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 Tamburello Festival 2011

 Vibonesiamo.it, Sondaggio: Evento più bello del 2011 al Tamburello Festival

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  >>====> Zambrone

Un Tuffo nelle Tradizioni con il Tamburello

"Duecento… e più cose" per l’evento zambronese

Zambrone - La moda dei festival etnici ormai impazza per l’Italia intera, ma un prodotto di qualità si riconosce sempre per il livello degli eventi in programma e per l’entusiasmo. É il caso del Tamburello festival, VIII edizione, organizzato dal Centro studi umanistici e scientifici Aramoni di Zambrone. Oltre diecimila le presenze registrate lo scorso 18 agosto.

Come ogni anno, la manifestazione ha presentato un tema centrale intorno al quale far ruotare la maggior parte delle manifestazioni, quello della celebrazione dei duecento anni del comune di Zambrone e della riscoperta della lira calabrese: il titolo scelto per l’occasione, coerente ed evocativo, è stato "Duecento...lire" in onore sia degli anni che il Comune di Zambrone ha festeggiato, sia della rievocazione di un modo diverso di concepire il valore delle cose e lo spasso, che molti zambronesi ancora ricordano.

La serata è inizia presto con il sostanzioso pasto della sagra Aramonese, per l’occasione denominata "Duecento sapori": “fileia”, “curuicchie”, zeppole con le alici e i vini sopraffini, rosso locale e di zibibbo, sono stati golosamente apprezzati e "divorati".

A seguire il ballo di Mata e Grifone. Il concerto, momento culminante della serata, è iniziato con una nota commovente: lo spettacolo teatrale "Duecento parole per Zambrone" con versi e brani che hanno rievocato i momenti più emozionanti della storia di Zambrone e il ricordo sentito dell’amico scomparso, Aldo Ferraro. Magistrale e perfetta la voce recitante offerta da Gianni Colarusso.

Sullo schermo allestito sul palco, si sono susseguite le foto dei "Duecento scatti per Zambrone" delle donne, le scuole, i festival e le altre memorie del paese.

È toccato poi ai gruppi musicali.

  • Ad incominciare i "Giamberiani" giovane trio calabrese che ha eseguito alcuni brani popolari calabresi con passionalità coinvolgente.

  • Poi è toccato ai "Contraggiro" quartetto di musicisti provenienti dalla Murgia che ha impressionato gli astanti per l’eleganza, l’armonia e la sobrietà dei suoni e delle cantate. “Pizziche” ma anche polca, valzer e quadriglia i pezzi del loro repertorio. Travolgente e unanime il consenso raccolto dai talentuosi musicisti pugliesi.

  • Infine, gli "Arghia" che hanno trascinato la piazza in una danza senza pausa con le tradizionali "passate" dell’area grecanica calabrese.

  • Ospite d’onore Antonio Navella, organettista di Gallicianò dalla matrice tradizionalista.

Al Tamburello festival si può star sicuri di veder sempre danzatori occasionali scatenarsi sotto al palco e quest’anno non è stato diverso dai precedenti: i più timidi hanno esitato, ma alla fine hanno ceduto, perché i ritmi incalzanti dei suoni e dei canti del Meridione sono come un sortilegio, come un possessione, solo una volta esaurite le forze si può smettere di ballare.

Assortita e variegata la "Galleria d’arti... e mille sapori!" allestita per la via principale del paese.

Da segnalare anche il "Laboratorio degli strumenti musicali tradizionali calabresi" curato dal maestro Pasquale Lorenzo che ha esposto le sue zampogne a chiave e "pipite", nonché le lire calabresi e le chitarre battenti di Daniele Mazza e i tamburelli di Bruno Pitasi e Andrea Anghelone.

Immancabile la "cameiuzza" conclusiva, quasi un rito scaramantico: il cammello incendiario di cartapesta dall’antico e misterioso passato ha posto fine a quest’edizione. Degno finale per il progetto che il Centro ha organizzato in modo da dare spazio non solo ai migliori e ai più giovani artisti della zona, ma anche a diverse forme artistiche che forniscono, insieme, il quadro più completo che si possa dare della Regione: le parole ed il teatro per raccontarne le storie, la fotografia per tramandarne le immagini, la gastronomia per entrare in contatto con l’intimità del sapore e il ballo e la musica per essere corpi che danzano senza vincoli né timori. Abbandono all’euforia, ma anche e soprattutto, quindi, recupero di una Calabria che ha bisogno più che mai di essere valorizzata.

