scherzando, e l’ho abbracciato.              Ritorno all'indice

8. L'Attore e la Carriera Cinematografica

Lavoravo all’Unità e recitavo Garcia Lorca e Büchner al teatro Gobetti. Ero un attore autodidatta: le scuole di dizione erano infrequentabili. Si imparava a recitare sè stessi, non il testo. Così mi ero preso Stanislavskij e gli altri testi sacri dell’Actors’ Studio e me li ero studiati per conto mio.

Un giorno telefona Giuseppe De Santis, il regista. Dice che sta preparando un film da ambientare nelle risaie del vercellese, ha letto una mia inchiesta sulle Mondine e vuole saperne di più. Ci diamo appuntamento a Torino, lui viene con Lizzani e Puccini. Andiamo a pranzo alle Tre Galline, parliamo a lungo delle condizioni di lavoro nelle risaie, io mi ero documentato, avevo delle belle foto, Lui mi racconta del film, che vuole titolare "Riso Amaro". Poi, dopo il dolce, per gioco chiedo a De Santis se conosce il testamento del soldato Woyzek di Büchner, e glielo recito. Lui sta cercando volti e voci nuovi per il suo film, come impone la linea del neorealismo, attori in grado di diventare personaggi autentici, sinceri, onesti. Si consulta con gli altri e mi fa: "Che ne diresti di passare di grado, dal soldato Woyzek al sergente di Riso amaro ?".

La settimana dopo ero a Roma, a firmare un contratto per cinque anni con la LUX Film. Passai notti insonni: mi dispiaceva lasciare l’Unità, a cui avevo dato tutto me stesso. Lasciare il giornale fu davvero dura, perché significava anche uscire da un entourage di amicizie straordinarie alle quali ero molto legato. Ad ogni modo, decisi che il mio mestiere era fare l'attore, ormai era fatta e cominciava, lontano da Torino, la mia terza vita.

Con "Riso Amaro" (1949) di De Santis, inizia la mia carriera cinematografica, assieme a Vittorio Gassman e Silvana Mangano, una ragazza molto timida, molto riservata portava a spasso questo inno della natura che era il suo corpo, con una modestia, una riservatezza, un pudore eccezionali, Vittorio sostava ore d'avanti al suo camerino, ma quella porta non si aprì mai.

Da qui è avvenuto il lancio del nostro trio che si è riproposto in "Anna" (1951), diretto da Alberto Lattuada.

Il Cast di "Anna".

Per Raf segue mezzo secolo di ruoli in Italia e all'estero. Negli Anni Cinquanta, interpreta spesso film del filone neorealistico popolare, come "Non c'è pace fra gli ulivi" e "Il Cammino della Speranza" (1950).

Vallone, aiutato dal suo aspetto massiccio, costruisce il prototipo di un personaggio verace e sanguigno, che piace anche oltreoceano. Mediterraneo, passionale, autentico come nel ruolo di Eddie Carbone nel dramma "Uno sguardo dal ponte", che ottiene grande successo anche in Francia. È lo stesso periodo nel quale recita "La Ciociara", 1960.

Il 1953 è l'anno in cui il giovane Raf ottiene il primo ingaggio all'estero: il regista Marcel Carnè lo chiama a recitare una parte da protagonista nel suo nuovo film dal titolo "Teresa Raquin". Sul set conosce l'attrice Simone Signoret, che definisce donna dalla grande personalità di cui conservò un ricordo vivo ed affettuoso.

Nel 1961 l'attore inizia una fortunata stagione professionale negli Stati Uniti con il film "El Cid", diretto da Anthony Mann e interpretato accanto a di Sophia Loren e Charlton Heston. Il successo ottenuto da questo film, fa entrare Vallone nel cuore del pubblico americano e crea le premesse per una lunga serie di ingaggi ad Hollywood. Raf ha la possibilità di recitare anche accanto ad Al Pacino nel film "Il padrino parte III" (1990), diretto in questa edizione da Francis Ford Coppola.

A partire dalla fine degli Anni Sessanta, si dedica con successo anche al teatro: da ricordare Il costruttore Solness di Ibsen, 1975. Negli Anni Novanta partecipa a diversi film per la tv, tra i quali nel 1999 Toni.                                                       Ritorno all'indice

9. G. De Santis - Il suo primo Regista

Giuseppe De Santis è stato un grande professionista, sul set con la sua regia si creava un ambiente molto collaborativo e costruttivo, a lui devo tutto il mio successo e la mia carriera. E' stato poi accantonato per la sua fede di sinistra, fede che non ha mai rinnegato.

Con Riso Amaro (1949) di De Santis, inizia la mia carriera cinematografica, assieme a Vittorio Gassman e Silvana Mangano che era una ragazza molto timida, molto riservata portava a spasso questo inno della natura che era il suo corpo, con una modestia, una riservatezza, un pudore eccezionali, Vittorio sostava ore d'avanti al suo camerino, ma quella porta non fu mai aperta. Da qui è avvenuto il lancio del nostro trio che si è riproposto in Anna (1951), diretto da Alberto Lattuada.  Ritorno all'indice

10. La Vita Sentimentale

e il Matrimonio

Il destino qualche volta è buffo. Cosi, talvolta, penso che il mio matrimonio con Elena e la nascita dei miei tre figli sono dipesi da un sonoro ceffone  di  Germi. E allora, mi capita di benedire, silenziosamente, quel ceffone.

Andò così:

Il produttore Rovere ebbe via libera dalla LUX Film per il "Il Cammino della speranza" diretto da Pietro Germi. Erano previsti sei mesi di lavorazione. Si andava dalla Sicilia ai confini della Francia. Fui il primo ad essere ingaggiato nel ruolo di protagonista, ma mancava il ruolo più importante, quello della ragazza siciliana. Furono fatti innumerevoli provini.

Germi era incontentabile. Fu anche provata una pittrice di via Margutta, che finalmente sembrò convincere tutti, me compreso. La pittrice, di cui non ricordo il nome, firmò immediatamente il contratto di cinque anni di esclusiva con la LUX Film. Aveva un temperamento straordinario e Germi ne era entusiasta, cosi come lo era la troupe dei tecnici. Germi tentò di proporre alla ragazza il taglio dei capelli. La ragazza si oppose in modo perentorio. Ne nacque un litigio furibondo e Germi non poté fare a meno di assestarle un violento ceffone. La ragazza strappò in mille pezzi il contratto della LUX Film e sparì urlando male parole. Nacque il problema non facile di sostituirla. Fortunatamente in quei giorni si dava il film "E' primavera" di Renato Castellani, di cui Elena Varzi era la protagonista siciliana.

Germi vide il film e pensò immediatamente di fare di lei la protagonista di "Il cammino della speranza". Si precipitò a casa dei genitori della giovane ed ottenne il loro consenso a portarla via.

Da qui è iniziato il nostro percorso sentimentale e professionale che ci ha resi inseparabili: "Cristo proibito" di Malaparte, "Roma ore 11" di Giuseppe De Santis, "Siluri umani" di Antonio Leonviola e Carlo Lizzani, "Gli eroi della domenica" di Mario Camerini.

Questi i titoli più famosi dei nostri lavori in coppia. In seguito, con la nascita dei figli, Elena ha preferito abbandonare il cinema per dedicarsi interamente alla famiglia. E' tornata nel 2001 sul set per regalare un piccolo cameo in "Tony", la pellicola della francese Filomena Esposito, con protagonista Raf  Vallone.

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Cartellone dell'omaggio a Raf Vallone

Al Festival del Cinema di Venezia 2003

ad 1 anno dalla morte.

Raf Vallone - Attore

La Fondazione

Sarà una fondazione voluta dalla famiglia, con la collaborazione della terra natale dell’attore, la Regione Calabria, a custodire e mantenere vivo il grande patrimonio artistico, culturale ed umano che ci ha lasciato Raf  Vallone, scomparso improvvisamente il 31 ottobre del 2002.

Lo hanno annunciato a Venezia, intervenendo agli incontri del cinema italiano organizzati da Italia Cinema e Sngci, la vedova dell’attore, Elena Varzi, e il figlio Saverio alla Mostra per l’omaggio dedicato a Vallone con la proiezione speciale del Cammino della speranza, il set dove tra l’altro avvenne per la prima volta l’incontro, anche sentimentale, con la Varzi, che sarebbe diventata poi la moglie e la madre dei tre figli di Vallone.

26.07.2002 - Nozze d'oro per Elena Varzi e Raf Vallone

Elena Varzi e Raf Vallone festeggiano oggi i 50 anni di matrimonio. I due attori hanno celebrato le nozze d'oro con una cena per pochi intimi nella loro casa romana. L'amore tra la Varzi e Vallone era esploso nel 1950 sul set di "Cammino della speranza", diretto da Pietro Germi, vincitore dell'Orso d'argento al festival di Berlino. Il regista, dopo una furiosa discussione con l'attrice che doveva recitare nel ruolo della protagonista, vide come la protagonista di Primavera di Castellani, Elena Varzi e la chiamò per sostituirla, il film durò sei mesi, però la mia vita con Elena dura da 50 anni dichiara l'attore....

Racconto:

Era una mattina d'estate intorno al 1955, e io giovanissimo scendevo di buon ora con la mia nuova moto MV 150 Augusta dai tornanti del Poro verso Tropea per fare rifornimento. Solitamente, all'epoca, si viaggiava a piedi o con gli asini e carretti, per me era un privilegio avere un tale mezzo di locomozione. Di conseguenza quando si incontrava qualche pedone era buona educazione offrire un passaggio in moto o altro.

A circa 3 Km da Tropea ho visto un uomo sul ciglio della strada e pensando che cercasse un passaggio mi sono fermato per offrirglielo. Però appena fermatomi ho visto che si trattava di Raf  Vallone intento a raccogliere fiori dai sentieri della strada e farne dei mazzetti. Per istinto dopo un saluto gli ho chiesto, "che fate Professore ?", "raccolgo i fiori freschi della mattina" disse ed io ancora "e a che Vi servono ?", "a portarli a mia moglie" mi rispose sorridendo. Così io ho conosciuto Raf  Vallone e in quel momento ho imparato qualcosa.   Michele Di Bella -

Torino 1952 - Immagine molto espressiva e felice di Raf con Elena

 11. Raf nel Ricordo della Moglie "Elena Varzi"

Il 21.06.2006 abbiamo avuto l'onore e il piacere di essere ospiti dalla signora Elena Varzi nel suo ampio e panoramico attico ai Parioli a Roma. "Lo abbiamo acquistato con Raf nel 1954, quando ero in attesa dei gemelli Saverio e Arabella" ci dice accogliendoci  (con ospitalità calabrese).

Qui siamo cresciuti tutti i fratelli, ci ricorda il figlio Saverio.

Abbiamo potuto visitare gli ambienti dove Raf ha vissuto. I saloni e le terrazze favolose con vista su tutta Roma compresa la cupola di San Pietro. La sauna costruita per lui e di cui era appassionato. Il suo studio, luogo delle sue letture, scritture e  dove esercitava la sua voce e la memoria recitando ogni giorno copioni e poesie.

Qui abbiamo avuto la sensazione e la presa di coscienza della smisurata ricchezza culturale di Raf Vallone. A noi meravigliati si è presentato uno studio ricco di testi, libri, documentazione varia, fotografie e di innumerevoli  targhe e attestati da lui ricevute nei decenni in tutto il mondo.

La Signora Elena con il nipotino Raffaele Vallone figlio di Saverio.

La signora Elena ci dice: "quando ho avuto i gemelli ho interrotto la mia attività di attrice, e mi sono dedicata ai figli". Alle nostre domande sulla sua vita umana e professionale assieme a Raf e ci ha risposto con ampia disponibilità e gentilezza.             Ritorno all'indice

In una abbiamo letto:

a Raf Vallone

Raffinato interprete e straordinario protagonista della scena italiana

La città di Bari.

