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 Tamburello Festival 2012

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“TAMBURELLO FESTIVAL” UN TUFFO NEL PASSATO TRA MUSICHE E DANZE

Zambrone accoglie la tradizione popolare

Zambrone Serata conclusiva quella del 18 agosto, del Tamburello festival, l’evento musicale, gastronomico e culturale organizzato dall’associazione “Aramoni” di Zambrone e avviato il 29 luglio scorso con il Laboratorio di danze tradizionali calabresi. La nona edizione del festival è stata dedicata alle “Passate della memoria”, motivi musicali tipici e identitari dal duplice significato di riaffermazione delle tradizioni e rafforzamento del senso di appartenenza, originarie di alcune delle zone più musicalmente prolifiche della Calabria, come la zona del Pollino e la provincia di Catanzaro. Notevolissima l’affluenza di pubblico, sia locale che vacanziero. La serata è stata divisa in diversi spazi e momenti di riscoperta e sperimentazione della cultura calabrese. Lungo il corso si è snodata la tradizionale mostra di arte e artigianato tipico della zona insieme al Laboratorio di strumenti tradizionali calabresi con le esposizioni dei tamburelli di Andrea Anghelone e Bruno Pitasi e le zampogne e pipite di Pasquale Lorenzo. La sagra Aramonese, quest’anno dedicata alle “Passate specialità”, ha riproposto pietanze, dolci e vini della tradizione ed è stata allietata dalle esibizioni itineranti dei giocolieri e mangiafuoco Dodoydudupromo e dalla danza amorosa dei giganti di cartapesta Mata e Grifone. L’evento certamente più sentito del festival, tuttavia, è stato il concerto in piazza Otto Marzo. Lo spettacolo è iniziato con un simbolico omaggio a Vittorio De Seta, il celebre regista autore di alcuni straordinari documentari sulla Calabria, come “I dimenticati” del 1959 e “In Calabria” del 1993 e scomparso proprio in Calabria (sua terra adottiva) nel 2011. L’omaggio è stato reso con un brano tratto da una delle sue ultime interviste sulla decadenza dei valori e l’apparente oblio destinato alle tradizioni e ai saperi antichi. Quasi in risposta alle sue parole, sono iniziati i concerti dei talentuosi artisti e ricercatori della tradizione coreutico-musicale calabresi che tanto contribuiscono alla sua riscoperta. In simultanea, la rassegna “Passate in foto” che proposto agli astanti zampognari e musicisti calabresi, strumenti, feste popolari antiche, ballerini di “Vaddhaneddha” e Pastorale del Pollino. Al suono di un flauto di corteccia, è iniziata l’esibizione dei Dericati (trio composto da Alessio Bressi, Francesco Lesce e Peppuccio Garofalo) termine che in molti dialetti della Calabria significa “radici”, in collaborazione con il “mastri cantaturi” Salvatore Megna, che hanno eseguito canti popolari originari della zona del Pollino accompagnandosi con chitarra battente e organetto. Il secondo gruppo ad esibirsi è stato quello dei Lisarusa originari di Guardavalle in collaborazione con Valentina Balestrieri, che hanno eseguito brani tradizionali accompagnandosi anche con strumenti contemporanei come il basso elettrico oltreché a strumenti tradizionali come l’organetto, la chitarra battente e il tamburello. Ultimo gruppo ad esibirsi le Radici Calabre, gruppo di giovanissimi studenti dell’Unical che hanno riscoperto la tradizione musicale calabrese e la eseguono in una vivace forma di “folk-revival”. A conclusione della serata, la tradizionale “cameiuzza”, il ciuchino pirotecnico di antica tradizione.

Eleonora Lorenzo - Pubblicato su Calabria Ora il 22 agosto 2012, p. 28

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Tamburello Festival

IX Edition

Passate dalla memoria

(Passage in memory)

The Tamburello festival is an event aimed at the enhancement of certain segments of regional ethnic culture. On 18th August several events will take place simultaneously throughout Zambrone. The festival offers the public the tasty local Aramonese cuisine, with particular attention given to sweets and cakes. The Gallery of Arts and... a thousand flavours! gives an insight into indigenous crafts. The Giants, Mata e Grifone, are two huge puppets that evoke an ancient legend of love. Finally the Camejuzza is a firework display that traces the historical events of 1061, when the Normans defeated the Saracens. The heart of the exhibition is devoted to ethnic music. The absolute protagonists are all the traditional Calabrian musical instruments. The result is a festival dedicated to the Calabrian tarantella, able to drag everybody into the ethnic dances; women and men, young and old people, children and adults, Italians and foreigners. The theme chosen for the ninth edition is: “Passate dalla memoria” (Passages in memory). The play on words in the title revolves around the word Passate which on one hand evokes past ages and on the other a musical module firmly anchored in Calabrian popular tradition. Three groups will be performing: Giamberiani, Lisarusa, Radici Calabre, proposing an exclusively Calabrian musical repertoire. The evening will be enriched by a photographic exhibition of popular festivals in Calabria highlighting traditional musical instruments and moments of dance.

