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Brattirò Il Paese del Vino Comune di Drapia
Foto aerea di Brattirò, sullo sfondo Caria e il Poro - Collezione Pinuccio Naso |
Altre Pagine di Brattirò: Festa dei SS Medici Cosma e Damiano - Il Programma del 2012 Brattirò circa 1960's - Film - Dalla Famiglia di Pasquale Speranza in USA Festa dei SS Medici Cosma e Damiano - Il Programma del 2011 Drapia in... E...state insieme 2011 Documentario sulla Festa dei Santi Medici del 2010 Don Sergio sacerdote a Brattirò La Festa di Onomastico dei Pasquale La Cerimonia dei 200 anni di Drapia I Rombuli di Aramoni e Brattirò L'ultimo saluto a Don Giuseppe Furchì Associazione Franco Rombola: Torneo di Pulcini di fine anno 2010 L'antica Fortuna ritrovata a New York da Michele Speranza Una Stirpe di Religiosi - I Pugliese Il Circolo Brattiroese en Argentina Pronto Estate 2010 - Guida del Poro Film documentario "Mio Padre nel Lager" - Regia di Enzo Carone Speciale Franco Rombolà "Massarottu" Programma Festività Natalizie 2009 Prevenire il Tumore a Drapia di T. Ruffa Vento Nuovo a Drapia, nata la Pro Loco Volo nel Vento -Libro di Mommo Rombolà Argentina: Circolo Brattiroese Stirpe di Eroi: Fratelli Rombolà
La Panchina di Brattirò
Il Prof. Franco Rombolà Chirurgo Festa Argentina San Cosma 2005 29.06.03 - Monumento ai Caduti La Tambuscio e la scuola di Brattirò ****** * * * * * * * |
Il paese di Brattirò è sorto probabilmente in età bizantina tra il X e l’XI secolo col nome di Britarium o Britario nella parte antica dell’attuale paese detta "vajuni", sulle sponde dell’antico fiume che gli scorreva vicino (ora prosciugatosi). Questo primo nucleo era formato da un gruppo di casupole di "bresti" (blocchi di fango e paglia cotti al sole). Brattirò subì le dominazioni normanna, dopo l’impero di Bisanzio, sveva, angioina e aragonese. Durante il periodo aragonese, alla pacifica popolazione del posto, che viveva di pastorizia e agricoltura, si unì verso il 1300 una schiera di briganti assoldati dagli stessi aragonesi per combattere gli angioini. I suddetti briganti, distrutta Aramoni, centro abitato sul Poro (a qualche chilometro da torre Galli), si spinsero nei villaggi circostanti saccheggiandoli senza pietà. Molte suppliche furono fatte a re Carlo V affinché intervenisse contro quell’orda. Finalmente, nel 1303, il re ordinò che tutti i valichi del Poro fossero presidiati e che tutti i Rumbuli (il nome dei briganti) fossero annientati. Un solo bambino scampato al massacro e allevato a Brattirò divenne il progenitore dei diversi rami dei Rombolà, ancora esistenti nella Regione. Nel ‘500 Brattirò faceva parte dei 23 Casali dipendenti da Tropea. Visse periodi di ostentata floridezza, ma spesso fu sottoposta alla crisi economica conseguenza di vari fattori sia sociali che ambientali. Il territorio circostante era comunque ricco d’ogni genere di frutti, di cereali, legumi, vigneti, oliveti e piantagioni di gelso. Si produceva molto vino, olio, mais, ciliegie, mandorle. Tra gli abitanti molti svolgevano il lavoro di mulattieri o d’asinai, portando a Tropea legna da vendere. Inoltre abbondava il cotone che cresceva spontaneamente. Molti nobili di Tropea per vigilare sui loro possedimenti e per stare lontani dal rumore della Città spesso risiedevano in questo villaggio. Agli inizi dell' '800 il villaggio di Brattirò venne aggregato al Comune di Ricadi e, dal 1 gennaio 1812, entrò a far parte del Comune di Drapia. |
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La Panchina 2011
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Brattirò Paese del vino: Il caro Peppe Pulicari esperto vinicolo mentre ammira la sua uva. |