É possibile condensare la storia di una regione in una notte ?

É possibile ricostruire per la Calabria un’identità positiva rinnovata ?

Con il duro lavoro, l’impegno, la passione, l’apertura mentale e piccoli passi nella giusta direzione, tutti insieme, forse è possibile. A tale proposito, il presidente dell’associazione Aramoni, Corrado L’Andolina ha dichiarato:

«Non c’è in Calabria un regista come Ermanno Olmi che cantò poeticamente il realismo della civiltà contadina della Lombardia.

Non opera più uno scrittore come Saverio Strati, che tradusse in prosa il sentimento, la speranza e la delusione delle generazioni calabresi del 900.

Non c’è neppure un Albino Lorenzo a fissare nell’eternità dell’arte movenze e suggestioni del vecchio mondo contadino.

Ora prevalgono le suggestioni del pop anglosassone e le fantasie erotico-giovanili di Moccia e compagni.

Noi  fatichiamo - proprio nel senso letterale della parola - per riportare nella dimensione che le compete e nello spirito di una calabresità integra ma non piagnona, poetica ma non piccolo borghese, generosa ma non sprecona, i valori della nostra storia cancellata, ignorata, quando non mistificata e devastata».

Eleonora Lorenzo - Pubblicato su Calabria Ora il 21 agosto 2011, p. 42

Antonio Navella con gli Arghia

Gianni Colarusso dei Giamberiani

Il Pubblico

Gli Arghia

I Contraggiro

Gli Stand dei dolci

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Tamburello Festival

VIII Edition

TWO HUNDRED... LIRE

The Tamburello festival is an event aimed at the enhancement of certain segments of regional ethnic culture. On 18th August several events will take place simultaneously throughout Zambrone. The festival offers to the public the Aramonese tasty local cuisine, with particular attention given to sweets and cakes. The Gallery of Arts and... a thousand flavours ! gives an insight into indigenous crafts. The Giants, Mata e Grifone, are two huge puppets that evoke an ancient legend of love. Finally the Camejuzza is a fireworks display that traces the historical events of 1061, when the Normans defeated the Saracens. The heart of the exhibition is devoted to ethnic music. The absolute protagonists are all the traditional Calabrian musical instruments. The result is a festival dedicated to the Calabrian tarantella, able to drag everybody into the ethnic dances; women and men, young and old people, children and adults, Italians and foreigners. The theme chosen for the eighth edition is: “Two hundred... lire”. The reference is to the anniversary of the municipality of Zambrone (two hundred years), but also to a popular and very ancient Calabrian musical instrument (the lyre): a journey that lasts for two centuries and will be told in music. The first band, Giamberiani, plays the music and popular songs of Calabria. The second, Contraggiro, from Murgia (Puglia) will span through the whole repertoire of Southern music; the third one, Arghia, will close with ethnic dances from Calabria. To make the evening, richer and more interesting a narrator will recount our local history while people can visit a large photographic exhibition focusing on the territory and the community.

Duecento... Lire

Duecento… lire ! Non si tratta di soldi. Sia pure fuori corso. Ci riferiamo all’antico strumento a corde. Antichissimo. Lo usavano in Grecia ai tempi degli dei. Si diceva che fosse stato inventato da Ermes, il postino degli dei. Si vede che intendeva dilettarsi con la musica tra una consegna e l’altra. Si narra anche che lo aveva ricavato dal guscio di una tartaruga che fungeva da cassa armonica. L’Ente per la protezione degli animali avrebbe avuto da ridire ma a quei tempi non esisteva. Da lì partivano le tre corde (poi vennero aumentate) che si saldavano ad un’assicella di quercia chiamata giogo, che collegava due corni di ariete. In seguito si capì che non era il caso di insistere con i gusci di tartaruga allo scopo di prevenirne l’estinzione e la lira fu fabbricata solo con il legno.