PASSATE  DALLA MEMORIA

Me li sento sulla pelle questi due ultimi millenni. E non mi si trova neppure una ruga. Per non parlare dell’altro mezzo millennio, prima ancora che il Redentore decidesse di calpestare il suolo della Palestina nel tentativo di persuadere l’umanità che c’era un’altra via da percorrere. Non c’era ancora Roma e già Pan con il suo flauto magico scorrazzava per la piana di Sibari seguito da entusiastiche fanciulle che cantavano e ballavano. Non era ancora arrivato Pitagora a Crotone per inventare la tabellina a dannazione dei posteri ragazzini delle elementari, ma già Ercole da tempo aveva percorso gli erbosi sentieri calabri di ritorno da una delle sue fatiche più impegnative laddove aveva posto le sue fatidiche colonne. E la lira calabrese, tra i primi cordofoni ad archi di cui si abbia memoria, faceva vibrare le sue note nell’aria tersa della piana di Locri e da lì nel resto della Calabria e in Sicilia mentre barbari di varia provenienza sconvolgevano il nord del  Bel Paese in pieno medioevo. E mi fermo qua, sebbene potrei continuare per ore. Solo per il gusto di informare i male informati che storia abbia la Calabria. Ma questa è anche la regione dell’umiltà e l’umiltà, si sa, stenta a farsi strada nel regno della presunzione e del pregiudizio. Due millenni e oltre, comunque, di voci e suoni e canti che hanno accompagnato, interpretato, spiegato e raccontato eventi storici e drammi personali e familiari e che hanno coinvolto, nel bene e nel male, re e regine, principi e principesse, eroi e furfanti, briganti e galantuomini. Con la libertà dell’ignoranza, a volte, di cui si può rivendicare il diritto come quello all'istruzione,o, se si preferisce, con l’ingenuità del popolo che vede il bene e il male dove in effetti si trovano. E non lo nasconde. Se il re è nudo... è nudo. Per cui non sappiamo ancora se Garibaldi è stato un liberatore o un “incatenatore”. Ma di cui si sa che qualcosa la fece in un mondo in cui non si faceva (non si fa?) nulla. Tranne che parlare. Ed è notorio che i Calabresi parlano poco. Preferiscono di più ascoltare. Magari incoraggiati da quel proverbio lasciato qui dagli Arabi “Dio mi ha dato due orecchie per ascoltare molto e una sola bocca per parlare poco”. Ma nulla dice a proposito del canto e del suono. Vuol dire che non sono proibiti. E anzi spesso canti e suoni si innalzano in sua lode e a sua gloria o per celebrare i suoi santi, senza dimenticare l’esclamazione di San Giovanni Bosco “Dio ci guardi dai Santi!”. Ma è anche vero che lo disse quando non l’avevano ancora fatto santo.  Non è mancanza di rispetto né crollo della fede. Proprio il contrario. Quando ci si mette la sottile ironia contadina che arruffa maliziosa il “tartufismo” e il beghinismo. San Pasquale di Bailonne... e tutti gli altri! Perché c’è anche questo e tanto altro nella storia e nella tradizione di queste contrade. Senza mai scadere nella blasfemia né nell’intellettualismo. Entrambi nemici storici dei Calabresi di ieri e di oggi. Elemento di coesione di questi duemilacinquecento anni ‘U sonu (che incarna la cultura coreutica e musicale calabrese) con le sue passate (volgarmente chiamate tarantelle) che già nella denominazione evocano l’alternarsi continuo (spaziale e temporale) delle persone alla rota (perimetro fisico nel quale suonatori e ballerini offrono la loro prestazione). Le passate, prive di ritornelli o frasi, sono dei moduli realizzati mediante gli strumenti musicali etnici, che combinano improvvisazione ed esperienza, interazione ed equilibrio con un continuo rinvio o ritorno alla memoria. Chiarimenti, approfondimenti e altre informazioni... al Tamburello festival 2012 ! 