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Il medico-scrittore presenta i suoi due affascinanti volumi Pasquale Vallone, medico di Brattirò, studioso, socio fondatore dell’Accademia degli affaticati (promotrice del famoso “Premio Letterario Tropea”) è anche uno scrittore, uno scrittore animato da una sola passione, un unico amore, la sua terra. Un passione che descrive nel migliore dei modi nei suoi due libri, "I Santi Medici Cosma e Damiano a Brattirò" e "Il recupero della memoria, gli usi, i costumi e la lingua del territorio brattiroese", presentanti nella sede dell’associazione culturale “Enotria” di Brattirò. Presenti all’iniziativa anche Pasqualino Pandullo, noto giornalista del Tg3 in qualità di moderatore, il sindaco di Drapia Aurelio Rombolà, don Giuseppe Furchì parroco del paese e Francesca Rombolà, giovane scrittrice e poetessa. I Libri del Poro |
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Ballata... un mito del '900 (Girolamo Vallone) - foto Peppe Costa
Vitignolo del posto. - Personaggio di acuta intelligenza, della stirpe "dei Nani". Famose sono le sue sottili battute di ironia comica. ________________________________________________________ Girolamo Vallone, uomo di indubbia intelligenza, ironia e genialità TITOLO: "Ballata", una leggenda costante nel tempo Indimenticabile e rimpianto personaggio simbolo di Brattirò DRAPIA - Tutti i piccoli paesi hanno sempre avuto, e continuano ad avere, i loro personaggi tipici. Questi sono quasi sempre persone eccentriche che si distaccano dal resto della popolazione per il loro modo di guardare alla vita con disincanto e ironia. La loro esistenza è spesso, per la comunità nella quale essi vivono, una presenza gioviale e spontanea che conferisce una nota alquanto positiva e di equilibrio nei rapporti interpersonali di vita quotidiana. Girolamo Vallone, conosciuto in tutto il comprensorio con il nome di "Ballata", è stato per Brattirò, frazione più popolosa del comune di Drapia, la figura di gran lunga più bizzarra e comica che si possa ricordare. Nato nel 1926. Tipo brillante e intelligente, con una mentalità abbastanza aperta per i suoi tempi, ha vissuto numerose e singolari esperienze. Frate penitente, aspirante attore, provetto poliziotto e, infine, contadino, ha sempre affrontato le vicissitudini dell’esistenza, persino le più difficili e dolorose, con uno spirito umoristico e imparziale. Sono passati poco meno di 20 anni dalla sua morte, eppure la gente lo ricorda affettuosamente e piacevolmente. Il tempo non è riuscito a cancellarlo e forse non ci riuscirà mai. I suoi aneddoti e le sue proverbiali battute fanno ormai parte della cultura del luogo e del "sentire comune" di tutti coloro che lo hanno conosciuto di persona o attraverso i racconti che hanno avuto la fortuna di ascoltare. Le sue vicende vengono continuamente tramandate in tutte le occasioni di incontro fra gente del territorio. “Ballata”, perciò, è entrato a far parte di diritto dell’immaginario collettivo di questi luoghi, diventando un mito per tutte le generazioni. La sua immagine più divertente, diffusa e provocatoria è il modo, tutto personale, di esorcizzare la calura estiva. Tra lo stupore e la meraviglia dei bagnanti, che lo credevano folle e demente, si recava nella frequentatissima spiaggia di Formicoli, nei pressi di Capo Vaticano, per trascorrere il Ferragosto con un giaccone ed un cappello invernali, lamentandosi ad alta voce per il "freddo terribile" ( "chi friddu, chi friddu chi faci", ripeteva continuamente, passeggiando sulla spiaggia). Qualcuno ha pensato bene di fotografarlo, consegnandoci uno scatto che tutti conservano come una specie di santino. Questa foto appare nei contesti più vari e disparati che riguardano Brattirò. Siti internet, mostre fotografiche, sagre paesane, manifestazioni culturali. Si può dire, con indubbia certezza, che ormai “Ballata” è dappertutto e ovunque. Pur non essendo stato sepolto nel cimitero paesano, ma in una cappella privata, i visitatori non mancano mai presso la sua tomba. Alcuni, addirittura, hanno proposto di intitolargli una piazza, una via, oppure un circolo ricreativo. Sarebbe certo un’idea da prendere in considerazione, visto che il suo rimpianto continua ad essere vivo e immutato ed il suo ricordo una realtà salda e significativa. Mario Vallone Il Quotidiano della Calabria, pag. 30 - 4 gennaio 2009 _____________________________________________________________ Pochissimi i personaggi del territorio ai quali è stato dedicato un luogo pubblico Titolo: Aggiornare la toponomastica comunale Proposta condivisa, presente in entrambi i programmi elettorali delle ultime elezioni