Immaginiamo ora che a Zambrone un ipotetico concittadino, non sempre lo stesso, abbia fabbricato una lira per ogni anno di vita della comunità. Quest’anno saremmo alla duecentesima. E sì. Perché Zambrone compie i due secoli di vita come ente autonomo e come comunità che si autogoverna. Ci limitiamo alla semplice enunciazione senza alcun commento. É evidente che saremmo di parte con tanti saluti all’obiettività ! La ricorrenza, tuttavia, abbiamo ritenuto, noi di Aramoni, che non possa trascorrere senza neppure una menzione nel carnet di ricostruzioni e ricerche sul nostro passato. Tanto più che in Italia difficilmente le ricorrenze vengono trascurate. Così ci siamo detti che poiché nessuno si è ricordato di noi nel 150mo dell’Unità, è giusto che siamo noi a ricordare noi stessi.

L’edizione 2011 del Tamburello festival è, pertanto, un omaggio alla nostra storia, rievocata attraverso lo strumento simbolo, la lira, che ne ha accompagnato il percorso attraverso i secoli. La lira come recupero del mito, portato qui, nella Magna Grecia dai primi migranti che provenivano dall’Oriente e che vi si sono trovati così bene da non volersene andare più. La lira come mezzo che trascina nella storia della musica, che con quello strano emigrante di nome Pitagora si fa matematica e scienza. Fu lui, infatti, che sperimentò sulla sua lira che le lunghezze delle corde producevano suoni diversi secondo il rapporto fra le lunghezze. Fu così che Pitagora capì il misterioso rapporto che collega musica, matematica e fisica. Che è come dire che la musica è ciò che crea il rapporto d’amore tra l’uomo e la natura che gli sta intorno.

Sarà anche per questo antico esperimento realizzato in Calabria (qui peraltro alcuni secoli prima di Pitagora si era fermato Ercole, di ritorno da una delle sue fatiche ed aveva anticipato all’omonimo pastore la fondazione di Crotone) da uno dei maggiori geni dell’antichità che la lira è rimasta lo strumento magico. Esso ha seguito con le sue note liete i nostri matrimoni, le nascite di figli, le danze propiziatrici e assecondato le armonie che vivono in noi. E con le sue note dolenti le nostre tragedie, i canti funebri, il dolore per le perdite e le sconfitte. Ma soprattutto è stata lei, la lira, l’interprete perenne dei nostri sentimenti, accompagnando le nostre emozioni più profonde e più vere, le nostre piccole e grandi storie sussurrate sotto il balcone dell’amata o urlate nelle campagne libere con la partecipazione di mille e mille fruscii d’ali di passeri. O per attutire il canto disperato o lieto del pastore che guida il gregge verso lo stazzo.

Non è certo un caso che proprio per questo motivo un certo tipo di poesia, in cui non a caso eccellono italiani e greci, è detta lirica. E se una sola è capace di produrre emozioni che generano la forma più solenne e al tempo stesso intima di poesia, si immagini il risultato di duecento che raccontano tutte insieme storie, emozioni e sentimenti accumulati in duecento anni, qui da noi. Dove la lira ha tanta parte della sua storia.

Il Tamburello festival del 2011 ha quindi una matrice che insieme alla pretesa di una serata in letizia e serenità ha l’ambizione di offrire uno spettacolo che coinvolga l’anima della gente...  se è disposta a seguirci in un percorso che dura duecento anni. Sono troppi ? Affatto. Se venite a Zambrone il 18 agosto, con la stessa passione partecipativa degli anni precedenti e nello stesso numero (possibilmente anche più numerosi) vi accorgerete tutti che duecento anni... passano in una serata !

Salvatore L’Andolina

Presidente onorario del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni

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Arghia

L’elemento etnico che si fonde con quello giovanile, l’esperienza con la conoscenza, la passione con la sobrietà. Connubi dai quali nasce la formazione Arghia.

Mente e anima ispiratrice del gruppo, Claudio Messineo, sonaturi carismatico di lira calabrese, chitarra battente, tamburello e zuco, che è stato allievo di Giuseppe Fragomeni, faro permanente per i cultori del genere. Claudio Messineo è in possesso di conoscenze musicali autoctone, prive di contaminazioni e ammiccamenti con sound estranei all’area di riferimento.