‘U Calabrisi

Le immagini del Tamburello Festival del 2012

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RADICI CALABRE

Il gruppo Radici Calabre nasce nel 2007 dall’incontro di giovanissimi «suonatori», amanti della musica popolare, provenienti dalle cinque province calabresi. Insieme si ritrovano all’Università della Calabria, dove oltre al gruppo musicale creano un’associazione culturale che ha come obiettivo quello di intensificare i legami fra l’università e la cultura del territorio. Un luogo «privo di radici», qual è il campus universitario, diventa un punto di accoglienza di diverse culture, mettendole in comunicazione fra di loro e aprendole ad un pubblico nuovo composto da studenti, ricercatori e operatori culturali. La prima caratteristica del gruppo, infatti, è riuscire ad esprimere la perenne attualità della tradizione. Da un lato, la ricerca sul campo, il contatto con gli anziani, l’ascolto diretto della «tradizione viva»; dall’altro, l’apertura verso nuove sonorità che intrecciandosi a quelle degli antichi strumenti (tamburello, zampogna, lira, chitarra battente, fischiotti) segnano il salto di Radici Calabre nel variegato mondo del «folk-revival» calabrese. Senza mai deragliare dalla traccia della variegata cultura coreutico-musicale calabrese. Gli ingredienti principali di questo gruppo di ragazzi rimangono la passione, l’entusiasmo e la semplicità che fanno dei loro concerti un’occasione di grande divertimento e di sana convivialità.

SALVATORE MEGNA

Nel Crotonese il maestro cantore, ‘u cantaturu, era un personaggio importante per la comunità, rappresentava la sua memoria, la saggezza tramandata nei canti e sempre disponibile all’occorrenza, quando una chitarra battente, strumento elettivo del cantare, la riprendeva dalla biblioteca mentale del suonatore. E l’arte del cantare veniva insegnata, illustrata, e quindi appresa, nella frequentazione “da bottega” tra il maestro e l’allievo, frequentazione continuata, interessata, attiva, che selezionava spontaneamente i suoi discepoli. Salvatore Megna ha svolto questo apprendistato ed è perciò, oggi, un autentico mastru cantaturi, con in più l’esperienza e la sensibilità tutta contemporanea di chi ha sempre avuto curiosità per le musiche del suo tempo, da qualunque parte del mondo provenissero e con qualunque strumento fossero suonate. Cantaturu è dunque anche il titolo della sua ultima produzione artistica, incentrata sul suono straordinario di una chitarra battente che esplora tutte le sfumature offerte dallo strumento, dalle tecniche tradizionali alle nuove soluzioni inedite fino ad accompagnare un canto che emoziona per il gusto antico e la raffinata sensibilità personale.

DERICATI

Dericati, che in molti dialetti calabresi significa radici, è un progetto musicale che nasce dall’intreccio di sensibilità artistiche diverse, ma tutte riconducibili alla musica tradizionale regionale. La passione dei suoi componenti è legata ai suoni, alle culture e alle forme di convivialità provenienti dall’universo espressivo agro-pastorale. La tradizione folklorica calabrese è ricca di canti, suonate, forme di ballo la cui varietà non può essere richiusa dentro la scatola vuota della “tarantella”. Il gruppo evita simili formule, un po’ troppo generiche e spettacolari, ed entra, così, nel concreto dei linguaggi musicali della tradizione orale che appartengono al territorio e che sono legati allo stile esecutivo dei singoli “suonatori” e delle singole “comunità”. La scelta di alcuni “luoghi” della musica calabrese dipende dalla provenienza di ciascun componente del gruppo, ma riflette anche il desiderio di attingere al materiale sonoro che in questi ultimi anni è stato reinterpretato per un pubblico più vasto nell’ambito del cosiddetto “folk revival”. Si va dal Pollino alla Valle del Savuto, dalla provincia di Cosenza a quelle di Catanzaro e Crotone. Lungo queste vie ritornano alla luce “suonate” e “canti” tipici di alcuni paesi della Calabria, come Conflenti, Catanzaro, Corigliano, Acri, Alessandria del Carretto, Cassano Jonio, Lungro, Albidona.

LISARUSA

È un vortice di note a metà tra la tradizione e l’innovazione quello che nasce dagli strumenti dei Lisarusa, gruppo etnico calabrese che mescola i ritmi delle passate alle continue evoluzioni della musica moderna, dando vita ad un nuovo modo di pensare alle proprie radici e di fare musica popolare. Un’avventura iniziata nel 2004 da un’idea di Walter Guido, ricercatore e studioso di strumenti musicali calabresi, e Sergio Menniti, suonatore di chitarra battente, ricercatore e studioso di canti polivocali tradizionali. Il gruppo nasce a Guardavalle, città che con la sua leggenda di Lisa “a russa” ha ispirato il nome del gruppo. Il mito di Lisa “a russa” narra le vicende di una ragazza dai capelli rossi che da pagana si converte al cristianesimo. La giovane, è poi rapita dai Saraceni. Per la sua liberazione si sacrificano circa quaranta giovani di Guardavalle. I Lisarusa attingono il repertorio di parole che trasformano in testi, arrangiati con rigorosi criteri di fedeltà filologica dai cantastorie presenti in loco. Un lavoro artistico maturo e completo. L’assiduità nel lavoro di ricognizione è valsa loro il soprannome di “palumbi senza feli” (colombi senza il fiatone), ovvero di ricercatori instancabili, appellativo di pregio che sottolinea la passionalità con cui vivono la musica. Ambasciatori della propria terra, i Lisarusa trasmettono un messaggio positivo capace di mettere in luce le cose belle che caratterizzano la cultura calabrese, facendola uscire dagli stereotipi e rivendicandone i lati positivi.