DRAPIA- Cesare Battisti, chi era costui ? Chissà quante volte gli abitanti di Brattirò, frazione più grande del comune di Drapia, si siano chiesti chi fosse quel personaggio al quale è intitolata la principale piazza del paese. Non ce ne voglia l’eroe della prima guerra mondiale, per carità. E non se la prendano neppure i tanti altri personaggi (ig)noti cui sono state nomate le principali località, vie, piazze delle quattro frazioni comunali (Drapia, Caria, Gasponi e, appunto, Brattirò). Nessuno si sognerebbe mai di mancare di rispetto a tutti loro. Solo che la toponomastica comunale risente della mancanza di aggiornamento-rinnovamento. Questo non lo diciamo affatto noi. Tale esigenza, infatti, è avvertita e condivisa da buona parte della popolazione come dimostrano, emblematicamente, le promesse elettorali contenute in entrambi i programmi delle liste presentatesi all’ultima tornata elettorale delle amministrative di giugno. Sono poche, veramente poche, le intitolazioni a personalità le quali hanno rappresentato qualcosa per il territorio dando un fattivo contributo alla crescita culturale e socio-economica dell’intera comunità. Uno dei rari casi in cui una cosa simile si è verificata riguarda i fratelli Rombolà, due giovani eroi brattiroesi deceduti durante la Seconda Guerra Mondiale, ai quali è stata intitolata una via, una ventina di anni fa. Oggi, se viene chiesto ai giovani chi erano i Rombolà, tutti sanno rispondere. Se non ci fosse stata la targhetta con il loro nome, con ogni probabilità, non avrebbero neppure appurato della loro esistenza. Dopo la loro scomparsa, pian piano, si sarebbe perso anche il ricordo. Questo non sarebbe stato un bene, perché in assenza di memoria, o meglio, di qualcosa che ricordi la memoria (se così si può dire) viene meno anche il "sentire comune" tra gli abitanti, ovvero la cultura, intesa in senso lato, che riconduce tutti coloro che hanno un qualsivoglia legame con la terra natia ad un avvenimento, un personaggio, un luogo, condiviso da tutta la popolazione. La procedura per cambiare il nome delle vie non è particolarmente complessa. La si potrebbe portare avanti, magari, coinvolgendo in qualche modo la popolazione nella scelta dei nuovi nomi. Per non essere irriguardosi nei confronti di nessuno e non creare intoppi con la toponimia cui si era abituati precedentemente, basterebbe porre la nuova dicitura sotto quella vecchia, senza eliminare quest’ultima, ma solo affiancando le due targhe. Si potrebbe, sempre rimanendo all’esempio fatto all’inizio, scrivere: già Piazza Cesare Battisti; Piazza Gilormo Ballata. In questo modo, non si farebbe un torto a nessuno, anzi, si darebbe il meritato lustro ad un personaggio, in questo caso Ballata, il quale, nonostante sia scomparso da poco meno di venti anni, è ancora sulla bocca di tutti i brattiroesi per le pittoresche e divertenti vicissitudini collegate alla sua esistenza. Anche se non si dovesse intitolare proprio una piazza a Ballata, basterebbe una viuzza, tanto per conservare e preservare la sua memoria e, di conseguenza, il “sentire comune” del quale si accennava in precedenza. Un discorso simile può essere fatto per i tanti altri che hanno dato lustro al territorio, o sono ancora nell’immaginario e ricordo collettivo per qualcosa di particolare, come pure a tutte quelle vicende dal significato e valore unanimemente condiviso. Immaginiamo, a tal proposito, una via intitolata agli "Emigranti d’Argentina". Leggendola tra molti anni, le future generazioni, si ricorderanno che, in una determinata fase della storia comunale, vi è stata una massiccia emigrazione in quel paese e grazie alle rimesse di quegli emigranti l’economia locale ha potuto progredire. Di esempi potremmo farne tanti, ma lo spazio che stiamo utilizzando non ci permette di prolungare la nostra analisi. Ci auguriamo di poter tornare sul tema quando, finalmente, le autorità comunali, con i voti anche dell’opposizione, così come promesso in campagna elettorale, riusciranno a concretizzare tale semplice, ma dall’alto valore simbolico, iniziativa. Mario Vallone - Il Quotidiano della Calabria |