Il sindaco

Dott.ssa Daniela Mazzucca

1 Marzo 1992

Roma 18 Giugno 2006

Domande formulate alla Signora Elena Varzi sulla sua vita vissuta con suo marito Raf Vallone

Poro.it: Signora cosa vuole che nella memoria collettiva di oggi, rimanga di quest’uomo particolare e straordinario.

Varzi:  E' giusto, particolare e straordinario......   La sua Poesia, l'onestà, l'intelligenza, la timidezza, la sua bellezza esteriore ed interiore. E' unico, non posso dire, era.

Poro:  Com’era la vita quotidiana  circondata da tanti personaggi del teatro e del cinema, incontrati in Italia e all’estero, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista umano.

Varzi:    Certo era una vita viva interessante conoscere le persone una diversa dall'altra, di diversi paesi e lingue. Quel periodo era ricco di tante emozioni.

Poro:   Come ha vissuto la scelta di sospendere e rinunciare alla carriera di attrice vivendo prevalentemente il ruolo di moglie e madre ?

Varzi:   Non ero solo moglie e madre, ho seguito sempre il lavoro di teatro e cinema, leggendo i copioni che davano a lui, voleva un mio giudizio, e per questo, quindi ero sempre nel suo mondo e nel mio.

Rifiutando le richieste di film, era un atto di amore per Raf. Però, mi dava molta forza sapendo che i registi non mi avevano dimenticata, ero felice di stare con i nostri figli e la sua mamma, così rendevo Raf felice.

Poro:  Quali sono stati gli incontri più importanti che avete condiviso durante una vita fatta di set e palcoscenici ?

Varzi:   Gli incontri più importanti ? Alfonso Gatto, Oriana Fallaci, Silvana Mangano, Antony Quinn, Marlene Dietrich,  Simone Signoret, Ives Montand, Gregory Peek, Carla del Poggio, Henry Fonda, Sidney Lumet, Vittorio De Sica, Rodolf Nurayev, Pablo Picasso, Salvator Dalì, Alida Valli.

Questi personaggi o persone le ho viste più spesso delle tante altre che ho conosciuto.

Poro:  Cosa ricorda delle amicizie locali durante le vostre permanenze o vacanze con i bambini e la famiglia in quel di Tropea.

Varzi:   Tropea è stupenda, l'ho vista la prima volta scendendo da Monte Poro, eravamo fidanzati, ed io non conoscevo la Calabria. Cosa ricordo? La stupenda vista dall'alto, la cattedrale Normanna con la Madonna di Romania che ho portato sempre con me.

Raf viveva a Torino e l'estate andava a Tropea nella casa della nonna Eleonora Potenzoni Mottola mamma del marchese Saverio Mottola e della sua Mamma.

Gli amici suoi d'infanzia? erano il Prof. Giuliano Toraldo di Francia, Pasqualino Adilardi, Angelina Adilardi (moglie di Pasqualino) , Bice Toraldo Sorrentino e tanti altri Tropeani. Ho dei ricordi meravigliosi che non si dimenticano.

Poro:    Cosa conosce e ricorda del promontorio del Monte Poro, e quale è stato il primo impatto con le sue culture e tradizioni. Quali sono gli aspetti del carattere e dei comportamenti che meglio apprezza dei calabresi e quali aspetti sono quelli che considera dei difetti ?.

Varzi:     La natura del posto è straordinaria, la gente vivace, intelligente ed anche testarda, dovrebbe rispettare di più la natura del posto meraviglioso che è tutta la zona del Monte Poro.

Il mare, non ho parole, basta il suono che mi fa impazzire, ed il colore ? Mai visto in altri mari. Conosco bene anche Capo Vaticano, andavamo con i figli e facevamo colazione dopo aver gustato i ricci di mare nella barca col pane, ricci pescati da Raf. E' un ricordo favoloso. Poi andavamo sulla spiaggia eravamo riforniti di fichi ed uva che ci avevano dato i contadini.

Questa è stata la colazione e la giornata più importante della nostra vita. Ritornavamo al tramonto con il mare rosa ed il sole che entrava nella bocca del vulcano di Stromboli. Che posso dire ? E' stato un sogno ? come dice Calderon della Barca, ma non è possibile, io l'ho vissuto proprio tutto quello che ricordo, i momenti magici con Raf.

Poro:    Arthur Miller cita Raf Vallone nella sua biografia come grande interprete di due opere: Uno sguardo dal ponte e Il Prezzo; cosa ricorda di questo maestro indiscusso? I motivi che li legavano erano professionali o anche personali e affettivi ?…E’ stato anche ospite nella villa di Sperlonga.

Varzi:   Arthur Miller era come Raf, si capivano al volo, anche lui era timido. Straordinarie le loro conversazioni. L'ho visto molte volte in varie situazioni e vari posti. Parigi, Roma, Sperlonga, Los Angeles e New Jork, dal teatro alle passeggiate, ai pranzi, nella nostra villa di Sperlonga era con la moglie Inge Morath e la figlia Rebecca che aveva l'età dei miei gemelli Saverio e Arabella. Una sera a Los Angeles degli studenti dell'università U.C.L.A. recitavano "Uno sguardo sul ponte", avevano invitato Miller e Raf. Hanno chiesto a Miller autore dell'opera di parlare del copione, Miller ha passato la parola a Raf dicendo  "Vallone è più bravo di me a spiegare i personaggi con i loro caratteri". Io ero presente e quindi ho seguito la scena. Ma Raf non me l'ho avrebbe mai detto, Arthur ha passato a me la parola. Così era fatto, non si crogiolava.

Poro:   Quale era la sensibilità dell’uomo Raf nei confronti della vita e del prossimo, lui di origini nobili e benestanti come si confrontava con i tanti poveri e bisognosi della sua terra di origine?.

Varzi:    La famiglia era benestante, ma il suo papà avv. Giovanni Vallone ha dato quasi tutto agli emigrati. Raf si è fatto da solo, aiutava i suoi genitori, prima con il calcio, poi giornalista attore di Teatro a Torino, traduttore di poesie, ricordava benissimo il greco, il francese e il latino. Faceva delle conversazioni in latino in America con i produttori cinematografici cinesi, tedeschi, americani, preferiva il latino all'inglese perché si trovava più a suo agio. Anche perché questi produttori conoscevano il latino, poi ha studiato bene l'inglese ed ha recitato in inglese " Uno sguardo dal ponte" alla televisione inglese, la BBC in diretta.

Per fare l'università, faceva la pubblicità, quindi era un uomo che capiva il valore del denaro e del lavoro.

A Los Angeles ha insegnato all'università U.C.L.A., aveva molto successo, ma l'hanno chiamato in italia ed ha dovuto interrompere. E' laureato in Legge ed in Filosofia.

Era di origini nobili, ma era nobile soprattutto d'animo. Proprio per questo amava e rispettava i contadini, tutta la classe operaia ed i deboli, che sono più sensibili degli altri.

Poro:  Ogni uomo commette nella vita più o meno degli errori, quali a suo parere sono stati i più gravi, e quali i successi extra professionali, che ne hanno caratterizzato la sua persona ?

Varzi:   Ognuno di noi avrebbe potuto fare sempre meglio di quello che ha fatto, ma nel suo caso, ha raggiunto l'apice del successo in qualsiasi cosa abbia fatto, calciatore, giornalista, traduttore, attore di cinema e teatro ai massimi livelli, di regia di opere teatrali in Francia, in Italia, negli usa, in Grecia, Canada, Germania e Spagna. Cosa si può volere di più?

E quando cucinava Raf ? eravamo tutti ai suoi ordini, era gioia  vederlo cucinare, conosceva poche cose però quando cucinava lui era una leccornia.

Spaghetti alla carbonara, filetto tagliato con tutti suoi odori, fil tartar, era un sogno. Nessuno riusciva a farlo come lui. Soltanto mio figlio Saverio è capace di farlo come Raf.

Però, lui avrebbe voluto fare il direttore di musica classica. Amava Mozart, Mahler, Bach, Ciaikovskv, Beethoven, Chopen, Rossini e Verdi.

Poro:  Quali sono le qualità del carattere di suo marito che amava ed apprezzava di più.

Varzi:  La qualità di Raf nei miei confronti, mi capiva anche se stavo pensando, lui capiva se avevo qualche problema se qualcosa non andava. aveva un pò lo stesso carattere la stessa sensibilità, ed anch'io introversa come lui.

Amava i fiori come li amo io. I nostri segni zodiacali ci hanno aiutato lui Acquario io Sagittario.

Poro: Che cosa lei non ha mai dimenticato di suo marito e cosa vorrebbe che i figli non dimenticassero mai.

Varzi: Io voglio che i miei figli Eleonora, Saverio Arabella abbiano il loro papà davanti sempre, perchè Raf oltre ad essere un papà straordinario, voglio dire come educatore, era molto severo e non ammetteva errori dovuti ad incapacità o sensibilità, dovevano studiare bene.

Giocava molto con i figli e scherzava, era felice quando riuscivano nello sport. Mentre sciavamo insieme gli faceva dire poesie per bambini di Alfonso Gatto dal libro il "Il vaporetto", era suo amico l'aveva conosciuto al giornale "l'Unità di Torino".

Diceva ai figli "noi siamo cinque, come le cinque dita della mano".

Poro: Se vuole, può ricordarci il momento magico del primo sguardo d’intesa da cui è nata una unione così forte e profonda da legarvi per tutta la vita ed oltre.

Varzi:  Il film è durato sei mesi, il primo mese con Raf ci davamo del lei, dato che il film era corale, di gruppo.

Il film "Il cammino della speranza" girato nel 1950 dicevo eravamo sempre vicini, mangiavamo insieme sempre in gruppo, camminavamo nella neve sempre vicini perché così era il copione, eravamo i protagonisti, però un mese dopo circa, avevamo girato insieme una scena molto difficile.

Io Barbara (Elena) dovevo difendere Saro (Raf), dall'antagonista, e, con un'unghia del mio dito, accidentalmente, l'ho ferito al naso, ma lui non diceva niente, continuavamo la scena fino allo stop del regista Pietro Germi, perché gli scendeva sangue.

Disinfettato il naso di nuovo ciak motore azione, io ero terrorizzata, era difficile perché eravamo in una capanna con sassi e pietre e noi con gli scarponi non sentivamo se andavamo sul piede di qualcuno e era un sasso.

In ogni modo la sena ben riuscita. Ma io costernata dicevo, quest'uomo mi odierà a morte, infatti tutti gli attori sono rientrati in albergo ed io sono rimasta per vedere come avevo fatto a sbagliare.

All'improvviso arriva un uomo con un mantello e coppola mi tende la mano, io lo seguo perché era una mano che mi dava sicurezza, non avevo riconosciuto che era Raf perché era buio, abbiamo camminato, mano nella mano, ed abbiamo camminato mano nella mano per tutta la vita, 53 anni insieme.

Ho migliaia di ricordi stupendi. Sono passati 3 anni e 8 mesi, però io aspetto sempre che ritorni dai suoi tanti viaggi.

Elena Varzi Vallone

A fine lettura delle sue risposte la Signora Elena si raccoglie in una commozione profonda e silenziosa, e poi con voce rotta dall'emozione continua a raccontarci I Momenti Sereni  (li chiama) trascorsi con il suo Raf...

Noi ci intendevamo anche come carattere, ed allegria, per esempio: durante " Il cammino della speranza" film che siamo partiti per il nord a Torino e poi per la Sicilia ad Agrigento. Il film è iniziato dalle ultime scene, perché siamo partiti a gennaio il 23 gennaio, lo ricordo bene perché era il compleanno di mia mamma ed era il primo anno che festeggiavo con lei.

Quindi dicevo era gennaio ed erano i mesi di neve dove abbiamo girato le scene finali del film, poi siamo andati in Sicilia ad Agrigento. Quando le scene che dovevamo fare noi erano terminate in Sicilia, la Produzione ci ha detto che potevamo rientrare a Roma, dandoci a tutti e due una parte del nostro compenso.