Cuore del progetto, tre interpreti delle sonorità indigene, anagraficamente giovani, ma dotati di tecnica valente e sopraffina che giunge diretta alle corde del cuore. Lorenzo Ligato (organetto diatonico, tamburello), Andrea Stilo (voce, fisarmonica, tamburello, organetto diatonico), Luigi Stilo (voce, malaruni, tamburello), rappresentano un pezzo pregiato nel futuro della Calabria.

Perché se questa terra avrà un avvenire coreutico e musicale, anche loro sarà il merito. Questi giovani musicisti e il loro mentore non sono altro che esempi rari e mirabili di quella tenace volontà di preservare purezza e nitidezza del Sonu a ballu. Espressione di una Calabria dai sentimenti antichi e dal temperamento appassionato, mantengono intatto l’orgoglio dell’appartenenza, senza compromessi con una malintesa contemporaneità.

A completare l’ensamble, Tetyana Humeniuk, calabrese d’adozione, specie per generosità e semplicità comunicativa. Il repertorio del complesso è tratto, prevalentemente, dall’area grecanica che custodisce ballate e sonate d’altri tempi, come uno dei suoi tesori più preziosi. La sensibilità esecutiva si segnala per il suo incontaminato e calamitante fascino. Travolgenti passate sono sapientemente alternate a momenti di canto improntati a un puro lirismo. Tratto comune, il senso della festa (in grecanico si traduce Arghia) che suscita intense vibrazioni dell’animo. Le prestazioni della band sono poi connotate da fantasiosa improvvisazione e rigore stilistico. Il gruppo non ha la necessità di sbandierare la sua stretta osservanza ai canoni della tradizione. Gli Arghia sono… la migliore tradizione musicale calabrese.

Contraggiro

Il progetto Contraggiro propone due tipi di suonate appartenenti alla Murgia meridionale: quelle della tradizione agro-pastorale, eseguite con organetto, tamburello, castagnola e cupa cupa e quelle proprie della cultura artigiana, riprodotte con mandolino, violino, chitarra francese e chitarra battente. Allo stesso tempo, gli strumenti tipici delle due comunità, contadina e artigiana, vengono mescolati, senza però sconvolgere la struttura armonica e ritmica delle suonate. Il repertorio è costituito da brani registrati sul campo direttamente dagli anziani detentori del sapere musicale indigeno più autentico.

Il gruppo punta a un recupero ampio della cultura coreutica tradizionale, non a caso, durante il concerto si alternano suonate per il ballo autoctono (pizzica pizzica) ad altre tratte da repertori differenti: scotis, polca, valzer, quadriglia. Queste ultime, contaminate dalle timbriche tipiche del luogo, conferiscono allo spettacolo un tocco originale e per molti versi unico.

Il progetto nasce da un’idea di Annamaria Bagorda (organetto, castagnola, cupa cupa, chitarra battente), nata e residente a Fasano (Br). La musicista, all’età di 15 anni, ha iniziato a frequentare assiduamente i suonatori e danzatori tradizionali locali, dai quali ha appreso direttamente il repertorio per organetto e le principali forme coreutiche della zona. Domenico Celiberti (voce, tamburello, mandolino, violino, fisarmonica), Felice Cutolo (chitarra francese, chitarra battente, cupa cupa) e Roberto Chiga (tamburello, “bottiglia con il cucchiaio”, mortaio) gli altri componenti del gruppo.

I Contraggiro deliziano il pubblico con sonorità autentiche, accattivanti e offrono un sicuro e accogliente rifugio dal frastuono della contemporaneità.

Gimberiani

Il trio Giamberiani è composto da Alessio Bressi, Andrea Bressi e Daniele Mazza, giovanissimi musicisti polistrumentisti uniti dalla passione per le tradizioni locali. La denominazione Giamberiani, d’altronde, identifica il loro repertorio, caratterizzato dalla riproposizione dei suoni e dei canti popolari della cultura orale contadina. Un modo di dire tipico catanzarese recita: «Cchi t’abballi ? ‘a giambariana !», che significa fare una serie di movimenti sconnessi per dare sfogo all’allegria. E «fara ‘a giambariana» rispecchia perfettamente le caratteristiche della musica popolare che non segue degli schemi prestabiliti.