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Filastrocca di Natale 2004 E’ passato qualche mese da quando venni a Brattirò forse sembrerò scortese ma a Natale non verrò. C.C. - Dicembre 2004 |
I vigneti di Brattirò invasi dalla " Jerba acitu " 23 Marzo 2010 Foto F. Fiamingo |
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Foto aerea di Brattirò - Centro storico - Collezione Pinuccio Naso |
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Foto aerea di Brattirò - La Piazza - Collezione Pinuccio Naso |
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Foto aerea di Brattirò - Parte nuova e centro storico - Collezione Pinuccio Naso |
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Nella frazione Brattirò si è gradualmente persa l’allegra tradizione Titolo: Carnevale, festa d’altri tempi In passato era un avvenimento partecipato e dalle radici popolari Drapia - Nessuna particolare forma di festeggiamento in occasione del Carnevale a Brattirò, frazione più grande e popolosa del comune di Drapia. Durante la mattinata di martedì i bambini delle scuole elementari, accompagnati dalle loro maestre e dai loro genitori, si sono recati in piazza per "ballare i giganti" e lanciarsi addosso coriandoli e spruzzi di schiuma. Nulla più. Nessuna sfilata di carri per le vie del paese. Nessun fantoccio da "bruciare" come suggeriva la consuetudine. Nessuna qualsivoglia improvvisazione euforica in piazza. Anche questo è un segnale di declino. Da alcuni anni ormai la ricorrenza dell’allegra festa è andata via via perdendosi. L’anno scorso sono stati allestiti alcuni carri allegorici, ma sempre con minore partecipazione ed entusiasmo rispetto agli appuntamenti precedenti. Molteplici e complesse le cause del graduale abbandono di questa manifestazione tradizionale ed un tempo molto radicata nella mentalità e nella cultura del luogo. Lo spopolamento, abbinato ad un basso tasso di natalità e ad un normale andamento della mortalità, ha influito negativamente sul perpetuarsi di questa tradizione, come pure un generalizzato senso di apatia diffuso nella popolazione. A ciò si può aggiungere anche la mancanza di stimolo da parte delle istituzioni e delle associazioni presenti sul territorio. Permane solamente un piacevole, ma allo stesso tempo nostalgico e malinconico, ricordo del tempo in cui le vie del piccolo centro erano festanti e pullulavano di persone di ogni età. Per un giorno si usciva dalla piattezza quotidiana e si entrava in una dimensione fanciullesca al di fuori del tempo. L’atmosfera particolare che comportava questo avvenimento aveva inizio almeno dieci giorni prima del martedì grasso. Tutte le sere, subito dopo cena, gruppi di bambini e ragazzi, ma anche un manipolo di adulti bizzarri, si incontravano nei vari angoli del paese. Prima di uscire dalla propria abitazione, ognuno rovistava gli armadi e le cassapanche di casa alla ricerca di abiti smessi, a volte laceri e maleodoranti, da indossare per apparire diversi, comici e ridicoli. Una maschera, magari fatta artigianalmente e messa sul viso, completava il travestimento. In piccole compagnie si bussava agli usci delle case domandando il permesso di entrare con la famosa frase: " 'i voliti i mascarati ?". Se la risposta a questa richiesta era affermativa si facevano accomodare all’interno dell’abitato. Era allora consuetudine, per gli abitanti della casa, sforzarsi di indovinare il nome della persona nascosta dal camuffamento. Talvolta passavano diversi minuti prima che il mascherato venisse riconosciuto basandosi solo sulle caratteristiche fisiche e