Così siamo partiti, io rientravo a casa dalla mia famiglia e lui in albergo: Abbiamo fatto il biglietto per Napoli, eravamo liberi per una settimana ed in quella settimana abbiamo passato le giornate a Capri, ci siamo divertiti tanto e abbiamo comperato delle cose; e così, abbiamo finito tutto quello che avevamo, i miei ed i suoi soldi (guadagnati con il nostro lavoro).

Ci era rimasto solo soltanto il denaro per prendere il biglietto per due di terza classe, infatti ricordo i sedili di legno, per Roma, abbiamo comperato 2 mele per pranzo e sul treno mentre mangiavamo queste mele, ridevamo, ridevamo, ridevamo felici come matti e gli altri viaggiatori ci guardavano e sorridevano anche loro.

Ancora un altro ricordo. La prima macchina di Raf è stata una "Balilla" tipo spyder blu (dico spyder perché aveva il tetto scoperto). Avevamo messo il porta valigie molto elegante, così abbiamo comperato valigie di Gucci. Ci lavavamo la macchina da soli, lui con la pompa ed io con il panno per asciugare. Erano proprio felici ci divertivamo come bambini. Raf amava le belle macchine, ha avuto la Balilla, l'Aurelia, Mercedes e la Ferrari.

Cucina - la cosa divertente quando Raf cucinava, metteva tutta la famiglia al suo comando come un comandante sulla nave. Coltello, padella, sale, parmigiano, uova, sbattute, pepe macinato. Poi aveva un modo per cuocere la pasta girava con attenzione, la pentola doveva essere molto larga con tanta acqua e ci metteva del rosmarino legato.  Alla fine quando eravamo tutti a tavola, era veramente una gioia ed una squisitezza al palato.

Raf faceva molto bene anche lo zabaione con marsala; questo lo faceva in montagna a Sestriere, naturalmente noi ci leccavamo i baffi.

Di Tropea Raf imitava i rumori e ricordava gli odori della cittadina. Lui che si alzava presto, ascoltava e osservava tutto. Ricordo quando ripeteva " 'O!!! .. Ricott" (le ricotte) il tipico grido del bando del Pecoraio del  Poro, che all'alba scendeva a Tropea per vendere le ricotte fresche. Imitava le grida di " U Pinnularu  " pescivendolo urlatore.

Ricordo ancora oggi che ogni mattina per i vicoli di Tropea si diffondeva un profumo unico. Derivava dalla preparazione del sugo di pomodoro per la pasta. Era preparato dalle donne con l'ottimo Olio del Poro e la tipica Cipolla Rossa di Tropea. Veniva lentamente stufato in tegami di terra cotta sulla Fornacetta a carbone, negli androni (portoni) dei palazzi o nei bassi del centro storico.

I miei film fatti assieme a Raf:

1950 - " Il cammino della speranza "    di  Pietro Germi              6 mesi di lavorazione

1950 - " Cristo Proibito "                di  Curzio Malaparte         3 mesi di lavorazione

1951 - " Roma ore 11 "                  di  Giuseppe De Santis       2 mesi di lavorazione

1951 - " Eroi della domenica "           di  Mario Comencini          2 mesi di lavorazione

1952 - " Los ojos dejan huellas "        di  Louis Heredia             Film  Spagnolo

            (uomini senza tracce)

1954 - " Delirio" (Orage)                 di  Billon e Capitani          Film  Francese

1954 - " Siluri Umani "                   di  Carlo Lizzani

                                                                                                                  Ritorno all'indice

12. La Donna e l'Amore

La Donna è l'essere più straordinario che Dio abbia mai creato, perché raggiunge dei vertici di poesia inarrivabili e sa essere di una cattiveria veramente diabolica.

Una donna che mi ha fatto particolarmente soffrire nella vita è Doris Dowling, la mia partner in Riso Amaro... aveva veramente il senso della distruzione di se stessa. Era veramente il contrario di me, io ho cercato di portarla al mio livello o alla mia concezione, alla mia condotta, ad una certa scala di valori, ma questa mia scala di valori, veniva sovvertita da lei con una prepotenza tremenda.

Noi maschi siamo stati i dominatori del pianeta per tanti secoli è ora che ci sia il cambio della guardia, benedetta la donna che sta prendendo a poco a poco il potere e dirigere le sorti sociali e politiche del pianeta. Ho scritto sul giornale le Ore: .... che la donna faccia il magistrato... lo fa continuamente in famiglia.

L'Amore è una grazia del destino... E' una grande conquista. L'amore bisogna conquistarlo. Non sanno quanto sono fortunati gli uomini che amano, quanta ricchezza può dare l'amore, quale espansione, dilatazione del proprio io nell'altro essere. E' stupendo, è una grazia del destino, però ripeto bisogna saperlo coltivare, è una pianta tenerissima, delicata, si sciupa molto facilmente, bisogna irrorarla ogni giorno. Di solito l'uomo riserva la propria fantasia e la propria immaginazione un po' a se stesso, invece bisogna dare l'immaginazione e la fantasia alla donna che tu ami, implorandone la pazienza, come ho fatto io con Elena.

Adesso (1999) provo l'amore nel senso altruistico della parola, cioè il volere il bene della persona che tu ami e non il tuo, e volendo il bene della persona che tu ami, vuoi molto bene anche a te stesso, cioè curi te stesso, arricchisci te stesso.

Sono stato definito un sex-symbol del neorealismo lo vissuto con innocenza, non sapevo di esser un sex-symbol, certamente ne ho usufruito qualche volta, con grande pazienza di Elena, mia moglie.

Era il 1959, stavo facendo "Uno sguardo dal ponte"  al Thèatre Antoine di Parigi, che ogni sera aveva il tutto esaurito, quando ho incontrato e conosciuto la grande Marlene Dietrich.

Una sera mi venne a trovare nel camerino ed io rimasi sorpreso poi siamo andati a cena insieme e siamo diventati amici. Credo che per descriverla esista solo un aggettivo adatto, la "Grandeur". Era una donna di una generosità straordinaria, le chiedevi una matita te ne mandava 100. La stampa fece più di un'ipotesi sul nostro rapporto, ma non fu mai niente più che una grande amicizia. Era una vera amante della poesia.

Con Brigitte Bardot ci siamo conosciuti pure a Parigi nel 1959 è venuta per sei sere a seguire la rappresentazione. Una sera pioveva a dirotto io uscii da una porta secondaria del teatro e vidi la Bardot sotto l'ombrello con i capelli sciolti. Mi misi sotto quell'ombrello e li incomincio un flirt vivissimo, che durò appena un mese o due, però fu molto bello. La prima notte con Brigitte Bardot la passammo in un convento adibito ad albergo alle porte di Parigi, Brigitte aveva una sensualità imbavagliata, quasi infantile, di indubbio incanto poetico, ma non davvero sensuale. Partimmo da casa sua, con la mia cabriolet bianca carrozzata da Pininfarina, un fotografo ha scattato centinaia di fotografie che finirono nella redazione dell'Europeo. Non furono mai pubblicate, per l'intervento perentorio di Oriana Fallaci. Per la sua affettuosa solidarietà femminile nei riguardi di mia moglie Elena.

Con la Bardot dovevo andare a Vienna per girare gli esterni di un film da me diretto, che avevo scritto ispirato da un racconto della Fallaci sulla rivolta ungherese contro i carri armati sovietici, che avevano invaso Budapest nel 1956. Lei grafomane mi mandava all'Hotel Raphael dei bigliettini a forma di margherita dove su ogni petalo erano scritte un'infinità di parole d'amore. Elena mia moglie casualmente li trovò e quando tornai in camera la trovai seduta su una poltrona che singhiozzava lentamente. Ebbe la forza di dirmi bisbigliando: "Perché non mi hai detto nulla ?". Sentii il suo dolore profondo dominato da quell'abituale, superiore controllo e decisi di annullare tutto. Nulla era per me più importante delle Lacrime Silenziose di Elena. Telefonai immediatamente alla Bardot per informarla che non sarei andato con lei e che del film non se ne sarebbe fatto nulla. Fu la fine di un sogno, ma anche la rinascita di un amore che ancora oggi dopo 50 anni non conosce né soste e né rimpianti.

Parigi,  Raf Vallone ed Elena Varzi a cena con Oriana Fallaci            Ritorno all'indice

14. L'America:

Hollywood e New York

Con gli americani sul set mi sono trovato bene perché tutto è prefissato fino alla nausea, fino alla noia. Se un regista ha una specie di estro improvviso e muta qualcosa, succede un cataclisma sul set. Bisogna chiedere il permesso al produttore, al montatore... E poi si rifà quello che è stato scritto, quindi tutto è precisione a Hollywood è l'artificio della noia priva di vibrazioni umane.

Mi mancava l'Italia in modo tremendo... mi mancava lo spazio occupato dalle piazze italiane, dai vicoli italiani, questa storia che i nostri antenati hanno scritto con lettere luminose ed eterne; sentivo la mancanza di questa eternità, del monumento italiano.

Soprattutto mi ricordo che quando andavo in una città che non conoscevo, passeggiavo per ore e ore, per conoscere, per assorbire l'anima della città. Ricordo che la prima volta che sono andato a New York mi affascinavano questi grattacieli, questa spinta verso l'alto, allora mi stendevo sul marciapiedi per guardare l'ascensione di questi grattacieli verso il cielo... E mi ricordo che la gente mi sorpassava tranquilla senza mai chiedere se stavo male... ma io restavo imperterrito nella mia contemplazione. Quando io contemplo una cosa sono talmente preso da questa contemplazione che la realtà intorno a me non esiste più.

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Raf Vallone con Elena e figli in partenza per l'America

Se non avessi fatto l'attore, avrei voluto fare il direttore d'orchestra, qualche rimpianto è nel fatto che, essendo stato uno sportivo, ma non solo per il calcio, ma anche nello sci, nel nuoto...

Raf Vallone in una pausa con Pablo Picasso

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15. L'Attore e la Carriera Teatrale

Un approfondimento a parte merita invece il fortunato incontro tra Vallone ed il teatro di Arthur Miller. All'inizio degli anni Sessanta l'attore è a Parigi dove recita come protagonista nell'opera teatrale "Uno sguardo dal ponte", per la regia di Peter Brook. In questa versione del lavoro di Miller, Vallone varia il finale rispetto all'originale, dove il protagonista umiliato decide di suicidarsi. "Secondo me, l'uomo è vittima - spiega Raf - di una passione vissuta con innocenza assoluta, e quando vede dove questa passione lo ha portato, decide di farsi giustizia da sè".

Nel 1962, quando Arthur Miller concede l'autorizzazione a fare di "Uno sguardo dal ponte" un film, l'autore chiede espressamente che si adotti il finale della versione di Parigi. E' un grande onore per Raf, che viene chiamato sul set del film ad impersonare un ruolo che ormai conosce molto bene: "Quel finale in cui il protagonista viene preso a schiaffi e decide di farla finita - dice l'attore - è il momento più alto della mia carriera".

"Uno Sguardo dal Ponte"     - Scena finale -

E' certo anche in virtù dell'importanza che il teatro ha avuto nei primi anni della sua vita che Raf Vallone, nonostante il successo ottenuto nel mondo del cinema, non ha mai del tutto rinunciato a calcare le tavole del palcoscenico. Vale la pena di ricordare il successo di critica e di pubblico ottenuto dall'attore con le sue interpretazioni in "Ornifle" di Anouilh e nel "Tommaso Moro" di Shakespeare, a fianco del figlio Saverio.

A Parigi debutta in teatro, recitando in francese, con Vu du pont (Uno sguardo dal ponte) di Arthur Miller, diretto da Peter Brook (580 le rappresentazioni). Debutto in lingua inglese, a Londra, con la stessa pièce, poi nella Royal Shakespeare Company in The Duchess of Malfi (La duchessa di Amalfi) di John Webster, regia di Adrian Noble. Ritorna al teatro in Italia con Uno sguardo dal ponte, di cui cura la traduzione, la regia e l'interpretazione. Protagonista femminile è Alida Valli. Di Arthur Miller curerà e metterà ancora in scena "Il Prezzo", con Mario Scaccia e Ferruccio De Ceresa, e più in là La creazione del mondo ed altre cose.

