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Caria Comune di Drapia
Il primo agglomerato urbano sorse probabilmente nel periodo bizantino con il nome di Caria, prendendo, come ci dice il Barrio, la denominazione dall’omonima valle su cui si innalzava. Inizialmente il paese non era situato dov’è attualmente, ma era un po’ distante verso la località denominata "Casal Vecchio". Intorno al 1660, a causa dell’alta franosità del terreno, l’intera valle venne inghiottita dalla fiumara Ruffa. Tutto andò perduto: la Chiesa Parrocchiale, la torre della famiglia Galluppi, palazzi, case e molti edifici. L’attuale paese fu costruito, in seguito, ai piedi del monte detto "Cafaro". Nel 1677, dopo la costruzione del nuovo paese, veniva edificata anche la nuova Chiesa Parrocchiale. Il XVIII secolo fu a grandi linee, un’epoca di benessere. In questo periodo a Caria si produceva molto frumento, olio, lino, legumi, mais in quantità. Vi erano abbondanti alberi di fichi e ciliegi. Caria, inoltre, era rinomata per l’aria salubre, molto indicata per la convalescenza degli ammalati. In questo villaggio risiedevano, in alcuni periodi dell’anno, molte famiglie benestanti di Tropea, di solito, per controllare i propri possedimenti. Caria è stato uno dei 23 Casali dipendenti da Tropea. Nei primi anni del 1800 venne aggregato al Comune di Spilinga, al quale era collegato da un ponte (andato distrutto). Dal 1 gennaio 1812 entrò a far parte del comune di Drapia. In questo periodo, la popolazione viveva d’agricoltura e se anche c’era un certo benessere le condizioni di vita non erano migliori che altrove. Anche Caria ebbe i suoi briganti, tra loro si ricorda Antonio Speranza, che si rifiutò di presentare servizio militare al nuovo esercito e altri che furono veri e propri fuorilegge. I due tremendi terremoti, già citati, sconvolsero l’abitato, distruggendo diverse case e danneggiando gravemente la chiesa parrocchiale. |
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“Turuzzu” Ricordi di Caria Emozioni attraverso Poro.it di Salvatore Di Marzo Caria lettori, visitando questo sito internet, m’imbattevo nelle pagine di Caria e con stupore mi apprestavo a visionarle. Premetto che sono anch’io un "Carioto", di aver vissuto gli albori della mia giovinezza in quella bellissima terra. Sono nato a Caria nel mese di Agosto del 1957 da una famiglia proveniente da Tropea. Già dopo due anni dalla mia nascita, questa bellissima e amata comunità mi ha dato un grandissimo dispiacere, a causa di un tragico incidente perdevo mio padre "Francesco" morto a Caria nel 1959 a soli 33 anni di età, lasciando nell’immenso dolore, mia madre Antonietta, due le mie sorelle e quattro fratelli, tutti in tenera età. Cerchiamo solo oggi di non essere tristi e per questo voglio raccontare alcuni ricordi della mia giovinezza vissuti in questa bellissima terra: Caria. Inizio nel raccontare un brutto episodio capitatomi agli inizi della mia vita che forse i Carioti dell’epoca lo ricorderanno. All’età di otto anni, unitamente ad un mio amico mi trovavo a giocare in località “A Pignara”, quando d’un tratto vedemmo un grosso topo "da noi detto "surici" che da quell’aia, si dirigeva verso una stalla vicina. Prontamente io ed il mio amico, dopo aver raccolto delle pietre, con forza le scagliavamo contro “u surici”, senza però mai colpirlo. Il topo con passo lento, si allontano e s’infilo’ all’interno della stalla. Si posizionò tutto spavaldo su una di quelle tante balle di fieno fissandoci dritto negli occhi, tipo sfida. A questo punto, presi dalla frenesia, e dall’ingenuità, accendemmo un fiammifero e lo accostammo lentamente