la gestualità. Dopo che questo gioco del "riconoscimento" era stato completato, venivano offerti dolci e bevande. Il momento più divertente di queste serate era, però, la "battaglia" che si ingaggiava fra gruppi diversi e rivali nell’intervallo tra una casa e l’altra. Per le strade circolava di tutto: uova marce, farina, ortaggi putrescenti, sacchetti di plastica pieni d’acqua e di altri liquidi, spray imbrattanti, bastoni di ogni materiale. Si trattava, tuttavia, di una forma di divertimento e sfrenatezza che non sfociava mai in violenza e atti vandalici e distruttivi. Nessuno si è fatto mai veramente male o è stato ferito. Si "giocava", anzi si festeggiava goliardicamente il Carnevale. Queste particolari esternazioni sono, purtroppo, del tutto scomparse. Ma fanno, comunque, parte della cultura e della memoria della comunità. Mario Vallone - Il Quotidiano della Calabria, pag. 24 - 26 febbraio 2009 |
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Cinquant'anni (I Ragazzi del '57) Cinquant'anni son passati e quanti bei ricordi hanno lasciato custoditi nei nostri cuori come dei veri tesori. Erano tempi migliori quando da ragazzini non si viveva con frenesia ma lentamente e in armonia. A scuola eravamo un po' monelli ma abbiam vissuto giorni belli. La cara maestra Laura all'elementare con tanto amore ci fece imparare a leggere, scrivere e studiare, incominciando a maturare. I giochi nell'orto del prete, le prime TV e piano piano siam venuti su; poi l'adolescenza con le sue trasgressioni e tanta voglia di ribellione. In seguito la maturità e la spensieratezza lentamente se ne va' lasciando il posto a un'altra realtà, ognuno imbocca la sua strada chi di qua chi di là ma con in cuore sempre tanta felicità nel riabbracciarci e rimembrare quei bei momenti là. Che gioia oggi ritrovarci tutti riuniti qua per festeggiare con orgoglio i nostri primi cinquant'anni d'età. Non c'è dubbio, son sicuro, e la classe del cinquantasette lo sà che sempre la migliore sarà. Pasquale Rombolà (cerza) - Torino 02.06.2007 ___________________________________________________ La festa dei nati nel 1957 di Brattirò
Pasquale Rombolà (cerza) recita la sua poesia
La loro maestra - Laura Meligrana
I nati nel 1957 di Brattirò |
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AL MIO PAESE - Brattirò - Ero fanciulla e mi sentivo bene fra le tue case antiche ed accoglienti. Camminavo nei vicoli e le strade e visitavo amici e pur parenti. Quanti giorni felici e spensierati, protetta per i tuoi muri di pietra! Ti avrò dentro del cuore e de la mente, paese mio, sarai con me per sempre. Disteso come un fazzoletto al vento, sembri un gioiello antico fra le pietre, circondato d'ulivi e di ginestre, sei piccolo, ma bello, mio paese. Il fiume scorre allegro e cantarino e umidisce il verdor che ti circonda. I tuoi vigneti sotto il caldo sole, ti regalano il vino che si beve. Puoi esser conosciuto oppure no, ma per me sei importante Brattirò. __________________________________________________________ Sono Annita Rombolà, conosciuta nel paese come "Annita di Rosa di Nunziata". Io ed i miei fratelli, Antonio ed Elvira, insieme alla mamma e la nonna siamo arrivati a Buenos Aires (Argentina), dove da tempo s'incontrava mio padre, nell'anno 1955. I miei genitori sono morti giovani, la nonna pure è morta ed i tre fratelli siamo rimasti insieme dandoci coraggio per affrontare i problemi della vita. Ho scritto questa poesia tanti anni fa e voglio dedicarla al mio paese natale e alla sua gente. Grazie Buenos Aires (Argentina) - Giugno 2007 __________________________________________________________ Annita, Elvira e Antonio Rombolà
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Il Campanile di Brattirò - Sullo sfondo Spilinga e Monteporo |