Intanto ha girato Uno sguardo dal ponte (Vu du pont, 1961) di Sidney Lumet, Il cardinale (The Cardinal, 1961) di Otto Preminger, Fedra (Phaedra, 1962) di Jules Dassin, con Melina Mercouri e Anthony Perkins. Uno sguardo dal ponte gli vale una nomination all'Oscar e un David di Donatello a Taormina.

Debutta nel 1984 al Piccolo Teatro di Milano con Nostalgia di Franz Jung, cui segue due anni dopo, sempre per la regia di Klaus Michael Gruber, La medesima strada (I presocratici). Sempre nel '84 è in Luci di bohème di Ramòn del Valle-Inclàn, diretto da Mina Mezzadri. Con un altro noto regista tedesco, Peter Stein, sarà tra gli interpreti del Tito Andronico di William Shakespeare, realizzato a Roma nel 1989 presso il Teatro dell'Ateneo. Nello stesso anno mette in scena al Teatro Eliseo di Roma Stalin di Gaston Salvatore, in cui recita il ruolo del protagonista.

Raf  Vallone, è l'unico attore italiano socio dell'Academy of Motion Picture, che annualmente decide l'assegnazione degli Oscar a Los Angeles.

E' autore di diverse Regie Operistiche, tra cui la Norma di Vincenzo Bellini, con Renata Scotto, rappresentata al Teatro Regio di Torino; Adriana Lecouvreur di Cilea, nella direzione di Gianandrea Gavazzeni, al Gran Teatro di San Francisco, poi al Metropolitan di New York, con Renata Scotto e Placido Domingo; La traviata al Teatro Rendano di Cosenza; Uno sguardo dal ponte, musica di Renzo Rossellini, al Teatro di Montecarlo.

Nel 1992 interpreta Il presidente di Rocco Familiari, diretto da Krzysztof  Zanussi. Nelle vesti di Tommaso Moro, il dramma Shakespeariano, di cui nel 1994 appronta una nuova traduzione per il regista Ezio Maria Caserta, appare per l'ultima volta a teatro. Nei primi mesi del '95 annuncia il suo ritiro definitivo dal palcoscenico.

Cronologia da Alfabeto della memoria, di Raf Vallone, Gremese Editore, Roma, 2001.

Arthur Miller e Raf Vallone nella sua casa di Sperlonga

Raf Vallone a Sperlonga. Da sx: Elena Varzi, Raf con Arabella, Saverio e Eleonora

Raf al mare di Sperlonga. Da sx: Saverio, Arabella, Elena Varzi, Raf e Eleonora

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16. Gli Amici del cuore a Torino

Alda Grimaldi - (Dada per G. De Santis)

La famosa regista, da noi contattata, ricorda i tanti momenti passati in vacanza a casa di Raf sia a Sperlonga sia a Tropea con suo marito Giovanni Rubino amico d'infanzia di Raf a Torino.

"Raf, dice Dada, è stato un uomo meraviglioso non soltanto professionalmente ma anche umanamente, aveva una sensibilità straordinaria ed era molto spiritoso. Quando stavamo da loro a Sperlonga, si alzava presto, andava in giro per i campi e tornava con i fichi freschi per mio marito a cui piacevano tanto. Lasciava una poesia alla moglie sul cuscino con un gelsomino. Ha avuto belle storie d'amore prima di incontrare Elena, ma, ha amato sempre Elena fino alla fine".

Alda continua: "... a casa di Raf a Sperlonga ha incontrato il mondo, li sono stati ospiti grandi personaggi dello spettacolo e della cultura da Curzio Malaparte ad Arthur Miller, Brigitte Bardot, Olivia de Havilland, Marlene Dietrich, De Santis, Peter Brook e tanti altri". Abbiamo portato a casa sua Giulio figlio di Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica, gli scrittori Franco Lucentini e Carlo Fruttero e tanti altri...

Alda Grimaldi ha conosciuto Raf Vallone negli anni della guerra dal 1943 tramite il marito (deceduto nel 1997), quando erano tutti giovani di buona famiglia della Torino dell'epoca; lei appassionata di regia già da bambina, vinse un concorso e una borsa di studio per frequentare la scuola al centro sperimentale di regia a Roma. Qui è stata compagna di corso di Giuseppe De Santis, Antonioni, Carla Del Poggio moglie di Lattuada e tanti altri...

Ci dice che da lì sono nati alcuni registi del neorealismo. Alda ha fatto anche l'attrice, i doppiaggi e la regista alla Rai di Torino, ci racconta che De Santis, laureato in storia e filosofia, scriveva sulla rivista Cinema con sede in via Giulia a Roma diretta da Vittorio Mussolini, dove con altri giornalisti di sinistra facevano la fronda al sistema fascista.

Cecilia Ciaffi  sorella di Vincenzo Ciaffi famoso latinista: da noi contattata ci parla di Raf  Vallone

ll teatro, la seconda passione di Raf. "Fu il primo Woyzeck d'Italia - assicura Cecilia Ciaffi - l'impersonò al Gobetti dove mio fratello, Vincenzo, aveva messo in scena l'opera di Buchner"  (appassionati di teatro, sperimentavano).

La signora Cecilia, avendo nostalgia per quei tempi "bellissimi della rinascita dalla guerra" continua:

"Simpaticissimo Raf, aveva una passione per tutto quanto era cultura. Quante passeggiate su e giù sino a tirare l'alba, sotto i portici di via Po a discutere con i pittori Paulucci, Casorati, Menzio, Carol Rama artista suprema nell’arte e nella vita.

D'inverno andava in giro con la sciarpa girata al collo pendente sul cappotto di dietro assieme agli intellettuali di quel periodo e passeggiavano per ore approfondendo su politica cultura ecc. Io più piccola ricordo che li sentivo sempre a discutere e confrontarsi... era gente di grande livello e senza pregiudizi.

Aveva un'innata presenza scenica. Era il primo attore della compagnia messa in piedi da mio fratello e dalla quale nascerà lo Stabile. La protagonista femminile era Dori Monzani anche compagna di Raf negli anni anni 1946, 47 il periodo del Gobetti, lei recitava e faceva Maria nel Woyzek.

Raf scriveva anche degli spettacoli che andava a vedere e una volta criticò impietosamente Isa Miranda, sostenendo che ascoltarla equivaleva a prendere un purgante. La Isa se la prese moltissimo, al Teatro Carignano, prima di cominciare la recita di non ricordo più quale commedia di Pirandello, lesse la critica innescando la solidarietà del pubblico. Episodio indimenticabile, tant'è che Raf, sbellicandosi dalle risa, lo ricordava spesso nelle sue telefonate fiume".

Carol Rama, la grande pittrice torinese (88 anni), da noi sempre contattata, con grande enfasi ci dice: "Raf era  garbato e intelligente, amatissimo dalle donne, non si prendeva mai troppo sul serio, era il primo a scherzare sul suo successo di attore, ripeteva che era nato per caso e rimase sempre la stessa adorabile persona".                                                 Ritorno all'indice

17. Gli Amici del cuore a Tropea

Il suo amico più caro sin dall'infanzia passata a Tropea è stato Pasquale Adilardi, racconta la moglie Elena. Questa amicizia è rimasta inalterata fino alla morte purtroppo precoce di Pasqualino, continua raccontando momenti di incontri fra le due famiglie.

Parlando dell'amicizia (per lui alto concetto dell'esistenza umana) Raf pronuncia - Mi ricordo il pensiero di un grande scrittore americano che dice  "quando sono stanco degli uomini mi metto sotto gli alberi e sento il colloquio che gli alberi hanno con il vento. E' molto più interessante che sentire le chiacchiere umane".

Il mare di Tropea

Quando tornavo a Tropea, nella casa di mio zio, che si trovava su una rupe, vedevo ogni tanto passare i delfini, a frotte addirittura: era uno spettacolo stupendo e assai frequente.

In Calabria c'è un mare tutto particolare, profondissimo, che arriva fino a riva. E questo dà una sonorità all'onda che è unica. Una sonorità rimasta da sempre impressa nella mia memoria.

L'ultima volta che sono stato a Tropea, tramite quella sonorità ho rivissuto parte della mia infanzia.

Ed è curiosa in me una doppia natura: una natura contemplativa al massimo, e una natura fatta di dinamismo interno, di lotta che porta a difendermi dalla natura.

Chissà se un giorno non morirò annegato. Che la contemplazione del mare è tale, che dimenticherò la forza dell'onda. Oppure mi salverò, il che vorrà dire che prevale in me il senso della lotta.

Raf Vallone ed Elena Varzi

in motoscafo >>====>

Pasqualino Adilardi amico del cuore e dell'infanzia di Raf

Insieme al mare durante le vacanze estive a Tropea

 Tropea (VV) - Santuario di

  "Santa Maria dell'ISOLA"  >>=====>

I pescatori mi chiamavano 'u smaniu, (lo smanioso), perché, quando il mare era molto mosso, io usavo prendermi 'u guzzu, (il gozzo: piccola imbarcazione), e sfidarlo.

Così si è formato il mio rapporto con la natura.

A domande: Hai qualche rimpianto?  Ris. No!

Chi è oggi Raf  Vallone?

 "Se lei me lo dice mi fa una cortesia. Non lo so. Un piccolo essere pensante nel buio generale".

 I Balconi della casa di Raf Vallone

costruita all'interno della Rupe >>=====>

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Integrare

18. La Fede  e

19. La Cattedrale Normanna

Raf Vallone pur essendo molto occupato con le sue date di lavoro, ha sempre cercato di liberarsi per poter partecipare alla Festa della Madonna di Romania che si svolge il 9 di settembre a Tropea, perché molto devoto.

Quando poteva liberarsi dagli impegni, partecipava con la tutta la sua famiglia, e dove non poteva, partecipava con il suo contributo economico per la Festa.

Per la Festa scendeva in macchina da Roma, gli piaceva anche molto guidare. Partiva con tutta la famiglia e si fermava nei posti belli per osservare la natura. La moglie ci ricorda che a lei e ai figli Raf diceva in queste occasioni e sempre: "noi siamo cinque come le dita della mano", volendo trasmette un forte senso di appartenenza e di unità per tutta la famiglia della quale possedeva un grande concetto.

Raf è stato da sempre un appassionato estimatore del Duomo di Tropea, la splendida Cattedrale Normanna.

<====<< IL Duomo - Parte esterna posteriore

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20. La Vecchiaia

La sua visione:

Ho paura di invecchiare, questo sì, perché, il fatto di non avere una libertà fisica, diventa anche una mancanza di libertà psicologica.

Il fatto che io non possa fare delle nuotate da un'isola all'altra, oppure scalare le montagne d'inverno con le pelli di foca, andarmene su e scoprire la bellezza di un'alba in montagna fra la neve... sono cose che mi mancano, che fisicamente non posso più fare e questo è un impoverimento anche psicologico.

La mia estasi adesso è andare lì sulla sedia, mettermi seduto e guardare il mare e il sole che declina. Questo senso della ineluttabilità del tutto mi dà un gran senso di serenità.

Raf con Elena  >>====>

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Integrare

21. La Fine

Raf è venuto a mancare, assistito dalla moglie nella clinica Villa Pia a Roma, il 31 ottobre 2002

Sono stati celebrati i funerali solennemente presso la Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo a Roma. Hanno partecipato artisti e politici di levatura nazionale e locale, fra i quali il Segretario politico dei DS Piero Fassino,  Il Sindaco di Roma Walter Veltroni, il Sindaco di Tropea Vallone e tanti altri...

Le sue ceneri riposano in pace nella cappella privata dei Mottola a Tropea dove il 12/11/2002 è stato ricelebrato il funerale con la partecipazione dell'intera cittadinanza.