vicino alla paglia cercando di non farlo spegnere. Le fiamme si svilupparono velocemente avvolgendo l’intera stalla. mentre noi gridavamo a squarcia gola e dalla contentezza per aver sconfitto e bruciato u surici. Alla fine della bravata ci accorgemmo però che oltre ad aver bruciato e carbonizzato il topo, avevamo carbonizzato anche dieci mucche ed un povero asinello, tutti di proprietà di mio cognato Salvatore. Tantissime le botte e le sgridate ricevute. Ricordo ancora in quel periodo, io frequentavo le 2 classi della scuola elementare con la maestra Cosmina Rombolà, maestra molto saggia. Un giorno ad un tratto tutte le pareti della classe iniziarono a tremare e contemporaneamente si udiva provenire dall’esterno un forte rumore. Uscito subito in quel cortile vidi, per la prima volta nel cielo di Caria, svolazzare un elicottero che cercava di atterrare in località "Romania". Di fretta mi precipitai sul posto dell’atterraggio e con amarezza capì che l’elicottero si era posato sulla terra di Caria per trasportare d’urgenza in ospedale la mia compagna di classe "Iamundo Rosaria", sorella di Pasquale soprannominato Pitipiti. Non potrò mai dimenticare la maestra Cosmina Rombolà, che con gioia ricordo, ringraziandola di cuore per tutto quello che mi ha fatto apprendere in quei bellissimi 5 anni alla scuola elementare. E a tal proposito ringrazio di cuore gli autori del sito, per aver pubblicato alla pagina "scuola" la fotografia n 2 raffigurante la mia classe e i miei compagni. Nonchè la pagina "Calcio Story" riportante la foto della squadra di calcio del Caria anno 1957 raffigurante mio padre. Sono moltissimi i ricordi della mia amata terra, e nel leggere tutte le pagine di questo sito pian pianino riaffiorano nella mia mente... Ricordo, di aver conosciuto molto bene la Signora Rosaria Ruffa, Cummari Rusaria, in quanto dal 1968 al 1971 mi occupavo della parrocchia della Trasfigurazione di Caria, quale sagrestano dell’allora Don Salvatore Anastasio. Insieme a Cummari Rusaria in quel periodo mi occupavo, oltre che a suonare le campane, anche della pulizia della chiesa e all’allestimento dell’altare per tutti i riti religiosi. Solo adesso, dopo tanti anni, leggendo la storia di Cummari Rusaria su questo sito, (in parte da me conosciuta) scritta da Francesco Pugliese (che non conosco personalmente) capisco di essere stato in quel periodo accanto ad un "Angelo". E poi come si può dimenticare la via dei mulini o la via dei pioppi di Torre Gallo. Ricordo, ancora bambino, unitamente ai miei, quando mi portavano in groppa ad un asinello in località "Fiumara" di Caria, per raccogliere le olive. Spesso di nascosto della mia famiglia, mi allontanavo e andavo verso il vecchio mulino, dove in quel periodo l’acqua della fiumara era molto alta e dopo aver bevuto, mi sedevo su quella sponda ed osservavo la limpidezza dell’acqua. Non nascondo che spesso ho fatto anche il bagno in quella fiumara. Al rientro i miei mi sgridavano, ed a bassa voce mi sussurravano:. "Non allontanarti mai più da noi altrimenti Stefaneju ti tira sotto nel burrone". Solo adesso leggendo la pagina dedicata alle superstizioni cariesi capisco il significato di quelle parole. Ricordo, sempre con gioia i miei compagni di scuola e di giochi, in compagnia dei quali ho trascorso la mia giovinezza nella mia amata Caria, facendo con loro, a volte cose belle, a volte cose “Brutte”. Mi piace Ricordarli tutti: Loiacono Marcello, soprannominato allora Piopio, Naso Tonino, 'u figghiu i Micucciu Tollu, Sposaro Giuseppe soprannominato Pinu u Gattu, Ruffa Antonio soprannominato Maciste, Naso Bonaventura soprannominato Vintura, 'u