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Dedicato al paese di nascita Brattirò di Franco Rombolà Vai alla pagina dei Curtisoni PAESE MIO, PAESE AMATO PICCOLO GIARDINO DOVE IO SONO NATO UN GIORNO ORMAI LONTANO, NON SO, NON RICORDO QUANDO HO LASCIATO LE TUE STRADE PER ANDARE GALLEGGIANDO PER ALTRE STRADE DEL MONDO PERCHE' ? COSA CERCAVO ? NEL MOMENTO DI PARTIRE ERO SOLO UN FANCIULLINO ALTO APPENA DUE O TRE PALME MA GUARDAVO GIA' NEL CUORE LA BELLEZZA DEI TUOI VALLE OGGI, UOMO E ALLA DISTANZA IO TI AMO COME SEMPRE AMO PURE LA TUA GENTE LE TUE VECCHIE CASE, LE VIOLE, LE CERASE, LA COLLINA E ANCHE IL MARE PAESE MIO. BRATTIRO' NON TI POTRO' MAI SCORDARE. Buenos Aires 1978 |
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Cari compatrioti, cari Brattiroesi, cari parenti Alfonso Furchì (detto Mericanello) scrive: vengo a voi con questo mail per dirvi che per intermezzo di mio figlio navigando per internet a trovato la pagina di Brattiró dove abbiamo scoperto tante cose belle che riguardano al nostro paese é alle nostre costumi. Vi dico che abbiamo visto la festa di San Cosma e Damiano dell'anno 2000, abbiamo visto la sagra del vino, abbiamo visto i pensionati in piazza, abbiamo visto a Cosmo Romano facendo una dimostrazione di come si faceva il vino pigiando l'uva con i piedi come 50 anni dietro, adesso non so se lo fate con qualche machina gia che la tecnologia á avanzato tanto, abbiamo visto la casa di mia cognata Francesca e il bar di Sina a Rolla e tante altre cose del nostro caro paese. Cari amici devo dirvi che stare lontano della terra che uno ama non é facile e vi assicuro che nel nostro dialogo quotidiano tutti i giorni nella mia famiglia c'è qualcosa referente ai Brattiroesi e al caro Brattiró. Voglio dirvi che io con la mia famiglia abbiamo avuto la fortuna di poter ritornare nell'anno 1987 o sia dopo 37 anni della mia partenza e vi dico che á stato meraviglioso per tutta la mia famiglia perché abbiamo trovato tanto affetto e tanto amore che non so se lo meritavamo cosi che á stato qualcosa indimenticabile, poi il secondo viaggio l'abbiamo fatto due anni fa con mia moglie, mio fratello Damiano e mia cognata , e vi assicuro che un pezzo del mio cuore è rimasto a Brattiró, perchè Brattirò e bello, le sue paesaggi sono meravigliosi, perché l'Italia e tutta bella, le sue costumi, le sue culture credo che sono esempio di vita per tutto il mondo, cosi che vorrei chiedervi se non vi fastidia, che questo mail potete includerlo nella pagina di Brattiró come un testimone per sapere cosa sentono gli Italiani all'estero, e adesso vi lascio con un arrivederci perchè non riesco dire con un addio. Saluti da tutti noi per tutti i brattiroesi, saluti al nostro parroco Don Giuseppe Furchì, un saluto affettuoso per tutti i nostri parenti e un gran VIVA L'ITALIA !!! Alfonso e Antonetta Furchì e famiglia - Argentina Agosto 2002 |
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Francesco Aquilino Poeta dialettale, nato a Reggio Calabria 1.1.1934 attualmente vive a Milano dove insegna materie classiche, ha un attaccamento straordinario a Brattirò, avendo vissuto qui la sua infanzia negli anni della 2° guerra. Rivivendo il ricordo indimenticabile di quegli anni, ha dedicato a Brattirò molte delle sue tante poesie, ne pubblichiamo alcune molto suggestive affiancate dalle traduzioni in italiano e spagnolo. Ringraziamo il Prof. Aquilino per la sua sensibilità e disponibilità, e ci riserviamo di farlo conoscere più approfonditamente, legati come siamo da comuni ricordi. Francesco Aquilino Poeta dialectal, actualmente vive en Milan donde enseña materias clasicas, tiene una especial debilidad por Brattirò, por haber vivido aqui su infancia en los años de la Segunda Guerra Mundial. Viviendo en el bellisimo recuerdo de aquellos años ha dedicado a Brattirò muchas de sus casi mil poesias de las cuales publicamos algunas interesantes. Agradecemos |
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΄U prisepi ΄i don Pascali a Brattirò ------------- Non avìa gran pritenzioni ΄u prisepi ΄i don Pascali, chi ΄u ΄ncignava cu i funzioni da nuvina di Natali. Gnerri, agnei, crapi, crapari, cuttuneu, lippu, murzìa, i Rre Magi cu i massari: tuttu iu dintra nci mentìa… E chia grutta era ΄nu ΄ncantu: mamma e patri tali e quali, ciucciu e goi o bambinu o cantu. E a grandizza naturali: ma cchjù grandi ΄i tuttu quantu era ΄u cori ΄i don Pascali… Francesco Aquilino Natale 2005 |