 

 

Eleonora

e

Arabella

Arabella

 

La signora

Elena Varzi Vallone

 

 

La signora Paola

moglie

di Saverio

 

<=====<<  Saverio Vallone con il sindaco di Tropea

          Gaetano Vallone durante i funerali di Roma

 I funerali di Raf

nella Cattedrale di Tropea

<=====<<

Le immagini delle cerimonie di Roma e Tropea sono state gentilmente fornite dal sito amico

http://www.tropeamagazine.it/rafvallone/

dove esiste anche un'ampia e approfondita documentazione sulla carriera artistica di Raf

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22. Raf - Scrittore   L'autobiografia è in libreria da marzo 2001

ALFABETO DELLA MEMORIA  di Raf Vallone

L' "Alfabeto della Memoria", ideato e curato da Franco Sepe, con la collaborazione di Raf Vallone, la prefazione è di Carlo Lizzani, porta la dedica "a mia moglie". E' un "quaderno autobiografico" di appunti elaborati da Sepe e raccolti dall'attore ottantaquattrenne durante i viaggi della memoria nei fitti ed imprevedibili sentieri della lunghissima e rispettabile carriera. Gli appunti trovano un valido schema d'ordine in un'originale stesura editoriale. Vallone ricorre alle lettere dell'alfabeto ciascuna delle quali offre lo spunto per titolare l'evento di turno trattato. Un centinaio di pagine fitto di appassionati ricordi, di racconti, di puntigliose descrizioni, di aneddoti o di casuali voli pindarici rivisitando il proprio vissuto dall'infanzia agli inizi della carriera cinematografica e teatrale fino all'abbandono definitivo dell'attività artistica avvenuto nel 1995.

Si susseguono gli incontri con le persone che furono determinanti per i percorsi artistici, registi, scrittori, produttori, poi i vari periodi trascorsi in Italia, in America e in Europa, ancora gli amori per le donne che ha incontrato, quelli confessati e quelli da sconfessare, i cinquant'anni vissuti accanto all'attrice Elena Varzi, donna e moglie eccezionale, che gli ha dato tre splendidi figli, la famiglia di origine, la madre tropeana, giocatrice di poker, il padre piemontese, avvocato di Torino, gli amici come Pavese, Malaparte, Miller, Sinatra, la direzione della terza pagina dell'Unità, il grande "Torino", la casa di Sperlonga... Una splendida vita vissuta intensamente, quella di Raf, tutta d'un fiato, forse in modo irripetibile.

L' "Alfabeto della Memoria" finisce con la pubblicazione di un "Racconto" di Raf Vallone "Il volo di New York", soggetto per un film con Marcello Mastroianni mai realizzato, e quattro poesie di Catullo tradotte dall'Autore ai tempi del Liceo.                                                           Ritorno all'indice

23. La Memoria  2003

Dalla memoria più privata dell’attrice Elena Varzi che l’appuntamento dalla Rotonda del Cinema italiano ha regalato al pubblico di Venezia un ritratto davvero inedito di Raf Vallone e del suo mondo privato.

Un'occasione unica per guardare nella sua vita e negli affetti con una piccola incursione nei rapporti privati: oltre mezzo secolo di matrimonio, dopo un incontro fulminante, come ha confessato commossa la Varzi, quando, proprio sul set del film di Germi la colpì di Vallone la bellezza e l’intelligenza acuta e lucida. Ma soprattutto un particolare: il fascino della nuca, qualcosa di speciale che neanche il cinema più attento e il glamour della stampa internazionale ha colto nell’immaginario divistico al quale, unico per una lunga stagione, tra le star maschili italiane, Vallone legò il suo fascino di star internazionale.

Hanno parlato: Lizzani, Maselli, Interlenghi, Lualdi, Foà, Capolicchio, Carla del Poggio...

Erano presenti Veltroni, Bornia, Fassino.

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24. Raf  nel  Ricordo  della figlia "Eleonora" 

Eleonora, come suo papa Raf, possiede sensibilità per la poesia, lo dimostra nei suoi componimenti buttati giù di getto, durante la malattia del padre e subito dopo la morte, facendone emergere gli stati malinconici dell'esistenza umana (qui pubblicati).

Eleonora Vallone

Prima dei tre figli di Raf, attrice sportiva dopo un’esperienza di lunga riabilitazione in piscina ha ideato e sperimentato il Gym Nuoto, una nuova disciplina acquatica di mantenimento fisico, che nasce nel 1984.

Accortasi dei benefici che questa disciplina le apportava, sia fisici che psicologici, con la varietà dei movimenti stimolanti per tutto il tono muscolare, ha deciso di insegnarla, consigliata da medici specializzati.

Quindi, dopo averla ideata e sperimentata, ne ha raccolto tutti gli esercizi (più di 2000), creando il Gym Nuoto.

Periodicamente Eleonora Vallone, con una speciale equipe, organizza e conduce corsi per la formazione di Istruttori, con rilascio di brevetto internazionale C.M.A.S.

(Confederation Mondiale des Activites Subaquatique riconosciuta dal C.I.O. e dall’U.N.E.S.C.O.) fondata da J. Costeau.

Per informazioni  A.S. ACQUA TEAM

Via dell' Acqua Traversa, 255    00135 Roma

Tel.- fax 0039 06.3312020   -   Cell. 0039 393.5555533

E-mail: acquagym@acquagym.it

Biografia e Carriera

Eleonora Vallone

www.eleonoravallone.it

e-mail: eleonora@eleonoravallone.it

Eleonora a cavallo con papà Raf

a Papà Raf                Tropea 12/11/2002

, eri un uomo speciale, troppo speciale, eri Raf, il Nostro Raf, il tuo Raf, il mio Papà.

Eri il figlio di questa Terra antica...

Detestavi la mediocrità, detestavi gli schemi, le banalità, i riti... ed ora noi siamo qui, e con le Umane abitudini di rito… ti omaggiamo...

Qui dove volevi Tu, nelle Tua Terra, dal Tuo Mare... nella Tua TROPEA Ti abbiamo portato!!

Era tanto che volevi rivederLa, era tanto che volevi riascoltare questo Mare dalla voce profonda, che ti porta nelle onde del tempo... lontano...

Con tutto il Tuo sapere, la Tua cultura, i Tuoi  grandi valori, il Tuo amore, la Tua poesia, eri un ribelle ed un puro: insofferente, sempre!!

Ma non dovevi andartene... mi dai un dolore mai sentito, che mi cerca nel profondo, mi lacera, mi strappa, mi taglia sottile... acuto.

Dolce è come ci hai lasciato, violento è il vuoto che lasci.

Ma dovrò onorarti, ritrovare la forza per realizzare quei sogni, i miei, i Tuoi,  i Nostri, come volevi Tu…

Lo so che stai meglio adesso, quel tuo corpo non ti obbediva, non ti faceva più giocare a calcio, correre, camminare in riva al Tuo mare come volevi...

Chissà se ora parleremo un po’ di più ?... Forse verrai a trovarmi... Ti porterò sempre con me...!!!

Adesso che il Tuo sonno freddo ti ha preso, sembri senza tempo, sereno.

Finalmente puoi stare nella Tua TROPEA, volare nei Tuoi grandi spazi che a noi non sono concessi...

Tu non saprai mai quanto bene Ti voglio, Ti ho voluto, Ti vorrò sempre...

Ciao PAPA’!  Grazie di esistere !!

Il tuo gelsomino tiepido

Eleonora

Eleonora piccina con papà Raf

Con Papà Raf a Villa Pia, camera 305.

Roma 27.10.2002

Una notte per te, Una notte con te,

Una notte per me...

I tuo respiro mi parla, il tuo respiro mi da’ vita.... e tu sei sospeso a quel respiro…

Il tuo respiro mi dice che sei stanco, che hai lottato e vissuto tanto da… sospirare ogni tanto.

Il tuo sguardo è severo anche con gli occhi chiusi;

vorrei accarezzarti, ma ho paura di svegliarti, anche se vorrei svegliarti.!

Avrei tanto voluto passare tutta una notte con te, ...e ...parlare, senza... televisione, senza qualcosa intorno a noi di più importante..., di te e di me….

Avrei, si, voluto viverla insieme diversamente questa notte…. eppure c’è…

Tu non mi rispondi, ma respiri, non mi allontani e mi basta così….

Se piango non  mi vedi.… posso farlo.

Forse ti voglio bene più di quello che mi hai voluto.... non importa... peccato che non lo saprai mai perché dormi...

Finalmente ti riposi. Fai dormire anche mamma qui vicino a te

Un sussulto..,  giri la testa e mi fai gelare e battere il cuore…

Una notte per te, una notte con te, una notte tutta per me.. ma io non volevo una notte così !

E’ insolito, sei immobile... ma il tuo respiro, così profondo, fa’ vibrare tutto il letto.

Prendo la tua mano, è calda, ma dorme… l’avvicino al mio viso, arrivano ricordi lontani.. quanti schiaffi mi hai dato... e adesso forse ne vorrei uno ancora per sentire che ci sei…

Questa notte è un miracolo… Il tuo respiro è solenne, chissà cosa sogni.. dove sei…

Io sono qui vicino a te,  in questa notte per te.

Non senti le mie lacrime, ma non le hai mai sentite… forse è giusto così...

Questa notte è lunga... meravigliosa e terribile; una notte unica per te e per me...

Caro papà quanti sogni non realizzati,  i tuoi... i miei... per colpa del mondo che li frantuma anche prima di farli volare…

Mi lasci un mondo proprio brutto, anche se io cercherò sempre il bello che non c’è, che non si vede, ma che esiste... come questa  notte con te, piena di vita perché sta per finire...

E’ quasi l’alba... il sole rinascerà... ciao papà!

Grazie di questa notte, sola con te…

A lato è pubblicata una poesia intima e profonda a lui dedicata dalla figlia Eleonora. Eleonora l'ha scritta in una delle ultime notti di vita del padre quando era ricoverato  in clinica a Roma.

>>=====>

 

 

31 ottobre 2004.

Papà come il mare di Tropea.

Grande, trasparente,

azzurro, profondo,

imprevedibile, impetuoso,

avvolgente, antico,

presente, eterno...

Eleonora.

 

 

 

 

 

Raf Vallone assieme alla figlia Eleonora e il nipotino Luca

Eleonora con papà Raf ad un premio nel 1977

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25. Raf  nel  Ricordo  della figlia "Arabella"

Parlare del mio papà ? Spero di riuscirci perché è molto doloroso e mi manca molto; ma forse riuscirò a dire qualcosa.

Senza di lui è triste, è come vivere in una casa abbandonata, in una terra abbandonata.

Lui mi proteggeva, almeno io avevo questa sensazione, e mi capiva, spesso eravamo in sintonia e comunque c'era un profondo rispetto e amore, nonostante qualche momento di incomprensione che lui, con la sua innata intelligenza ed umiltà si affannava a comprendere, spesso riuscendo a coprire le distanze di ogni malinteso, e fare si che l'amore facesse da filtro per cercare di capire il più possibile i suoi figli, spesso senza riuscirci.

Per lui la stima era importante e di me ne aveva per fortuna, non riusciva a capire perché nonostante il suo amore e la sua fiducia fossi così timida e piena di insicurezze, ma del resto non basta l'amore di un padre a rendere una persona senza incertezze; comunque lui si intestardiva e ce la metteva tutta nello spronarmi fino allo sfinimento, lo ringrazierò e amerò sempre per questo.

Mi ha insegnato a dire e ad amare la verità, che lui apprezzava sopra ogni cosa. Mi diceva da bambina: se dici sempre la verità io non ti sgriderò mai, e così è stato, sempre fedele a questa sua parola, come del resto io. Non mentire era per lui e per me il rispetto della vita e delle persone, di se stessi e molto di più.

La sua parola era sacra non si sbagliava, non ne diceva mai una per un'altra e questo mi dava molta forza e molta sicurezza, per me è stato uno shock vedere, aprendo gli occhi al mondo, quanta gente possa mentire senza volersene accorgere; lui era invece limpido e coerente, era un uomo di parola, onesto fino al midollo e se sbagliava era il primo a chiedere scusa.