Tofalu Pugliese Alessandro soprannominatu 'u Pipirandula, Ruffa Massimo, 'u figghiu i cummari Iolanda Messina, Domenico u Paolinu, Loiacono Francesco 'u Vova, Porcelli Rocco 'u figghiu i Pascali du Trappitu. Loiacono Serafino e Franco i figghi i Peppi 'u conti, Naso Domenico 'u figghi i Petruscelli, Piccolo Antonio Mirenda, Piero Giuseppe e Domenico di cui non ricordo i cognomi li chiamavamo 'i Bei ed abitavano davanti alla chiesa della Madonna del Carmelo. Ricordo, quando unitamente a molti dei mie compagni, mi portavo per gioco e un po’ per noi a "rubare", che brutta parola rubare, anzi diciamo ad "arringare" in un bellissimo giardino, pieno di alberi da frutto. Frutti di tutti i tipi sito in località “Madonnella” vicino alla chiesa della Madonna del Carmelo a Caria, e salendo su gli alberi mi riempivo la pancia di quel ben di Dio. Una sola volta fui sorpreso dal proprietario, una santa persona, e non vi dico la male parole ricevute. Cosi pure mi portavo ad arringare nelle campagne di "Peppi 'u Suli", sita nella contrada "Canturi" di Caria, dove per colpa mia lo stesso ha dovuto legare sotto l’albero di ciliegio un grosso cane da guardia. Ad entrambi proprietari chiedo scusa, così come altri proprietari di altri giardini che per mancanza di tempo e spazio non posso menzionare, ma assicuro sono tantissimi. Ricordo, Un giorno mi trovavo nella sagrestia di Caria, ero solo, avevo circa 9 anni. Dato che dovevo allestire l’altare per la santa messa presi dall’enorme armadio una bottiglia di vino lì riposta ed un pacco di ostie naturalmente non consacrate. Non curante che da un momento all’altro potesse arrivare il parroco Don Anastasio, mi misi seduto ad un tavolino ed inizia a mangiare le ostie e a bere il vino. Alla fine mi resi conto di essere ubriaco e di aver consumato tutte le ostie. All’improvviso arrivo Don Salvatore, che mi vide barcollare. In un primo momento si misi a gridare e quando intuì che io ero ubriaco me le diede di santa ragione "minandu cu tutti i dui mani". Ricordo, il mio primo amore platonico, quello che non si dimentica mai. Caria 1973-74, per poter solo vedere l’amore mio, percorrevo tre quattro volte al giorno la Via Provinciale partendo davanti a Mirenda (castello Galluppi) arrivando fino a vasca i l’acqua (accanto alla chiesa della Madonna del Carmelo). Una sera d’estate mentre passeggiavo tutto da solo per detta via, giunsi nei pressi della sua abitazione... finalmente venivo da lei avvicinato e il cuore mio si mise subito a battere, non so se per paura o per gioia. Poco dopo, ci appartammo nella stradina opposta, precisamete quella dietro la scuola elementare. Qui ci siamo messi a parlare del più e del meno, quando ad un tratto e inaspettatamente ho ricevuto il primo bacio della mia vita. Grazie L"----". Sono tantissimi i ricordi e gli affetti che mi legano a Caria dico solo di aver vissuto in quella meravigliosa terra per soli 18 anni dal 1957 al 1975, da quest’ultima data, per motivi di lavoro mi sono dovuto allontanare. Oggi ho 52 anni e vi assicuro cari compaesani che in tutti questi anni non c’e’ stato un solo giorno in cui non abbia pensato a Caria la mia amata terra. Il ringraziamento più grande va a mia madre “Antonietta”, una donna semplice ed onesta che oltre ad avermi dato la vita, grazie a tutti i suoi sacrifici, alla sua pazienza e al suo insegnamento, mi ha fatto diventare un uomo semplice di cuore e di spirito, così come ringrazio tutti i miei cari e tutti gli abitanti della MIA CARIA Di Marzo Salvatore da Bivona di Vibo Marina VV |