Il Presepe di don Pasquale a Brattirò ------------- Non aveva grandi pretes eil presepe di don Pasquale: lo iniziava con le funzioni della novena di Natale Porcellini, agnelli, capre, pastori, fiocchi di cotone, muschio, mirtilli, i re Magi con i contadini: tutto dentro lui gli metteva… E quella grotta era un incanto: mamma e padre tali e quali, asino e bue accanto al bambino. E tutto a grandezza naturale: ma più grande di tutto quanto era il cuore di don Pasquale… Francesco Aquilino Natale 2005 |
"Masciu Pascali" l'ultimo Mugnaio - Pasquale Speranza |
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... al mio Brattirò di Rosalba Romano E' stata una gioia immensa spalancare le finestre di questo sito e ritrovare un pezzo del mio cuore Brattiroese. Visitando questo sito ho provato l'emozione di chi, stando lontano dalla propria terra, sente scorrere nel sangue la sua calda terra. Ho solo 26 anni di cui 19 trascorsi a Brattirò, sono sempre orgogliosa della mia terra e delle sue tradizioni. Tengo ancorata alla mia anima tutte le esperienze che a Brattirò ho vissuto, sono andata via per vivere nuove esperienze ed arricchirmi, in questi anni, trascorsi fuori casa, ho capito che l'esperienza più grande e più ricca che la vita mi poteva regalare è quella di ritenermi una pura "brattiroese". Quando mi sentirò il vuoto attorno sò come colmarlo, basta per un attimo ricordare da dove vengo e cosa ritrovo ogni volta che mi metto sul treno per ritornare nella mia splendida e preziosa terra. Grazie per avermi regalato un momento di gioia immensa. Firenze 26.10.2001 |
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.....dall'Argentina Poesia di Domenico Pugliese (Moretto) Il tuo problema Per più grave che sia il tuo problema mai lascia che ti afferri la disperazione, perchè questo origina angustia e depressione. Dove tutto vedi nero impossibile e senza soluzione pensa che solo si tratta di routine e non colpisce la tua esistenza e per niente è terminale Applica tutta la tua intelligenza che il più importante è l'amore... la vita... la tua presenza In questo mondo tanto bello e pieno di poesia la tua mente deve essere chiara e con allegria e vedrai che... nascerà in te l’immaginazione con un facile, nitido e chiaro senso di soluzione |
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Caro Poro.it io ho imparato una poesia nella scuola elementare quando stavo in Italia, e vorrei che la pubblicaste, perché descrive le vere caratteristiche del nostro bel paese, e quando dico paese non mi riferisco solo a Brattiró sino a tutta l' Italia. Caro, io non l'ho dimenticato durante 60 anni cosi che invito a tutti coloro che la leggono di insegnarla e recitarla con orgoglio come l'ho recitato io durante una vita, la poesia si intitola: IL MIO PAESE Si qualcuno mi domanda dove son nato con il cuor pien d'orgoglio gli rispondo nel paese dell' alpi incoronato nel giardino del mondo In quei giardini i piani verdeggianti s'alternano quei laghi cristallini. Vi sono spiagge pieni d' incanti vestiti d'alti pini. Vi sono vulcani che gettano fuoco vi sono monti con vette nevose vi sono ulivi e viti in ogni luogo e fresche valli erbose. Tre mare azzurre ne baciano le sponde tutte l' isole belle e seminate e quelle terre sorgente dalle onde vi sono luoghi incantati. Uomini grandi d'avanti il mio paese dell' arte é del sapere fu la culla popolata da gente cortese nulla gli manca, nulla Italia nome bel paese mio terra di sole, di fiore é d' eroi benedetta dagli uomini e da Dio adorata di noi. Grazie, Saluti Alfonso Furchì Argentina |
