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Don Mottola Vita e Opere
Il Restauro del Sacro Cuore >>====> Tropea I Libri del Poro
Omaggio a Don Mottola - "Un Religioso del Poro" Nato a Tropea il 3 Gennaio 1901, è morto a Tropea il 29 giugno 1969 Io sono sono una povera lampada ch'arde |
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Io sono una povera lampada ch’arde. L’olio d’oro fu raccolto quasi a goccia a goccia, con lunga pazienza e con amore grande: l’olio d’oro che ricorda la pressura dolorosa del frantoio e l’umiltà della raccolta su la terra nera. Fu posto u vaso di coccio E fu accesa Una lampada ch’arde Alimentandosi della sua morte. E’ il segreto di tutta la vita: una fiamma che cerca spasimando i cieli e si alimenta di morte. Arde ancora la fiamma e, finché il povero vaso di coccio non andrà in frantumi, arderà – cercando i cieli. Don Mottola |
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Per la Ricerca su Don Mottola (durata 8 mesi) sui temi che hanno attraversato la sua esistenza, hanno collaborato e ringraziamo: Liliana Vita, Don Sergio Meligrana, Maria Francesca Barone, Mannina Rombolà, ecc. In costruzione |
Don Mottola Bambino |
Don Francesco Mottola nasce a Tropea il 3 gennaio 1901 da Antonio Mottola e Concettina Bragò, a lui seguirono il fratello Gaetano e la sorella Titina. Era di carattere capriccioso, inquieto e ribelle ma anche dotato di una notevole dose di altruismo che lo portava ad essere delicato e sensibile con i coetanei. All’età di dodici anni perse la madre che pochi mesi prima aveva dato alla luce la sorellina Titina. La perdita segnò dolorosamente la sua infanzia e tuttavia lo portò ad aprire il suo giovane animo al mistero del dolore e alla sua accettazione alla luce della speranza cristiana. Nel 1911 entrò come studente nel Seminario vescovile di Tropea che parecchi anni dopo descriverà con queste parole: “Il Seminario, unito alla cattedrale da una scala interna, forma un tutt’uno con questa e perciò, pur nella sua povertà francescana, ha, come suo, il campanile del Duomo che più volte al giorno lancia sul piccolo chiostro la voce delle sue campane: voce di richiamo e d’implorazione, voce di gioia e di esultanza, voce di pianto!”. |
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<====<< Gaetano IL fratello di Don Mottola |
Antonio Mottola Il Padre di Don Mottola |
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Concettina Bragò Mamma di Don Mottola |
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Terminato il ginnasio, lasciò Tropea alla volta del Seminario regionale di Catanzaro, così descriverà quel luogo: “Una costruzione solida, quadrata, bella…era il nostro seminario regionale; …tutti noi di Calabria sentivamo la gioia del dono che il Papa ci aveva fatto, così regalmente, ci pareva come un riconoscimento pontificale all’intelligenza di questa terra che non ha nessun’altro istituto di cultura superiore…l’aveva voluto il papa Pio X, santo nel cuore della Calabria – Cor cordium – per raccogliere in unità i cuori dei calabresi…” In Seminario intorno al Mottola, che svolgeva la mansione di Bibliotecario, si formò un circolo di studio e apostolato, il Circolo di Cultura calabrese, il cui scopo era di alimentare l’amore per la propria terra di Calabria mediante lo studio della storia e delle scienze sociali per essere in grado di operare per il bene della propria terra; fu proprio don Mottola ad illustrare ciò che il circolo si proponeva: “…come uomini cercheremo la verità con mente serena e interrogheremo il nostro passato…Come cristiani, convinti che la perfezione non distrugge ma nobilita il carattere regionale, cercheremo coloro che il carattere calabrese coronarono di santità affinché il nostro popolo possa ricevere conforto nella costruzione di una civiltà che non sia solo macchine e commercio”. Trascorse l’ultimo anno di seminario quasi interamente a Tropea dove insegnò lettere nel seminario vescovile. A questo compito si preparava con sorprendente precisione, scrive infatti nel suo diario: “…prima i doveri dell’insegnamento e poi il resto, non andrò mai a scuola impreparato…” Molti dei suoi allievi lo ricordano come un professore preciso e brillante che riusciva a destare in loro l’interesse per il bello e il vero. Il 25 dicembre del 1923 ricevette il Diaconato e il 5 aprile del 1924 fu ordinato Sacerdote. |