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"DOPO FILM FESTIVAL" RIFLETTORI SU DRAPIA Drapia. Riflettori puntati su Caria e su Piazza Mazzitelli dove nei giorni scorsi si è tenuta la III edizione del "Tropea Dopo Film Festival", la grande manifestazione tropeana interamente dedicata al cinema che da tre anni, ormai, rappresenta un appuntamento fisso nel calendario delle iniziative culturali di agosto. La piccola frazione di Drapia i suoi stupendi dintorni sono stati in fibrillazione per questo evento che ha catalizzato l’attenzione dei cittadini e dei turisti che assisteranno ad una spettacolare serata con la proiezione di film e con la presenza di attori e registi rinomati. La serata si è aperta con la proiezione di un lungometraggio, presentato dall’attrice Claudia G. Moretti e dal dj Jeff Bifano: Il segreto di Rahil, di Cinzia Bomoll che racconta l’infanzia abbandonata a soli dodici anni di Rahil, che combatte la sua personale battaglia per diventare una donna, andando incontro ad un destino, forse già preannunciato dal proprio nome, che in iracheno significa "nomade"; e di un cortometraggio Il Tronco Muto di Matteo Parenti che cerca di rappresentare goliardicamente le realtà ed i clichè che governano il mondo del cinema cinico e spietato. La manifestazione è stata voluta fortemente dall’Amministrazione Comunale e dal Sindaco Alessandro Porcelli, il quale si è impegnato in prima persona perché fosse scelta, come luogo dell’evento, una delle 4 frazioni del comune di Drapia. "Penso sia un grande risultato per il nostro Comune – spiega Porcelli – abbiamo sempre ribadito che la cultura deve essere il motore della nostra amministrazione e questa manifestazione rappresenterà un primo e importantissimo passo in avanti. Abbiamo cercato di creare – continua il primo cittadino di Drapia - una alleanza vera e propria con le associazioni presenti su Tropea e nei comuni limitrofi, per far intensificare anche da noi l’offerta turistica e per far sì che le varie manifestazioni organizzate nella splendida Tropea possono essere un fattore di sviluppo e di integrazione anche per noi". Altri 2 eventi culturali sono inoltre in programma nel Comune di Drapia, uno per il 30 agosto a Sant’Angelo di Drapia, nel centro di ospitalità Don Mottola, organizzato da "Tropea Onde Mediterranee, premio internazionale di Poesia” con la collaborazione del Comitato promotore Pro Loco Drapia, e uno per il 5 settembre dove ci sarà una splendida presentazione di un libro di un rinomato signore di Brattirò. Tania Ruffa - Calabria Ora 29 agosto - pag. 43 |
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"U Spuntari du suli" di Francesco Pugliese. Ha partecipato alla V Ed. del Concorso Internazionale di Poesia: Tropea Onde Mediterranee |
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"U spuntari du suli" Sorgi lu suli arredi li petti E i raggi soi si posanu su li tetti. Sorgi pi Zaccanopuli, Spilinga e Panaia ma sorgi soprattutto pi Carìa, la terra Mia. Si rivigghia nsonnigghiata, quandu Sfiurisci la notti e jurisci la iornata; Tra lu munti e lu mari, tra li petti e la Chiana. Ogni soi tettu, io l’hai nta lu pettu; Ogni soi fiuri mi parra d’amuri; Ogni sua strata nto cori mio è singata; Ogni soi difetto, u sacciu e sbagghiatu, Ma merita rispettu. Ma difetti non d’havi, vi l’assicuru io, Caria vaci amata, vi lu dicu io! Cu la canusci la porta nto cori Cui i ja s’indiu, ja voli tornari Cui ja nesciu, ja voli moriri Cui ja vaci u staci, i ja non si movi E cui na canusci, non sapi chi perdi. TU na canusci ? Vieni cu mia, non è mai tardi Ti Portu a Carìa. Francesco Pugliese |