La sua disciplina era encomiabile, come la sua volontà di ferro, era come un condottiero dagli occhi blu come il mare di Tropea, sempre pronto ad un sorriso ad una ironia allegra: la sua risata era come una cascata di acqua fresca in un torrente d'estate.

Come bambina gli volevo un bene enorme e facevo di tutto per farlo stare bene, però ero anche pronta a criticarlo e a lui piaceva che il nostro fosse un rapporto più o meno paritario, almeno a livello intellettuale.

Personalmente ero libera di parlare con lui di tutto, e di questo lo ringrazio enormemente, non mi fraintendeva mai, era abbastanza intelligente da capire il mio punto di vista. Sicuramente ogni tanto (raramente) ci sono stati degli scontri forti dove ognuno di noi aveva la sua parte di ragione e di torto, ma di questo ce ne siamo accorti molto più tardi.

Non avendo problemi di potere e di personalità accettava e stimolava in me il dialogo, amava infatti approfondire le cose e aveva molto rispetto nell'ascoltare chiunque avesse qualcosa da dire; lo ringrazio per questa apertura mentale e generosità democratica, infatti diceva anche spesso che i figli erano tutti uguali, e non ho mai avuto la sensazione che non stimasse la donna al pari di un uomo, la sua profonda cultura e intelligenza non glielo avrebbero mai permesso.

I valori erano la cosa più importante per lui, la parola, la dignità, l'onestà, il senso di giustizia; se tra fratelli qualcuno faceva torto all'altro rimetteva immediatamente le cose a posto ed io ero serena. Queste sono le cose che ho amato di mio padre.

Dell'uomo lavoratore, professionista serio e indefesso e dell'attore sanno tutto tutti, e chiunque può giudicare il suo grande carisma, e la sua amabile presenza. Ho anche molto stimato che oltre alle sue due lauree, fosse stato un calciatore di serie A, il calcio diceva lui gli aveva insegnato tanto da tutti i punti di vista. Aiutava il suo approccio tonico alle cose, come le sue traversate lunghissime nella barca a remi da quattordicenne nel mare della sua amatissima Tropea.

Molte cose che lui mi ha insegnato me le porto dentro e mi rendono bella la vita, come l'amore e l'ammirazione per la natura, la sua profonda commozione e rispetto per gli animali, per i gesti nobili.

Ogni mattina infatti, all'alba, (quando non era fuori per lavoro), ci guidava attraverso passeggiate lunghissime e meravigliose, spesso attraversavamo tutti insieme montagne, colline profumate, con il bello e brutto tempo, nella neve, nei sentieri di terra, letteralmente immersi tra i colori di paesaggi bellissimi.

Amava sfidare le avversità con coraggio e forza ed io ammiravo la sua fierezza. Ricordo anche l'entusiasmo con cui ci faceva visitare tutti i musei più importanti d'Europa, era, infatti, come se si nutrisse di tutto ciò che manifestasse bellezza, espressività, commozione.

Attraverso lo yoga che praticava ogni giorno per tutta la vita, mi ha fatto scoprire l'attenzione ad un io più profondo, ad un respiro più profondo; attraverso le poesie d'amore, che recitava tutte le mattine fino ad 87 anni, (per esercitare la memoria diceva lui), si riempiva la testa di concetti belli e li trasmetteva generosamente a tutti: l'amore per l'arte, la cultura, la ricerca intellettuale, il suo spirito socialmente democratico.

Forse, come mi confessava spesso, in vecchiaia era deluso da tutto ciò che lo circondava, era più triste e sfiduciato, ma non è mai venuto meno il suo amore per la poesia, per i tramonti, la sua rabbia contro le ingiustizie, contro i falsi e prepotenti, io mi sentivo molto difesa e protetta e purtroppo non c'è più. 

Tornando a Tropea sono stata sorpresa, ed enormemente grata, da quanto affetto avessero le persone per mio padre e dalla dolcezza con cui sono stata trattata come " figlia di Fefè " (il suo diminutivo familiare).

Il funerale di papà a Tropea è stato di una bellezza silenziosa, piena di contenuti e di enorme rispetto, non come quello di Roma chiassoso e mondano, sono grata a tutti i Tropeani di questo.

 Arabella Vallone    Roma 25.05.2006

Arabella Vallone

Arabella donna di alta sensibilità sociale, ha avuto un particolare rapporto intellettuale con il padre, che, pur considerando i figli in ugual misura, lo esplicita in un'intervista a Giorgio Lazzarini in "Oggi Illustrato" n. 21 del 24 maggio 1976, dove afferma:

"Arabella è quella che più mi assomiglia nella passione per il nomadismo, per il vagabondaggio e per la musica".

Arabella dimostra un particolare attaccamento al padre, motivato dalle tante sue somiglianze in: passioni, tendenze e convinzioni sulle visioni e valori della vita.

Attraverso lo Yoga, che il padre le ha insegnato, ha imparato l'attenzione ad un io e un respiro più profondo, che le hanno permesso di sperimentare un nuovo metodo di canto.

Il padre in una intervista a OGGI del 16 giugno del 1975 dice: "Io dico e nessuno più di me può farlo,che Arabella è dotata di una carica bioelettrica eccezionale. E' nata per comunicare con la gente. E allora perchè non la butta sul palcoscenico? Al ei basterebbe semplicemente ritmare il suono della chitarra per coagulare tutta l'attenzione su di sè... "

"ARTISTA AUTENTICA"

"fisicamente Arabella somiglia alla madre, Elena Varzi. Ma, quanto la madre è chiusa, lei è estroversa. E' una ragazza, osserva Raf Vallone, che pagherà molto nella vita per la sua sensibilità. Proprio per questo la vedo un'artista autentica".

Oggi Arabella sperimenta tale metodo del canto con grande successo, visibile sul sito:

www.arabellavallone.com

Per info: arabellavallone@gmail.com

Arabella e la Pittura

Arabella si dedica con successo alla pittura, con una preferenza verso i ritratti.  Sia di persone che di animali.

Ha in attivo importanti mostre in varie città d'Italia.

ll suo nome d'arte nella pittura è:  ARA V

Per ulteriori informazioni su può visitare il sito:                  www.arabellavallone.com/ritratti

Per info: arabellavallone@gmail.com

Biografia e Carriera

Arabella Vallone approfondisce i suoi studi musicali a Milano al Centro Musica. Come cantante professionista presta la sua voce in gingles pubblicitari di successo come quello per la Opel (primo premio RAI per la pubblicità) e come voce solista per la musica new age di Francesco Loy, distribuita con successo (150 mila copie) dalla Prenatal in tutto il mondo, collabora per la realizzazione delle sue canzoni a Londra con musicisti di calibro internazionale tra i quali Kuma (bassista di Joan Armatrading), e di Van Morrison e in Italia con Roberto Gatto, Ludovico Einaudi. Una delle sue canzoni ha fatto parte della colonna sonora del film: "Sarò sempre tuo padre" con Beppe Fiorello per la regia di L. Gasparini,  andato in onda in prima serata su Rai 1 con molto successo.

Contemporaneamente a queste esperienze elabora un nuovo metodo di canto basato sulla concreta consapevolezza dell'appoggio diaframmatico, già approfondita precedentemente con suo padre Raf Vallone, attore di fama internazionale, il quale avendo frequentato l'"Actor's studio" di New York ne coltivava quotidianamente i metodi (a volte spartani), esercitandosi con la voce, affinché ne potesse avere, in ogni situazione, un controllo totale.

Questa preparazione sulla voce e sul corpo veniva valorizzata al massimo nelle interpretazioni teatrali, mettendone a fuoco l'espressione emotiva in tutte le più vaste possibilità. La figlia Arabella ne ha preso spunto per allargare l'utilizzo di una così seria impostazione, al canto, attraverso esercizi di intonazione ed altro; inserisce infatti, in una base di posizioni yoga (anch'esso praticato professionalmente per 40 anni dal padre) una serie di esercizi specifici per la voce producendo e sviluppando oltre ad una corretta tecnica di canto, anche notevoli benefici a livello psico fisico, con risultati sorprendenti nel livello di miglioramento degli stati di ansia e di insicurezza.

L'attuazione di questo metodo di canto da' ottimi risultati. Molti suoi colleghi musicisti ne hanno beneficiato e sono diventati famosi come Valeria Rossi per la famosissima canzone "Tre parole", con tutto il cd che ne seguiva, Claudio Catalano che ha esordito nella lirica, come protagonista, al prestigioso teatro di Spoleto nella" Cavalleria rusticana" di P. Mascagni, al teatro Argentina di Roma, e nei più grossi teatri d'Italia; Davide de Leonardis cantante e compositore del gruppo romano emergente dei Masoko, vincitori per il Lazio di Arezzo Wave 2005; il cantautore Pierluigi Colantoni che ha vinto il primo premio di "Solo Musica", presidiato da Mogol, con la bellissima canzone "Spacciatori di Sogni"; Eric Ranzoni che sta debuttando nei vari pub londinesi con successo, altri cantanti già conosciuti come Daniele Groff, ed altri, per questo Arabella Vallone sta scrivendo un libro su questo metodo di canto salutare e vincente.

www.arabellavallone.com

Per informazioni   e-mail: arabellavallone@gmail.com

Arabella

in momenti felici

con il suo papà Raf

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26. Raf  nel  Ricordo  del figlio "Saverio"

Roma Giugno 2006

Mio Padre è una persona straordinaria, come uomo, come padre, attore, regista, intellettuale, sportivo.

Aveva un carisma contagioso. La sua forza, la sua volontà, era unica. Con me, unico figlio maschio, che lui ha voluto tanto, c’era anche un grande ed unico rapporto di amicizia.

E’ stato bellissimo lavorare in teatro con lui.

Sono tanti i ricordi belli che vivono dentro di me come se lui fosse sempre presente.

Da bambino mi ha fatto amare la natura, lo sport, i musei, la storia, i libri, il teatro.

Un padre intelligente e divertente, ascoltarlo e stare con lui per me era il massimo, anche quando lo osservavo nei suoi silenzi meditativi. Negli anni abbiamo instaurato un rapporto meraviglioso, ci capivamo al volo.

Vorrei avere lo stesso rapporto con mio figlio Raffaele (si chiama come lui) che adesso ha due anni e mi assomiglia moltissimo, e quindi è lui.

Sono tanti gli aneddoti che mi ricordo, dalle partite di calcio sulla spiaggia, dal suo meraviglioso rapporto con gli altri, al suo,

 “prima il dovere poi il piacere”  e

 “le parole devono essere concretate dai fatti”.

 E adesso lo sento in qualsiasi momento, guardando il mare di Tropea, il suo mare che aveva lo stesso colore dei suoi occhi. Leggendo un bel libro, sento la sua voce.

Grazie Papà         Tuo figlio Saverio

Saverio Vallone

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Saverio Vallone

Biografia e Carriera

Saverio Vallone, figlio d'arte, delle Star internazionali del teatro e del cinema, Raf  Vallone ed Elena Varzi. Attore di cinema e teatro ha dimostrando sin da giovane di avere  talento come i genitori. Oggi è attore brillante e affermato, in teatro ha avuto l'onore di lavorare assieme con il suo grande e rigoroso padre che ne ha anche riconosciuto il suo valore artistico.

La sua Formazione Professionale è:

  • Diploma di Maturità Scientifica

  • Diploma c/o la scuola di recitazione "Alessandro Fersen"

  • Diploma c/o la scuola Dominic De Fazio - off ramp Theatre Hollywood Los Angeles; dove ha inoltre collaborato in qualità di assistente con il professor Fazio.

  • Stage teatrali c/o l'Action Studio New York

  • Laboratorio teatrale Saverio Vallone a Roma 1997-2006

Esperienze Professionali

Teatro

"La Pazza di Chaillot"

"La Creazione del mondo e altre cose"

"Ornifle" di Anouhil

"Osteria della Posta" di Goldoni

"Tommaso Moro"

"Il Desiderio sotto gli olmi" di O'Neill.