L’unica costante è rappresentata, invece, dalla briosità delle melodie.

Lo spettacolo dei Giamberiani propone un variegato repertorio di canti popolari eseguiti esclusivamente con l’utilizzo degli strumenti tipici della tradizione musicale locale, quali: zampogna a chiave, zampogna surdulina, pipita, fischietti, chitarra e chitarrino battente, lira calabrese, organetti, tamburelli. Le fonti più solide e autentiche, nel lavoro di ricerca svolto dal trio, sono risultate gli anziani, i più autorevoli depositari dell’espressione coreutica e musicale regionale.

Gianni Colarusso

Nato a Vibo Valentia, la sua curiosità letteraria si sviluppa con l’attività svolta presso la società cooperativa "Nuova Qualecultura" dove si occupa di grafica, correzione bozze, gestione biblioteche e librerie, distribuzione testi.

Dal 1997 prende parte alla compagnia teatrale "I commedianti vibonesi" con cui porta in piazza numerose commedie in vernacolo. Il periodo risulta particolarmente formativo, in tale arco temporale, infatti, scopre la sua vocazione di attore teatrale. La personalità poliedrica canalizza le sue energie anche verso altre forme artistiche, specie in direzione della pittura. Partecipa, pertanto, a varie mostre sia individuali che collettive. Da qualche anno, la presentazione di alcuni libri é il pretesto che consente alla sua voce recitante di manifestarsi a un pubblico sempre più vasto.

L’attore riscopre ed esprime tutte le sue potenzialità di recitazione. La timbrica nitida e ferma della sua voce, oltre a renderla gradevole, non disdegna modalità espressive segnate da fantasia e imprevedibilità. La struttura vocale risulta complessa e intensa. I suoni della lingua offrono, così, all’elaborazione dello spettacolo una sorprendente densità magmatica che si rivela caotica, rocciosa e incandescente allo stesso tempo.

Sagra Aramonese - Duecento Sapori

Certo in 200 anni qualche cambiamento c’è da aspettarselo ! Certo duecento anni fa si cucinava diversamente che ai nostri tempi. Certo qualche sapore è mutato.

Un tempo forno a legna esclusivo, animato dai fiammeggianti brughi, sparzi ed erica, mantenuto da ceppi di quercia e di ulivo, oggi forno elettrico; un tempo focolare e tripode con l’immancabile paiolo dei fagioli in un angolo, oggi cucina a gas e forno a microonde. Un tempo la cottura era lenta e i cibi avevano tutto il tempo di acquistare (e mantenere) il sapore originale, oggi si raggiunge la temperatura voluta in pochi minuti e il sapore originale del cibo - ahimè ! - spesso evapora e si annulla e dura meno del tempo impiegato per prepararlo. Ma 200 anni sono 200 anni, un tempo enorme per il cambiamento del gusto. Che sapore avevano i fagioli 200 anni fa ? E il pane ? E la pasta fresca, quella fatta in casa ? E la salsa ? E il sapore di un petto di pollo in cosa si differenziava rispetto ai nostri tempi ? E la frutta ? E i dolci ? Lasciamo tutto nel campo delle supposizioni. Non c’è risposta. Impossibile risalire così indietro... almeno finché non sarà stata completata la macchina del tempo... ehm... allo stato in fase di progettazione presso il nostro Centro studi umanistici e scientifici Aramoni !  In tale attesa abbiamo provato, grazie alle arti magiche ed all’intelligenza delle nostre cuoche e dei nostri pasticcieri e pasticciere a far rivivere quanto più possibile i sapori di 200, 100, 50 e 20 anni fa.

Venite a vedere se ci siamo riusciti. E poi dateci la risposta !

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Il ballo dei piccoli Giganti Mata e Grifone

Il Ballo della Camejuzza

Il Ballo della Camejuzza

I Suonatori di strumenti tradizionali - dalla Edizione 2009

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