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LA VITA SACERDOTALE E L’IMPEGNO APOSTOLICO. Don Mottola cominciò subito a manifestarsi attivissimo, anche se era solito dire che non bisogna mai lasciarsi sfibrare dal lavoro che va sempre a detrimento dello spirito, convinto com’era che la vita cristiana deve essere sintesi di contemplazione e azione e che tutto trova senso nella Carità di Cristo. La Messa era al centro della sua giornata; scrive nel suo diario: “La santa Messa sarà al centro della mia attività sacerdotale. In preparazione ad essa mi serviranno tutte le azioni dal momento del pranzo in poi… come ringraziamento tutte le preghiera liturgiche e le azioni fino al pranzo.” Dal 1929 al 1942 fu chiamato a dirigere il Seminario vescovile di Tropea e nonostante tutti gli impegni che via via veniva assumendo diede tutto se stesso per i seminaristi seguendoli con amabile paternità. Li chiamava a colloquio personale con lui e interpellava i responsabili del seminario su ciascuno di essi, premuroso e attento in tutto sempre con dolcezza e fermezza. Si distinse come assistente diocesano della Gioventù maschile di Azione Cattolica in seno alla quale formò un gruppo di volontari che l’accompagnavano nelle case più povere della città per portare un poco di conforto materiale e morale ai più disagiati e da cui sbocciò l’opera della Casa della Carità. Nel maggio del 1931 fu nominato Penitenziere della Chiesa Cattedrale di Tropea. Fu un confessore ricercato e apprezzato perché sapeva trattare le persone con delicatezza e fermezza; la sua bontà, il suo tatto e la sua umiltà facevano accettare da lui ciò che difficilmente sarebbe stato accettato da un altro. Non perdeva mai la pazienza. Finché, in seguito alla paresi che lo colpì, non perse l’uso della parola, don Mottola fu un apprezzato predicatore e conferenziere che si esprimeva con profondità di dottrina ed estrema chiarezza e semplicità. Predicò spesso gli Esercizi spirituali ai sacerdoti e partecipò come relatore a numerosi convegni regionali e nazionali di Azione Cattolica, dove più volte stupì la platea con l’idea, rivoluzionaria per i tempi, che anche i laici erano chiamati alla preghiera contemplativa.
Don Mottola con i giovani suoi primi allievi
Don Mottola nel Seminario di Catanzaro - Anno 1941
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Il silenzio, l’umiltà, la preghiera, il dono, sono i pilastri della spiritualità oblata che don Mottola richiama continuamente, così scrive: “... nel fondo dell’anima sia continuo il silenzio e così arderà senza oscillazione la fiamma”. Silenzio è sobrietà, non solo della parola ma, della vita; è ricerca di una vita unificata e raccolta; è essenzialità; è paziente accettazione del limite; è purezza di cuore. Egli tratteggia gli elementi fondanti della propria spiritualità in una lettera del 1 febbraio 1944. Cos’è l’Ideale Oblato ? Esso è soprattutto dono. L’oblato è offerto con Cristo, che è l’Oblato divino al Padre per la salvezza dei fratelli. La nota qualificante della vita spirituale è dunque l’offerta: “Essere tutto di tutti perché di Dio”. Il dono è: Totale: di tutta la vita. Integrale: “... è l’Idea attuata nella vita fino al fondo.” Esclusivo: assoluto, diretto totalmente a Cristo e attraverso di lui ai fratelli; Illimitato: senza vincoli, senza remore o paure. Dono al Padre per Cristo, con Cristo e in Cristo: questo è il culto spirituale che viene offerto nella cella silenziosa del cuore, secondo la parola di san Paolo: “Vi esorto, dunque, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” ( Rm 12, 1) Anima e sostegno di questa unicità di dedizione è l’unione con Dio, che si attua nella preghiera contemplativa: “La nostra preghiera è contemplativa, almeno tendenzialmente... ”, e ancora: “... è rinnegamento, slancio verso la luce, riposo in volo verso l’Infinito... il nostro fine specifico è la contemplazione, straripante per pienezza nell’azione”. I rapporti col prossimo hanno il segno della semplicità: “la semplicità esteriore procede da quella interiore che è unità di spirito. L’unità è “armonia perfetta di tutto l’uomo, consonanza con Dio, con l’universo intero… Questa unità genera la libertà nel possesso di sé e dalla libertà, sotto i raggi ardenti del Sole divino, fiorisce la carità, dono di sé ai fratelli. L’unità è un dono divino”. È la grande rivoluzione cristiana, rivoluzione che opera attraverso