"Lo spuntare del sole" Sorge il sole dietro i monti e i raggi suoi si posano sui tetti. Sorge per Zaccanopoli, Spilinga e Panaia ma sorge soprattutto per Carìa, la terra Mia. Si risveglia sonnecchiata, quando Sfiorisce la notte e fiorisce la giornata; Tra il monte e il mare Tra i petti e la piana. Ogni suo tetto io ce l’ ho nel petto; Ogni suo fiore mi parla d’amore; Ogni sua strada nel cuore mio è segnata; Ogni suo difetto, lo so è sbagliato, ma merita rispetto. Ma difetti non ne ha, ve lo assicuro io Caria va amata, ve lo dico io! Chi la conosce la porta nel cuore Chi di la se n’è andato, la vuole tornare Chi la è nato, la vuole morire Chi la va a stare, di la non si muove E chi non la conosce, non sa che si perde Tu non la la conosci ? Vieni con me, non è mai tardi Ti porto a Carìa Francesco Pugliese |
Naso Agostino: "Cuore Matto" "Gustinu da Ciuccia" collezione Pinuccio Naso |
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Caria - Origini e fonti storiche - I primi abitatori di Caria è da ritenersi che vennero dal sud est della Calabria e più prossimamente da Spilinga. Si deduce dal dialetto che parlano, specie per l'j che pronunciano un po’ più addolcita, alla spilingese. Il primo libro di Caria che si trova conservato nell'archivio parrocchiale, è il libro dei morti. Il reverendo frate Antonio da Caria lo compilò per primo nel 1776, a sua devozione e a suffragio delle anime del purgatorio. La prima defunta registrata in tale libro è Caterina Pugliese morta il 9 maggio 1626; la seconda Isabella Naso morta il 15-3-1660. In seguito nel 1677 ne morirono due; nel 1678 uno; nel 1679 tre; nel 1682 cinque; nel 1683 otto; nel 1684 nove. Ciò dimostra che il casale andava sempre più popolandosi. L'arciprete Gregorio Mamone, nel libro parrocchiale incominciato nel 1816 annotava: non abbiamo altra memoria dei libri parrocchiali che del 1677, che in quel tempo fu parroco don Girolamo Cullari, che morì il 4 marzo 1715, dunque visse parroco anni 38. Ancora più chiaro è ricco è il registro parrocchiale dell'arciprete Gregorio Vallone, cominciato il 23 ottobre 1752 esso contiene: il libro dei battezzati, dei morti, dei matrimoni, dei confermati e dello stato delle anime. L'anno 1686 morirono nove persone. nel 1826, quando la popolazione non raggiungeva neppure i 600 abitanti, ne morirono 18: da ciò si arguisce che la popolazione del 1677 doveva essere di circa 300. da notare che la percentuale dei morti, in quei tempi, era molto elevata e si spiega dallo scarso nutrimento, dall'ignoranza dell'igiene, carenza di medici, medicine e ogni eventuale pronto soccorso. Nel1834 troviamo annotato dall'Arc. Mamone che la popolazione era: Drapia (centro) 1.012; Caria 569; Brattirò 470; Gasponi 360. Sei anni dopo (1840) nella visita pastorale fatta da monsignore Angelo Franchini, Caria era salito a 600 abitanti. nel 1917 il censimento fatto dal comune riportava 917 abitanti. rifatto dall'Arc. Antonio Mazzitelli nel 1931, ammontava a 1050. Gli abitanti sani, robusti alti di statura, di color bruno, sono quasi tutti dediti alla terra. Laboriosi, parchi economici fino all'eccesso. Non impulsivi, ma tenaci nell'odio se offesi; amanti severi dell'onore amanti del loro paese. Attaccatissimi alla terra che coltivavano, puntuali e rispettosi verso i loro padroni, semplici di una semplicità che spesso confinava con la rozzezza. industriosi, coltivavano fino all'ultimo angolo di terra anche scosceso, oggi (2002) Caria conta circa 860 abitanti. Il Comune Caria fino al 1881, appartenne al comune di Spilinga. Da quell'epoca passo a far parte del comune di Drapia di nuova istituzione. il Comune si compone delle quattro frazioni: Gasponi, Drapia, Caria e Brattirò. Veniva amministrato fino all'avvento del