Dedico umilmente questa mia poesia al nostro caro paese. Brattirò Ti ricordo Brattirò anche se lontano stò, per motivi di lavoro sono andato via da loro, dai miei cari son lontano ma ti penso e sempre t'amo. Sorgi ai piedi di una collina dove l'aria è cristallina, dove il cielo è così bello che rispecchia tutto il paesello; l'azzurro mare lì vicino fà sembrare tutto un giardino e ci fà pensare che di più bello non c'è. Forse il sole è nato là, dove vive Mamma e Papà, che un pò stanchi e grandicelli si avviano al crepuscolo sempre più belli, son sereni dentro il cuore perchè credono in un mondo migliore dove non si emigrerà ma si vive tutti là; sempre insieme nel paesello dove tutto è molto bello il buon vino, il mare, il sole, anche l'aria è migliore. Orgoglioso sono stato che un bel giorno lì son nato ed ancora lo sarò anche se lì non vivrò, io per sempre t'amerò o mio caro Brattirò e ringrazio Mamma e Papà perchè sono nato là. Da un figlio emigrato "con amore" Pasquale Rombolà Torino |
MARI NOSCIU "mare di Brattirò" Ogn'annu 'nt'astati 'ncindi jamu 'o mari nosciu, sempri 'nta cchista spiaggia jamu e quanti ricordi belli chi tenimu. Costruiamu i capanni i canna 'mu 'ndi riparamu du suli cocenti e jaintra quanti mangiati e dormuti chi facimmu, 'nta cchia bella sabbia fina fina 'ndarrocciulavamu tutta a matina e quandu u vagnu faciamu a nuotu fina e scogghi jiamu, 'nta 'stundi quantu 'nda scialammu e 'nda scialamu ancora puru su tempu vola. Furmiculi ch'è bellu è 'u mari nosciu e puru 'ca veninu i tutti i località sempri u nosciu resterà. Ogn'annu si Dio voli tornamu sempri ja e ringraziamu u Bambinu Gesù 'ca 'ndu dezi tuttu pinnù. Pasquale Rombolà "cerza" Torino 22.01.05 |
MARE NOSTRO "mare di Brattirò" Ogni anno in estate ce ne andiamo al mare nostro, sempre nella stessa spiaggia andiamo e quanti ricordi teniamo.
Costruivamo le capanne di canne per ripararci dal sole cocente e dentro quanti mangiate e dormite facevamo, dentro quella bella sabbia fina fina ci rotolavamo tutta la mattina e quando il bagno facevamo a nuoto fino agli scogli andavamo, in queste onde quanto ci siamo divertiti e ci divertiamo ancora anche se il tempo vola.
Furmiculi che bello è il mare nostro e pure che vengono da tutte le parti sempre il nostro resterà. Ogni anno se Dio vuole torniamo sempre là e ringraziamo il Bambino Gesù che ce l'ha dato tutto per noi. Pasquale Rombolà "cerza" TO 22.01.05 |
Il Mitico "Pirricuni" Vita Domenico nato nel 1878 e morto nel 1968. Definito da parenti ed amici "Mitico zio Mico" per la maniera avvincente ed ironica con cui narrava le sue esperienze di vita, tra le quali la guerra 15-18, era un uomo saggio profondo conoscitore di detti popolari. Tra le sue numerose citazioni, quella che ricorreva più di frequente, è la seguente: "... Il bene fatto si paga con l'ingratitudine, lo paga solo Dio..., se c'è!... "Merita di essere annoverato tra i "padri" del popolo brattiroese, perchè è stato tra i primi a rendersi conto della fertilità del terreno del Poro. Egli infatti sperimentò che in quella "pia" era possibile la coltivazione della "suriaca" senza irrigazione. Alberto e Grazia da Torino |
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Rosa Vallone "Rosa a Cirina" e Ciccio |
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'U longu - Pasquale Schiariti il più alto del paese |
Pippo - Cosmo Rombolà che sa sempre tutto di tutti |
Micia i Masciu Luca (Domenica Pugliese) foto di Antonello Furchì |
Leli di Pignari (Raffaele Meligrana) |
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Il 28.12.2005, Pasqualino Soriano di Brattirò ha coronato il sogno di portare nella propria terra la fiamma olimpica verso Torino. Pasqualino in piazza municipio a Vibo Valentia dove visibilmente emozionato porta la fiamma sulla ss18 per circa 500 metri |
Pensionati in piazza - Luglio 2000 |
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La Fontana Vecchia di Brattirò, esiste da oltre 1000 anni, è stata all'origine di Brattirò |
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Cosmo Romano nel suo Agriturismo a Brattirò |
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e-mail: Piapia@Poro.it |
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