"Fine della corsa"  di John Le Carre.

"La Parigina"  di Rossana Patrizia Siclari

"L'Imbroglione" di Plauto.

"Tommaso Campanella"

"Tre Monete" di Plauto.

"La Maschera e il volto"

"Io e Annie"  di  Woody Allen

Cinema

"A mezzanotte va la ronda del piacere"

"Antropofobus"

"Un centesimo di secondo"

"Il Sommergibile più pazzo dl mondo"

"Passione D'amore"

"Vacanze d'estate"

"Una tenera follia"

"Matrimonio con vizietto (N°3)"

"The golden crew"

"Non scommettere con il cielo"

"Mosca addio"

"Biglietto solo andata"

"Cinecittà Cinecittà"

"Vacanze di Natale '90"

"Alta società"

"Agenzia cinematografica"

"Un amore impossibile"

Televisione

"La storia di Pietro e Agnolella"

"L'uomo della sabbia"

"Intermezzo Veronese"

"Il Concilio di Trento"

Saverio con il Padre Raf Vallone

Saverio il Figlio Raffaele Vallone

Vai al Sito di Saverio Vallone

e-mail: saverio.vallone@libero.it

 

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Saverio Vallone recita nella "Prima" del "Tommaso Moro" di Shakespeare, assieme al padre Raf

Estate Teatrale Veronese         Verona 25 luglio 1993

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27. Vita Familiare - Sperlonga e il Mare

Sperlonga:

Le Vacanze

e

il Mare

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28. Parti significative di interviste a settimanali

Domande a Raf Vallone di Enrico Roda - Il "Tempo", anno XVIII, n. 51,  20 dicembre 1956

 Le interviste integrali sono visionabili sul sito  http://www.tropeamagazine.it/rafvallone/

Roda: Qual è nella vita la cosa che la incuriosisce maggiormente?

Raf: La vita.

Roda: Qual è la cosa che rende maggiormente ridicolo un uomo agli occhi di una donna?

Raf: Quando l'uomo si mette le piume di pavone in testa.

Roda: Preferisce i vinti o i vincitori nella vita?

Raf: Siamo tutti dei vinti. E' soltanto questione di tempo.

Roda: Quale dei suoi contemporanei trasformerebbe in statua?

Raf: Tutti gli uomini che mentono. Se poi queste statue fossero scolpite da grandi artisti avremmo enormi vantaggi per il nostro Paese. Forse l'unico inconveniente è che ci sarebbero più statue che uomini.

Roda: Qual è secondo lei il più italiano dei paesaggi della nostra penisola?

Raf: Indubbiamente il toscano. Ma non sono anche italiani i grigi della pianura padana ed il giallo della Sicilia ?

Roda: Qual è secondo lei il segreto del successo di un uomo?

Raf: La sua bontà. E' la forma più alta di intelligenza e con il tempo la matrice del vero successo.

Roda: Esiste un complimento che sia capace di infastidirla altrettanto quanto un insulto?

Raf: Sì, quando il complimento è l'inizio di un raggiro.

Roda: Qual è la domanda più indiscreta secondo lei che possa essere rivolta ad una donna?

Raf: Quando si interroga una donna come se fosse una habitué dell'amore e non invece come se fosse la prima volta, anche se è la decima.

Riflessioni di Rota: Ho avuto occasione di osservare più volte, nel corso di questi miei commenti, come la ragione intima che conferisce un carattere unitario ad una intervista (ovvero la sua coerenza, la mancanza di contraddizioni) sia da ricercare nel credo che più o meno l'intervistato professa. Di ciò, naturalmente, gli esempi più numerosi sono stati offerti - e per ovvie ragioni - dalle personalità della politica. Talvolta dai letterati specie se di tendenza cattolica.

Le risposte di Raf Vallone, che politico e letterato non è, sono le risposte di un crociato. Rispondendo ad una domanda, egli non fa che ripresentarla, ma in maniera tale che vi si possa rispondere indifferentemente in un senso o nell'altro opposto, ossia riducendola ad una non domanda. Tale procedimento potrebbe essere pericoloso, ridurre l'intervista ad una specie di gioco, ossia qualcosa di sterile, e questo avverrebbe se Raf Vallone ne fosse consapevole. Egli risponde invece così per intuizione, per sincerità; e le sue risposte, anziché distruggere o rifiutare il quesito, lo correggono conferendogli talvolta una forza addirittura insospettata.

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A colloquio con Raf Vallone di Giorgio Lazzarini

Da "Oggi Illustrato", Anno XXXII, n. 21,  24 maggio 1976

Lazzarini: Arabella, l'altra sua figlia, l'ha spesso accusata di essere un dittatore.

Vede, io ho cercato di educare i miei figli alla libertà. Libertà intesa come risultato di un dovere compiuto, di qualcosa che deve essere conquistato giorno dopo giorno. L'unica cosa che ho chiesto ai ragazzi è stato di studiare. Purtroppo i loro studi si sono rivelati una penosa odissea da una scuola all'altra. Certo, io ero diverso alla loro età.

Ricordo quando a quattordici anni i dirigenti della squadra di calcio del Torino si presentarono a mio padre per chiedergli il permesso di farmi giocare. Per convincere papà, che non voleva saperne di vedermi calciatore, promisi la promozione, la media alta in tutte le materie. Riuscii a conciliare l'attività sportiva e lo studio, mantenendo la parola data a mio padre. La vera felicità è ciò che si conquista con sacrificio.

Forse oggi questi sembrano principi superati, cose d'altri tempi.

Lazzarini: Signor Vallone, c'è un'altra donna nella sua famiglia: Elena Varzi. Qual è il segreto di questo matrimonio felice ?

Raf: Non credo che si possa parlare di segreto. La felicità è qualcosa che si conquista giorno dopo giorno, con sacrificio. Prima di sposarmi ho vissuto due anni con Elena e in quel periodo le ho presentato la mia immagine peggiore, tutti i lati negativi del mio carattere.

E ho capito che mi accettava com'ero, che le andavo bene nonostante i tanti difetti. E pensare che allora ero convinto che non mi sarei mai legato per sempre a una donna. Certo il merito di questa felicità è soprattutto di Elena. Vede, nella vita spesso si dà molto e si riceve poco. Con mia moglie, invece, non accade: l'amore che le do mi viene restituito moltiplicato.

Lazzarini: Nessuna crisi in questi venticinque anni ?

Raf: No. Nella mia vita mi è capitato di incontrare donne molto pericolose: alcune avrebbero potuto essere soltanto avventure, altre, chissà, avrebbero potuto aiutarmi nella carriera. Eppure non ho mai esitato un attimo a fuggire da quelle donne, non mi ha mai sfiorato il pensiero di poter mettere in ballottaggio la mia felicità con Elena per un'altra.

Lazzarini: E' soddisfatto della sua carriera?

Raf: ..... Nella mia carriera credo di avere sempre lavorato con grande onestà professionale. E' un bagaglio, quello dell'onestà, che mi porto addosso dalla giovinezza.

Sa perché ho smesso di fare il calciatore? Perché scoprii un imbroglio, un grosso imbroglio. Ero nella nazionale studentesca che partecipava ai campionati mondiali di Vienna. Scoprii che una partita era stata venduta ai tedeschi per ragioni politiche. Ecco, non mi sembrò serio che la politica dovesse condizionare, stravolgere un risultato sportivo. Così chiusi con il calcio. Che non era per me soltanto un hobby da adolescente. Ho disputato un intero campionato in prima squadra nel Torino, allora allenato da Herbestein, e ho giocato accanto a Frossi e Olivieri. Però quell'imbroglio di Vienna è stato una delle più grandi delusioni della mia vita.

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Il Prof. Vallone insegna all'università - di Matilde Amorosi

Da "Gente", Anno XII, n. 51, 23 dicembre 1978

Amorosi: Si considera un padre esemplare ?

Raf: In parte sì. La famiglia, intesa nel senso tradizionale, si è sfaldata. Me ne sono accorto a mie spese. Mi sono dedicato con entusiasmo e con amore all'educazione dei figli. Sono riuscito ad inculcare in loro l'interesse per l'arte, ma non quello per gli studi. Abituati a viaggiare e a rendersi conto insieme a me di certe esigenze culturali, i miei ragazzi hanno però rifiutato di approfondirle sui libri. Comunque, ormai i tempi dei litigi sono passati. In fondo ho capito che non posso chiedere agli altri più di quanto possano dare.

Amorosi: Vuole parlarci di sua moglie ?

Elena è una donna meravigliosa. L'amo profondamente per il suo senso della poesia. Per me la compagna ideale è quella che, per il suo uomo, riesce ad essere il rifugio dalle intemperie della vita.

Elena, mi da costantemente questa sensazione di pace. I figli, a volte, si sono sentiti esclusi dal nostro mondo. Posso anche capirli, ma sono felice di aver costruito con Elena un rapporto esclusivo e inalterabile.

Amorosi: Quando la conobbe, Elena era già un'attrice affermata. Abbandonò la carriera per dedicarsi alla famiglia?

Raf: Non le avrei mai chiesto questo sacrificio. Elena lasciò il lavoro per motivi di salute. Mia moglie ha subito una delicatissima operazione al cuore. Ogni emozione violenta può farle male. Decisi che doveva smettere di recitare proprio sul set di un film che giravamo insieme a Madrid. Per esigenze di copione, le puntai un fucile sul petto. Lei venne colpita da malore e svenne. In quel momento capii che dovevo proteggerla e la convinsi ad abbandonare la carriera.

Quando parla della moglie Raf usa un linguaggio quasi lirico. Ci racconta che Elena lo accompagna sempre nei suoi viaggi ed esclude che, in passato, ci sia stata un donna capace di allontanarlo da lei.

Amorosi: Eppure si parla dei suoi flirt con Marlene Dietrich e Brigitte Bardot. Vuole parlarci di queste due donne famose ?

Raf: Marlene è intelligente, colta raffinata. E' dotata di una qualità che i francesi chiamano la grandeur (il senso della grandezza). In lei ogni manifestazione di vita è persino eccessiva. Voleva che lavorassi alla riduzione teatrale del Riposo del guerriero e, per aiutarmi, scriveva a macchina sotto mia dettatura fino alle cinque del mattino.

Anche Brigitte è una donna piena di ingegno. Me ne accorsi subito. Lo dissi, ma nessuno voleva credermi. Tanti anni fa la Bardot era apprezzata soltanto per la sua bellezza. La conobbi durante le repliche di Uno sguardo dal ponte, a Parigi. A lei piacque la mia recitazione e così venne ad applaudirmi per otto sere consecutive. E' una donna decisa a rimanere se stessa e a dire la verità, anche a costo di crearsi qualche guaio. Circa la sua inquieta vita sentimentale, ho una mia idea personale. La Bardot, secondo me, ha paura del vero uomo e perciò cerca solo amori poco impegnativi. Un sentimento autentico, forse, metterebbe a repentaglio la sua libertà e rischierebbe di farla soffrire. Brigitte ha tentato una volta il suicidio, e da allora, ha il terrore della sofferenza.

Amorosi: Potrebbe capitarle di innamorarsi al punto da cambiare la sua vita ?

Raf: Non mi è accaduto in passato e non mi accadrà certamente ora. Potrei anche perdere la testa per un'altra donna, ma mia moglie rimarrebbe sempre il centro della mia vita.