fascismo (1222), da un sindaco e 14 consiglieri, tra cui venivano scelti 4 assessori, uno per ciascuna frazione. il fascismo abolì i consigli comunali e vi installò un potestà in ogni comune ed un segretario politico. Il primo potestà fu Salvatore pugliese da Caria, il quale già da sei anni faceva il sindaco; altri sei anni governò da potestà. il sindaco era fatto quasi sempre di Caria e si spiega il perché: Caria e Brattirò avevano diritto, per numero di abitanti, a otto consiglieri, Drapia e Gasponi a 6 . I due primi spesso si coalizzavano e avevano così la maggioranza dei voti. i sindaci di Caria che spesso venivano riconfermati per quinquenni e per decenni furono: Naso Agostino, Pugliese Salvatore, Mazzitelli Giuseppe, Pugliese Giuseppe, Naso Domenico, Giuseppe Bagnato, Naso Pietro, Naso Serafino, che si dimise poco dopo. |
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Veduta Aerea di Caria - collezione Pinuccio Naso |
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Beni architettonici, archeologici, artistici e storici di Caria di Francesco Pugliese foto di Pinuccio Naso La zona del Poro è ricca di beni di interesse architettonico, archeologico, artistico e storico, ciò è anche confermato dagli scavi effettuati a due chilometri dall'abitato di Caria nella zona di Torre Galli intorno al 1920 dall'archeologo Paolo Orsi, che hanno portando alla luce una Necropoli Ellenica e molti reperti importantissimi che si trovano presso il museo regionale di Reggio Calabria.
Come beni architettonici ricordiamo il " Castello Galluppi "
che sorge a pochi metri dalla strada provinciale, sulla via Regina Elena.
Questi era effettivamente la residenza estiva della famiglia dei Galluppi, che diede i natali al celeberrimo filosofo Pasquale Galluppi, in origine non si presentava così come lo si vede oggi, bensì come una tipica residenza settecentesca realizzata con grossi blocchi squadrati. L'aspetto che oggi presenta gli è stato conferito dalla famiglia Toraldo (nobili di Tropea) che intorno al 1910 acquistò tutti i beni dei Galluppi e trasformò la detta residenza in un castello completandolo intorno al 1925 con l’aggiunta della corte, dei piani rialzati e di tutte le merlature e le torrette che oggi si vedono. **************** |
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Fra gli altri beni di interesse artistico non manchiamo di ricordare le chiese, prima fra tutte la chiesa parrocchiale intitolata a Maria S.S. del Rosario ed al S.S. Salvatore (che si festeggia il 6 agosto coincidendo con la sagra da sujaca) e, pur se imprecisata la data degli inizi dei lavori (ma si pensa intorno alla fine del 600) completata nel 1893, essa presenta uno stile essenzialmente romanico, è molto bello l'abside realizzato interamente in marmo, su cui campeggia la scena del Tarbor; al centro troviamo una splendida tela della trasfigurazione di Gesù (copia fedele di quella presente in S. Pietro) completato con un tabernacolo in argento molto antico recuperato da un antico monastero di Drapia. In secondo luogo citiamo la chiesa della Vergine del Carmelo sulla via provinciale realizzata da Giuseppe Pugliese come voto per essere scampato ad un terribile mareggiata mentre tornava dalle americhe, questa chiesa oltre a custodire la statua della Madonna del Carmelo verso la quale il popolo cariese nutre una grande devozione, custodisce una bellissima tela che rappresenta la scena della mareggiata con la barca tormentata dai flutti e la Beata Vergine del Carmelo (monte della Palestina) che campeggia nel cielo e porta in salvo gli sventurati naviganti. Da segnalare la chiesa di "S. Agostino",