le tre fatiche: “Trasmutare tutto in Idea, trasmutare l’Idea in vita, trasmutare tutto in Carità”, guardando Colui che a noi si donò fino al sangue sulla Croce. Il mezzo è la Carità, che è la vita stessa di Dio che attraverso gli uomini che si lasciano avvolgere da essa, agisce nella storia. _________________________________________________________________ Articolo in preparazione I suoi Scritti e "Parva Favilla" Articolo in preparazione Articolo in preparazione I Sacerdoti Oblati del Sacro Cuore Articolo in preparazione Articolo in preparazione Articolo in preparazione Articolo in preparazione Articolo in preparazione Articolo in preparazione Don Mottola e la Questione Sociale Articolo in preparazione Don Mottola Cantore della Natura Articolo in preparazione Don Mottola nel Ricordo della Gente Articolo in preparazione |
La Casa di Riposo Don Mottola a Tropea |
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Di seguito è pubblicato il servizio fotografico fatto in occasione di una visita da parte della nostra Redazione alla Casa Museo di Don Mottola, dove egli è nato e ha vissuto. Nella Casa, situata all'ultimo piano di un antico palazzo nobiliare a picco sul mare, abbiamo potuto visitare la stanza con il letto dove è nato, quella del suo letto e quella del suo altare. Abbiamo visionato le sue scrivanie, i suoi scritti e i suoi libri, i paramenti sacri, le bacheche e tante altre sue preziose reliquie. Il tutto è apparso curato e ben conservato dalle Oblate con tanto amore. Meraviglioso è stato affacciarsi dalle finestre e ammirare il mare, la Rocca, l'Isola e dall'alto delle sue terrazze il borgo medievale della Città di Tropea. |
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"Canti, Preghiere e la Messa" di Don Mottola esposte nella Casa Museo |
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La Messa di Don Mottola |
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"Preghiera alla Madonna" di Don Mottola |
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La Mostra permanente su Don Mottola - Presso la Cattedrale di Tropea |
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" E' l'arte pura di Dio, la Santità senz'ombra, nella pienezza della grazia". Don Mottola ... così Don Mottola pensò la Madonna. |
Ogni pagina del suo diario è permeata e si conclude con uno struggente preghiera a Maria che diviene lode, implorazione, abbandono, ringraziamento, affidamento, richiesta ... " Ti chiedo, mamma mia immacolata, la pupilla serena, con riflessi infiniti di cielo. Voglio tutto vedere, amare, operare nella luce divina del Figlio Tuo, sole dell'anima mia. Amen ! " |
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Sac. Don Francesco Mottola, Servo di Dio Nato a Tropea il 3 Gennaio 1901, è morto il 29 giugno 1969 Fondatore degli "Oblati del Sacro Cuore" e della "Casa della Carità". E' in corso la Causa di Beatificazione.
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Don Mottola Canonico penitenziere della Cattedrale Qui confessava per tante ore. La gente veniva al mattino presto, anche dai paesi vicini E attendeva l'apertura della Cattedrale Per potersi confessare con lui. Ricercato da persone di ogni categoria sociale Riusciva a leggere nella profondità dell'animo umano, riportando ciascuno alla serenità e alla speranza. Dopo la malattia, nonostante fosse stato colpito nella parola, il sorriso e lo sguardo penetrante divennero la sua parola capace ancora di rassicurare e pacificare chiunque si accostava a lui nella confessione o nella direzione spirituale. |
“Ho nell’anima sempre la divina speranza della santità è Dio che l’ha messa nel mio cuore, come una certezza è lo Spirito che l’alimenta. Quello Spirito che nel buio più fondo mi fa divinamente pregare:Abbà,Padre! La santità, è soprattutto questione di fiducia nel Signore: noi non siamo niente, Dio è tutto! Ecco perchè ripeto con gesto più ardito e più ardente il mio povero dono totalitario: Cristo Gesù, voglio farmi santo!" La vicenda umana e spirituale di quest’uomo non è stato un facile percorso di santità, ma un cammino lungo, sofferto, perseverante che lo rende tanto vicino ad ogni uomo che lotta e cammina per vivere autenticamente il proprio essere cristiano. |
"Sento la carità come un grande poema sinfonico, che scende dal cielo sulla terra e sale dalla terra al cielo". Don Mottola |