Sagra Aramonese - Passate specialità

Non è come al ristorante dove un solo chef detta legge. Qui gli chef si moltiplicano in base alle specialità. E per ogni specialità non è insolito che il vostro palato individui la maestria di più di uno chef.  Perché ciascuno di essi si è ispirato ad un’arte che parte da lontano nel tempo e riecheggia sapori di questa terra arricchiti da contributi della Grecia antica, degli Arabi, dei Bizantini, dei Francesi, degli Spagnoli. Primi piatti e secondi, dolci e vini sono la testimonianza della nostra storia e della nostra capacità di custodire tutto nello scrigno della nostra originalità…e della nostra capacità di migliorarlo.

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nella manifestazione

IL LABORATORIO DI BALLO LA VERA ESSENZA DEL “TAMBURELLO”

ZAMBRONE «Il Tamburello festival è un’operazione di folk revival. La vera festa della tradizione con tutto il suo carico di gioia e di semplicità è quella che si svolge col laboratorio di ballo popolare. Bambini, mamme, professionisti, giovani, signorine, tutti uniti dalla comune passione per “U sonu a ballu”, genere coreutico fra i più popolari della Calabria e dell’area aspromontana in particolare». Con queste parole Corrado L’Andolina, presidente del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni ha aperto la quarta edizione del laboratorio di danze popolari, interamente dedicato a “U sonu all’usu anticu”, la modalità di ballo tipica della Valle del Sant’Agata (specie, ma non solo, a Cardeto, Mosorrofa e Cataforio). L’evento, organizzato dall’associazione Aramoni, si è svolto nei pressi della palestra scolastica lo scorso sabato pomeriggio. È stata poi la volta del “Mastru d’abballu” e “sonaturi” Demetrio Bruno a insegnare ai partecipanti origine, storia e curiosità interamente dedicate a questo genere coreutico-musicale. Per il maestro Demetrio Bruno: «’U sonu a ballu non è solo un pretesto per stare insieme; è soprattutto occasione per condividere gioia, passione, sensazioni comuni. Un’opportunità per aprirsi al prossimo, sorridere, spalancare il cuore agli altri». Nella sua lezione, il maestro di Cataforio è stato accompagnato da Pietro Sottilotta, giovanissimo e talentuoso “sonaturi” e ballerino di prim’ordine, di San Salvatore di Cataforio, che nel suo breve intervento ha ricordato «ho iniziato a suonare il tamburello ad appena tre anni; poi ho imparato altri strumenti, “passate” e modalità di ballo, mediante l’osservazione. I nonni e gli anziani del paese sono stati i miei maestri». Poi un alternarsi di prove, “sonate all’usu anticu”, intervallate da un confronto serrato con i due maestri sul significato della musica popolare in Calabria, sul ruolo nella società odierna e sulle prospettive del futuro.

 Infine, la lieta sorpresa del maestro Pasquale Lorenzo che si è dilettato a intrattenere i presenti con una “sonata” alla pipita. Un pomeriggio, insomma, all’insegna della cultura e della gioia partecipata e condivisa, destinata a lasciare negli astanti, ricordi dolci e intensi. Protagonisti assoluti, i “sonaturi”, i loro strumenti (organetto, zampogna a paru, tamburello) e, soprattutto, il sorriso di coloro che hanno aderito alla manifestazione.

 

 

Pubblicato su Calabria Ora

il 7 agosto 2012, p. 29

 

 

 

 

 

Immagini del Laboratorio

Tamburello 2012 Laboratorio di Ballo foto di gruppo

Lezione in palestra

Demetrio Bruno e Pietro Sottilotta  - I Sonaturi

Mariella e mastru d'abballu

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Il ballo dei piccoli Giganti Mata e Grifone

Il Ballo della Camejuzza

Il Ballo della Camejuzza

I Suonatori di strumenti tradizionali - dalla Edizione 2009

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