sempre sulla provinciale ma fuori l'abitato fondata nel 1960 dal salesiano don Agostino Pugliese attualmente in abbandono; e quella di S. Nicola presso il largo Galluppi inaugurata nel 1893 ma poi trasformata in asilo infantile dopo i terremoti del 1905-1908, anch’essa in stato di abbandono. importante la lapide sopra la porta centrale che ricorda i caduti in guerra essendo tale chiesa la parrocchia dei caduti. Si ricordano infine le edicole votive di San Rocco sulla provinciale per Vibo e della Madonna di Romania alla periferia del paese verso Tropea, corredata da icona della vergine, gli anziani ricordano altresì la Croce Parrocchiale che sorgeva al centro di piazza Cavour, ma poi eliminata per esigenze di traffico; nonché la croce sul Cafaro (piccolo monte che sovrasta il paese) che fa denominare tale monte "U Pettu a Santa Cruci"
ancora oggi essa è visibile, per finire un cenno ai calvari due: il più antico a cinque croci sorge vicino alla chiesa della Madonna del Carmine, il secondo sorge di fronte la piazza S. Maria anch'esso a cinque croci e cinque quadri di maiolica eseguiti da G. Campagna da Napoli. Si ricorda ancora l'orologio pubblico, splendida opera in ferro battuto che si erigeva al di sopra della chiesa parrocchiale ma poi distrutto dal terremoto del 1905, oggi la chiesa è dotata di orologio pubblico a meccanismo elettronico installato per iniziativa dei giovani "della sagra da sujaca". Di grande interesse archeologico sono le "Grutti i Santu Liu”
situate in zona impervia, luogo di preghiera di uomini di santa vita dove insistono splendidi affreschi sulla roccia risalenti al nono secolo alcuni e al quattordicesimo secolo altri. Inoltre data la presenza Araba e Saracena in queste terre si trovano in luoghi vicini all'abitato, delle necropoli nelle cui tombe in passato sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici, rimane oggi la conformazione e la distribuzione dei loculi, essendo state tutte svuotate nel corso degli anni. Infine si segnala la presenza dei ruderi del castello di Torre Galli, proprietà della famiglia nobile dei Galli di Tropea, sito poco fuori dell'abitato cariese sulla provinciale verso Vibo Valentia, questo sovrasta tutta la proprietà dei Galli la quale si estendeva per molti ettari sul Poro e dava lavoro a numerosi coloni e contadini del posto secondo lo schema tipico feudale. |
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Vedute Aeree di Caria - collezione Pinuccio Naso |
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Veduta Aerea di Caria + lo Stromboli - collezione Pinuccio Naso |
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Caria Story: " Photo Gallery " |
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Nevicata del 1963 - collezione Pinuccio Naso |
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Sul Poro collezione Pinuccio Naso |
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La Strada dei Pioppi collezione Pinuccio Naso |
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La strada dei Pioppi vista dal Bivio di Zungri e Spilinga |
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La strada dei Pioppi vista da Torre Galli |
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Sul Poro collezione Pinuccio Naso |
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Sul Poro collezione Pinuccio Naso |
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Il tramonto sullo Stromboli e il rientro di Pinuccio Naso col suo deltaplano |
Il Castello di Caria - Residenza estiva del filosofo Pasquale Galluppi |
e-mail: Piapia@Poro.it |
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