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Per Don Mottola la contemplazione non fu mai fuga o evasione, ma impegno concreto a vivere il proprio tempo in favore degli uomini. Sempre presente nei tuguri della Tropea del suo tempo, nasce dal suo cuore LA CASA DELLA CARITA' |
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" E' la casa dell'Amore per raccogliere tutti i rifiuti dell'umanità... E' la casa della sofferenza di tutte le sofferenze della valle, dove il dolore è tanto, dove vorremmo che l'Amore fosse così grande quanto il dolore." |
ORDINAZIONE SACERDOTALE 5 APRILE 192 |
"Eccomi... Eccomi tutto!" Don Mottola " Gesù dammi un sacerdozio santo. Quell'ora sarà la più bella della mia vita... Tutto, tutto, tutto senza riserva è il mio fermo proposito. Tutto, con la voce Tutto, con la volontà Tutto, con il cuore. Tutto perennemente senza chiedere nulla... Un amore senza ritorni, senza riposi, senza confini... così si diventa buon pane pane divino per le anime. In questo dinamismo spirituale di offerta e di dono, vive la sua vita come una S. Messa fino a divenire lui stesso pane spezzato per gli uomini. |
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Nel 1942, all'età di 41 anni, Don Mottola rimase colpito da una paralisi, che gli tolse persino l'uso della parola e che sembrò stroncare la sua attività sacerdotale. Il servo di Dio seppe dimostrare la grandezza autentica della sua spiritualità accettando, per 27 anni, la croce con amore e come occasione per offrirsi Vittima con Cristo. La malattia e la sofferenza divengono lievito del suo dono e del suo impegno d'amore. Questo sarà il periodo più fecondo della sua esistenza. Muore il 29 giugno del 1969 ripetendo ancora, come all'aurora del suo sacerdozio: " Eccomi... Eccomi tutto! " |
"La mia malattia nella linea della Provvidenza è un bene per tutti specialmente per me. Io credo, è parola evangelica: " se il seme non muore non può fiorire in splendida fioritura divina". |
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PATERNITA’ SPIRITUALE: LA FAMIGLIA OBLATA "Dell'Ideale Oblato ne parlai nel 1935. E un'Idea grande, luminosa, sfavillante: è l'attuazione piena del Regno di Cristo, qui nella nostra terra calabrese". _________________________ Partecipò quest'Idea a sacerdoti e laici del suo tempo. Nascono così gli OBLATI DEL SACRO CUORE DI GESU'. Sono uomini e donne che vivono la loro vita come donazione totale a Dio, e ai fratelli, consacrandosi, non nel chiuso di un chiostro ma nel mondo, nelle più svariate situazioni sociale e spirituali armonizzando preghiera e azione come CARMELITANE E CERTOSINI DELLA STRADA |
Di seguito alcune pubblicazioni del vasto epistolario e degli scritti spirituali minori di Don Mottola |
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Don Francesco Mottola Nasce a Tropea il 3 Gennaio 1901; l’ambiente familiare, specialmente la madre, influiscono sulla formazione umana e spirituale del giovane Francesco; le preghiere recitate in comune, le visite al Sacramento dell’Eucaristia, la devozione verso la Vergine di Romania sono i segni di una vita familiare vissuta nella più profonda fiducia nella Provvidenza Divina, da vera piccola Chiesa domestica. Da bambino era molto vivace ed esuberante, tanto che la sua natura piena di vita lo portava ad essere sempre il primo anche nei giochi; ancora alunno di quarta elementare entra nel piccolo seminario di Tropea. A 12 anni le muore la mamma, quella morte segnò di soffusa tristezza la sua infanzia, ma iniziò a penetrare il mistero del dolore nella luce della speranza cristiana, con la certezza che Dio non delude mai nel suo disegno di amore. Alla fine del ginnasio, fà il suo ingresso nel Seminario Regionale di Catanzaro, che lo descrive così: “bisognava vedere cosa fosse il PIO X a quel tempo, giovani che rinunciavano fieramente alle attrattive del mondo perché si alimentasse in loro un’idea divina e perché quest’idea divina splendesse per il loro sacrificio nella loro terra”. Viene ordinato Suddiacono a Catanzaro il 23 Maggio 1923 e in tale occasione scrive ai familiari: " Non ci posso pensare, non sembra vero: a Dicembre sarò Diacono, a Pasqua (fra 11 mesi) Sacerdote ! C’è felicità maggiore di questa ? ". Infatti riceve il diaconato a Tropea ed il 5 Aprile del 1924 viene ordinato sacerdote ai piedi della sua Madonna di Romania. Il suo sacerdozio fu intenso e attivissimo:
Fece della sua vita, di ogni sua azione una S. Messa ... offertorio, consacrazione, comunione con Dio e con i fratelli. Ebbe presto fama di sacerdote santo e dotto, fu uomo dinamico e pieno di iniziative anche a livello socio-culturale, per un recupero dei valori culturali fonda il "Seminario di cultura" e nel 1933 "Parva Favilla", ma sera del 27 Maggio 1942, mentre cenava, viene colto da una forma grave di paralisi che gli impediva l’uso della parola e del lato destro del corpo, questo calvario si doveva protrarre per circa 27 anni fino alla morte, infatti tutta la sua vita e il suo apostolato sacerdotale furono in effetti sempre ordinati alla Croce. << Eccomi eccomi tutto ! >> con queste parole che esprimono in sintesi la "meravigliosa avventura" di una vita sacerdotale intensamente vissuta per Dio ed il prossimo, Don Francesco all’alba del 29 Giugno del 1969 si presenta col volto radioso al Padre Celeste. Sulle orme di Cristo don Mottola, pur essendo un uomo di profonda preghiera, fu molto attento alle necessità dei fratelli sempre pronto a confortare alleviare ogni sofferenza. Lo si vedeva infatti andare da un tugurio all’altro per cercare i derelitti, gli ammalati, gli affamati, i disperati e dare loro il suo amore. Tutta la sua esistenza, da quando era giovane seminarista agli anni della sua sofferenza silenziosa, fu sempre tesa in questa direzione salvare le anime e aiutare la gente umile e provata della sua terra per la quale avrebbe dato la sua vita e così scrive: " Nella mia terra di Calabria, ho rifatto in ginocchio la Via Crucis: son passato per tutti i villaggi, son sceso in tutti i tuguri, ho transitato per tutte le quattordici stazioni. Ho sentito il singhiozzo della mia gente nel mio povero cuore: la gente di Calabria nel suo itinerario dolorosissimo non ha conforto come Gesù. Ma è Gesù e bisogna confortarlo nella salita necessaria al Calvario ". Per accogliere i più poveri don Mottola volle la Casa della Carità, pensata e vissuta come la "Casa d’oro" perché ha l’oro splendido della Carità che vorrebbe a tutti comunicare. Scrive: “ Vorrei una casa d’oro perché rivestita di carità, una casa grande, la casa di tutti, una casa bella prospiciente il mare, dall’orizzonte largo, arso ogni sera dalle fiamme del tramonto, che per noi è sempre aurora!”, il sogno si avverò: la casa c’è, vive di carità e raccoglie i rifiuti dell’umanità. Oblati del Sacro Cuore La figura austera, ma allo stesso tempo dinamica e intraprendente di don Francesco Mottola diviene presto punto di riferimento per un gran numero di persone desiderose d’impegnarsi nella vita dello spirito e nel servizio verso i fratelli; nasce così, alla luce della sua spiritualità e sotto la spinta delle sue iniziative di Carità un movimento, che si delinea gradualmente e prende forma di Istituto Secolare: gli "Oblati del Sacro Cuore di Gesù" distinto in tre rami:
ai quali renderà noto l’Ideale Oblato come donazione totale a Dio e ai fratelli bisognosi, consacrando la propria vita non nel chiuso di un chiostro ma nel mondo nelle più svariate situazioni sociali e professionali, senza segni esterni di riconoscimento che li distinguano dagli altri lavorando come tutti, in mezzo a tutti: armonizzando preghiera e azione come “ carmelitane e certosini della strada ”. Per don Mottola questa è una nuova forma di consacrazione in fatti in alcuni suoi scritti si legge: << le Oblate sono contemplative che restano nel mondo per salvare il mondo, sono perciò delle apostole >>; << tutto il nostro apostolato è quello della Carità Infinita. Dove c’è un’anima da salvare, ivi ci sia un’oblata >>. Le oblate infatti svolgono la loro missione nei più svariati campi: - nella professione, - nelle parrocchie, - negli organismi di volontariato, - nell’Azione Cattolica, - nelle Case della Carità, - nelle missioni. In un altro scritto si legge: “ le sognavo così un gruppo di anime.. fuse tra di loro, nella massima carità, che si volessero profondamente bene, che fossero il Cristo che passasse ancora sulla terra di Calabria, e ricordassero: Cristo passa attraverso i Santi”. Maria Francesca Barone - Nicotera 05.07.2006 Giovanni Paolo II ha ratificato il responso della S. Congregazione dei Santi che ritiene non esservi nulla in contrario a che si dia inizio al Processo Cognizionale per l'introduzione della Causa di Beatificazione |
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