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32. I cent'anni di Raf Vallone

Roma, 18 Febbraio – Cent’anni e oltre cento film, una storia di cinema internazionale, ma anche di teatro e grandi sceneggiati per la tv in tutt’Europa e, ancora, l’esperienza politica, la lotta partigiana, il calcio (come mezzala) nel Grande Torino, poi la guida delle pagine culturali nell’Unità di Davide Lajolo: tutto questo è stato Raf Vallone che avrebbe compiuto 100 anni e che proprio in occasione di questo compleanno importante è stato ricordato e festeggiato a Roma in una serata affollata e molto affettuosa. Organizzata dalle figlie Arabella e Eleonora (Saverio attore, dal set a Novara, ha mandato un saluto) alla Casa del Cinema è stato riproposto in una rarissima edizione Uno sguardo dal ponte, il film di Sidney Lumet, che nacque dallo straordinario successo della pièce teatrale all’Antoine di Parigi e che consacrò il mito di Raf Vallone.

Ma, come ha dimostrato il bel montaggio curato da Arabella, con una selezione dei suoi principali film (incredibilmente celebrati con un solo premio - il David di Donatello del ’62 proprio per Uno sguardo dal ponte) Vallone ha segnato fin dal suo esordio un cambiamento importante anche con la sua fisicità – perfetta per il Neorealismo - nel primo star system del cinema italiano. Lo sottolinea negli otto minuti di intervista mostrati anche ieri sera in sintesi - prima del memorabile film di Sidney Lumet - il frammento inedito in cui il grande Peter Brook, che diresse Vallone nella storica versione teatrale di Uno sguardo dal ponte (in quelle 580 repliche solo al Théâtre Antoine di Parigi, tra il 58 e il 60) . E ne è conferma la forte affermazione di Raf Vallone  anche solo nel suo esordio potente nel cinema 1949-’50. Tre soli titoli di quegli anni basterebbero a farlo entrare nella storia del cinema italiano: Riso amaro, Non c’è pace tra gli ulivi, il cammino della speranza, sul set del quale incontrò Elena Varzi che divenne sua moglie e madre dei tre figli: un amore assoluto, durato mezzo secolo.

Il film riproposto per celebrarne il centenario, tratto dal dramma teatrale di Arthur Miller A view from the bridge, ha tra i suoi interpreti, anche Jean Sorel, Maureen Stapleton, Carol Lawrence e Raymond Pellegrin. E’ la storia di Eddie Carbone, emigrato italiano e portuale newyorchese, che vive a Brooklyn con la moglie Beatrice e la nipote diciottenne Catherine, di cui è morbosamente geloso.

Quando ospita a casa sua Marco e Rodolfo, immigrati clandestinamente negli Stati Uniti, Eddie non riesce a sopportare che tra la nipote e Rodolfo nasca un affetto e si convince che il giovane stia cercando di farsi sposare per ottenere la cittadinanza americana. Dopo averlo più volte provocato, arriva addirittura a denunciarlo all’ufficio immigrazione e a farlo arrestare. Ma sarà Eddie la vittima del suo amore impossibile.

Raf Vallone era nato a Tropea il 17 febbraio del 1916, laureato in filosofia e legge, prima di fare l’attore era stato calciatore in serie A con il Torino (vinse anche la Coppa Italia nel 1934). Fu negli anni de L’Unità  dopo la guerra partigiana con Giustizia e libertà che De Santis gli propose Riso amaro.

E Vallone si rivelò l’attore che è stato: intellettuale rigoroso, protagonista internazionale in grado di recitare anche in spagnolo, inglese e francese. E’ stato diretto in Italia da Germi, De Sica, Lattuada, Risi, Soldati, Lizzani, solo per citarne alcuni. E all’estero da Marcel Carné, Jules Dassin, Henry Hathaway, Otto Preminger, Francis Ford Coppola, partner di attrici come Silvana Mangano, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Lucia Bosè, Simone Signoret, Lea Massari, Sara Montiel e ovviamente  Elena Varzi.

E’ stato protagonista tra gli oltre  cento titoli interpretati de Il Cristo proibito, unica esperienza dietro la macchina da presa dello scrittore Curzio Malaparte. Molto attivo anche in teatro, ha interpretato Ibsen, Pirandello, Brecht, O’Neill, Shakespeare, Miller, etc. Molto spesso Raf Vallone era stato però anche regista di se stesso, come nella versione teatrale italiana dello Sguardo dal ponte, con Alida Valli. E aveva curato la regìa di alcune opere liriche in Italia e all’estero e ha partecipato a numerosi sceneggiati televisivi: indimenticato protagonista con Ilaria Occhini del Jane Eyre (1957) di Anton Giulio Maiano e con Giulia Lazzarini de Il mulino del Po (1963) di Sandro Bolchi.

“Quando lo conobbi mi colpirono la sua intelligenza la sua discrezione, la sua mancanza di vanità – disse di lui in un’intervista Marlène Dietrich, che non nascose mai di aver subito il suo fascino capace di ‘far cadere in trance gli spettatori, a teatro, a Parigi”. “Dominava totalmente la scena e c’era in lui - disse - un meraviglioso equilibrio tra sapienza interpretativa e tensione emotiva. Tutta Parigi ne fu conquistata”.

“Un attore e un uomo, oltre chè un padre” dicono Arabella e Eleonora, che hanno organizzato la serata romana.

E aggiunge Saverio, “neanche altri cent’anni basterebbero a farlo dimenticare”

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Il Santuario di Santa Maria dell'ISOLA - Tropea                Ritorno all'indice

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Di seguito sono pubblicati gli elenchi delle opere alle quali ha partecipato Raf nei vari ruoli.

Per dettagliati approfondimenti si rinvia al sito  http://www.tropeamagazine.it/rafvallone/

29. Raf Vallone - Filmografia:

(come attore)

Volver a vivir

Flash 03

1967

1967

Riso amaro

1948

La Esclava del paraíso

The Desperate Ones

1968

Cuori senza frontiere

1949

The Italian Job

1969

Non c'è pace tra gli ulivi

Il Cammino della speranza

Il Cristo proibito

Il Bivio

1950

La Morte risale a ieri sera

The Kremlin Letter

Cannon for Cordoba

1970

Le Avventure di Mandrin

Anna

1951

A Gunfight

1971

Roma ore 11

Perdonami

Carne inquieta

Gli Eroi della domenica

Camicie rosse

Uomini senza pace

1952

Ricatto alla mano (Un Verano para matar)

Un Tipo con una faccia strana

1972

La Spiaggia

Il Segno di Venere

Destini di donne (Destinées)

Delirio

Teresa Raquin (Thérèse Raquin)

1953

Ti cerca per ucciderti

La Casa della paura

Honor Thy Father  - Film Tv

Catholics

1973

Orage

Domanda di Grazia (Obsession)

Siluri umani

1954

Small Miracle  - Film Tv

Simona

The Human Factor

Decadenza

Rosebud

That Lucky Touch

1975

Il segreto di Suor Angela

L'isola delle capre

(Les Possédées)

Andrea Chenier

1955

The Other Side of Midnight

1977

Rose Bernd

Uragano sul Po (Liebe)

1956

Des Teufels Advokat

The Greek Tycoon

1978

Guendalina

Ho giurato di ucciderti

1957

An Almost Perfect Affair

1979

La bella fioraia di Madrid

(La Violetera)

La trappola si chiude (Le Piège)

1958

Retour à Marseille

Lion of the Desert

1980

La Garçonniere

Tra due donne

1960

Sezona mira u Parizu

1981

Uno sguardo dal ponte

La Ciociara

El Cid

1961

A Time to Die

Scarlatto e nero - Film Tv

1983

Phaedra

1962

Paradigma

Christopher Columbus - Film Tv

1985

The Cardinal

1963

Der Bierkönig - Film Tv

Il Padrino Parte III

1990

The Secret Invasion

1964

Julianus barát III

Julianus barát II

The First Circle - Film Tv

A Season of Giants - Film Tv

Julianus barát I

1991

Una Voglia da morire

Harlow

1965

Toni - Film Tv

Negli anni novanta partecipa a diversi Film Tv

1999

30. Raf Vallone  Teatro:  (come attore)                          Ritorno all'indice

Woyzek

Regia di Vincenzo Ciaffi

Prima rappresentazione:7.1.1946

Teatro Gobetti di Torino

La morte di Danton

Regia di Vincenzo Ciaffi

Teatro Gobetti di Torino

Nozze di sangue

Regia di Vincenzo Ciaffi

Teatro Gobetti di Torino

1946

Nostalgia

Regia di Klaus Michael Gruber. Testo di Franz Jung. Al Piccolo Teatro di Milano.

Luci di Bohème

Regia di Mina Mezzadri. Testo di Ramòn del Valle-Inclàn.

1984

Il berretto a sonagli

Regia di Vincenzo Ciaffi

Testo: Luigi Pirandello

Al Teatro Gobetti di Torino

Il piacere dell'onestà

Regia di Vincenzo Ciaffi.

Testo: Luigi Pirandello.

Teatro Gobetti di Torino.

1947

La medesima strada

(I presocratici)

Regia di Klaus Michael Gruber

Al Piccolo Teatro di Milano.

1986

Vu du pont (Uno sguardo dal ponte)

Regia di Peter Brook

Testo: Arthur Miller.

Teatro "Antoine" di Parigi.

Debutto in teatro in lingua francese. 580 furono le rappresentazioni.

1958

Il Prezzo

Regia di Raf Vallone

Testo: Arthur Miller

Cooperativa Teatro di Sardegna

Traduzione: Raf Vallone

Prima Rappr.ne: 20.01.1987

1987

Uno sguardo dal ponte

Regia di Peter Brook.

Testo: Arthur Miller. A Londra.

Debutto in teatro in lingua inglese.

The duchess of Malfi (La duchessa di Amalfi)

Regia di Adrian Noble

Testo: John Webster. Con la Royal Shakespeare Company. A Londra

1960

Tito Andronico

Regia Peter Stein

Testo: William Shakespeare

Teatro dell'Ateneo di Roma

Teatro Stabile di Genova.

Stalin

Testo: Gaston Salvatore

Teatro Eliseo di Roma

1989

Il riposo del guerriero

Regia di Raf Vallone

Testo: Christiane Rochefort

Riduzione teatrale di Raf Vallone

Teatro "Théatre de Paris" di Parigi

1961

Il Signor Ornifle

Regia di Salvo Bitonti

Rappresentata il 31.07.1991 Rassegna "Festival di Tropea".

Ardente pazienza

Regia di Rosalia Polizzi

Coop.tiva Teatro di Sardegna

1990

Proibito? Da chi?

Regia di Raf Vallone

Testo: Raf Vallone

Debutto come autore

1970

Frankie & Johnny

Regia di Raf Vallone

Testo di Terence Rattigan.

1991

Sei personaggi in cerca d'autore

Regia di Raf Vallone

Testo: Pirandello

Compagnia di J. Bertheau

1973

Il Presidente

Regia di Krzysztof Zanussi

Testo (dedicato a Raf Vallone) di Rocco Familiari.

1991

Il costruttore Solness

Regia di F. Piccoli

Testo: Ibsen

1975

Tommaso Moro

Regia di Ezio Maria Caserta

Testo apocrifo di William Shakespeare

Prima Rappresentazione all'Estate Teatrale Veronese: 25 luglio 1993.

1993

Uno sguardo dal ponte

Regia di Raf Vallone

Testo: Arthur Miller.

1980

Desiderio sotto gli olmi

Regia di Walter Manfré

Testo: Eugene O'Neil. Con Milla Sannoner.

1994

31. Raf Vallone - REGIA Operistica       Ritorno all'indice

Norma

Regia di Raf Vallone.

Musica: Vincenzo Bellini.

Interprete: Renata Scotto.

Teatro Regio di Torino.

1974

La Traviata

Regia di Raf Vallone.

Musica: Giuseppe Verdi.

Teatro Rendano di Cosenza.

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Adriana Lecouvreur

Regia di Raf Vallone.

Musica: Cilea.

Gran Teatro di San Francisco.

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Uno sguardo dal ponte

Regia di Raf Vallone.

Musica: Renzo Rossellini.

Teatro di Montecarlo.

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Arabella, con il responsabile del sito, Elena e Saverio

Tropea come appare scendendo dai tornati del Monte Poro

Il balcone della casa di Raf Vallone a strapiombo sul mare

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